<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Anche GM concede il 25% | Page 2 | Il Forum di Quattroruote

Anche GM concede il 25%

Mi pare di aver letto di voci dalla confindustria che parlano di stipendi già troppo alti e hanno malsopportato l'aumento indicizzato all'inflazione del contratto metalmeccanico.
La dinamica dei salari non si esaurisce con il giudizio sull' "avidità" della confindustria italiana , anche perchè non si capirebbe "la bontà" delle confindustrie di nazioni dove gli stipendi sono molto più alti...Non sono un economista , ma credo che il problema stia in gran parte "a monte" , in particolare nel posizionamento della nostra nazione nella dinamica materie prime/mercati internazionali . Come si sa , l'Italia dipende dall'estero per gli approvvigionamenti di quelle in misura molto maggiore degli altri paesi citati e questo pesa sui costi di produzione . Inoltre , è noto, la nostra nazione ha subito la deindustrializzazione più della media ue , anche perchè il nostro sistema industialie era/è composto da piccole imprese scarsamente capitalizzate molto di più della media europea e qui si entrerebbe in discorsi non precisamente consentiti in questo forum , per l'influenza della ue su tale problema , che di per sè non aveva impedito all'Italia di diventare la 5a potenza economica mondiale...Aggiungiamo infine la non aderenza delle scuole ( e pure delle famiglie ) italiane alle nuove esigenze di preparazione e specializzazione del personale richiesto da un'industria cosiddetta 4.0...
 
Ho sbagliato io a non farlo a suo tempo, sto spiegando a mia figlia di non ripetere il mio errore.

Pure io...

Mia sorella invece spostandosi di pochi km, in Svizzera ha trovato tutta un'altra situazione lavorativa e anche sociale. Proprio quest'anno è anche diventata cittadina elvetica.

Ha fatto la scelta giusta. Come tanti ha portato all'estero le capacità acquisite nell'università pubblica italiana. Siamo bravi ad esportare menti capaci e giovani. Questo è un paese per vecchi... finché regge.
 
Leggo di un'inflazione del 30% in 18 mesi qui da noi, ma non mi torna per niente scusate. Abbiamo avuto due anni al 6-7% ed ora sta rallentando.
Dipende dal paniere di beni che consideri. Sugli alimentari se non il 30%, ci siamo vicini. Sulla carta e affini, il 50%. Sulle auto, anche oltre il 30% se guardi lo street price e non i listini
 
La dinamica dei salari non si esaurisce con il giudizio sull' "avidità" della confindustria italiana , anche perchè non si capirebbe "la bontà" delle confindustrie di nazioni dove gli stipendi sono molto più alti...Non sono un economista , ma credo che il problema stia in gran parte "a monte" , in particolare nel posizionamento della nostra nazione nella dinamica materie prime/mercati internazionali . Come si sa , l'Italia dipende dall'estero per gli approvvigionamenti di quelle in misura molto maggiore degli altri paesi citati e questo pesa sui costi di produzione . Inoltre , è noto, la nostra nazione ha subito la deindustrializzazione più della media ue , anche perchè il nostro sistema industialie era/è composto da piccole imprese scarsamente capitalizzate molto di più della media europea e qui si entrerebbe in discorsi non precisamente consentiti in questo forum , per l'influenza della ue su tale problema , che di per sè non aveva impedito all'Italia di diventare la 5a potenza economica mondiale...Aggiungiamo infine la non aderenza delle scuole ( e pure delle famiglie ) italiane alle nuove esigenze di preparazione e specializzazione del personale richiesto da un'industria cosiddetta 4.0...
Il problema dell'Italia da questo punto di vista è strutturale.
Viviamo nella retorica dell'idea della bellezza della piccola impresa. Con la storiella del piccolo è bello, si conosce tutta l'azienda, i rapporti umani, il posto di lavoro come una famiglia bla bla bla... Quando bella non è per niente. Le imprese padronali sono sottoscacco della famiglia, non hanno la capacità di investire in ricerca e sviluppo, faticano di più a recuperare capitali. E via via stanno finendo in mani a grandi gruppi (spesso stranieri) quando le generazioni di figli o nipoti che in teoria dovrebbero occuparsene, preferiscono (legittimamente) vendere.
Lo stato, storicamente ha concesso alle imprese di evadere parte delle tasse per recuperare un po' di competitività...con i risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti.
 
