<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> La "Transizione": vantaggi, svantaggi, perplessità, criticità | Page 650 | Il Forum di Quattroruote

La "Transizione": vantaggi, svantaggi, perplessità, criticità

verranno installati nuovi motori termici su auto che oggi offrono poca scelta?

  • si

    Votes: 8 28,6%
  • si torneranno le sportive o comunque quelle più pepate

    Votes: 3 10,7%
  • no dipende dalle case

    Votes: 4 14,3%
  • no il futuro è elettrico

    Votes: 13 46,4%
  • no i motori costano troppo e saranno sempre gli stessi

    Votes: 8 28,6%

  • Total voters
    28
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
Ecco un bell'articolo su ciò che sostengo io da tempi non sospetti (lo riporto integralmente con i riferimenti editoriali, i grassetti sono miei). Un po' lunghetto ho dovuto dividerlo in due ma vi prego di leggerlo per capire verso quale precipizio ci stanno portando i legislatori europei e di quanto si stia allontanando l'Europa dal resto del mondo:

https://www.corriere.it/pianeta2030...co-c32ffb50-5d5a-11ee-ba9c-b0284e699ccc.shtml

"Dan Yergin è uno dei più grandi esperti al mondo di energia. Già vincitore del Pulitzer per The Prize ( Il Premio: l’epica ricerca di petrolio, denaro e potere, Sperling&Kupfer) è l’autore del recente The New Map ( La nuova mappa: energia, clima e lo scontro tra le nazioni ), in cui racconta come stanno cambiando gli equilibri geopolitici dell’energia. S&P Global, la società di cui è vicepresidente, ha appena pubblicato un rapporto sulla difficoltà dell’offerta di rispondere alla crescente domanda di minerali critici essenziali per la transizione energetica, un anno dopo l’approvazione al Congresso Usa dell’Inflation Reduction Act; e un altro rapporto dell’International Energy Forum e di S&P Global, realizzato sedendosi al tavolo con molti interlocutori del Sud Globale, nota come la narrazione sull’obiettivo “net zero” sia stata finora dominata dal Nord Globale e non possiamo pensare che si realizzi in modo lineare.

«Credo che ci sia un ripensamento oggi sulla transizione energetica, un riconoscimento della sua complessità», ci dice Yergin, che fu anche spesso consultato sull’energia dal presidente Obama. «Questa transizione è totalmente diversa da tutte quelle precedenti. Le altre hanno avuto durata secolare. Qui si cerca di trasformare nel corso di 25 anni una economia mondiale di 100 trilioni di dollari. Credo che oggi a Bruxelles ci si renda conto che le cose non sono le stesse viste dal resto del mondo. Chiaramente c’è un gap tra gli scenari e la retorica da una parte e la realtà dall’altra».


Per lei la transizione è il lavoro di una vita.
«È la mia vocazione. Vivo la New Map ogni giorno. Ho visto le sfide e le opportunità. Ci sono stati molti sviluppi nella tecnologia solare, eolica, ma quest’anno il mondo userà il petrolio più che mai in passato. E i Paesi in via di sviluppo sono concentrati sull’obiettivo della crescita economica ( per la neutralità carbonica ndr) la Cina ha l’obiettivo 2060, l’India il 2070. I Paesi con Pil pro capite 20 volte inferiore ai Paesi sviluppati semplicemente vedono il mondo in modo diverso».


Come si fa a creare un ponte per perseguire interessi comuni?
«Nell’ultimo piano quinquennale cinese la sicurezza energetica viene prima degli obiettivi climatici. Se nel 2021 ci avessero detto che la Germania avrebbe costruito strutture per l’importazione di gas naturale liquefatto avremmo risposto che era una follia e che non sarebbe successo, ma improvvisamente la sicurezza energetica è diventata un tema. Devi garantirla per costruire una transizione sostenibile. Se la tua economia entra in profonda recessione, non hai più le risorse finanziarie da investire nella transizione».


Le politiche per difendere l’ambiente a volte si rivelano controproducenti?
«Ci sono aziende europee che mi dicono che i governi dell’Ue scendono così nei dettagli su quello che si può o non si può fare da tagliare le ali all’innovazione e alla sperimentazione. Questa rigidità è la grossa differenza tra l’Europa e gli Stati Uniti. L’Ira, l’Inflation Reduction Act, è agnostico: fornisce gli incentivi e tu decidi come procedere».


