<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Ecco il piano industriale | Page 7 | Il Forum di Quattroruote

Ecco il piano industriale

BufaloBic ha scritto:
a me sembra che se uno si guarda intorno si rende conto che tutti i costruttori europei compresi i tedeschi, i tre premium, comprese Ferrari e Maserati sono tutti in perdita in Europa. Chi ha investito di piu' perde di piu', chi si é salvato lo ha fatto solo con gli utili di altri mercati. Mi sembra che le altre cose le vedi solo tu

Gli utili in "altri mercati" li ha a portata di mano anche Fiat, e non da un mese.

Eppure Lancia é "troppo morta" per tentare di rianimarla, e Alfa é sempre lì, non esattamente travolta da una tempesta di investimenti e rilancio.

Domando: davvero lo vedo solo io?
 
_Ulisse_ ha scritto:
sebaco ha scritto:
Estimatore58 ha scritto:
all'epoca Fiat vendeva fondamentalmente in Italia, qualcosa in altri paesi del Sud Europa e qualche altro centinaio di migliaia in Brasile...la redditività era molto bassa a causa della tipologia di auto prodotte...aveva 2 marchi near Premium, di cui Lancia (lusso) rappresentava quello su cui investire maggiormente... Audi, con la 50, altro non era che un clone Volks.....invece oggi......Marchionne aveva i soldi presi a GM e cosa ne ha fatto?....qualche restyling e poco di nuovo
guarda caso, dopo 8 anni alla guida del gruppo, si accorge che per fare utili bisogna investire sui Premium, che aveva ed ha buttato praticamente nel secchio della spazzatura (attuale investimento sulla 4 C....diciamo....100.000 milioni di Euro?)
I Premium tedeschi hanno investito in questi anni ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.....non ci sarebbe voluto molto per avere risultati solo di poco migliori degli attuali

Già, non ci sarebbe voluto molto.

Chissà perchè, allora, tranne i tedeschi (che hanno saputo sfruttare meglio di altri l'opportunità rappresentata dall'Euro per crescere i Europa e si sono presentati con solide credenziali) stanno tutti alla canna del gas...
Giocare a monopoli è facile come giocare a poker con i soldi finti. Poi, nella realtà le cose possono rivelarsi un po' più difficili.

Personalmente direi che c'è da essere contenti se non chiude nessun sito produttivo in Italia. Poi, se è aria fritta si vedrà.

Durante i mondiali e gli europei di calcio 60 milioni di ct
Durante il resto dell'anno 60 milioni di ad :rolleyes:
No, 60 milioni di persone che non hanno il gonnellino di paglia e la sveglia al collo .... e conservano un minimo di memoria.
 
modus72 ha scritto:
Nardo-Leo ha scritto:
modus72 ha scritto:
Nardo-Leo ha scritto:
Non mi pare che il tuo esempio sia calzante.
Una cosa è un animale, nello specifico un felino che di natura è molto indipendente, che si comporta seguendo il suo istinto. E una cosa è un piano industriale, che se le cose vanno bene secondo le previsioni, si può realizzare.
Comunque aspettiamo e vediamo come si mettono le cose.
E' calzantissimo, basta volerne vedere il senso...
No, non c'è nessun senso.
Un gatto segue solo il suo istinto, un piano industriale cambia non per l'istinto di Marchionne, ma per il cambiare della crisi europea.
Anch'io mi sto chiedendo se tu ci sia o ci faccia, e non so cosa sia meglio...
Ritenevo assai arduo che qualcuno, leggendo l'esempio, provasse ad attaccarsi alla tipologia di animale o al colore del pelo o ad altri dettagli insignificanti evitando, non so davvero se apposta oppure per l'incapacità di cogliere il punto saliente, di osservare che la metafora del gatto voleva semplicemente dire che se l'esperienza ti mostra un dato di fatto, è decisamente illogico aspettarsi qualcosa di diametralmente opposto.
Ma tant'è, è noto come non ci sia peggior sordo di chi non vuol sentire.
Stai dicendo che l'esperienza ti porta a ritenere che il piano industriale non sarà rispettato.
Ma allora che lo presentano a fare?
E' tutto finto, non faranno nulla, chiuderanno tutto.
Ve bene così?
 
rob4 ha scritto:
pilota54 ha scritto:
Mah, vorrei fare le mie personalissime considerazioni.

1) I "Piani Industriali" non sono la Bibbia: vanno adeguati alle circostanze, all'andamento dei mercati, alle alleanze, ecc.. Un buon imprenditore non fa A solo perchè ha detto che farà A. Se dopo alcuni mesi che ha previsto A vede più conveniente fare B, farà B.

2) La Lancia era già morta con l'avvento di Thema e Flavia, semplicemente delle Chrysler rimarchiate e leggermente modificate per renderle più appetibili sul mercato italiano/europeo. L'operazione però si è dimostrata un flop e quindi io ritengo che, quando l'investimento Thema si sarà esaurito (non parliamo del fallimento Flavia) la Y, unico vero successo attuale del marchio, potrà tornare ad essere chiamata "Autobianchi Y". Qui Marchionne ha fatto un po' di autocritica.

3) Il "Piano Alfa" e il "Piano Maserati" sembrano di fatto i più credibili. La 4C è imminente (gennaio a max. marzo 2013), la Giulia dovrebbe essere in gestazione, l'erede 166 sembra sia deliberata e la "Duetto-Mazda" è stata quanto meno concepita. La Maserati Quattroporte VI è pronta, la "Ghibli III" è quasi pronta e il SUV "Levante" è un derivato Kerokee quindi è credibile.

