99octane ha scritto:
retroviseur ha scritto:
Scusate, ma che c'è di male nel fatto che il mercato proponga prodotti ecologici e/o sostenibili, permettendo alle aziende di fare anche profitti?
Di male, nello specifico, nulla. C'e' chi ci diventa ricco, anzi.
Il "male" e' proprio da un punto di vista ecologico: le risorse sono limitate, e se le si spende per "risolvere" problemi fittizi, non le si usa per risolvere i problemi veri. E se poi la "soluzione" serve solo a far vendere cose che non servono (vedi come sono usate le norme Euro, altrimenti di per se' meritorie) e' peggio ancora.
L'ecologismo
inquina.
Ma che vuol dire spenderle per risolvere problemi fittizi? Prima di tutto i problemi non sono fittizi, perché avere dei pannelli solari o isolare bene la propria casa determina delle risposte ben concrete a problemi; e ben avvertibili dagli utilizzatori, e poi cosa vuol dire "consumare le risorse"? la produzione consuma risorse in ogni modo, sia che per assurdo si facciano schifezze come il cemento-amianto (fortunatamente bandito) che per esempio prodotti di bioarchitettura; anzi, la fabbricazione di prodotti avanzati dal punto di vista della sostenibilità contempla sempre un'attenzione per la sostenibilità stessa di tutto il processo produttivo, e non solo nell'utilizzo del prodotto.
Sostenibilità non è qualcosa di astratto, ma è utilizzare processi produttivi che abbiano il minimo impatto possibile sull'ambiente e sull'uomo: per esempio utilizzare vernici senza solventi, legni che provengano da foreste dove il taglio degli alberi è controllato, non usare sostanze nocive di qualunque tipo, etc etc.
Se permetti gli effetti di prodotti di questo tipo sono molto sensibili proprio sugli utilizzatori di questi prodotti.
E dire che "l'ecologismo inquina" è solo uno slogan, anche piuttosto nichilistico.
magari lo fa in campo automobilistico.
Il FAP per esempio non è ecologia, è un dispositivo disgraziato e nocivo; però esistono tanti progetti/prodotti in altri campi che sono rimarcabili e intelligenti: non facciamo di tutta l'erba un fascio, se certe normative "ecologiche" in campo automobilistico hanno fallito o sono ipocrite, non autorizza a considerare inutile o dannosa la ricerca e lo stato dell'arte attuale della sostenibilità ambientale, che sta dando eccellenti risultati in altri settori.
99octane ha scritto:
retroviseur ha scritto:
Ci sono due modi, complementari e comunque necessari, di attuare stili di vita sostenibili:
il primo è nei comportamenti, per esempio rinunciare all'automobile quando non è necessaria, non sprecare acqua, spegnere le luci quando si può, etc etc.
il secondo è nelle tecnologie: prodotti e manufatti sempre più avanzati, che tendono a minimizzare i consumi energetici sia nella produzione che nell'uso, e il loro impatto ambientale durante tutto il loro ciclo di vita.
I fabbricanti di questi prodotti dovrebbero lavorare per beneficenza? il vostro pannello solare, o l'isolante naturale per la casa che vi permettono di risparmiare combustibile o elettricità, dovrebbero regalarvelo? ribaltate il ragionamento: non è una buona cosa che alcune aziende investano e creino lavoro e profitto, fabbricando prodotti o fornendo servizi e consulenze che contribuiscono alla sostenibilità ambientale? o sarebbe meglio se ci ci rimettesse a fare pannelli in fibre d'amianto??
Non capisco tutta questa presa di posizione ideologica contro la sostenibilità...è vero che è anche un grande business, ma se il business parte da presupposti positivi non è certo da condannare, ma è una buona cosa perché permette di dare un apporto positivo alla società con prodotti "buoni", facendo impresa e dando un contributo positivo all'economia allo stesso tempo.
Ultima cosa importante: non confondiamo la sostenibilità vera con regolamenti automobilistici discutibili come quelli sul FAP, le varie normative Euro+le rottamazioni che con la sostenibilità spesso poco hanno a che fare, anzi. Però il mondo non è fatto solo di automobili.
In realta' tutto si riduce all'ottimizzazione dell'uso delle risorse, e nella riduzione degli sprechi, tenendo presente che il concetto di spreco e' diverso per ciascuno, che viviamo in un paese libero (almeno in teoria), e che la vita di chi e' ridotto alla mera efficienza e' una vita ben misera, umanamente e culturalmente.
Dunque, cum grano salis, ciascuno faccia del suo meglio per ridurre gli sprechi, anche perche' se la riduzione deve avvenire a partire da "manovrone" statali ha costi esorbitanti (e finalita' spesso equivoche o viziate da pesantissimi conflitti d'interessi), mentre se parte da ciascuno, e' molto piu' certamente virtuosa e costa pochissimo, per non dire niente.
Sento ancora molti slogan.
Se ognuno può fare del suo meglio nei gesti semplici, e molto importanti, soprattutto a scala globale, della vita quotidiana, però i processi di miglioramento ed evoluzione delle tecnologie non sono certo alla portata di tutti.
Il concetto di spreco, se a livello morale può essere diverso per ciascuno, a livello tecnico invece è valutabile secondo le prestazioni dei prodotti, come per un'automobile si può dare una valutazione dei consumi di carburante, anche per un'abitazione per esempio si può fare lo stesso per i consumi di riscaldamento, fra l'altro secondo tabelle precise con classi di efficienza energetica come avviene per gli elettrodomestici.
Il ruolo delle collettività è comunque importante nella diffusione delle nuove tecnologie: tutto non può nascere certo dai singoli cittadini, e sta anche alle amministrazioni pubbliche sostenerle: per esempio un tempo in Italia era illegale produrre energia elettrica con i pannelli fotovoltaici. Questo fa capire quanto gli orientamenti e i regolamenti statali, regionali, etc debbano essere sensibili a queste tematiche. Ci sarebbero tanti esempi molto concreti, ma si andrebbe molto lontano.