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Covid-19 - argomento generico n.2 - fasi 1-2.

Stato
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Ho appena visto un servizio su TGCom24 relativo alle attività in crisi. In un paese di cui non ricordo il nome tutti i gestori di bar hanno simbolicamente dato le chiavi al sindaco: “Con il distanziamento sociale avremmo comunque perdite insostenibili, inutile riaprire”.

I gestori di discoteche sono disperati, a rischio fallimento, tutti: “Si sono dimenticati di noi, non abbiamo neanche la cassa integrazione per i dipendenti”. Gli albergatori sono sgomenti. Poi ci sono i gestori dei lidi, i cinema, i teatri (Enrico Montesano ha mandato un video-messaggio al governo dove dice che si sono dimenticati anche dei lavoratori dello spettacolo, che sono migliaia), i ristoranti (anche loro lavoreranno in perdita), e ovviamente tutto il settore sport.

Una catastrofe annunciata. E’ una situazione terribile. Come faranno tutte queste categorie (e il relativo indotto) a sopravvivere?
Diventerà tutto statale? No, anche lo Stato rischia il fallimento.

Si fa davvero molta fatica a dire ancora “andrà tutto bene”.....
 
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Mah, almeno con la Mela di Touring dimentichi l’associazione tra “aggiornamento” e “mal di testa” (lo chiamo così, mal di testa, educatamente, ma va letto come profluvio di sante elevazioni :D ). Sui pinguini confesso la più totale ignoranza.

Io faccio regolarmente l'aggiornamento di Windows 10 su tre device che abbiamo in casa (2 notebook e 1 tablet), anche quelli facoltativi, e non ho mai avuto un problema.
 
Si fa davvero molta fatica a dire ancora “andrà tutto bene”.....
Purtroppo é una fatica inutile, non si basa su nessuna certezza "scientifica", é solo una umana speranza.
La scienza ci puó solo aiutare a cercare di comprendere che la nostra società cosí come si é sviluppata, in tutte le sue manifestazioni e interazioni, é definibile come un "sistema complesso", concetto nato in ambito fisico-matematico e che ha preso piede soprattutto nell'era dei computer. Un sistema è "complesso" se consta di molte parti intercorrelate, che influiscono una sull'altra, e se pensiamo al nostro mondo e alle sue mille sfaccettature, il concetto gli calza a pennello, anzi oserei la definizione di "società supercomplessa".
Di questa complessità abbiamo goduto dei vantaggi (e sofferto dei svantaggi) di certo fino al giorno dell' arrivo del coronavirus.
E abbiamo tutti scoperto, in pratica purtroppo e da vicino, sulla nostra pelle, uno dei problemi posti teoricamente e legati ai sistemi complessi, l' "effetto farfalla": variazioni finite di un sistema dinamico a partire da variazioni infinitesime delle condizioni iniziali, ovvero il famoso battito d'ala di una farfalla da una parte del mondo che provoca un uragano magari dalla parte opposta.
Direte che i virus ci sono sempre stati, di epidemie pure in passato, alcune molto gravi e mortali, e le società si sono sempre risollevate. Ma quanto uguali a come erano prima? I virus agivano in epoche in cui le società erano meno complesse, piú semplici e meno globali: piú facile quindi ripristinarle, piú facili da riparare, i pezzi erano pochi e semplici. Finita l'epidemia la ripartenza era piú semplice, tanto per fare un esempio l'agricoltura ripartiva bene o male da sola, non aveva bisogno dell' industria pesante che producesse trattori, della chimica per i fertilizzanti, delle celle frigorifere per la conservazione (che a loro volta necessitano di energia elettrica per funzionare), e poi i trasporti, la distribuzione dei prodotti, e mi fermo, potrei andare avanti a cercare collegamenti quasi all'infinito.
Per non parlare poi del sapere disponibile oggi, superspecialistico.
Mica facile oggi quindi il ripristino dopo un evento tragico come quello che stiamo vivendo: tanti pezzi rotti, complicati, deformati, infiniti collegamenti da rifare e che rimettere insieme sperando funzioni tutto come prima risulta complicatissimo (mi viene in mente un paragone con le vetture attuali supertecnologiche).
Potremmo anche scoprire che piuttosto di stare fermi, convenga sacrificare qualche pezzo e andare avanti lo stesso bene o male. Facile a scriversi, ma uno di quei pezzi potremmo essere noi, o la nostra attività o settore.
Dire "andrà tutto bene" é voler chiudere gli occhi sulla realtà, umano sentimento di speranza, come scrivevo in apertura, va bene come slogan da scrivere colorato sugli striscioni appesi ai balconi, ma signori, non prendiamoci in giro, ha piú senso un "andrà tutto in modo diverso e per un bel po' ". Se sarà in meglio (tutto bene) o in peggio (tutto male) dipende da noi.
O dalla farfalla e da come sbatterà le sue ali...adesso che ci penso.
 
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Non vorrei essere poi troppo pessimista, i sistemi complessi, causa effetto farfalla, possono tendere al caos.
Le equazioni con cui si puó descrivere il problema non hanno, o non é detto, una soluzione analitica, cioé deterministica, possiamo aspettarci di tutto.
 
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Non vorrei essere poi troppo pessimista, i sistemi complessi, causa effetto farfalla, possono tendere al caos.
Le equazioni con cui si puó descrivere il problema non hanno, o non é detto, una soluzione analitica, cioé deterministica, possiamo aspettarci di tutto.