4) La scelta di prediligere i brands "500", Alfa Romeo, Maserati e Jeep può sembrare limitativa ma risponde a precisi obiettivi di marketing. Sono i marchi che stanno "tirando" (a parte Alfa ma è ancora un brand di risonanza internazionale), quindi perchè non insistere su di essi?
E' inutile intestardirsi su una Fiat o Lancia "grande" che nessuno comprerà mai perchè il dominio tedesco non è scalfibile. Forse lo si potrà scalfire con un'Alfa Romeo o una Maserati, è più che evidente.

5) Non condivido la scelta di procrastinare la nuova Punto al 2015. La 500L ha bisogno di un'alternativa. Non a tutti piacciono le mini-SUV.

Quindi, in definitiva, vado un po' controcorrente. Non me la sento di salire sul carro dei "contestatori". Fino ad oggi le scelte imprenditoriali di "Maglionne" hanno pagato in termini di fatturato e redditività. Si è puntato su singoli mercati, in trend positivo (America) o emergenti (Brasile, Cina), con ottimi risultati. Inoltre si è confermato l'utilizzo degli attuali stabilimenti italiani. Non la vedo così nera.

1) i piani industriali sono programmazioni di medio-lungo periodo che lo scellerato maglionato, vagamente edit, cambia ogni sei mesi a dir tanto.

2) La lancia è morta da tempo, almeno da quano non hanno sostituito la Libra, ammesso e non concesso che fosse una Lancia.
Sono passati svariati anni è te non te ne sei nemmeno accorto.

3) maserati, 4c... non me ne frega un emerito EDIT. Tanto per essere "fini"
Non sono industra, sono artigianato certi modelli.
Non servono a NIENTE se alle loro spalle con ci sono auto di buon livello che fanno i volumi di vendita.

4) Alfa -30%, Maserati è artigianato, 500 ha già il fiato corto (mede in italy di sta michia, tutto costruito all'estero) e jeep -18% in Europa a settembre.
Basta cosi'?

5) Niente Punto, Bravo agonizzante, Delta idem (vabbè, la Lancia è morta, quindi chi se ne frega), Nuova Panda già in cassa integrazione, Giulietta -30%, Mito lasciamo perdere.
E' una Caporetto, te ne sei accorto? No eh? SVEGLIAAAAAAA!!!!!

6) il teorema Marchionne, ossia che possono discriminare sul lavoro quanto gli pare, tanto nessuno si lamenta è smontato: stanno perdendo tutte le cause con la Fiom.

7) in Brasile sono finiti gli incentivi e il mercato a settembre ha fatto -34%...
nel frattempo Fiat sta spendendo qualche centinaio di milioni di euro per incrementare la produzione :D

8) ieri Fiat -4% in borsa, oggi -4,5%.
Un -4% al giorno toglie la Fiat di torno.....

Analisti internazionali valutano che l'azione è comunque overquotata e dovrebbe stare a 3 euro.
Vuol dire che è ancora sopravvalutata di un 20% abbondante.

STABILITO CHE DI MACCHINE NON CAPISCE UNA EDIT, NON S'ERA DETTO CHE ALMENO DI FINANZA NE CAPIVA?
O FORSE CAPIVA SOLO DELLE SUA FINANZE PERSONALI E DEI 200 MILIONI DI STOCK OPTIONS CHE SI E' CIUCCIATO?

Pero' quando leggo che tu non la vedi tanto nera penso che sicuramente hai ragione tu :lol: :lol:

MOD: sei invitato ad evitare linguaggi scurrili ed offensivi.

Quanto mi piacerebbe se qualcuno gli scoprisse il gioco delle 3 tre carte che stà facendo il maglionato... la crisi la crisi... beato chi ci crede ancora. :rolleyes:
 
sebaco ha scritto:
Estimatore58 ha scritto:
all'epoca Fiat vendeva fondamentalmente in Italia, qualcosa in altri paesi del Sud Europa e qualche altro centinaio di migliaia in Brasile...la redditività era molto bassa a causa della tipologia di auto prodotte...aveva 2 marchi near Premium, di cui Lancia (lusso) rappresentava quello su cui investire maggiormente... Audi, con la 50, altro non era che un clone Volks.....invece oggi......Marchionne aveva i soldi presi a GM e cosa ne ha fatto?....qualche restyling e poco di nuovo
guarda caso, dopo 8 anni alla guida del gruppo, si accorge che per fare utili bisogna investire sui Premium, che aveva ed ha buttato praticamente nel secchio della spazzatura (attuale investimento sulla 4 C....diciamo....100.000 milioni di Euro?)
I Premium tedeschi hanno investito in questi anni ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.....non ci sarebbe voluto molto per avere risultati solo di poco migliori degli attuali

Già, non ci sarebbe voluto molto.

Chissà perchè, allora, tranne i tedeschi (che hanno saputo sfruttare meglio di altri l'opportunità rappresentata dall'Euro per crescere i Europa e si sono presentati con solide credenziali) stanno tutti alla canna del gas...
Giocare a monopoli è facile come giocare a poker con i soldi finti. Poi, nella realtà le cose possono rivelarsi un po' più difficili.

