"Streaming illegale e pezzotto: annunciate sanzioni anche per gli utenti. Ecco cosa si rischia
Agcom annuncia che stanno per partire controlli e sanzioni anche per gli utenti finali del cosiddetto pezzotto (decoder illegale con il quale vedere eventi sportivi coperti da diritti) e di tutte le piattaforme di streaming illecito. È la prima volta che l'Autorità pensa di sanzionare (con multe fino a 5 mila euro) non solo le piattaforme pirata ma anche chi le usa. Ma come farebbe a "scovare" i trasgressori? E quanto rischiano gli utenti? Proviamo a rispondere.
A far drizzare le antenne di molti utenti è stato un post pubblicato sul proprio profilo Linkedin dal Commissario Agcom Massimiliano Capitanio. "Il modo migliore per combattere la pirateria" scrive Capitanio "è contrastare le associazioni criminali ma anche quelle legali che fanno business rubando proprietà intellettuali e diritti di altri. Purtroppo" prosegue "una tappa necessaria, anche se probabilmente impopolare, sarà quella di multare gli utenti".
Che cos'è il pezzotto
Il commissario si riferisce alla battaglia contro il cosiddetto "pezzotto" ovvero l'utilizzo di decoder truccati che permettono di vedere gratuitamente (ma in maniera illegale) gran parte degli eventi sportivi coperti da diritti e solitamente trasmessi da piattaforme a pagamento. Tuttavia quando si parla di pezzotto, si intende in maniera più generica anche l'utilizzo di siti, app e piattaforme per lo streaming illegale.
Stiamo parlando ad esempio del campionato di calcio di Serie A, i cui diritti di trasmissione sono un'esclusiva di piattaforme come Dazn e Sky, ma che è possibile vedere illegalmente anche su siti e piattaforme di condivisioni, i cui link girano su chat come Telegram, e un buon numero di app tranquillamente scaricabili da Google Play Store: curioso il fatto che digitando su Play Store la ricerca "Serie A calcio streaming live", molte di queste applicazioni vengano visualizzate più in alto delle stesse applicazioni di Dazn e Sky.
La guerra al pezzotto si sposta sugli utenti
Che questi decoder (e queste piattaforme e app) siano "attenzionati" dall'Agcom è noto da tempo. Ora la novità è che nel mirino dell'Autorità non ci sono più soltanto i gestori di questi servizi, ma anche chi li usa o li ha usati, insomma gli utenti che scaricano queste app, condividono link illegali sulle chat o posseggono decoder in grado di decriptare i segnali di piattaforme che trasmettono le partite senza averne diritto. Come prevedibile, questa novità ha portato molti utenti del pezzotto a chiedersi cosa si rischia e come farebbe l'Autorità a "scovare" i singoli reati per punirli. Proviamo pertanto a rispondere ad alcune domande sempre più frequenti dopo il post del Commissario Capitanio.
Come fa Agcom a scoprire che sto usando app e siti illegali?
Quali metodi tecnici nello specifico l'Autorità abbia deciso di adottare è difficile saperlo; tuttavia per i gestori della linea internet degli utenti è piuttosto facile controllare le informazioni che vi transitano, soprattutto davanti alle richieste di un inquirente o di un Garante.
Da febbraio di quest'anno è anche attiva una piattaforma tecnologica unica di contrasto alla pirateria. Si chiama Piracy Shield e consente una gestione automatizzata delle segnalazioni successive all'ordine cautelare emanato dall'Autorità (ai sensi dell'art. 9-bis, comma 4-bis del Regolamento); significa che se Agcom chiede informazioni ad un’azienda che gestisce un’app o un sito in automatico essa deve contribuire a veicolare gli utilizzi sulla piattaforma.
E se la piattaforma pirata non collabora, possono scoprirmi?
Spesso i server utilizzati per le trasmissioni pirata si trovano fuori dall'Italia (e talvolta fuori dalla Comunità Europea), quindi è molto frequente che queste piattaforme non collaborino con le autorità italiane. In questo caso, per rintracciare chi le usa, è probabile che verranno analizzati gli indirizzi IP. I decoder contraffatti recuperano i dati da un server che trasmette da un certo indirizzo IP. Ogni pacchetto dati che circola su internet è come un pacco postale che contiene sicuramente il destinatario (altrimenti non sarebbe possibile, tra i miliardi di dispositivi collegati, arrivare a quello giusto); basta quindi rintracciare tutti i pacchetti che partono da un certo indirizzo (in questo caso quello del server che distribuisce contenuti pirata) e verificare dove vanno a finire.
Rischio anche se uso una Vpn?
