di Armando La Torre - tuttologo -
"Se il prezzo di listino di una Panda base è di circa 11.400 €, qual è all'incirca il costo industriale di produzione?
Quel prezzo di listino non è il valore dell'auto, è il prezzo della tua inconsapevolezza in materia di economia industriale, un numero studiato a tavolino per sfruttare la tua percezione.
La dura e cruda verità è che il costo industriale puro per assemblare una Fiat Panda base, ovvero la somma del valore dei materiali grezzi, della manodopera e dell'energia consumata in fabbrica, si aggira in una forbice tra i 4.000 e i 5.000 euro, e sono persino generoso.
Stiamo parlando di un veicolo progettato decenni fa, il cui stampo è stato ammortizzato da ere geologiche, costruito con lamiere sottili, plastiche economiche e componenti standardizzati prodotti in massa in paesi dove il costo del lavoro è una barzelletta. Ogni singolo pezzo di quella macchina è il risultato di una negoziazione al ribasso con i fornitori, una lotta al centesimo per limare i costi fino all'osso. Quello che esce dalla catena di montaggio non è un'automobile nel senso nobile del termine, ma il più efficiente assemblaggio di materiali a basso costo che la legge consenta di mettere su quattro ruote.
Su quel misero costo di produzione si abbatte una valanga di ricarichi che compongono il prezzo finale, una montagna di spese che tu paghi fino all'ultimo centesimo. Prima di tutto, ci sono i costi "invisibili" dell'azienda: ricerca e sviluppo (per un progetto vecchio di vent'anni), marketing e pubblicità (per convincerti che quel cassone di metallo sia la scelta giusta per te), logistica e trasporto (per spostare il rottame dalla Polonia fino al concessionario sotto casa tua).
Poi arriva la parte più succosa, il margine di profitto per Stellantis, che deve remunerare azionisti e manager strapagati. A questo si aggiunge il margine del concessionario, un altro parassita nella catena che deve pagare showroom, venditori e campagne promozionali. Infine, come un avvoltoio finale, arriva lo Stato, che si prende la sua fetta enorme sotto forma di IVA, un'imposta che paghi non sul costo di produzione, ma sul prezzo finale già gonfiato da tutti gli altri.
Quando finalmente firmi il contratto per la tua Panda da 11.400 euro, stai pagando meno di 5.000 euro per un'auto e più di 6.000 euro per finanziare un intero ecosistema che vive sulle tue spalle. Stai pagando lo stipendio di un pubblicitario a Milano, il bonus di un dirigente a Parigi, il profitto di un concessionario nella tua città e le tasse per un governo perennemente a caccia di soldi. Il prezzo di listino non riflette il valore intrinseco del bene, ma il massimo importo che il mercato è disposto a tollerare per un prodotto di base. Non siamo clienti, siamo polli da spennare alla fine di una lunga e famelica catena alimentare industriale e finanziaria."
				
			"Se il prezzo di listino di una Panda base è di circa 11.400 €, qual è all'incirca il costo industriale di produzione?
Quel prezzo di listino non è il valore dell'auto, è il prezzo della tua inconsapevolezza in materia di economia industriale, un numero studiato a tavolino per sfruttare la tua percezione.
La dura e cruda verità è che il costo industriale puro per assemblare una Fiat Panda base, ovvero la somma del valore dei materiali grezzi, della manodopera e dell'energia consumata in fabbrica, si aggira in una forbice tra i 4.000 e i 5.000 euro, e sono persino generoso.
Stiamo parlando di un veicolo progettato decenni fa, il cui stampo è stato ammortizzato da ere geologiche, costruito con lamiere sottili, plastiche economiche e componenti standardizzati prodotti in massa in paesi dove il costo del lavoro è una barzelletta. Ogni singolo pezzo di quella macchina è il risultato di una negoziazione al ribasso con i fornitori, una lotta al centesimo per limare i costi fino all'osso. Quello che esce dalla catena di montaggio non è un'automobile nel senso nobile del termine, ma il più efficiente assemblaggio di materiali a basso costo che la legge consenta di mettere su quattro ruote.
Su quel misero costo di produzione si abbatte una valanga di ricarichi che compongono il prezzo finale, una montagna di spese che tu paghi fino all'ultimo centesimo. Prima di tutto, ci sono i costi "invisibili" dell'azienda: ricerca e sviluppo (per un progetto vecchio di vent'anni), marketing e pubblicità (per convincerti che quel cassone di metallo sia la scelta giusta per te), logistica e trasporto (per spostare il rottame dalla Polonia fino al concessionario sotto casa tua).
Poi arriva la parte più succosa, il margine di profitto per Stellantis, che deve remunerare azionisti e manager strapagati. A questo si aggiunge il margine del concessionario, un altro parassita nella catena che deve pagare showroom, venditori e campagne promozionali. Infine, come un avvoltoio finale, arriva lo Stato, che si prende la sua fetta enorme sotto forma di IVA, un'imposta che paghi non sul costo di produzione, ma sul prezzo finale già gonfiato da tutti gli altri.
Quando finalmente firmi il contratto per la tua Panda da 11.400 euro, stai pagando meno di 5.000 euro per un'auto e più di 6.000 euro per finanziare un intero ecosistema che vive sulle tue spalle. Stai pagando lo stipendio di un pubblicitario a Milano, il bonus di un dirigente a Parigi, il profitto di un concessionario nella tua città e le tasse per un governo perennemente a caccia di soldi. Il prezzo di listino non riflette il valore intrinseco del bene, ma il massimo importo che il mercato è disposto a tollerare per un prodotto di base. Non siamo clienti, siamo polli da spennare alla fine di una lunga e famelica catena alimentare industriale e finanziaria."
			
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