<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Alfa Romeo Giulia(?); Presentaz. Giugno 2015, vendita 1° Trim. 2016 | Page 9 | Il Forum di Quattroruote

Alfa Romeo Giulia(?); Presentaz. Giugno 2015, vendita 1° Trim. 2016

Fedealfa84 ha scritto:
sempre rimanendo nella discussione alfa seg D

1- quanto costò a Fiat progettare la 155?

2- quanti soldi prendeva Nannini correndo con la 155?

3- quant'è la spesa stimata per il progetto 952?

( http://youtu.be/jpANNJB9x7M)
Che bei ricordi l'epoca di Alessandro Nannini.
 
per Nannini insomma

se non avesse avuto quell'incidente con l'elicottero forse nel '94 l'avrebbe potuto vincere lui il mondiale con la Benetton

chissà quante volte c'avrà pensato a quell'incidente e come sarebbe potuto essere la sua carriera in F1

cmq hai qualche info per rispondere alle mie tre domande?
 
albo89 ha scritto:
gitizetadue ha scritto:
dalle ultime news diffuse pare che non sia previsto (almeno inizialmente) il V6 3.0 Diesel 250 CV, peccato davvero, su di un buon telaio con peso contenuto, TP, e quant'altro di "raffinato" poteva essere davvero interessante! (dando per scontato un bellissimo e adeguato design)

Credo che l'unico v6 Diesel sara quello da 280cv circa.. Il 2.2 invece arrivara fino a 240/250, con uno step iniziale da 210

Qualcuno dice che le potenze dovrebbero iniziare con 135cv per arrivare a 190cv se tutto va bene.

http://forum.quattroruote.it/posts/list/780/96509.page#1884721
 
loopo ha scritto:
fpaol68 ha scritto:
transaxle73 ha scritto:
Gt_junior ha scritto:
E'proprio l'opposto invece.
Fu l'ALFETTA ad essere una vettura rivoluzionaria rispetto alla concorrenza, utilizzando, per la prima volta su una vettura di serie, uno schema meccanico fino allora dedicato alle vetture da competizione.
Questo per stessa ammissione di Busso, che si impose verso questo progetto dopo i collaudi comparativi fatti con lo schema Giulia.
La Giulia, auto di eccellenza, e l'Alfetta, non avevano nulla, ma proprio nulla in comune a parte il propulsore (nell'alfetta la coppa era di disegno diverso).
Con l'ALFETTA, l'Alfa Romeo di Luraghi arriva al suo massimo risultato (Luraghi fu messo alla porta nel 73 e l'Alfetta entrò in produzione nella primavera del 72).

Ciò non toglie che la Giulia era una vettura superlativa rispetto alla concorrenza, ma in quanto a rivoluzione, l'Alfetta era decenni avanti pur con aspetti controversi come la manovrabilità del cambio posto transaxle.
Se dovessi dare un nome significativo di nuovo Risorgimento della ex casa di Arese non avrei dubbi. ALFETTA.
Ma considerando i precedenti nefasti (Thema, Flavia, Delta, Giulietta) preferisco che per la futura vettura marchiata Alfa adottassero un nome disgiunto dalla Storia, ormai compromessa.
Quoto Rosario al 100%. Fino all'avvento dell'Alfetta nessun produttore di massa osò tanto sul piano tecnico: traslare i concetti di base di una monoposto di 20 anni prima (le F1 158 e 159) su una berlina da famiglia.
Avevano in casa uno schema stracollaudato come quello della Giulietta, ulteriorimente evoluto nella successiva Giulia, perfezionato con la 1750/2000 e rischiarono tutta la reputazione, acquisita nei campi di gara e nelle classifiche di vendita, partendo da un foglio bianco.
Ma allora se lo potevano permettere, godevano di un credito incredibile tra i costruttori di auto.
D'accordissimo con te e Rosario!!
La Giulia di rivoluzionario aveva la linea, la meccanica era l'espressione all'eccellenza dello stato dell'arte di allora ma cmq molto canonica.
Attenzione a non confondere i segmenti: rapportato ad oggi Giulia era un D Alfetta un E.

