<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Il liceo classico serve ancora a qualcosa? | Page 21 | Il Forum di Quattroruote

Il liceo classico serve ancora a qualcosa?

Mi hai sbloccato un ricordo.
Un'insegnante del liceo scrisse sul test scritto di un compagno di classe "Se avresti studiato di più...".
Insegnante di inglese che aveva il padre british e la madre siciliana,o il contrario,e masticava decisamente poco l'italiano.


Colpa anche del nome " condizionale "
Uno poco scafato vede il " se " e si dice:
" Col " se " che precede, se non si mette qui il condizionale, dove si mette?

:emoji_stuck_out_tongue_winking_eye::emoji_stuck_out_tongue::emoji_stuck_out_tongue_winking_eye:
 
Una volta (almeno ai miei tempi) chi si laureava in ingegneria civile al novanta percento si indirizzava alla libera professione. Quanto imparato all' università costituiva una buona base di partenza, grazie agli strumenti mentali acquisiti e all' abitudine al ragionamento logico-matematico (se poi una aveva fatto prima scientifico o classico ancora meglio). Ovviamente farsi l' esperienza sul campo era fondamentale, e con essa intendo sia l'approccio con i clienti, con il cantiere e le imprese, sia con gli enti. Si entrava in uno studio avviato, si collaborava, si imparava, si seguiva il cantiere. Mi ricordo sempre cosa mi disse l' ingegnere, il primo con cui iniziai i primi passi nella professione: "imparare a gestirsi" e "prima consegniamo e prima fatturiamo". Questo in risposta ad una mia tendenza ad approfondire quello che facevo, chiedendo spesso consigli e ovviamente aumentando il tempo di esecuzione del lavoro.
Adesso? Escono da ingegneria (io parlo della civile) senza sapere cos'è un cordolo, non hanno mai visto una betoniera. Gli hanno riempito la testa sul fatto che si devono specializzare, quindi altri corsi, altri master (ovviamente non in cantiere, si rischia di sporcarsi di calce), l' importante per loro è mettere sul curriculum l'aver partecipato a corsi post lauream sempre teorici (che servono solo ai professori per i loro interessi carrieristici accademici), figuriamoci saper disegnare l'armatura di una trave in cemento armato, non ne hanno la minima idea, tanto la sforna il software di calcolo. Cosi' siamo messi, la dura realtà.
 
Una volta (almeno ai miei tempi) chi si laureava in ingegneria civile al novanta percento si indirizzava alla libera professione. Quanto imparato all' università costituiva una buona base di partenza, grazie agli strumenti mentali acquisiti e all' abitudine al ragionamento logico-matematico (se poi una aveva fatto prima scientifico o classico ancora meglio). Ovviamente farsi l' esperienza sul campo era fondamentale, e con essa intendo sia l'approccio con i clienti, con il cantiere e le imprese, sia con gli enti. Si entrava in uno studio avviato, si collaborava, si imparava, si seguiva il cantiere. Mi ricordo sempre cosa mi disse l' ingegnere, il primo con cui iniziai i primi passi nella professione: "imparare a gestirsi" e "prima consegniamo e prima fatturiamo". Questo in risposta ad una mia tendenza ad approfondire quello che facevo, chiedendo spesso consigli e ovviamente aumentando il tempo di esecuzione del lavoro.
Adesso? Escono da ingegneria (io parlo della civile) senza sapere cos'è un cordolo, non hanno mai visto una betoniera. Gli hanno riempito la testa sul fatto che si devono specializzare, quindi altri corsi, altri master (ovviamente non in cantiere, si rischia di sporcarsi di calce), l' importante per loro è mettere sul curriculum l'aver partecipato a corsi post lauream sempre teorici (che servono solo ai professori per i loro interessi carrieristici accademici), figuriamoci saper disegnare l'armatura di una trave in cemento armato, non ne hanno la minima idea, tanto la sforna il software di calcolo. Cosi' siamo messi, la dura realtà.

Prima consegniamo e prima crol....
Pardon
Prima incassiamo....

Brrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr
 
la formazione è evidentemente alla base dello sviluppo sociale, culturale ed economico di un Paese e ci sono precisi indicatori che valorizzano queste voci.
In queste voci non eccelliamo da cui ne deriva che anche il sistema scolastico non è così efficace

Questo è un falso assioma della società in cui viviamo in cui sviluppo = ricchezza e quindi tutto ciò che non serve a produrre viene tagliato.
Il senso di scuole come il classico e dei licei in generale è (dovrebbe essere al netto della mancanza di fondi e controllo su chi vi insegna) di formare in senso ampio e non solo nell'ottica lavora-produci-consuma. Concetto che ormai si va sempre più perdendo e che in altri paesi si è già perso, perchè si reputa che lo scuola non serva a educare ma a creare produttori.

Le stesse indagini che ci dicono che sul lato tecnico all'estero sono più formati di noi, ti dicono anche che un italiano uscito da liceo mediamente conosce la letteratura inglese ma non viceversa. Ovviamente questo non può essere valorizzato in moneta e quindi nella società odierna è trascurato.

Comunque io ho fatto lo scientifico
 
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