Personalmente direi che c'è da essere contenti se non chiude nessun sito produttivo in Italia. Poi, se è aria fritta si vedrà.

la risposta te la sei data da solo....i Premium guadagnano...i gecome è ovvio....
Marchionne non è il solo ad aver fatto un enorme errore di valutazione ma in ottima compagnia....
tutti i generalisti occidentali hanno fatto lo stesso errore...dipendenza elevata da un singolo mercato continentale
PSA, GM con Opel, Ford con la filiazione tedesca, Renault (che tuttavia godeva di una situazione migliore grazie all'alleanza con Nissan)
sia Fiat che Ford avevano marchi Premium, non ci hanno creduto (e la Fiat lo fà storicamente da sempre), PSA e GM hanno fatto tentativi poco convinti in questa direzione.....
risultato....tutti nessuno escluso, stanno messi malissimo in Europa (guarda caso, un generalista asiatico che ripartisce le vendite nei vari mercati continentali va a gonfie vele....)
ora, tranne Ford....che fa una politica diversa, stanno cercando di correre a i ripari investendo nei segmenti Premium.....DS, Initiale Paris ed Alpine, Opel Adam, Fiat (quello che in maniera discutibile, chiamano Piano industriale)
il mio primo numero di Quattroruote è del luglio 1979....già all'epoca la sovracapacità produttiva era un problema che affliggeva l'industria automobilistiica...

questo non è giocare al Monopoli, sono fatti.....

PS....per quanto riguarda la decisione di non chiudere stabilimenti staremo a vedere.....i numeri raccontano una storia diversa rispetto a ciò che dice Marchionne...
 
Estimatore58 ha scritto:
sebaco ha scritto:
Estimatore58 ha scritto:
all'epoca Fiat vendeva fondamentalmente in Italia, qualcosa in altri paesi del Sud Europa e qualche altro centinaio di migliaia in Brasile...la redditività era molto bassa a causa della tipologia di auto prodotte...aveva 2 marchi near Premium, di cui Lancia (lusso) rappresentava quello su cui investire maggiormente... Audi, con la 50, altro non era che un clone Volks.....invece oggi......Marchionne aveva i soldi presi a GM e cosa ne ha fatto?....qualche restyling e poco di nuovo
guarda caso, dopo 8 anni alla guida del gruppo, si accorge che per fare utili bisogna investire sui Premium, che aveva ed ha buttato praticamente nel secchio della spazzatura (attuale investimento sulla 4 C....diciamo....100.000 milioni di Euro?)
I Premium tedeschi hanno investito in questi anni ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.....non ci sarebbe voluto molto per avere risultati solo di poco migliori degli attuali

Già, non ci sarebbe voluto molto.

Chissà perchè, allora, tranne i tedeschi (che hanno saputo sfruttare meglio di altri l'opportunità rappresentata dall'Euro per crescere i Europa e si sono presentati con solide credenziali) stanno tutti alla canna del gas...
Giocare a monopoli è facile come giocare a poker con i soldi finti. Poi, nella realtà le cose possono rivelarsi un po' più difficili.

Personalmente direi che c'è da essere contenti se non chiude nessun sito produttivo in Italia. Poi, se è aria fritta si vedrà.

la risposta te la sei data da solo....i Premium guadagnano...i gecome è ovvio....
Marchionne non è il solo ad aver fatto un enorme errore di valutazione ma in ottima compagnia....
tutti i generalisti occidentali hanno fatto lo stesso errore...dipendenza elevata da un singolo mercato continentale
PSA, GM con Opel, Ford con la filiazione tedesca, Renault (che tuttavia godeva di una situazione migliore grazie all'alleanza con Nissan)
sia Fiat che Ford avevano marchi Premium, non ci hanno creduto (e la Fiat lo fà storicamente da sempre), PSA e GM hanno fatto tentativi poco convinti in questa direzione.....
risultato....tutti nessuno escluso, stanno messi malissimo in Europa (guarda caso, un generalista asiatico che ripartisce le vendite nei vari mercati continentali va a gonfie vele....)
ora, tranne Ford....che fa una politica diversa, stanno cercando di correre a i ripari investendo nei segmenti Premium.....DS, Initiale Paris ed Alpine, Opel Adam, Fiat (quello che in maniera discutibile, chiamano Piano industriale)
il mio primo numero di Quattroruote è del luglio 1979....già all'epoca la sovracapacità produttiva era un problema che affliggeva l'industria automobilistiica...

questo non è giocare al Monopoli, sono fatti.....

PS....per quanto riguarda la decisione di non chiudere stabilimenti staremo a vedere.....i numeri raccontano una storia diversa rispetto a ciò che dice Marchionne...

ci sarà un sacco di C.I. ma non li chiude....
 
BelliCapelli3 ha scritto:
pilota54 ha scritto:
Mah, vorrei fare le mie personalissime considerazioni.

1) I "Piani Industriali" non sono la Bibbia: vanno adeguati alle circostanze, all'andamento dei mercati, alle alleanze, ecc.. Un buon imprenditore non fa A solo perchè ha detto che farà A. Se dopo alcuni mesi che ha previsto A vede più conveniente fare B,  farà B. 

Ciao pilota, d'accordo su tutto il resto, ma su questo punto devo dissentire.

Probabilmente siamo abituati, anche grazie a Fiat, a considerare un piano industriale come una vaga ipotesi ( eufemismo ) , come una mazzetta di slides da mostrare alla stampa. Ma nell'accezione comune - e normale nell'industria - non é esattamente cosí.

