Io penso che la situazione di Stellantis sia in questo momento pessima, ma va anche confrontata con quella di altri gruppi generalisti, aggiungendo il fatto che Stellantis ha anche un brand con pretese premium (Alfa Romeo) e uno luxury (Maserati), e gli ultimi due accentuano ancora di più la crisi del gruppo.
La situazione dell’automotive in Europa è drammatica, perché le regole imposte dall’alto sono assolutamente miopi, inadeguate, incompetenti, anacronistiche e per nulla lungimiranti, a mio parere ovviamente.
Che senso ha mettere in ginocchio un intero settore, un settore che in Europa è tra i più importanti, sull’altare di una transizione “ecosostenibile”, che poi così ecosostenibile è dimostrato che non è?
Gli editoriali del nostro direttore sono anni che mettono in guardia l’Europa con previsioni che oggi vengono puntualmente confermate dai fatti, ma non c’è maggiore sordo di chi non vuol sentire.
A questo punto non si tratta di avere pianali condivisi, vetture tutte simili, sinergie ed economie di scala, sono discorsi che scivolano in secondo piano, si tratta della stessa sopravvivenza del gruppo franco-italiano, del futuro di questo gruppo e dei suoi dipendenti (seppur molto diminuiti, anche italiani).
Le scelte strategiche in ottica transizione sono state troppo affrettate, questo è sicuro, ma lo stesso “errore” hanno fatto la maggioranza dei costruttori europei, però non tanto per loro volontà, bensì perché costretti dalle norme suicide dettate “dall’alto”, dai Diktat deliberati dal parlamento europeo (recentemente mi pare anche col voto sfavorevole dell’Italia), dalle terribili “tasse” ecologiche.
E allora che si fa? Si tenta di sopravvivere in qualche modo, sperando che qualche norma venga procrastinata o ridimensionata.