Purtroppo é una fatica inutile, non si basa su nessuna certezza "scientifica", é solo una umana speranza.
La scienza ci puó solo aiutare a cercare di comprendere che la nostra società cosí come si é sviluppata, in tutte le sue manifestazioni e interazioni, é definibile come un "sistema complesso", concetto nato in ambito fisico-matematico e che ha preso piede soprattutto nell'era dei computer. Un sistema è "complesso" se consta di molte parti intercorrelate, che influiscono una sull'altra, e se pensiamo al nostro mondo e alle sue mille sfaccettature, il concetto gli calza a pennello, anzi oserei la definizione di "società supercomplessa".
Di questa complessità abbiamo goduto dei vantaggi (e sofferto dei svantaggi) di certo fino al giorno dell' arrivo del coronavirus.
E abbiamo tutti scoperto, in pratica purtroppo e da vicino, sulla nostra pelle, uno dei problemi posti teoricamente e legati ai sistemi complessi, l' "effetto farfalla": variazioni finite di un sistema dinamico a partire da variazioni infinitesime delle condizioni iniziali, ovvero il famoso battito d'ala di una farfalla da una parte del mondo che provoca un uragano magari dalla parte opposta.
Direte che i virus ci sono sempre stati, di epidemie pure in passato, alcune molto gravi e mortali, e le società si sono sempre risollevate. Ma quanto uguali a come erano prima? I virus agivano in epoche in cui le società erano meno complesse, piú semplici e meno globali: piú facile quindi ripristinarle, piú facili da riparare, i pezzi erano pochi e semplici. Finita l'epidemia la ripartenza era piú semplice, tanto per fare un esempio l'agricoltura ripartiva bene o male da sola, non aveva bisogno dell' industria pesante che producesse trattori, della chimica per i fertilizzanti, delle celle frigorifere per la conservazione (che a loro volta necessitano di energia elettrica per funzionare), e poi i trasporti, la distribuzione dei prodotti, e mi fermo, potrei andare avanti a cercare collegamenti quasi all'infinito.
Per non parlare poi del sapere disponibile oggi, superspecialistico.
Mica facile oggi quindi il ripristino dopo un evento tragico come quello che stiamo vivendo: tanti pezzi rotti, complicati, deformati, infiniti collegamenti da rifare e che rimettere insieme sperando funzioni tutto come prima risulta complicatissimo (mi viene in mente un paragone con le vetture attuali supertecnologiche).
Potremmo anche scoprire che piuttosto di stare fermi, convenga sacrificare qualche pezzo e andare avanti lo stesso bene o male. Facile a scriversi, ma uno di quei pezzi potremmo essere noi, o la nostra attività o settore.
Dire "andrà tutto bene" é voler chiudere gli occhi sulla realtà, umano sentimento di speranza, come scrivevo in apertura, va bene come slogan da scrivere colorato sugli striscioni appesi ai balconi, ma signori, non prendiamoci in giro, ha piú senso un "andrà tutto in modo diverso e per un bel po' ". Se sarà in meglio (tutto bene) o in peggio (tutto male) dipende da noi.
O dalla farfalla e da come sbatterà le sue ali...adesso che ci penso.