Quando un'azienda stila il proprio piano industriale ( che é un oggetto ad uso interno ) , comincia ad investirci sopra miliardi ( perché il piano a quello serve ) ben prima di ufficializzarlo, e questo lo rende vincolante e vincolato: una volta avviata la sua attuazione, salvo guerre termonucleari, non si torna indietro. Perché ogni slittamento o cancellazione di prodotto significano, nel primo caso, tenere immobilizzati miliardi già spesi, su cui non c'é alcun ritorno, nel secondo caso, gettarli proprio nel cesso.

É questo il motivo per cui altre case, una volta stabilito un piano, lo considerano blindato e faticano a tirare i freni dello sviluppo, anche se la congiuntura successivamente peggiora: perché una volta che hai smenato miliardi su quel piano, ti conviene far comunque uscire il prodotto, tentare di giocartelo, pur rischiando un fallimento, piuttosto che buttare a mare gli investimenti fatti e decretare il fallimento immediato a tavolino, senza nemmeno tentare di trovare uno sbocco a fondi comunque già spesi. É come se uno stanziasse tutti i propri averi per costruire una palazzina di 6 appartamenti da affittare, ed una volta arrivato a spendere i 3/4 dell'investimento, decidesse di demolirla perché in questo momento é difficile affittare: pura follia, e perdi sempre meno soldi tentando di adeguarti al mercato in ribasso.

La storia per cui un manager avveduto rivolta i piani industriali come un calzino, anche tre volte in un decennio, é una balla: se lo puó permettere solo Fiat, in quanto su quei piani non ha mai investito un euro: sono carta straccia fin dalla nascita e ci rimangono.

E questo vale se di piano ci si permette di stravolgerne uno. Se i piani industriali buttati all'aria cominciano ad essere tre in un decennio, o giù di lí, qualcuno potrebbe davvero cominciare a chiedersi su cosa investano questi, con quali tempi, e quanti milioni abbiano bruciato in progetti cancellati. Risposta? Zero: i soldi non ce li hanno mai messi.

Poi uno ci riflette sopra, si rende conto che gli attuali modelli sono tutti derivati o modifiche di derivati ( salvo 4c, salvo vederla uscire ) , per cui si vantano tempi di sviluppo lampo, e tutto torna.

Bravo BC, niente altro da aggiungere!
Quoto anche le virgole e gli spazi, e financo la monostella che mi verrà data per far compagnia alla tua! ;)
 
fpaol68 ha scritto:
BelliCapelli3 ha scritto:
pilota54 ha scritto:
Mah, vorrei fare le mie personalissime considerazioni.

1) I "Piani Industriali" non sono la Bibbia: vanno adeguati alle circostanze, all'andamento dei mercati, alle alleanze, ecc.. Un buon imprenditore non fa A solo perchè ha detto che farà A. Se dopo alcuni mesi che ha previsto A vede più conveniente fare B,  farà B. 

Ciao pilota, d'accordo su tutto il resto, ma su questo punto devo dissentire.

Probabilmente siamo abituati, anche grazie a Fiat, a considerare un piano industriale come una vaga ipotesi ( eufemismo ) , come una mazzetta di slides da mostrare alla stampa. Ma nell'accezione comune - e normale nell'industria - non é esattamente cosí.

Quando un'azienda stila il proprio piano industriale ( che é un oggetto ad uso interno ) , comincia ad investirci sopra miliardi ( perché il piano a quello serve ) ben prima di ufficializzarlo, e questo lo rende vincolante e vincolato: una volta avviata la sua attuazione, salvo guerre termonucleari, non si torna indietro. Perché ogni slittamento o cancellazione di prodotto significano, nel primo caso, tenere immobilizzati miliardi già spesi, su cui non c'é alcun ritorno, nel secondo caso, gettarli proprio nel cesso.

É questo il motivo per cui altre case, una volta stabilito un piano, lo considerano blindato e faticano a tirare i freni dello sviluppo, anche se la congiuntura successivamente peggiora: perché una volta che hai smenato miliardi su quel piano, ti conviene far comunque uscire il prodotto, tentare di giocartelo, pur rischiando un fallimento, piuttosto che buttare a mare gli investimenti fatti e decretare il fallimento immediato a tavolino, senza nemmeno tentare di trovare uno sbocco a fondi comunque già spesi. É come se uno stanziasse tutti i propri averi per costruire una palazzina di 6 appartamenti da affittare, ed una volta arrivato a spendere i 3/4 dell'investimento, decidesse di demolirla perché in questo momento é difficile affittare: pura follia, e perdi sempre meno soldi tentando di adeguarti al mercato in ribasso.

La storia per cui un manager avveduto rivolta i piani industriali come un calzino, anche tre volte in un decennio, é una balla: se lo puó permettere solo Fiat, in quanto su quei piani non ha mai investito un euro: sono carta straccia fin dalla nascita e ci rimangono.

E questo vale se di piano ci si permette di stravolgerne uno. Se i piani industriali buttati all'aria cominciano ad essere tre in un decennio, o giù di lí, qualcuno potrebbe davvero cominciare a chiedersi su cosa investano questi, con quali tempi, e quanti milioni abbiano bruciato in progetti cancellati. Risposta? Zero: i soldi non ce li hanno mai messi.

Poi uno ci riflette sopra, si rende conto che gli attuali modelli sono tutti derivati o modifiche di derivati ( salvo 4c, salvo vederla uscire ) , per cui si vantano tempi di sviluppo lampo, e tutto torna.

