Il discorso è ricorrente.
Siccome in gennaio arriva il freddo "eccezionale" (come se ci fosse ancora qualcosa che per i mezzi di informazione non è
eccezionale),
siccome arriva la neve, magari anche copiosa,
allora tutti gli allarmi sul clima e sugli effetti dell'inquinamento e della sovrappopolazione sono baggianate.
Io non credo proprio che la questione sia così semplice.
Le variazioni climatiche si manifestano soprattutto sotto forma di
irregolarità nei cicli stagionali e
accentuazione dell'intensità di fenomeni atmosferici.
Non amo assolutamente le esagerazioni e gli integralismi, che annovero tra i mali più dannosi del nostro mondo. Quindi non mi piace, ad esempio, chi da decenni annuncia l'imminente esaurimento delle scorte petrolifere, ottenendo il geniale risultato di azzerare la sensibilità dell'opinione pubblica nei confronti di questo pur inevitabile e sempre meno lontano evento.
Nemmeno mi piace però chi pretende, abbastanza irrazionalmente direi, che
cento anni di frenetiche attività industriali e consumistiche
mai in precedenza esistite, con l'aggiunta di un altrettanto inedito e straripante incremento demografico, non abbiano avuto e non abbiano alcun effetto sui millenari equilibri su cui si basa il
"funzionamento" della natura e del clima. Ancor meno mi piace chi, per sostenere questa tesi, tira regolarmente in ballo il fatto che in passato il pianeta ha già subito cambiamenti ben più drastici ed è sempre riuscito ad uscirne senza particolari problemi, dimenticando di sottolineare almeno
due piccoli particolari:
- i cambiamenti del passato ci sono stati eccome, ma sono sempre stati enormemente più graduali (cento anni sono un istante), ad eccezione delle mega-esplosioni o collisioniil pianeta è sempre riuscito a sopravvivere, verissimo, ma molto spesso ciò non si è potuto dire per i suoi abitanti che, tra l'altro, erano numericamente pochissimi e si accontentavano, per "sopravvivere", di cibo, acqua e clima non proibitivo, senza alcuna "necessità" in termini di case confortevoli, riscaldamento, servizi, energia, tecnologia, industrie, commercio, telecomunicazioni...
Se accusiamo i climatologi di sparare sentenze a favore di interessi di vario genere, forse dovremmo osservare che noi per primi, quando con compiacimento dichiariamo fasulli tutti gli allarmi, proprio
quella cosa facciamo.
Personalmente non vedo alcuna contraddizione tra le preoccupazioni per il riscaldamento globale e l'intenso freddo dei giorni scorsi fuori di casa mia o tra la progressiva desertificazione in certe aree e le inedite violente piogge torrenziali in altre. Anzi. Temo si tratti dei vari ingredienti di una stessa pietanza alla preparazione della quale, ci piaccia o meno, non siamo affatto estranei.
Ovviamente spero anche, assai, di sbagliarmi al 100%, perché in tal caso il futuro che ci attende è molto più sereno di quello che io temo di trovarmi di fronte, specie (paradossalmente) se avrò l'opportunità di vivere qualche altro decennio.