Il Medio Oriente non è più così centrale dal punto di vista energetico. Quali conseguenze?
«Vedremo un ritorno del Medio Oriente in agenda visto che il prezzo del petrolio sembra destinato ad aumentare. Attirerà l’attenzione dei governi, ma certamente questa è una realtà molto differente dagli anni 70, è un mondo nel quale gli Usa sono il maggior produttore mondiale di gas naturale e petrolio. Inoltre, anche se petrolio e gas continueranno ad essere centrali, ci stiamo muovendo dal mondo di Big Oil a quello di Big Shovel ( letteralmente: grande pala, nel senso di badile ndr): il settore minerario era diventato periferico, ora è una questione geostrategica nella grande geopolitica della competizione tra Stati Uniti e Cina. E ciò si riflette nell’Ira».


Il ministro italiano per le Infrastrutture Urso vuole puntare sulle miniere, ma per le batterie resta cruciale la cooperazione con la Cina.
«C’è grande attenzione sulle miniere e la Cina qui è forte, ma la sua vera forza è nella lavorazione dei materiali. Uno dei ruoli principali dell’Ira è ridurre i rischi (derisking anziché decoupling, ndr) della dipendenza da Pechino per le catene di approvvigionamento. Su batterie, pannelli solari, lavorazione dei minerali, la Cina ha un ruolo predominante. Ciò va bene nel mondo della globalizzazione, ma non viviamo più in quel mondo».


La segretaria Usa del Commercio Gina Raimondo in Cina a fine agosto ha tentato di promuovere il dialogo, al di fuori però delle aree sensibili. È possibile procedere così, su binari paralleli?
«Diventa difficile, si tratta di passi incrementali. C’è una gara tecnologica, forse una guerra tecnologica in corso tra Stati Uniti e Cina. Sui semiconduttori, l’intelligenza artificiale, qualsiasi cosa che sia legata alla tecnologia militare. E c’è pressione crescente sulle aziende americane a non investire in Cina o ridurre gli investimenti. Porre dei guard-rail intorno ad una competizione è difficile con l’andar del tempo, anche perché c’è la questione di Taiwan. Senza Taiwan, forse le cose sarebbero state più gestibili».


Qual è la strategia sulle batterie?
«Gli Stati Uniti stanno cercando di incoraggiare lo sviluppo delle batterie elettriche altrove. È molto costoso se vuoi farlo negli Usa. Ora ci sono polemiche perché i cinesi sono partner in una fabbrica di batterie in Michigan. Loro hanno le capacità, la metà delle auto elettriche sono in Cina. Uno degli obiettivi dell’Ira è appunto di recuperare sulla Cina. Abbiamo calcolato 400 miliardi di dollari di investimenti, l’Ira sta facendo da gigantesco magnete. Ovviamente le compagnie europee e asiatiche stanno spostando l’attenzione verso gli Stati Uniti per via di questi incentivi, il che è molto preoccupante per Bruxelles».


I rapporti con l’Ue sono migliorati con Biden?
«Ci sono stati sforzi, dopo il passaggio dell’Ira, per rassicurare gli europei, per stabilire una partnership sulla sicurezza dei minerali critici. C’è lo sforzo di rimodulare le relazioni, che consentirebbe di applicare agli europei gli incentivi».


Il nucleare è necessario per la transizione?
«In America c’è un revival dell’interesse per il nucleare di nuova generazione. Certo c’è un grosso livello di dipendenza dalla Russia per il trattamento dei combustibili nucleari, anche questo è un tema, ma penso che la storia dirà che la Germania ha fatto un grosso errore chiudendo i suoi impianti nucleari all’improvviso e rendendosi dipendente dal gas russo. Il nucleare è la più ampia fonte di elettricità “carbon free”. Negli Stati Uniti ci sono 60 progetti di ricerca sul nucleare di nuova generazione, in università, aziende e varie istituzioni: c’è il riconoscimento che sarà importante nella transizione energetica. Ma l’altra cosa da dire è che la transizione non sarà lineare ma multidimensionale, sarà diversa nei Paesi del mondo sviluppato e in quelli in via di sviluppo».


La Bidenomics, la sua ricetta economica, verrà riconosciuta come valida? L’Ira ha portato a investimenti importanti anche in Stati repubblicani.
«Nell’Ira c’è qualcosa per tutti: Stati rossi e blu, energie rinnovabili e convenzionali, elettroni e molecole. C’è una questione più ampia e cioè che l’amministrazione Biden sta dicendo che le politiche della globalizzazione economica di Clinton e di Obama sono sbagliate. Sta proponendo politiche più nazionalistiche e industriali, ripudiando la strategia della globalizzazione. In parte per motivi politici e in parte per via della competizione con la Cina. In Giappone di recente mi è stato ricordato che gli Stati Uniti criticavano la sua politica industriale: paradossalmente adesso hanno una massiccia politica industriale su una scala quasi da tempi di guerra. È un grosso capovolgimento delle politiche di Clinton e Obama».