Bravo BC, niente altro da aggiungere!
Quoto anche le virgole e gli spazi, e financo la monostella che mi verrà data per far compagnia alla tua! ;)
Ovviamente BC estremizza, dove sta scritto che i piani industriali degli altri gruppi non vengono modificati?
La stessa vag rinviando modelli come il suv Lamborghini o Bentley non modifica i propri piani?
Poi se un gruppo ha delle difficoltà economiche o non ha raccolto gli utili che si attendeva dovrebbe ottusamente andare avanti coi piani preventivati senza modificare nulla? Mah.........
 
Nardo-Leo ha scritto:
fpaol68 ha scritto:
BelliCapelli3 ha scritto:
pilota54 ha scritto:
Mah, vorrei fare le mie personalissime considerazioni.

1) I "Piani Industriali" non sono la Bibbia: vanno adeguati alle circostanze, all'andamento dei mercati, alle alleanze, ecc.. Un buon imprenditore non fa A solo perchè ha detto che farà A. Se dopo alcuni mesi che ha previsto A vede più conveniente fare B,  farà B. 

Ciao pilota, d'accordo su tutto il resto, ma su questo punto devo dissentire.

Probabilmente siamo abituati, anche grazie a Fiat, a considerare un piano industriale come una vaga ipotesi ( eufemismo ) , come una mazzetta di slides da mostrare alla stampa. Ma nell'accezione comune - e normale nell'industria - non é esattamente cosí.

Quando un'azienda stila il proprio piano industriale ( che é un oggetto ad uso interno ) , comincia ad investirci sopra miliardi ( perché il piano a quello serve ) ben prima di ufficializzarlo, e questo lo rende vincolante e vincolato: una volta avviata la sua attuazione, salvo guerre termonucleari, non si torna indietro. Perché ogni slittamento o cancellazione di prodotto significano, nel primo caso, tenere immobilizzati miliardi già spesi, su cui non c'é alcun ritorno, nel secondo caso, gettarli proprio nel cesso.

É questo il motivo per cui altre case, una volta stabilito un piano, lo considerano blindato e faticano a tirare i freni dello sviluppo, anche se la congiuntura successivamente peggiora: perché una volta che hai smenato miliardi su quel piano, ti conviene far comunque uscire il prodotto, tentare di giocartelo, pur rischiando un fallimento, piuttosto che buttare a mare gli investimenti fatti e decretare il fallimento immediato a tavolino, senza nemmeno tentare di trovare uno sbocco a fondi comunque già spesi. É come se uno stanziasse tutti i propri averi per costruire una palazzina di 6 appartamenti da affittare, ed una volta arrivato a spendere i 3/4 dell'investimento, decidesse di demolirla perché in questo momento é difficile affittare: pura follia, e perdi sempre meno soldi tentando di adeguarti al mercato in ribasso.

La storia per cui un manager avveduto rivolta i piani industriali come un calzino, anche tre volte in un decennio, é una balla: se lo puó permettere solo Fiat, in quanto su quei piani non ha mai investito un euro: sono carta straccia fin dalla nascita e ci rimangono.

E questo vale se di piano ci si permette di stravolgerne uno. Se i piani industriali buttati all'aria cominciano ad essere tre in un decennio, o giù di lí, qualcuno potrebbe davvero cominciare a chiedersi su cosa investano questi, con quali tempi, e quanti milioni abbiano bruciato in progetti cancellati. Risposta? Zero: i soldi non ce li hanno mai messi.

Poi uno ci riflette sopra, si rende conto che gli attuali modelli sono tutti derivati o modifiche di derivati ( salvo 4c, salvo vederla uscire ) , per cui si vantano tempi di sviluppo lampo, e tutto torna.

Bravo BC, niente altro da aggiungere!
Quoto anche le virgole e gli spazi, e financo la monostella che mi verrà data per far compagnia alla tua! ;)
Ovviamente BC estremizza, dove sta scritto che i piani industriali degli altri gruppi non vengono modificati?
La stessa vag rinviando modelli come il suv Lamborghini o Bentley non modifica i propri piani?
Poi se un gruppo ha delle difficoltà economiche o non ha raccolto gli utili che si attendeva dovrebbe ottusamente andare avanti coi piani preventivati senza modificare nulla? Mah.........

La differenza fra poter tornare indietro su un determinato progetto oppure no sta proprio nell'averci giá cominciato ad investire soldi, oppure no.

E fare un commento simile proprio su Vw, con la gamma prodotti finiti e progetti in corso che si ritrova, significa che non si sa di cosa si sta parlando.

Tutti si ricordano di che progetto sventurato sia stata, per Vag, la veyron. Ci hanno sputtanato miliardi, ad un certo punto sembrava evidente non avessero competenze tecniche e tecnologie sufficienti a farle rispettare le specifiche di progetto, in sicurezza. La cosa più semplice sarebbe stata rinunciare, e risarcire tutti gli emiri, che già avevano sborsato l'anticipo. Invece sono arrivati fino in fondo, e la vettura l'hanno consegnata e continuano a venderla, dando luogo al bilancio di progetto probabilmente più in perdita della storia dell'automobile. Non importa quante ne venderanno: sempre miliardi ci avranno perso. ma intanto loro sono "quelli che hanno concepito la Veyron", ed ogni pezzo venduto riporta in cassa un pochino dei soldi spesi peper farla.

Perché lo hanno fatto? Sono stupidi? Beh... probabilmente non sono astuti come Marchionne, e ad inizio progetto il super ego di Piech si é palesemente fatto prendere la mano. Ma é evidente che se avessero gettato la spugna a metà progetto, avrebbero comunque perso di più che ad arrivare in porto con una veyron pronta da vendere, ed a far tornare in cassa qualcosa dei soldi spesi. Senza contare il fattore immagine.