Esattamente. All'epoca i segmenti come li conosciamo oggi non esistevano, ma fu proprio la scelta delle varie cilindrate applicate alle vetture ed i codici interni a determinare il segmento. Una segmento D (segmento interno Alfa 4) all'epoca aveva cilindrate (importanti per l'epoca) tra 1.3 e 1.6L.
L' Alfetta era a tutti gli effetti una segmento E (Alfa 5). E non centra niente con questo topic.
L' Alfa 6 (codice interno 6) era appunto una segmento F.

Alfa Romeo segmento D:
Alfa Giulia;
Alfa Giulietta (1977, che sostituì la Giulia)
Alfa 75
Fiat Alfa 155
Fiat Alfa 156
Fiat Alfa 159

Si, avete ragione, l'Alfetta può essere assimilata a una attuale segmento E, quindi la migliore segmento D dell'Alfa resterebbe la Giulia.
La 156 aveva una linea all'avanguardia e contenuti tecnici di primo livello. Il suo forse unico difetto era la trazione dalla parte sbagliata. Venduta in quasi 700.000 esemplari resta comunque uno dei grandi successi Alfa Romeo.
 
Fedealfa84 ha scritto:
sempre rimanendo nella discussione alfa seg D

1- quanto costò a Fiat progettare la 155?

2- quanti soldi prendeva Nannini correndo con la 155?

3- quant'è la spesa stimata per il progetto 952?

( http://youtu.be/jpANNJB9x7M)

1) Non conosco la cifra, ma probabilmente il progetto 155 costò un po' di più di quello della 75, di fatto un "remake" della Giulietta, dalla quale riprendeva tutta la meccanica e quasi tutta la carrozzeria (cambiarono frontale e coda). Peraltro anche la 155 aveva un pianale di origine Fiat e motori già collaudati, sia i 4 cilindri twin spark che il V6 2.5. Sicuramente furono due progetti a basso costo.

2) Era un professionista, ex F.1, quindi aveva un compenso adeguato.

3) L'investimento specifico dovrebbe essere superiore al miliardo di euro. Non dimentichiamo però che la meccanica non dovrebbe comportare grossi costi di progettazione in quanto i motori presumibilmente deriveranno da unità già in commercio. Anche il pianale se non erro dovrebbe derivare da quello Ghibli, accorciato.
 
pilota54 ha scritto:
loopo ha scritto:
fpaol68 ha scritto:
transaxle73 ha scritto:
Gt_junior ha scritto:
E'proprio l'opposto invece.
Fu l'ALFETTA ad essere una vettura rivoluzionaria rispetto alla concorrenza, utilizzando, per la prima volta su una vettura di serie, uno schema meccanico fino allora dedicato alle vetture da competizione.
Questo per stessa ammissione di Busso, che si impose verso questo progetto dopo i collaudi comparativi fatti con lo schema Giulia.
La Giulia, auto di eccellenza, e l'Alfetta, non avevano nulla, ma proprio nulla in comune a parte il propulsore (nell'alfetta la coppa era di disegno diverso).
Con l'ALFETTA, l'Alfa Romeo di Luraghi arriva al suo massimo risultato (Luraghi fu messo alla porta nel 73 e l'Alfetta entrò in produzione nella primavera del 72).