In linea teorica sì. Molte persone cercano di aggirare il blocco di Piracy Shield usando le Vpn, ma possiamo immaginare una Vpn come un corriere intermediario che racchiude il pacchetto di dati originario dentro un altro pacchetto utilizzando due indirizzi differenti in modo che sorgente e destinatario originali restino privati. Più difficile da intercettare, ma non impossibile. Il legislatore poi potrebbe fare pressione sulle società dietro le Vpn perché implementino a loro volta dei controlli, pena l’esclusione dal mercato Europeo.
Se mi beccano cosa rischio?
La risposta a questa domanda la fornisce direttamente il Commissario Agcom nel suo post: "Forse non è ancora chiaro che, a breve, arriveranno sanzioni da 150 a 5000 euro, e questo, come per tutte le multe, è un passaggio che si vorrebbe evitare ma che si è reso necessario, anche perché chi fa business illegalmente sta facendo credere agli ignari utenti che non succederà nulla (utente avvisato...)". Quindi, stando alle parole del Commissario, potrebbe arrivarti una multa: come, con quale modalità di notifica e con quali indicazioni per pagarla non è dato saperlo.
Chi emette le sanzioni e quando partiranno?
Dovrebbe essere la stessa Agcom a inviare la sanzione, come prevede la legge 93/2023. Non abbiamo invece certezza sulle tempistiche con cui Agcom deciderà di usare queste sanzioni; è difficile anche fare una previsione perché di fatto finora le sanzioni del Garante non hanno mai riguardato gli utenti finali.
E' davvero possibile che Agcom sanzioni gli utenti?
Teoricamente sì, anche se (come abbiamo già detto) sarebbe la prima volta che un'Autorità applica delle sanzioni ai singoli utenti e non soltanto alle aziende che commettono illeciti. Discorso diverso invece è chiedersi quanto sia davvero conveniente per il Garante lo sforzo messo in atto per "stanare" casa per casa i singoli utilizzi illeciti di una piattaforma o quanto invece convenga colpire direttamente (come si è fatto fino ad oggi) il sito o la app illegale.
Possiamo comunque ipotizzare che le parole del Commissario Agcom abbiano soprattutto lo scopo di scoraggiare gli utenti finali a utilizzare le piattaforme illegali; l'effetto sarebbe simile a quello dei cartelli stradali che dicono “velocità controllata” o dei finti gabbiotti dell’autovelox: ciò non vuol dire che la velocità non venga effettivamente controllata, ma la sola possibilità di essere controllati e multati agisce un po' da deterrente e spinge i cittadini a comportamenti più virtuosi."
https://www.altroconsumo.it/hi-tech/internet-telefono/news/sanzioni-utenti-pezzotto
Agcom annuncia che stanno per partire controlli e sanzioni anche per gli utenti finali del cosiddetto pezzotto (decoder illegale con il quale vedere eventi sportivi coperti da diritti) e di tutte le piattaforme di streaming illecito. È la prima volta che l'Autorità pensa di sanzionare (con multe fino a 5 mila euro) non solo le piattaforme pirata ma anche chi le usa. Ma come farebbe a "scovare" i trasgressori? E quanto rischiano gli utenti? Proviamo a rispondere.
A far drizzare le antenne di molti utenti è stato un post pubblicato sul proprio profilo Linkedin dal Commissario Agcom Massimiliano Capitanio. "Il modo migliore per combattere la pirateria" scrive Capitanio "è contrastare le associazioni criminali ma anche quelle legali che fanno business rubando proprietà intellettuali e diritti di altri. Purtroppo" prosegue "una tappa necessaria, anche se probabilmente impopolare, sarà quella di multare gli utenti".
Che cos'è il pezzotto
Il commissario si riferisce alla battaglia contro il cosiddetto "pezzotto" ovvero l'utilizzo di decoder truccati che permettono di vedere gratuitamente (ma in maniera illegale) gran parte degli eventi sportivi coperti da diritti e solitamente trasmessi da piattaforme a pagamento. Tuttavia quando si parla di pezzotto, si intende in maniera più generica anche l'utilizzo di siti, app e piattaforme per lo streaming illegale.
Stiamo parlando ad esempio del campionato di calcio di Serie A, i cui diritti di trasmissione sono un'esclusiva di piattaforme come Dazn e Sky, ma che è possibile vedere illegalmente anche su siti e piattaforme di condivisioni, i cui link girano su chat come Telegram, e un buon numero di app tranquillamente scaricabili da Google Play Store: curioso il fatto che digitando su Play Store la ricerca "Serie A calcio streaming live", molte di queste applicazioni vengano visualizzate più in alto delle stesse applicazioni di Dazn e Sky.
