EVOLVO ha scritto:Riporto un articolo esaustivo e su cui concordo dove si parla delle potenzialità non espresse di marchi potenzialmente rilanciabili tipo Guzzi ,riferendosi a quanto fatta da un marchio rilanciato quale Triumph.
"La marca inglese, rinata dalle ceneri di diversi fallimenti, ha riconquistato un posto di prestigio sul mercato internazionale della moto. Un?impresa da industriali d?altri tempi, firmata John Bloor
Se solitamente, prima di pubblicare notizie ?suggerite e pagate? ad un giornale, si scrive ?Pubblicità redazionale?, in questo caso io scrivo: ?Non devo fare un servizio a nessuno e non mi paga nessuno?. Il che significa, spero sia chiaro nonostante il titolo, che ciò che leggerete da qui in avanti è solo una mia personale opinione che intendo manifestare perché mi sembra giusto dare un riconoscimento a chi secondo me l?ha meritato.
Non conosco John Bloor, ma so di lui ciò che dal nostro punto di vista più conta: ha preso in mano nel 1983 i diritti di un marchio motociclistico inglese plurifallito e neanche il più prestigioso dal punto di vista storico, lo ha riportato sul mercato, ha saputo circondarsi di validi collaboratori in casa e fuori, ha superato una batosta tremenda nel 2002, quando un incendio distrusse la fabbrica di Hinckley, ha dato vita ad una gamma produttiva completa ed originale, ha saputo creare uno stretto e coerente legame fra la storia dell?azienda e il suo futuro ed ora punta ad inserirsi fra i primi costruttori in ambito internazionale.
La sua gamma ?alta? riscuote successo in tutti i mercati che possono permettersi il lusso delle attuali ?maxi?, ma il marchio Triumph ora punta anche a diffondersi, con modelli appetibili ed economici, anche nei mercati emergenti, in Asia e in Sud America, mettendo a frutto le più moderne tecniche di co-produzione sull?esempio di quanto già fatto dalle Case giapponesi e dalla BMW.
Tutto ciò stride violentemente con la situazione delle industrie italiane di moto (lasciamo stare gli scooter), tutte tenacemente aggrappate alle ?cosiddette? nicchie. Il termine ?cosiddette? l?ho inserito perché ormai le nicchie, allargate a destra e a manca da più pretendenti, sono ormai tanto slabbrate da aver perso la loro connotazione originale e quindi anche le motivazioni alla loro occupazione.
Le aziende italiane sono validissime, creative e in possesso di tecnologia vincente, ma o si rivolgono solo a un numero molto ristretto di clienti, oppure, pur disponendo di una gamma ampia e competitiva, non riescono ad imporla sul mercato.
Il mio sogno sarebbe un John Bloor italiano. A mio parere l?avevamo: era Ivano Beggio, ma poi la sua carica vincente, per motivi sui quali non mi interessa al momento indagare, è andata scemando fino ad esaurirsi.
Molti anni fa un collega straniero mi disse: ?I giapponesi sono i primi sul mercato mondiale, ma voi non siete gli ultimi, bensì i secondi?. Allora era ancora vero. Oggi non so.
Che non vuol dire niente. Ancora non e' chiaro perche' dovrei comprare una Bonneville piuttosto che una V7. Vabbhe, mi rassegno a constatare che, a parte una chiara volonta' di dare addosso a Guzzi, di argomenti fattivi non ne hai.