Ciò non toglie che la Giulia era una vettura superlativa rispetto alla concorrenza, ma in quanto a rivoluzione, l'Alfetta era decenni avanti pur con aspetti controversi come la manovrabilità del cambio posto transaxle.
Se dovessi dare un nome significativo di nuovo Risorgimento della ex casa di Arese non avrei dubbi. ALFETTA.
Ma considerando i precedenti nefasti (Thema, Flavia, Delta, Giulietta) preferisco che per la futura vettura marchiata Alfa adottassero un nome disgiunto dalla Storia, ormai compromessa.
Quoto Rosario al 100%. Fino all'avvento dell'Alfetta nessun produttore di massa osò tanto sul piano tecnico: traslare i concetti di base di una monoposto di 20 anni prima (le F1 158 e 159) su una berlina da famiglia.
Avevano in casa uno schema stracollaudato come quello della Giulietta, ulteriorimente evoluto nella successiva Giulia, perfezionato con la 1750/2000 e rischiarono tutta la reputazione, acquisita nei campi di gara e nelle classifiche di vendita, partendo da un foglio bianco.
Ma allora se lo potevano permettere, godevano di un credito incredibile tra i costruttori di auto.
D'accordissimo con te e Rosario!!
La Giulia di rivoluzionario aveva la linea, la meccanica era l'espressione all'eccellenza dello stato dell'arte di allora ma cmq molto canonica.
Attenzione a non confondere i segmenti: rapportato ad oggi Giulia era un D Alfetta un E.

Esattamente. All'epoca i segmenti come li conosciamo oggi non esistevano, ma fu proprio la scelta delle varie cilindrate applicate alle vetture ed i codici interni a determinare il segmento. Una segmento D (segmento interno Alfa 4) all'epoca aveva cilindrate (importanti per l'epoca) tra 1.3 e 1.6L.
L' Alfetta era a tutti gli effetti una segmento E (Alfa 5). E non centra niente con questo topic.
L' Alfa 6 (codice interno 6) era appunto una segmento F.

Alfa Romeo segmento D:
Alfa Giulia;
Alfa Giulietta (1977, che sostituì la Giulia)
Alfa 75
Fiat Alfa 155
Fiat Alfa 156
Fiat Alfa 159

Si, avete ragione, l'Alfetta può essere assimilata a una attuale segmento E, quindi la migliore segmento D dell'Alfa resterebbe la Giulia.
La 156 aveva una linea all'avanguardia e contenuti tecnici di primo livello. Il suo forse unico difetto era la trazione dalla parte sbagliata. Venduta in quasi 700.000 esemplari resta comunque uno dei grandi successi Alfa Romeo.
.. Non si fa altro che concordare cio che hai detto prima tu,la Giulia é una D. Io mi ripeto, a suo tempo non c erano segmenti , l alfa costruiva modelli e non segmenti,dando una filosofia stilistica, sia negli interni che Modellistico non trascurando l essere sportivi nella sua evoluzione tecnica /meccanica. Se i modelli come Giulia,alfetta,Berlina le riportiamo ad oggi si riscontra lo stesso segmento con rifinizioni maggiorate al modello per dare cosi quello che oggi si chiama segmento.
 
Mi dispiace contraddire Angelo, ma i segmenti esistevano anche 40 anni fa, solo che erano denominati con numeri invece da lettere e la cilindrata aveva un ruolo dirimente rispetto a oggi, più delle dimensioni esterne.
A titolo di esempio l'Alfetta era molto più compatta se confrontata con la sua naturale concorrente, BMW Serie 5, però rientrava sempre nello stesso segmento di mercato (5 o E che dir si voglia).
L'Alfa 6, ad esempio, si chiamava così perché occupava il segmento 6 (attuale F) e via via a scendere con l'Alfetta (segmento 5, attuale E), Giulietta (segmento 4, attuale D) e Alfasud (segmento 3, attuale C).
 