Il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan nel discorso di aprile al Brookings Institution sembra rileggere le politiche sulla globalizzazione come il motivo per cui Trump ha vinto.
«È chiaramente una risposta a Trump e alla sua vittoria, un tentativo di comprendere perché hanno perso nel 2016, e perché hanno perso la classe media».
 
Ultima modifica:


È per questo che hanno perso? Ma la globalizzazione ha fatto anche qualcosa di buono?
«Penso che abbia creato sfide ma anche benefici, come l’essere parte di un mondo collaborativo. Ma certamente loro guardano indietro al 2016 e avanti al 2024, ad una nuova sfida tra Trump e Biden».


E se Trump tornasse presidente? Lasciò l’Accordo di Parigi sul clima. E in The New Map lei racconta altri aneddoti: spingeva spesso gli altri leader ad acquistare il gas liquefatto americano.
«Una presidenza Trump sarebbe un periodo di grande rabbia negli Stati Uniti. Ci sono tante teorie. Io penso che Putin stia aspettando che Trump torni presidente e crede che lascerà l’Ucraina».


Allo stesso tempo Trump, come ricorda nel libro, si oppose a Nord Stream. Che potere ha un presidente su influire sulla mappa geopolitica attuale?
«Mi sono chiesto: quando abbiamo cominciato a spostarci dalla nozione che Stati Uniti, Europa e Cina erano parte di un mondo collaborativo alla nozione di competizione? È successo nel tempo, ma Trump lo ha portato in primo piano. Nel Mar Cinese Meridionale, ci sono molti parallelismi con gli eventi precursori della Prima guerra mondiale. C’è molto spazio per errori, per un incidente. E se non hai buoni canali di comunicazione, i rischi aumentano».


È pessimista sull’obiettivo “net zero” in quest’era di competizione?
«Sono ottimista per natura. Dipende dalla tecnologia e dall’innovazione. L’energia solare è iniziata negli anni 70-80 ma è competitiva dal 2010. L’innovazione richiede tempo. Non so come possiamo parlare di 2050 quando la Cina e l’India hanno il 2060 e il 2070 come obiettivi. La direzione è chiara, gli incentivi ci sono. Sui tempi vedremo... cose sorprendenti accadono. I tempi sono legati all’innovazione».


Nell’analizzare la “shale revolution” lei va a Dish, paesino del Texas dove un testardo immigrato di origini greche scoprì qualcosa che sembrava impossibile. Una storia molto americana.
«In America, in generale, è accettato da un punto di vista sociale che si possa provare qualcosa e fallire, e poi tornare sui propri passi e tentare di nuovo».


In aree progressiste del Paese c’è stata forte opposizione al fracking , tecnica di estrazione degli idrocarburi piuttosto invasiva.
«È una attività industriale che deve essere regolata, e in generale lo è. È stato demonizzato ma ora è una cosa normale. Se non fosse per il fracking gli Stati Uniti non sarebbero oggi il maggior produttore del mondo e Putin dominerebbe il mondo. Nel libro non uso la prima persona, ma fui io a fare una domanda a Putin sul fracking perché capii che era qualcosa che non gli piaceva affatto: non voleva che gli Usa competessero con l’energia russa e vedeva che la shale revolution ci avrebbe dato una nuova leva di influenza nel mondo. Senza il Gnl americano Putin avrebbe prevalso, pensava di poter usare il gas naturale come arma contro l’Europa. E una delle ragioni per cui ha fallito è che lo shale ha rivoluzionato il settore»."
Viviana Mazza, Corriere della Sera 29/09/2023
 
Ultima modifica:
e' che siamo in mano a dei brubru
queste sono le notizie che google mi rifila sul cellulare:
https://www.greenme.it/mobilita/aut...icarica-combinando-lia-con-i-pannelli-solari/

ma come diamine fanno crederci?
e' piu' credibile la slitta tirata da rudolf

poi a blx leggono queste cose, e ci credono.