Credo di condividere molto del tuo intervento, rispetto ai tuoi ultimi quesiti penso che se tutti partecipiamo nel affrontare la situazione potremmo uscirne il meno peggio possibile per questo forse è arrivato il momento che qualcuno dica chiaramente che per raggiungere questo scopo ognuno di noi deve rinunciare a qualcosa sia economicamente parlando che come abitudini, fare dei sacrifici, ma questo anche chi ora crede di non doverlo fare perché non vede personalmente problemi.
 
Credo di condividere molto del tuo intervento, rispetto ai tuoi ultimi quesiti credo che se tutti partecipiamo nel affrontare la situazione potremmo uscirne il meno peggio possibile per questo forse è arrivato il momento che qualcuno dica chiaramente che per raggiungere questo scopo ognuno di noi deve rinunciare a qualcosa sia economicamente parlando che come abitudini, fare dei sacrifici, ma questo anche chi ora crede di non doverlo fare perché non vede personalmente problemi.

Quoto. L'egoismo, il pensare solo al proprio orticello, è sempre stato un male per la società, e in questi momenti lo è ancor di più.
 
Purtroppo é una fatica inutile, non si basa su nessuna certezza "scientifica", é solo una umana speranza.
La scienza ci puó solo aiutare a cercare di comprendere che la nostra società cosí come si é sviluppata, in tutte le sue manifestazioni e interazioni, é definibile come un "sistema complesso", concetto nato in ambito fisico-matematico e che ha preso piede soprattutto nell'era dei computer. Un sistema è "complesso" se consta di molte parti intercorrelate, che influiscono una sull'altra, e se pensiamo al nostro mondo e alle sue mille sfaccettature, il concetto gli calza a pennello, anzi oserei la definizione di "società supercomplessa".
Di questa complessità abbiamo goduto dei vantaggi (e sofferto dei svantaggi) di certo fino al giorno dell' arrivo del coronavirus.
E abbiamo tutti scoperto, in pratica purtroppo e da vicino, sulla nostra pelle, uno dei problemi posti teoricamente e legati ai sistemi complessi, l' "effetto farfalla": variazioni finite di un sistema dinamico a partire da variazioni infinitesime delle condizioni iniziali, ovvero il famoso battito d'ala di una farfalla da una parte del mondo che provoca un uragano magari dalla parte opposta.
Direte che i virus ci sono sempre stati, di epidemie pure in passato, alcune molto gravi e mortali, e le società si sono sempre risollevate. Ma quanto uguali a come erano prima? I virus agivano in epoche in cui le società erano meno complesse, piú semplici e meno globali: piú facile quindi ripristinarle, piú facili da riparare, i pezzi erano pochi e semplici. Finita l'epidemia la ripartenza era piú semplice, tanto per fare un esempio l'agricoltura ripartiva bene o male da sola, non aveva bisogno dell' industria pesante che producesse trattori, della chimica per i fertilizzanti, delle celle frigorifere per la conservazione (che a loro volta necessitano di energia elettrica per funzionare), e poi i trasporti, la distribuzione dei prodotti, e mi fermo, potrei andare avanti a cercare collegamenti quasi all'infinito.
Per non parlare poi del sapere disponibile oggi, superspecialistico.
Mica facile oggi quindi il ripristino dopo un evento tragico come quello che stiamo vivendo: tanti pezzi rotti, complicati, deformati, infiniti collegamenti da rifare e che rimettere insieme sperando funzioni tutto come prima risulta complicatissimo (mi viene in mente un paragone con le vetture attuali supertecnologiche).
Potremmo anche scoprire che piuttosto di stare fermi, convenga sacrificare qualche pezzo e andare avanti lo stesso bene o male. Facile a scriversi, ma uno di quei pezzi potremmo essere noi, o la nostra attività o settore.
Dire "andrà tutto bene" é voler chiudere gli occhi sulla realtà, umano sentimento di speranza, come scrivevo in apertura, va bene come slogan da scrivere colorato sugli striscioni appesi ai balconi, ma signori, non prendiamoci in giro, ha piú senso un "andrà tutto in modo diverso e per un bel po' ". Se sarà in meglio (tutto bene) o in peggio (tutto male) dipende da noi.
O dalla farfalla e da come sbatterà le sue ali...adesso che ci penso.

...non so se il covid muta, ma una cosa è certa: sei appena mutato in zinzan.....
 
Quoto. L'egoismo, il pensare solo al proprio orticello, è sempre stato un male per la società, e in questi momenti lo è ancor di più.

Purtroppo questo modo di pensare va contro quello che da anni viene sbandierato e assimilato da molti, si è perso il senso di società,molti sono incapaci di capire che se il prossimo sta bene sto bene anche io, che il benessere personale che oltretutto deriva proprio dalla societa se non propagato agli altri alla lunga porta problemi anche a chi lo possiede.
 
Credo di condividere molto del tuo intervento, rispetto ai tuoi ultimi quesiti penso che se tutti partecipiamo nel affrontare la situazione potremmo uscirne il meno peggio possibile per questo forse è arrivato il momento che qualcuno dica chiaramente che per raggiungere questo scopo ognuno di noi deve rinunciare a qualcosa sia economicamente parlando che come abitudini, fare dei sacrifici, ma questo anche chi ora crede di non doverlo fare perché non vede personalmente problemi.

La tragedia è che la mia rinuncia (ad esempio saltare le ferie al mare quest'estate) per me è un sacrificio che non richiede sforzo, visto che le vacanze sono uno sfizio, ma per tante famiglie sono il modo per mettere un piatto in tavola.
 
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