transaxle73 ha scritto:
Mi dispiace contraddire Angelo, ma i segmenti esistevano anche 40 anni fa, solo che erano denominati con numeri invece da lettere e la cilindrata aveva un ruolo dirimente rispetto a oggi, più delle dimensioni esterne.
A titolo di esempio l'Alfetta era molto più compatta se confrontata con la sua naturale concorrente, BMW Serie 5, però rientrava sempre nello stesso segmento di mercato (5 o E che dir si voglia).
L'Alfa 6, ad esempio, si chiamava così perché occupava il segmento 6 (attuale F) e via via a scendere con l'Alfetta (segmento 5, attuale E), Giulietta (segmento 4, attuale D) e Alfasud (segmento 3, attuale C).
Grazie per non volermi contraddire, se guardi qualche post piu indietro mio, puoi vedere una lista da me denominata e ti accorgi che diciamo la stessa cosa al riguardo le denominazioni al segmento.cio non cambia che allora segmenti non segmenti numeri non numeri le macchine le riconoscevi dove esse erano posizionate di piu dalla cilindrata visto che le nostre alfe non appartenevano al volume di grandezza del modello a macchine piu voluminosi, ma stavano li tutti vicini nella sua compattezza.
Direi che stiamo dicendo alla fine la stessa cosa.
Oggi, il segmento di un modello si vede subito,la motorizzazione usata dal marchio non da piu indirizzo preciso.
 
pilota54 ha scritto:
Fedealfa84 ha scritto:
sempre rimanendo nella discussione alfa seg D

1- quanto costò a Fiat progettare la 155?

2- quanti soldi prendeva Nannini correndo con la 155?

3- quant'è la spesa stimata per il progetto 952?

( http://youtu.be/jpANNJB9x7M)

1) Non conosco la cifra, ma probabilmente il progetto 155 costò un po' di più di quello della 75, di fatto un "remake" della Giulietta, dalla quale riprendeva tutta la meccanica e quasi tutta la carrozzeria (cambiarono frontale e coda). Peraltro anche la 155 aveva un pianale di origine Fiat e motori già collaudati, sia i 4 cilindri twin spark che il V6 2.5. Sicuramente furono due progetti a basso costo.

2) Era un professionista, ex F.1, quindi aveva un compenso adeguato.

3) L'investimento specifico dovrebbe essere superiore al miliardo di euro. Non dimentichiamo però che la meccanica non dovrebbe comportare grossi costi di progettazione in quanto i motori presumibilmente deriveranno da unità già in commercio. Anche il pianale se non erro dovrebbe derivare da quello Ghibli, accorciato.

No il pianale di 952 (Giorgio) non centra nulla con quello di ghibli.
Sono solo i muli di 952 che utilizzano la carrozzeria di ghibli tagliata.

Saluti
 
transaxle73 ha scritto:
Mi dispiace contraddire Angelo, ma i segmenti esistevano anche 40 anni fa, solo che erano denominati con numeri invece da lettere e la cilindrata aveva un ruolo dirimente rispetto a oggi, più delle dimensioni esterne.
A titolo di esempio l'Alfetta era molto più compatta se confrontata con la sua naturale concorrente, BMW Serie 5, però rientrava sempre nello stesso segmento di mercato (5 o E che dir si voglia).
L'Alfa 6, ad esempio, si chiamava così perché occupava il segmento 6 (attuale F) e via via a scendere con l'Alfetta (segmento 5, attuale E), Giulietta (segmento 4, attuale D) e Alfasud (segmento 3, attuale C).

Quoto . L'Alfetta , per quanto compatta , ma questa era una sua caratteristica peculiare e apprezzata , ricopriva a tutti gli effetti il ruolo di segmento E , e ancor di più con il progressivo invecchiare della 2.000 .

Sin da subito la berlina di Arese , con la sua linea squadrata e moderna a baule rialzato , conquistò un ruolo nel segmento medio/alto , contrastando la concorrenza straniera di Bmw serie 5 e Mercedes classe E soprattutto . Rispetto alle berline teutoniche , rappresentava un'alternativa più maneggevole nelle città italiane e più sobria nell'immagine , oltre ad avere doti di accelerazione , ripresa e tenuta di strada di molto superiore a queste , ben finite e affidabili , ma lente con le motorizzazioni due litri e non precisamente stabili sul bagnato .

La Giulia , nata futurista con forma aereodinamica e a coda tronca , nei primi '60 , mentre tutti gli altri costruttori erano ancora alle prese con le "pinne" più o meno accorciate , e soprattutto dotata del formidabile bialbero e fornita di doti dinamiche bilanciate superiori alla media , reggeva benissimo il ruolo di berlina media nel segmento D , sinchè dopo 15 anni di onorata carriera , fu sostituita dalla "Giulietta" .