In Germania un dottorando guadagna più di me (che sono PA...).Si, abbiamo sbagliato.
prendo spunto dal tuo messaggio ma rispondo anche a pi_greco ed alexmed.
Personalmente credo che un esperienza di qualche anno all'estero sia molto utile per lanciare la propria carriera, ma poi la cosa migliore in termini personali e sociali è quella di rientrare a casa.
Così facendo e perlomeno nel privato si può ambire relativamente giovani a posizioni dirigenziali che consentono un buono stile di vita.

Credo poi che l'emigrazione, sia all'estero che quella tra sud e nord Italia sia un grosso fallimento della nostra società che non ha impatti solo economici ma anche sociali, demografici, culturali e non da ultimo sugli equilibri psicofisici degli emigranti.
Lasciare infatti i propri cari, le proprie tradizioni, amici e luoghi familiari ha un prezzo enorme e da mettere sul piatto al pari dello stipendio
 
Il problema dell'Italia da questo punto di vista è strutturale.
Viviamo nella retorica dell'idea della bellezza della piccola impresa. Con la storiella del piccolo è bello, si conosce tutta l'azienda, i rapporti umani, il posto di lavoro come una famiglia bla bla bla... Quando bella non è per niente. Le imprese padronali sono sottoscacco della famiglia, non hanno la capacità di investire in ricerca e sviluppo, faticano di più a recuperare capitali. E via via stanno finendo in mani a grandi gruppi (spesso stranieri) quando le generazioni di figli o nipoti che in teoria dovrebbero occuparsene, preferiscono (legittimamente) vendere.
Lo stato, storicamente ha concesso alle imprese di evadere parte delle tasse per recuperare un po' di competitività...con i risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti.
stra quoto la tua riflessione
 
Lasciare infatti i propri cari, le proprie tradizioni, amici e luoghi familiari ha un prezzo enorme e da mettere sul piatto al pari dello stipendio
Io ho fatto gavetta lontano comunque, a centinaia o oltre 1000 km da casa. Non è che da dirigente, nel pubblico almeno, ci si possa paragonare ai colleghi stranieri. Se non avessi avuto famiglia sarei partito senza remore. Chi lo ha fatto, quando torna, preferisce ripartire dopo un po'.
 
Dipende dal paniere di beni che consideri. Sugli alimentari se non il 30%, ci siamo vicini. Sulla carta e affini, il 50%. Sulle auto, anche oltre il 30% se guardi lo street price e non i listini
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Beh, se il paniere lo scegliamo noi in base alla tesi che vogliamo dimostrare allora bisogna essere precisi e dettagliati e non parlare di un generico 30% in 18 mesi che non corrisponde minimamente alla realtà.
 
Io ho fatto gavetta lontano comunque, a centinaia o oltre 1000 km da casa.
si ma poi sei tornato a casa.
Come dicevo concepisco qualche anno all'estero per dare un boost alla carriera ma poi la cosa migliore è quella di rientrare imho

Non è che da dirigente, nel pubblico almeno, ci si possa paragonare ai colleghi stranieri. Se non avessi avuto famiglia sarei partito senza remore. Chi lo ha fatto, quando torna, preferisce ripartire dopo un po'.
certo, nel pubblico in Italia non ci sono possibilità e se hai la passione per una mansione specifica non hai scelta che emigrare.
Tuttavia profili con alte competenze come potrebbe essere il tuo sono molto ricercati anche nel privato sebbene per mansioni diverse
 
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