Toyotismo; (materia oggetto di studi in ambito universitario ... ed alla quale hanno in tempi abbastanza recenti attinto anche costruttori d'auto come Fiat, Vw, Renault, etc... e che proprio grazie a ciò possiamo assistere ad effettivi risultati ottenuti come ad es i premi di metodologie industriali come quelli riconosciuti agli stabilimenti Fiat in terra di Polonia.)
Ad individuare nel 1974 la data saliente della terza rivoluzione industriale è anche Cristiano Martorella (2002), specialista dell?economia giapponese.
Nella storia economica si indicano due rivoluzioni industriali avvenute in Europa. La prima avvenuta intorno al 1760 vide il passaggio dall?industria domestica alla fabbrica attraverso l?introduzione di nuovi macchinari (filatoio meccanico, macchina a vapore, laminatoio, etc.) e maturò nel periodo dal 1815 al 1840 grazie allo sfruttamento dell?energia termica ricavata dal carbone. La seconda rivoluzione industriale incominciò intorno al 1890 e fu favorita da una serie di innovazioni tecnologiche (il motore a combustione interna, il motore elettrico, etc.) e lo sfruttamento dell?energia elettrica e dell?energia termica ricavata dagli idrocarburi, indispensabili anche nella chimica. L?industria subì un?ulteriore trasformazione con l?introduzione della produzione a catena di montaggio di tipo fordista. Fin qui abbiamo tracciato il quadro descritto nei libri di storia, ma esiste una storia che non è ancora ufficiale nonostante sia stata registrata da molti studiosi: la rivoluzione industriale giapponese.
- La terza rivoluzione industriale avvenne intorno al 1974 con l?introduzione della produzione just in time e della qualità totale di tipo Toyota, e maturò grazie allo sfruttamento dell?informatica e delle tecnologie dei semiconduttori. La rivoluzione industriale giapponese segna anche il passaggio dalla società industriale alla società dell?informazione poiché integra i processi produttivi nel nuovo sistema sociale.
Martorella sottolinea che le rivoluzioni industriali avvengono per rispondere ai gravi periodi di crisi economica. La terza può essere interpretata come la risposta alla crisi petrolifera del 1973. Dunque, il
tentativo di superare il vecchio modello produttivo coinvolge più aspetti, da quello energetico a quello tecnologico, per arrivare infine all?organizzazione dell?impresa, ma il momento chiave resta sempre lo stesso. Apparentemente, Martorella non ritiene che la rivoluzione avvenga in un tempo lungo, dove una data può al più essere assurta a simbolo dell?inizio o del culmine della trasformazione, ma sembra piuttosto convinto che la trasformazione si risolva in un breve periodo proprio attorno a quell?anno e nell?area circoscritta del Giappone. Secondo questo studioso, la ristrutturazione rapida e radicale del sistema di produzione nipponico si deve al fatto che il Sol Levante risentì maggiormente della crisi energetica, rispetto a Stati Uniti e Unione Sovietica, per l?assoluta mancanza di risorse petrolifere. Il modello americano sul tipo di Henry Ford deve quindi essere abbandonato a favore del modello giapponese di Toyoda Kiichirou che implica il rovesciamento della logica del marketing e la trasformazione dell?industria in un sistema informatico. La logica del marketing si rovescia perché, al fine di eliminare resi e scorte di magazzino, l?azienda non cerca più di convincere i potenziali clienti ad acquistare un prodotto finito, progettato a monte in tutti i dettagli, ma chiede ai potenziali clienti quale prodotto desiderano e lo produce on demand, su ordinazione e su misura. Tutto ciò richiede una trasformazione radicale dei processi produttivi che riguardano la qualità degli uomini, delle macchine, dell?organizzazione, dei prodotti.
Martorella sostiene che «i sociologi hanno colto meglio il significato della rivoluzione industriale giapponese che era soprattutto concentrata nell?organizzazione del lavoro, e perciò sensibilmente trascurata dagli economisti attenti ai dati macroeconomici e dagli storici interessati alla cronaca. La comprensione riguardava piuttosto la psicologia sociale e le scienze sociali. I sociologi hanno dunque indicato quei cambiamenti nel lavoro che essi definiscono come avvento del postfordismo (altri
chiamano questo nuovo modo di produrre come toyotismo, dal nome dell?azienda giapponese Toyota che lo introdusse per prima)». In sintesi, la produzione in linea basata sulla catena di montaggio è sostituita dalla ?qualità totale? con le isole di produzione o circoli di qualità. Così, i singoli lavoratori non sono specializzati in poche ed elementari mansioni ma hanno un lavoro diversificato e una capacità di controllo sul processo produttivo. Se il lavoratore si accorge o ritiene che il prodotto presenti difetti, può fermare a sua discrezione il processo produttivo e proporre modifiche. Nel toyotismo, a differenza che nel ford-taylorismo, c?è un alto livello di autogestione, non c?è rigida distinzione tra controllori e controllati. L?azienda funziona come una rete, più che come una piramide. Il vantaggio è un miglioramento della qualità del prodotto e quindi una minore probabilità di reclamo o di ritorno di prodotti difettosi.
In conclusione, per Martorella, «la rivoluzione industriale giapponese ha così trasformato la fabbrica in un sistema informatico ed ha liberato l?uomo dal lavoro meccanico, trasformandolo in un supervisore dei processi produttivi. Ciò avviene in un periodo storico che vede il passaggio dalla società industriale alla società post-industriale. Questa svolta epocale sarà ben compresa quando il passaggio alla società dei servizi e dell?informazione sarà completato».
L?autore pronuncia così la parola magica: società post-industriale. La terza rivoluzione industriale è la trasformazione radicale del tessuto sociale ed economico che ci traghetta dalla società industriale alla società post-industriale.
Ad es gli stabilimenti giapponesi della divisione di lusso Lexus (dove sono anche prodotti modelli T come ad es l'Highlander...) del gruppo Toyota sono stati i primi al mondo a ricevere il riconoscimento di certificazione ISO 9001 (90001 ?).