L'Alfa -sud , su disegno di Giugiaro e con il sofisticato 4 cilindri boxer , rimasto in produzione sino a metà anni '90 , era un'ottima alternativa alle medie del segmento C di allora , purtroppo pochi esemplari sono giunti sino ai nostri giorni , a causa del pessimo acciaio impiegato e degli scarsi trattamenti antiruggine.

Quindi anche l'Alfa Romeo degli anni '70 s'inseriva in precisi segmenti del mercato dalla media in sù , peccato solo che la segmento F , Alfa 6 , detta Alfona , la quale poi era nient'altro che un'Alfetta allungata nel cofano e nel baule , nacque dopo infinita gestazione , pur dotata dell'efficientissimo e celeberrimo V6 Busso , troppo tardi per contrastare le 3 litri tedesche ormai affermate.
 
key-one ha scritto:
transaxle73 ha scritto:
Mi dispiace contraddire Angelo, ma i segmenti esistevano anche 40 anni fa, solo che erano denominati con numeri invece da lettere e la cilindrata aveva un ruolo dirimente rispetto a oggi, più delle dimensioni esterne.
A titolo di esempio l'Alfetta era molto più compatta se confrontata con la sua naturale concorrente, BMW Serie 5, però rientrava sempre nello stesso segmento di mercato (5 o E che dir si voglia).
L'Alfa 6, ad esempio, si chiamava così perché occupava il segmento 6 (attuale F) e via via a scendere con l'Alfetta (segmento 5, attuale E), Giulietta (segmento 4, attuale D) e Alfasud (segmento 3, attuale C).

Quoto . L'Alfetta , per quanto compatta , ma questa era una sua caratteristica peculiare e apprezzata , ricopriva a tutti gli effetti il ruolo di segmento E , e ancor di più con il progressivo invecchiare della 2.000 .

Sin da subito la berlina di Arese , con la sua linea squadrata e moderna a baule rialzato , conquistò un ruolo nel segmento medio/alto , contrastando la concorrenza straniera di Bmw serie 5 e Mercedes classe E soprattutto . Rispetto alle berline teutoniche , rappresentava un'alternativa più maneggevole nelle città italiane e più sobria nell'immagine , oltre ad avere doti di accelerazione , ripresa e tenuta di strada di molto superiore a queste , ben finite e affidabili , ma lente con le motorizzazioni due litri e non precisamente stabili sul bagnato .

La Giulia , nata futurista con forma aereodinamica e a coda tronca , nei primi '60 , mentre tutti gli altri costruttori erano ancora alle prese con le "pinne" più o meno accorciate , e soprattutto dotata del formidabile bialbero e fornita di doti dinamiche bilanciate superiori alla media , reggeva benissimo il ruolo di berlina media nel segmento D , sinchè dopo 15 anni di onorata carriera , fu sostituita dalla "Giulietta" .

L'Alfa -sud , su disegno di Giugiaro e con il sofisticato 4 cilindri boxer , rimasto in produzione sino a metà anni '90 , era un'ottima alternativa alle medie del segmento C di allora , purtroppo pochi esemplari sono giunti sino ai nostri giorni , a causa del pessimo acciaio impiegato e degli scarsi trattamenti antiruggine.

Quindi anche l'Alfa Romeo degli anni '70 s'inseriva in precisi segmenti del mercato dalla media in sù , peccato solo che la segmento F , Alfa 6 , detta Alfona , la quale poi era nient'altro che un'Alfetta allungata nel cofano e nel baule , nacque dopo infinita gestazione , pur dotata dell'efficientissimo e celeberrimo V6 Busso , troppo tardi per contrastare le 3 litri tedesche ormai affermate.

...La storia siamo noi, nessuno si senta offeso...