Ricordo anche progetti come Phaeton e Maggiolino. Probabilmente sbagliati, ma non hanno gettato la spugna nemmeno su quelli, anzi, hanno rilanciato con modelli nuovi.

La morale é che se il modello esiste solo sulla carta, lo cancelli quando vuoi. Se invece ci sono dentro già i tuoi miliardi, hai superato il punto di ritorno e lo mandi avanti, perché non hai alternative.

Non dico che una casa non possa arrivare a cancellare, ad investimenti già avviati e con grandi perdite, un progetto già avanzato. Succede anche ad altre case, specie in questo momento.

Ma siamo seri: Marchionne ha cancellato praticamente qualunque cosa sia comparsa sulle slides, negli ultimi dieci anni. Significa che esisteva solo sulla carta. Altrimenti ad ogni cancellazione o slittamento avrebbe buttato miliardi dalla finestra, senza appello: semplicemente impensabile.
 
Nardo-Leo ha scritto:
Ovviamente BC estremizza, dove sta scritto che i piani industriali degli altri gruppi non vengono modificati?
La stessa vag rinviando modelli come il suv Lamborghini o Bentley non modifica i propri piani?
Poi se un gruppo ha delle difficoltà economiche o non ha raccolto gli utili che si attendeva dovrebbe ottusamente andare avanti coi piani preventivati senza modificare nulla? Mah.........
Estremizza ben poco...
Il gruppo tedesco ha rinviato dei suv di segmento superlusso, ma si è ben guardato dal rinviare o addirittura cancellare uno qualsiasi dei suoi cavalli di battaglia VW o Audi o Skoda. QUESTO non è un paragone sostenibile...
 
Delle modifiche ai piani ci saranno pure anche da parte di altri costruttori ma in fiat li buttano nel cesso e ripartono tutte le volte da capo, segno evidente che appunto son piani solo teorici... hanno troppa paura di spendere e restano fermi... intanto gli altri seppur piano, si muovono.
 
BelliCapelli3 ha scritto:
La differenza fra poter tornare indietro su un determinato progetto oppure no sta proprio nell'averci giá cominciato ad investire soldi, oppure no.

E fare un commento simile proprio su Vw, con la gamma prodotti finiti e progetti in corso che si ritrova, significa che non si sa di cosa si sta parlando.

Tutti si ricordano di che progetto sventurato sia stata, per Vag, la veyron. Ci hanno sputtanato miliardi, ad un certo punto sembrava evidente non avessero competenze tecniche e tecnologie sufficienti a farle rispettare le specifiche di progetto, in sicurezza. La cosa più semplice sarebbe stata rinunciare, e risarcire tutti gli emiri, che già avevano sborsato l'anticipo. Invece sono arrivati fino in fondo, e la vettura l'hanno consegnata e continuano a venderla, dando luogo al bilancio di progetto probabilmente più in perdita della storia dell'automobile. Non importa quante ne venderanno: sempre miliardi ci avranno perso. ma intanto loro sono "quelli che hanno concepito la Veyron", ed ogni pezzo venduto riporta in cassa un pochino dei soldi spesi peper farla.

Perché lo hanno fatto? Sono stupidi? Beh... probabilmente non sono astuti come Marchionne, e ad inizio progetto il super ego di Piech si é palesemente fatto prendere la mano. Ma é evidente che se avessero gettato la spugna a metà progetto, avrebbero comunque perso di più che ad arrivare in porto con una veyron pronta da vendere, ed a far tornare in cassa qualcosa dei soldi spesi. Senza contare il fattore immagine.

Ricordo anche progetti come Phaeton e Maggiolino. Probabilmente sbagliati, ma non hanno gettato la spugna nemmeno su quelli, anzi, hanno rilanciato con modelli nuovi.

La morale é che se il modello esiste solo sulla carta, lo cancelli quando vuoi. Se invece ci sono dentro già i tuoi miliardi, hai superato il punto di ritorno e lo mandi avanti, perché non hai alternative.

Non dico che una casa non possa arrivare a cancellare, ad investimenti già avviati e con grandi perdite, un progetto già avanzato. Succede anche ad altre case, specie in questo momento.

Ma siamo seri: Marchionne ha cancellato praticamente qualunque cosa sia comparsa sulle slides, negli ultimi dieci anni. Significa che esisteva solo sulla carta. Altrimenti ad ogni cancellazione o slittamento avrebbe buttato miliardi dalla finestra, senza appello: semplicemente impensabile.

Vedi che estremizzi?
La 4C era sulla slide o no? Mi pare che ci fosse se ricordo bene e non è stata cancellata.
La Giulietta sw non c'era, si era ipotizzata e poi non si è fatta.
La nuova ammiraglia prima non c'era, poi se ne è parlato e ora vogliono farla.
E' chiaro che se il progetto è ancora sulla carta lo cancelli in un istante, se lo hai quasi finito è ovvio che lo porti a termine.
Poi vag non fa testo ha buttato più soldi lei di tutti gli altri messi insieme.
 
