dalla prima pagina di quattroruote di agosto:
"Eccola qui, la nuova Alfa, la macchina del centenario: arriverà sulle strade a tarda primavera, quando il Biscione festeggierà il secolo di vita... qui vorremmo mettere in fila due riflessioni sulla più controversa Casa Italiana: amatissima, ma tutto sommato poco gettonata in confronto alle potenzialità del marchio.
1) Giusto festeggiare, ci mancherebbe altro, ma soprattutto è il momento di guardare avanti. per anni si è campato di rendita su un grande passato. rievocando all'infinito l'aneddoto del grande Henry Ford, che si levava il cappello ogni volta che incontrava un'Alfa, o le scene di Dustin Hoffman, che correva a cielo aperto sul Duetto de Il Laureato. E' tempo che il Biscione ricomini a progettare automobili che diventino le auto classiche più ricercate di domani, trovando una nuova identità. Che non può essere, diciamolo, la sfida a tutto campo alle tedesche: troppo impari la differenza di mezzi, tecnologia e affidabilità.
L'Alfa deve ritrovare la sua strada, quella della sportività italiana, fatta di bellezza unita a immenso piacere di guida.
2) Del suo "secolo breve", l'Alfa un quarto l'ha trascorso sotto le insegne del Gruppo Fiat. Non è stata una convivenza facile, gli alfisti (categoria tutta particolare) hanno vissuto con insofferenza molte scelte di Torino, frutto di sinergie industriali che sembravano tagliate soprattutto sui marchi di massa. Ora si apre una pagina nuova: l'acquisizione di Chrysler-Dodge schiude le porte al ritorno sul mercato americano e a nuove collaborazioni con i marchi di Detroit. Ma dev'essere l'Alfa a guidare la strada e imporre la sua personalità: piegarla nuovamente alle esigenze altrui significherebbe umiliarne un'altra volta la personalità. Non lo meritano gli alfisti, non lo merita l'Italia".
Che ne pensate di questa riflessione di Mauro Tedeschini...?
"Eccola qui, la nuova Alfa, la macchina del centenario: arriverà sulle strade a tarda primavera, quando il Biscione festeggierà il secolo di vita... qui vorremmo mettere in fila due riflessioni sulla più controversa Casa Italiana: amatissima, ma tutto sommato poco gettonata in confronto alle potenzialità del marchio.
1) Giusto festeggiare, ci mancherebbe altro, ma soprattutto è il momento di guardare avanti. per anni si è campato di rendita su un grande passato. rievocando all'infinito l'aneddoto del grande Henry Ford, che si levava il cappello ogni volta che incontrava un'Alfa, o le scene di Dustin Hoffman, che correva a cielo aperto sul Duetto de Il Laureato. E' tempo che il Biscione ricomini a progettare automobili che diventino le auto classiche più ricercate di domani, trovando una nuova identità. Che non può essere, diciamolo, la sfida a tutto campo alle tedesche: troppo impari la differenza di mezzi, tecnologia e affidabilità.
L'Alfa deve ritrovare la sua strada, quella della sportività italiana, fatta di bellezza unita a immenso piacere di guida.
2) Del suo "secolo breve", l'Alfa un quarto l'ha trascorso sotto le insegne del Gruppo Fiat. Non è stata una convivenza facile, gli alfisti (categoria tutta particolare) hanno vissuto con insofferenza molte scelte di Torino, frutto di sinergie industriali che sembravano tagliate soprattutto sui marchi di massa. Ora si apre una pagina nuova: l'acquisizione di Chrysler-Dodge schiude le porte al ritorno sul mercato americano e a nuove collaborazioni con i marchi di Detroit. Ma dev'essere l'Alfa a guidare la strada e imporre la sua personalità: piegarla nuovamente alle esigenze altrui significherebbe umiliarne un'altra volta la personalità. Non lo meritano gli alfisti, non lo merita l'Italia".
Che ne pensate di questa riflessione di Mauro Tedeschini...?