se ti metti a cercare trovi tutto ed il contrario di tutto su qualsiasi argomento, questo è uno dei problemi dei giorni nostri, perchè poi la coscienza collettiva, in un verso o nell'altro , si forma da banali ricerche in rete. Poi rispetto al passato ora nessuno ha mai l'umiltà di alzare una mano e di dire, io questo argomento non fa per me, si apre il browser si fa una ricerca e si è convinti di aver capito il mondo.
Quasi quasi come diceva il personaggio di un film...beata ignoranza se stai bene de mente de core e de panza
 
se ti metti a cercare trovi tutto ed il contrario di tutto su qualsiasi argomento, questo è uno dei problemi dei giorni nostri, perchè poi la coscienza collettiva, in un verso o nell'altro , si forma da banali ricerche in rete. Poi rispetto al passato ora nessuno ha mai l'umiltà di alzare una mano e di dire, io questo argomento non fa per me, si apre il browser si fa una ricerca e si è convinti di aver capito il mondo.
Quasi quasi come diceva il personaggio di un film...beata ignoranza se stai bene de mente de core e de panza

Sì, però finchè a credere alle marmotte cioccolatiere piuttosto che all'auto che si ricarica coi pannelli sul tetto siamo io, te e nostro cuggino non succede niente, il problema è quando a credere alle fregnacce socialdiffuse è gente che scrive sulla carta intestata della commissione europea.....
 
e' che siamo in mano a dei brubru
queste sono le notizie che google mi rifila sul cellulare:
https://www.greenme.it/mobilita/aut...icarica-combinando-lia-con-i-pannelli-solari/

ma come diamine fanno crederci?
e' piu' credibile la slitta tirata da rudolf

poi a blx leggono queste cose, e ci credono.

La fisica avrebbe più di qualcosa da ridire in merito! :emoji_smile:

Se pensiamo a quanto consumano le migliori elettriche a velocità "normali" (12/13kWh x 100km) e a quanto può produrre una superficie di 3mq di pannelli "performanti" (hanno picco di produzione di 0,3kW/mq -300Wp/mq- se correttamente orientati e con buon irraggiamento).

Quindi 3mq di pannelli solari dei migliori (stimando tetto + cofano auto), in giornata di sole e al massimo dell'irraggiamento, non arrivano a produrre 1kW ogni ora. (*)

Di fatto, a spanne, 3mq di pannelli potrebbero immagazzinare energia per viaggiare 3/4 minuti a 100 km/h oppure 10/12 minuti a 30 km/h oppure di viaggiare alla straordinaria media di 5 km/h per un'ora intera e in questo caso sarebbe "il pareggio" (in pratica una camminata normale). (*)

Lo ripeto, tutto con il massimo "ottimismo" dal punto di vista dei consumi e della situazione ambientale; i pannelli in auto possono essere un buon modo per migliorare l'autonomia di un'auto elettrica o per ricaricarla ogni qualvolta stia parcheggiata al sole, bisogna capire i costi per approvvigionamento, installazione e ingegnerizzazione di 3mq di pannelli in auto e rapportarli ai benefici (se l'auto deve costare 5.000€ in più per questo bisogna capire se ne valga effettivamente la pena, oppure se si attrezza anche il cofano e si fa una piccola toccatina capirne il costo di sostituzione e altro).

E di notte? E se piove? E d'inverno? Mi viene in mente il film "Dal tramonto all'alba" di Q. Tarantino di cui questo scenario sarebbe l'opposto! :D

(*) tutto salvo errori, magari anche marchiani, nei calcoli (fatti velocemente e a grandi linee)
 
La fisica avrebbe più di qualcosa da ridire in merito! :emoji_smile:

Se pensiamo a quanto consumano le migliori elettriche a velocità "normali" (12/13kWh x 100km) e a quanto può produrre una superficie di 3mq di pannelli "performanti" (hanno picco di produzione di 0,3kW/mq -300Wp/mq- se correttamente orientati e con buon irraggiamento).

Quindi 3mq di pannelli solari dei migliori (stimando tetto + cofano auto), in giornata di sole e al massimo dell'irraggiamento, non arrivano a produrre 1kW ogni ora. (*)

Di fatto, a spanne, 3mq di pannelli potrebbero immagazzinare energia per viaggiare 3/4 minuti a 100 km/h oppure 10/12 minuti a 30 km/h oppure di viaggiare alla straordinaria media di 5 km/h per un'ora intera e in questo caso sarebbe "il pareggio" (in pratica una camminata normale). (*)

Lo ripeto, tutto con il massimo "ottimismo" dal punto di vista dei consumi e della situazione ambientale; i pannelli in auto possono essere un buon modo per migliorare l'autonomia di un'auto elettrica o per ricaricarla ogni qualvolta stia parcheggiata al sole, bisogna capire i costi per approvvigionamento, installazione e ingegnerizzazione di 3mq di pannelli in auto e rapportarli ai benefici (se l'auto deve costare 5.000€ in più per questo bisogna capire se ne valga effettivamente la pena, oppure se si attrezza anche il cofano e si fa una piccola toccatina capirne il costo di sostituzione e altro).

