Grattaballe ha scritto:
...la revisione serve ... non a circolare di per sé ma a farlo con criteri minimi di sicurezza...
Non direi. La revisione, con relativa spesa, non viene imposta a
chi circola
senza i criteri minimi di sicurezza, ma a
tutti.
Se io
non pago i quattrini della revisione e del bollino blu io
non posso circolare, indipendentemente dallo stato in cui si trova la mia automobile. Quindi se uno ha, ad esempio, un'auto di 4, 6 o 8 anni che ha sempre guidato in maniera non "sportiva" e sempre tenuto con ragionevole cura (per cui niente fumosità particolari, freni e pneumatici non nuovi o da gara ma a posto ecc.) quei 70? a
nulla di concreto servono: il revisore di turno misura, controlla, verifica, trova che tutto è in ordine (come previsto) ma
piglia i quattrini, nonostante l'auto esca dal "tribunale" esattamente come è entrata, mentre il proprietario si trova in tasca 70? in meno e il lasciapassare per poter circolare fino alla prossima volta.
Per quanto riguarda i
...i criteri minimi di sicurezza che non tutti sono in grado di valutare...
non credo serva essere ingegneri per capire se la macchina ha un problema tale da comprometterne in maniera consistente la sicurezza
minima (gomme lisce, freni inefficaci, sterzo ballerino, fanali scassati, frecce penzolanti).
Così come non serve grande specializzazione per accorgersi che ad ogni accelerata l'auto annerisce l'orizzonte di chi segue.
...Un controllo a tutti ci sta, mi sembra il minimo...
Su questo non piove. Diluvia invece sul fatto che questo controllo debba essere
sempre e comunque
pagato, anche da chi ha l'auto in perfette condizioni. Con la stessa "logica", allora, i vigili o i finanzieri che effettuano un controllo e nulla di irregolare trovano dovrebbero farsi pagare per il controllo stesso.
...si usa praticamente in tutto il mondo "civile" ... le auto collaudate da noi verrebbero trombate in tutto il resto d'Europa...
Due mode al prezzo di una: partire dal presupposto che gli stranieri siano sempre e comunque migliori e prendere ad esempio, di ciò che accade all'estero, solo ciò che di volta in volta fa comodo.
Personalmente ho conosciuto il concetto di "revisione" periodica obbligatoria circa 40anni fa, in occasione di un soggiorno nei dintorni di Londra. Vigeva un meccanismo molto semplice: per poter pagare il bollo annuale bisognava presentarsi all'ufficio postale
con il certificato di avvenuto collaudo (MOT), che poteva essere ottenuto in una qualsiasi officina abilitata. Tutto perfetto, quindi?
Macché; si vedevano in giro delle auto semidistrutte con i fari penzolanti.
Come mai, nonostante la innata superiorità degli stranieri? Perché anche lì, come ovunque, c'erano le persone che si comportavano bene e le altre, che cercavano meccanici compiacenti o che sostituivano le ruote per fare il controllo e poi tornavano a montare quelle di prima e così via.
Alla fine, sempre al solito punto si arriva. Ci si illude che introducendo sempre nuovi obblighi e divieti e castighi si possa risolvere il problema della mancanza di onestà, correttezza, educazione, razionalità, senso della misura.
Una illusione totale, come quella di quel papà che, nella speranza di "tirare su bene" la sua figliola adolescente, la sommerge di divieti categorici (a casa sempre alle 21, niente feste, niente discoteca, niente scooter, niente trucco, niente gonne sopra il ginocchio, niente magliette attillate ecc. ecc.), ottenendo in cambio l'esatto contrario di quanto (ingenuamente o ipocritamente) sperato.