La guerra al pezzotto si sposta sugli utenti
Che questi decoder (e queste piattaforme e app) siano "attenzionati" dall'Agcom è noto da tempo. Ora la novità è che nel mirino dell'Autorità non ci sono più soltanto i gestori di questi servizi, ma anche chi li usa o li ha usati, insomma gli utenti che scaricano queste app, condividono link illegali sulle chat o posseggono decoder in grado di decriptare i segnali di piattaforme che trasmettono le partite senza averne diritto. Come prevedibile, questa novità ha portato molti utenti del pezzotto a chiedersi cosa si rischia e come farebbe l'Autorità a "scovare" i singoli reati per punirli. Proviamo pertanto a rispondere ad alcune domande sempre più frequenti dopo il post del Commissario Capitanio.
Come fa Agcom a scoprire che sto usando app e siti illegali?
Quali metodi tecnici nello specifico l'Autorità abbia deciso di adottare è difficile saperlo; tuttavia per i gestori della linea internet degli utenti è piuttosto facile controllare le informazioni che vi transitano, soprattutto davanti alle richieste di un inquirente o di un Garante.
Da febbraio di quest'anno è anche attiva una piattaforma tecnologica unica di contrasto alla pirateria. Si chiama Piracy Shield e consente una gestione automatizzata delle segnalazioni successive all'ordine cautelare emanato dall'Autorità (ai sensi dell'art. 9-bis, comma 4-bis del Regolamento); significa che se Agcom chiede informazioni ad un’azienda che gestisce un’app o un sito in automatico essa deve contribuire a veicolare gli utilizzi sulla piattaforma.
E se la piattaforma pirata non collabora, possono scoprirmi?
Spesso i server utilizzati per le trasmissioni pirata si trovano fuori dall'Italia (e talvolta fuori dalla Comunità Europea), quindi è molto frequente che queste piattaforme non collaborino con le autorità italiane. In questo caso, per rintracciare chi le usa, è probabile che verranno analizzati gli indirizzi IP. I decoder contraffatti recuperano i dati da un server che trasmette da un certo indirizzo IP. Ogni pacchetto dati che circola su internet è come un pacco postale che contiene sicuramente il destinatario (altrimenti non sarebbe possibile, tra i miliardi di dispositivi collegati, arrivare a quello giusto); basta quindi rintracciare tutti i pacchetti che partono da un certo indirizzo (in questo caso quello del server che distribuisce contenuti pirata) e verificare dove vanno a finire.
Rischio anche se uso una Vpn?
In linea teorica sì. Molte persone cercano di aggirare il blocco di Piracy Shield usando le Vpn, ma possiamo immaginare una Vpn come un corriere intermediario che racchiude il pacchetto di dati originario dentro un altro pacchetto utilizzando due indirizzi differenti in modo che sorgente e destinatario originali restino privati. Più difficile da intercettare, ma non impossibile. Il legislatore poi potrebbe fare pressione sulle società dietro le Vpn perché implementino a loro volta dei controlli, pena l’esclusione dal mercato Europeo.
Se mi beccano cosa rischio?
La risposta a questa domanda la fornisce direttamente il Commissario Agcom nel suo post: "Forse non è ancora chiaro che, a breve, arriveranno sanzioni da 150 a 5000 euro, e questo, come per tutte le multe, è un passaggio che si vorrebbe evitare ma che si è reso necessario, anche perché chi fa business illegalmente sta facendo credere agli ignari utenti che non succederà nulla (utente avvisato...)". Quindi, stando alle parole del Commissario, potrebbe arrivarti una multa: come, con quale modalità di notifica e con quali indicazioni per pagarla non è dato saperlo.
Chi emette le sanzioni e quando partiranno?
Dovrebbe essere la stessa Agcom a inviare la sanzione, come prevede la legge 93/2023. Non abbiamo invece certezza sulle tempistiche con cui Agcom deciderà di usare queste sanzioni; è difficile anche fare una previsione perché di fatto finora le sanzioni del Garante non hanno mai riguardato gli utenti finali.
E' davvero possibile che Agcom sanzioni gli utenti?
Teoricamente sì, anche se (come abbiamo già detto) sarebbe la prima volta che un'Autorità applica delle sanzioni ai singoli utenti e non soltanto alle aziende che commettono illeciti. Discorso diverso invece è chiedersi quanto sia davvero conveniente per il Garante lo sforzo messo in atto per "stanare" casa per casa i singoli utilizzi illeciti di una piattaforma o quanto invece convenga colpire direttamente (come si è fatto fino ad oggi) il sito o la app illegale.
Possiamo comunque ipotizzare che le parole del Commissario Agcom abbiano soprattutto lo scopo di scoraggiare gli utenti finali a utilizzare le piattaforme illegali; l'effetto sarebbe simile a quello dei cartelli stradali che dicono “velocità controllata” o dei finti gabbiotti dell’autovelox: ciò non vuol dire che la velocità non venga effettivamente controllata, ma la sola possibilità di essere controllati e multati agisce un po' da deterrente e spinge i cittadini a comportamenti più virtuosi."
https://www.altroconsumo.it/hi-tech/internet-telefono/news/sanzioni-utenti-pezzotto