E di notte? E se piove? E d'inverno? Mi viene in mente il film "Dal tramonto all'alba" di Q. Tarantino di cui questo scenario sarebbe l'opposto! :D

(*) tutto salvo errori, magari anche marchiani, nei calcoli (fatti velocemente e a grandi linee)

300 W/mq mi sembra tanto ottimista.
 
Quindi 3mq di pannelli solari dei migliori (stimando tetto + cofano auto), in giornata di sole e al massimo dell'irraggiamento, non arrivano a produrre 1kW ogni ora. (*)
.
Il discorso è corretto, ma ricordiamo che l'energia la esprimiamo in kWh e la potenza in kW.
In questo modo evitiamo sanguinamenti agli occhi del pignolo di turno che legge.
:emoji_laughing::emoji_sweat_smile:
 
Premetto che ho massima stima di quelli che scrivono qui , anche perchè altrimenti non scriverei se non avessi il piacere del confronto, ma l'utilizzo di certe notizie come avviene ora è sempre esistito , non è che ce lo siamo inventati con internet, anche ai tempi dell'antica Roma se uno voleva smontare il pensiero altrui prendeva una notizia che era accostata all'altrui pensiero, che aveva poca rilevanza e che non se la filava nessuno e la faceva assurgere ad esempio di che pasta è fatta la controparte. Sono tecniche banali, che in una società in cui mediamente la gente studia per 15 anni non dovrebbe più funzionare, ed invece la cosa che fa riflettere è che funzionano. Questo a dimostrazione che l'istruzione spesso non si lega ad una crescita critica e culturale della persona, anzi spesso chi ha studiato di più ora è più suscettibile alle sirene propagandistiche o forse meglio dire qualunquistiche che banalizzano qualsiasi tentativo di ragionamento.
 
Premetto che ho massima stima di quelli che scrivono qui , anche perchè altrimenti non scriverei se non avessi il piacere del confronto, ma l'utilizzo di certe notizie come avviene ora è sempre esistito , non è che ce lo siamo inventati con internet, anche ai tempi dell'antica Roma se uno voleva smontare il pensiero altrui prendeva una notizia che era accostata all'altrui pensiero, che aveva poca rilevanza e che non se la filava nessuno e la faceva assurgere ad esempio di che pasta è fatta la controparte. Sono tecniche banali, che in una società in cui mediamente la gente studia per 15 anni non dovrebbe più funzionare, ed invece la cosa che fa riflettere è che funzionano. Questo a dimostrazione che l'istruzione spesso non si lega ad una crescita critica e culturale della persona, anzi spesso chi ha studiato di più ora è più suscettibile alle sirene propagandistiche o forse meglio dire qualunquistiche che banalizzano qualsiasi tentativo di ragionamento.
Un mio professore del liceo parlava (e son passati quasi 30 anni, mi vien da piangere...) di "cervelli all'ammasso", chiamava così anche noi quando ci esibivamo in qualche mirabolante equilibrismo scolastico! :D

(roba per cui oggi l'insegnante di cui sopra verrebbe messo alla gogna, ma in realtà è stato educativo, formativo e assolutamente stimolante)
 
Un mio professore del liceo parlava (e son passati quasi 30 anni, mi vien da piangere...) di "cervelli all'ammasso", chiamava così anche noi quando ci esibivamo in qualche mirabolante equilibrismo scolastico! :D

(roba per cui oggi l'insegnante di cui sopra verrebbe messo alla gogna, ma in realtà è stato educativo, formativo e assolutamente stimolante)

ma sai fino a che sei uno studente ci sta anche che hai una visione del mondo molto 'frenetica', è quando hai 60 anni e non dimostri di avere una capacità critica che per me qualche domanda te la dovresti fare e forse anche risponderti :)
 
ma sai fino a che sei uno studente ci sta anche che hai una visione del mondo molto 'frenetica', è quando hai 60 anni e non dimostri di avere una capacità critica che per me qualche domanda te la dovresti fare e forse anche risponderti :)
Assolutamente d'accordo.

Per qualcuno potrebbe essere più difficile che per qualcun altro, soprattutto se non ha avuto la possibilità di avere accanto, a livello familiare, di amicizia o di istruzione, qualche figura che possa aprir la mente verso ragionamento critico e attenzione.

Io devo dire che a volte mi stupisco ancora, anche tra conoscenti e amici, di quanto un testo scritto di qualsiasi tipo venga sottovalutato, non compreso totalmente o travisato... E parliamo di lettura, purtroppo l'analfabetismo funzionale è una realtà più diffusa di quanto si pensi!
 
Stato
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