Sergio Marchionne al "Corriere":
«Credo nel Paese, sfideremo i marchi tedeschi con Alfa e Maserati»

«Possiamo farcela, ecco la svolta Fiat
Investiamo in Italia, poi fusione Chrysler»

Marchionne: credo nel Paese, ora uno sforzo di tutti. Sfideremo i marchi tedeschi con Alfa e Maserati

TORINO - «Ha visto come ha reagito la Borsa? Totalmente prevedibile». Perché non chiude in Italia? «Ovviamente». Dopodiché Sergio Marchionne smette di guardare le quotazioni. Amen, se gli analisti «non condividono la strada che abbiamo scelto». Lui, alla fine, sul Paese ha deciso di puntare. Le tre sacche da viaggio sono lì, in un angolo dell'ufficio: sempre pronte, messe in fila una dietro l'altra. Le ore di volo fanno 40 giorni all'anno, e tra poco riparte di nuovo per Detroit. Ma intanto il messaggio è questo: «Ci credo. Credo nell'Italia, quella di Mario Monti, quella che vuole cambiare». Dunque: «Prima investo qui per andare a fare concorrenza ai tedeschi». Solo dopo manderà avanti la completa fusione Fiat-Chrysler: «Diciamo 2014-2015. Tutto insieme non lo posso fare».

Promette: pieno rilancio di tutti e cinque gli stabilimenti italiani, riassorbimento completo dei 23 mila dipendenti. L'aveva già fatto. Poi, con la crisi in Europa, sono arrivati i dubbi. Perché adesso gli scettici le dovrebbero credere?
«Perché bugie non ne ho mai dette. Ho guardato il mercato, l'ho affrontato resistendo alle critiche ma senza fare macelleria sociale. Adesso, dico che nonostante tutto le condizioni ci sono. è vero, questo è un Paese complicato. Molto complicato. Martedì ero al consiglio d'amministrazione. C'era la Fiom, fuori, che fischiava. Noi, dentro, prendevamo decisioni di grande coraggio. Se la Fiat avesse scelto di andarsene, l'impatto sociale forse si sarebbe potuto gestire, quello sull'immagine dell'Italia a livello internazionale no. Il più grande gruppo industriale del Paese che lascia? Sarebbe stato devastante».

Eppure lei per primo lo ha ammesso: era un'opzione. E non è che, nel frattempo, le condizioni strutturali del Paese siano così cambiate. Fosse andato in Polonia, o in Brasile, alla Fiat sarebbe costato meno.
«Vero, e perciò la Borsa ha reagito come ha reagito. Vero pure che Monti era riuscito a calmare le acque ma ora siamo di nuovo in attesa di atterraggio: un periodo indefinito, scandito dal clima elettorale. Vero, infine, che il mercato europeo dell'auto sta raschiando il fondo del barile e per altri due anni continueremo a vederlo da lì, dal basso».

Appunto. E quindi? Dove sta la convenienza? Se dice che lo fa solo per responsabilità verso il Paese non le crederanno.
«Chiariamo subito: io stesso l'ho definita una scelta "non per deboli di cuore". In Europa tre costruttori chiudono fabbriche, Ford guadagna in America ma non mette soldi qui, la Francia dà a Peugeot sette miliardi pubblici. Noi faremo da soli. Ma vede: la Fiat è un cantiere aperto, non chiude mai. Per la terza volta, con la condivisione totale di John Elkann e della famiglia, rivoltiamo l'azienda. L'abbiamo fatto nel 2004. Rifatto nel 2009, con Chrysler. Ed è stata quella la mossa, intelligente, che ci consente ora di ridisegnarla completamente, puntando ovviamente a guadagnare nonostante tutti gli scenari italiani ed europei. Oggi è grazie a Chrysler che possiamo far leva su Alfa e Maserati e andare a dare fastidio ai concorrenti dei brand premium».

Nuova dichiarazione di guerra ai tedeschi? L'obiettivo è ambizioso.
«Vedrete».

Il rilancio Alfa l'ha promesso altre volte, in passato. Per sua stessa ammissione ha sempre fallito.
«Se non avessi avuto le architetture e le piattaforme della Chrysler, i motori base, i 2.300 concessionari americani mi sarebbe impossibile anche adesso. Li ho. Possiamo metterci i soldi».

Quanti? Quando?
«Non l'ho detto nemmeno ai sindacati. L'annuncio di Fabbrica Italia è stato il mio più grande errore: il mercato è crollato e mi hanno impiccato sui dettagli. Ora lavoreremo in silenzio, a testa bassa, lasciando che a parlare siano i fatti. Il primo lo vedrete a gennaio, con la nuova Maserati Quattroporte».

è vero che Melfi partirà presto, a giorni?
«La prossima settimana ci vanno i nostri tecnici. Entro l'anno cominceremo a spendere i primi soldi».

Perché ha spostato lì i mini Suv, Jeep compresa, che fino a tre mesi fa sembravano ancora previsti a Mirafiori?
«Perché da due i modelli sono diventati tre. A Mirafiori l'impianto non sarebbe bastato. E poi è quello con i maggiori costi strutturali».

Dunque qui, a Torino, conferma: polo dell'alta gamma Alfa-Maserati?
«Confermo. Mirafiori e Grugliasco saranno la nostra arma per sfondare anche negli Usa. E di nuovo c'entra Chrysler: il Suv della Maserati, che chiameremo Levante, lo possiamo fare perché abbiamo la piattaforma della Grand Cherokee».

Intanto cancella la Lancia.
«No. Rimane la Ypsilon. Il resto arriverà da Chrysler».

