Potrebbe essere proprio così.[....] Però poi c'è il problema "fatica dei materiali"
[...] Insomma, magari l'oblò per un paio di cicli poteva anche reggere l'esagerata pressione.
Sul Corsera di oggi c'è un'intervista a James Cameron (non solo regista del film, ma lui stesso sperimentatore in prima persona di batiscafi, avendo raggiunto, terzo al mondo a farlo ma in solitaria, l'abisso nella Fossa delle Marianne, - 10.916 mt) che dice 2 cose importanti :
1) già lunedì, quando il transponder del Titan smise di inviare il segnale a soli 3.500 piedi sotto, scrisse - privatamente - ad alcuni amici che il mezzo era andato a pezzi ed ovviamente tutti morti ;
2) il grave pericolo insito nella struttura del Titan è a suo giudizio quello dell' "affaticamento", o snervamento, fenomeno ben noto nello studio degli sforzi sui materiali, che deriva dall'essere fatto, sempre a suo giudizio, di materiali compositi, in cui avviene la c.d. "delaminazione" e cioè un progressivo indebolimento della struttura dopo ripetuti sforzi, che possono deformare in modo differente le singole "fibre" del materiale composito, minando man mano, col tempo, la capacità di resistenza agli sforzi del progetto originario.
Ciò che ben spiegherebbe perché il Titan, dopo aver resistito più volte all'abisso, abbia poi invece ceduto a profondità molto minore, quasi ridicola al confronto.
Non sono un esperto e non posso dire se Cameron abbia ragione, ma così, a naso, il suo modo di pensare mi pare molto corretto : i materiali compositi sono spesso usati per impieghi di "assorbimento" degli sforzi e dei traumi - basti pensare ai giubbetti antiproiettili più comuni, fatti in fibre di kevlar che si deformano ma entro certo limiti, dissipando in tal modo l'energia del proiettile - che però non lasciano il materiale uguale a prima, ma con una deformazione, elastica o parzialmente plastica, che ne riduce la resistenza ad un nuovo trauma sulla stessa zona : perfetto per un giubbetto antibalistico, non certo per un batiscafo che non può permettersi la minima zona di debolezza.
Questo, oltretutto, rende molto meno importante la questione dei "test" fatti, o non fatti, in precedenza, probabilmente superabili bene ad oggetto nuovo ma non invece dopo un certo numero di "sforzi".
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