Oggi una Panhard 24 (1963)
Un marchio glorioso nella storia dell’auto esce definitivamente di scena nel 1967 per restare legato soltanto alla produzione di mezzi militari. Panhard, nata come Panhard et Levassor, inizialmente dedicata a macchinari per la lavorazione del legname, era stata la prima azienda francese a realizzare una vettura nel 1891 e da allora capace di distinguersi spesso per l’originalità delle sue scelte costruttive, a volte decisamente anticonformiste e tecnicamente molto sofisticate.
Tecnologia d'avanguardia
La meccanica, progettata da André Jouan, non è da meno e, pur riprendendo schemi e componenti delle precedenti Dyna Z e PL 17, si mantiene comunque assolutamente fuori dell’ordinario. La trazione anteriore si sposa con sportive sospensioni anteriori indipendenti a quadrilateri e posteriori a barre di torsione e con un piccolo bicilindrico “boxer” raffreddato ad aria di appena 848 centimetri cubici, accoppiato ad un cambio a quattro marce interamente sincronizzato. Ma la modesta cilindrata non deve trarre in inganno, perché la potenza è di ben 50 cavalli, che salgono a 60 nella versione battezzata “Tigre” che spinge la 24 fino a 160 chilometri orari, prestazioni paragonabili a quelle di una buona 1.300-1.500 contemporanea.
Un marchio glorioso nella storia dell’auto esce definitivamente di scena nel 1967 per restare legato soltanto alla produzione di mezzi militari. Panhard, nata come Panhard et Levassor, inizialmente dedicata a macchinari per la lavorazione del legname, era stata la prima azienda francese a realizzare una vettura nel 1891 e da allora capace di distinguersi spesso per l’originalità delle sue scelte costruttive, a volte decisamente anticonformiste e tecnicamente molto sofisticate.
Tecnologia d'avanguardia
La meccanica, progettata da André Jouan, non è da meno e, pur riprendendo schemi e componenti delle precedenti Dyna Z e PL 17, si mantiene comunque assolutamente fuori dell’ordinario. La trazione anteriore si sposa con sportive sospensioni anteriori indipendenti a quadrilateri e posteriori a barre di torsione e con un piccolo bicilindrico “boxer” raffreddato ad aria di appena 848 centimetri cubici, accoppiato ad un cambio a quattro marce interamente sincronizzato. Ma la modesta cilindrata non deve trarre in inganno, perché la potenza è di ben 50 cavalli, che salgono a 60 nella versione battezzata “Tigre” che spinge la 24 fino a 160 chilometri orari, prestazioni paragonabili a quelle di una buona 1.300-1.500 contemporanea.