Ridimensiona anche il marchio Fiat, se è vero che Panda e 500 saranno un brand nel brand.
«Di nuovo: no, Fiat resta. è però "500" il marchio spendibile anche all'estero. Negli Usa da un anno sorpassiamo stabilmente le vendite Mini: ma chi la compra vuole guidare la 500, non la Fiat. Mi devo spendere il marchio, allargarlo a un'intera famiglia. Con la 500L, che abbiamo appena iniziato a vendere. E altre sorprese che arriveranno».

Per la Panda non è la stessa cosa.
«Non in America. Ma là il prossimo Freemont sarà di fatto un "Pandone"».

Quella che lei promette è una totale rivoluzione Fiat. Marchi, modelli, fasce di mercato. Tutto in due, tre anni al massimo. Stavolta non si torna indietro?
«Legga quest'agenzia. La solita Fiom: "Mirafiori, lo stabilimento delle illusioni". Ma non scherziamo. Ci vuole un enorme coraggio a investire adesso, andare sulla fascia alta mettendo in gioco tutte le nostre competenze ed eredità migliori. La Ferrari, l'Alfa, la Maserati, dall'altro fronte i 70 anni della Jeep. Se l'avessi fatto in questi due anni, buttando soldi nel sistema come molti avrebbero voluto, avrei portato i libri in Tribunale. Adesso che possiamo permettercelo, però, occorre sempre la stessa cosa: pagherò le royalties a Montezemolo, ma il concetto è quello suo, è fare squadra. Con i sindacati e con il governo».

Ai primi, ossia a Cisl, Uil, Fismic e Ugl che con Fiat hanno firmato i nuovi modelli contrattuali, ha sostanzialmente detto: o anche voi vi impegnate attivamente per isolare le minoranze che «non fanno il bene del Paese e soprattutto dei lavoratori», o la competitività per l'export è a rischio. Non si stupisca se la Fiom dice che vuole dividere il sindacato.
«è la Fiom che si è divisa da sola. è incapace di adattarsi a una realtà in cui la maggioranza vuole lavorare e non farsi condizionare dalla minoranza. Non mi importano gli attacchi personali. Ma ai referendum ha vinto il lavoro. Sono quelle persone, sono i ragazzi di Pomigliano che io devo difendere. Gente che non mi ha mai mollato e che devo proteggere».

Ne manda a casa 19 per far posto agli iscritti Fiom reintegrati dal giudice.
«è totalmente coerente. La cassa integrazione è arrivata anche lì. Non c'è lavoro sufficiente, dove metto anche solo un assunto in più? Risponda la Fiom. Ma non accetto lezioni di democrazia».

Problema di sindacato?
«Problema di rappresentanza. Poi è vero che il sindacato in Italia è troppo frammentato: ma con Cisl, Uil, Fismic, Ugl condividiamo un progetto, hanno accettato di mettersi in gioco, la loro parte la fanno. Perché devono essere considerati servi di un padrone che non esiste più se non nella storia dell'Ottocento? Perché c'è chi va a fare comizi davanti all'Irisbus, costretta a chiudere perché da anni è senza commesse pubbliche, e poi però compera autobus in Turchia? E perché i media questo non lo raccontano? A proposito di giornali: dobbiamo starci, all'aumento di capitale di Rcs?».

Deve dirlo lei.
«L'ha già detto John. Se ci sono piani credibili, si sostengono».

La Fiat usata in campagna elettorale: non dica che non se l'aspettava.
«Guardi, non so cosa vogliano fare i partiti. So che l'alternativa a Monti non è bella. Se non ci va lui, all'estero, chi ci mandiamo? Abbiamo recuperato credibilità. Il coraggio di quest'uomo che si è giocato tutto, faccia e credibilità, è unico».
Quanto gioca la sua presenza sulla sua scommessa per l'Italia?
«Un bel po'. E anche la speranza che rimanga. Quando l'ho visto per la prima volta da premier mi ha detto: "Non ho un euro". Avete scritto che ieri ci siamo sentiti. è vero. Mi ha detto solo: "Decisione stoica, la ringrazio". Ho apprezzato allora e adesso. Anche se "chi comanda è solo", quella di Monti è un'Italia diversa da quella che ho conosciuto in questi anni. è quella per cui si può scommettere».

Dal governo non si aspetta proprio niente? L'ha detto lei, che agevolazioni all'export sono necessarie.
«Guardi, l'Europa della libera concorrenza nell'auto è già saltata. La Francia dà sette miliardi a Psa. La Germania l'ha fatto in passato e, se sarà necessario, alla fine interverrà su Opel. Noi sappiamo che in Italia, mercato che in cinque anni ha perso il 40%, non c'è niente da dare a nessuno e comunque noi non lo vorremmo. Continueremo a fare da soli. Ma per l'export, per tutte le imprese, i paletti ci sarebbero. In entrata e in uscita. Se uno fa cento bottiglie da esportare, su quelle cento gli si potrebbero magari ridurre le imposte ed eliminare i passaggi burocratici».

Ci crede?
«C'è un tavolo, lavoriamo insieme. Vediamo».

«Vediamo» pure le voci su una maxifusione con Gm, Opel, Psa e lei alla guida?
«Pettegolezzi».

Che contribuiscono, però, a farla finire in mezzo alla campagna elettorale non soltanto in Italia: anche Mitt Romney l'ha tirata in ballo contro Barack Obama.
«Un autogol, credo. Posso dirle questo: qui mi chiamano "l'americano", là mi ha dato fastidio quello sprezzante " Italians " con cui Romney ha bollato la Fiat. Non è piaciuto a me e, credo, a nessun altro italiano».
 
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