Mi avete convinto totalmente. Ho sempre associato l'Alfetta ad un segmento D alto, forse fuorviato dal fatto che l'erede 90 si collocava appena sotto alla 164, uscita un paio d'anni dopo, che era collocabile a pieno titolo nell'E insieme alle sorelle Saab, Thema, Croma.

Interessante la tua osservazione sul fatto che l'Alfetta fosse un'alternativa più sobria e maneggevole per le città italiane. Non vorrei travisare il tuo pensiero, ma mi pare di poter cogliere dunque, in questa scelta, una predilizione per il mercato nostrano, che all'epoca aveva decisamente senso.

Oggi credo che la D Alfa non seguirà questa filosofia di contenimento delle dimensioni (con tutti i vantaggi che ne conseguono) proprio perchè cambia diametralmente il mercato di riferimento. E' una prerogativa Alfa Romeo certo (che fu ribadita anche con la 156) ma personalmente lo considero l'aspetto che meno possa scalfire l'identità del Biscione, se paragonato a trazione, peso, sportività, meccanica. Ora c'è da dimostrare tutto il resto però
 
Diapo27 ha scritto:
key-one ha scritto:
transaxle73 ha scritto:
Mi dispiace contraddire Angelo, ma i segmenti esistevano anche 40 anni fa, solo che erano denominati con numeri invece da lettere e la cilindrata aveva un ruolo dirimente rispetto a oggi, più delle dimensioni esterne.
A titolo di esempio l'Alfetta era molto più compatta se confrontata con la sua naturale concorrente, BMW Serie 5, però rientrava sempre nello stesso segmento di mercato (5 o E che dir si voglia).

L'Alfa 6, ad esempio, si chiamava così perché occupava il segmento 6 (attuale F) e via via a scendere con l'Alfetta (segmento 5, attuale E), Giulietta (segmento 4, attuale D) e Alfasud (segmento 3, attuale C).

Quoto . L'Alfetta , per quanto compatta , ma questa era una sua caratteristica peculiare e apprezzata , ricopriva a tutti gli effetti il ruolo di segmento E , e ancor di più con il progressivo invecchiare della 2.000 .

Sin da subito la berlina di Arese , con la sua linea squadrata e moderna a baule rialzato , conquistò un ruolo nel segmento medio/alto , contrastando la concorrenza straniera di Bmw serie 5 e Mercedes classe E soprattutto . Rispetto alle berline teutoniche , rappresentava un'alternativa più maneggevole nelle città italiane e più sobria nell'immagine , oltre ad avere doti di accelerazione , ripresa e tenuta di strada di molto superiore a queste , ben finite e affidabili , ma lente con le motorizzazioni due litri e non precisamente stabili sul bagnato .

La Giulia , nata futurista con forma aereodinamica e a coda tronca , nei primi '60 , mentre tutti gli altri costruttori erano ancora alle prese con le "pinne" più o meno accorciate , e soprattutto dotata del formidabile bialbero e fornita di doti dinamiche bilanciate superiori alla media , reggeva benissimo il ruolo di berlina media nel segmento D , sinchè dopo 15 anni di onorata carriera , fu sostituita dalla "Giulietta" .

L'Alfa -sud , su disegno di Giugiaro e con il sofisticato 4 cilindri boxer , rimasto in produzione sino a metà anni '90 , era un'ottima alternativa alle medie del segmento C di allora , purtroppo pochi esemplari sono giunti sino ai nostri giorni , a causa del pessimo acciaio impiegato e degli scarsi trattamenti antiruggine.

Quindi anche l'Alfa Romeo degli anni '70 s'inseriva in precisi segmenti del mercato dalla media in sù , peccato solo che la segmento F , Alfa 6 , detta Alfona , la quale poi era nient'altro che un'Alfetta allungata nel cofano e nel baule , nacque dopo infinita gestazione , pur dotata dell'efficientissimo e celeberrimo V6 Busso , troppo tardi per contrastare le 3 litri tedesche ormai affermate.

...La storia siamo noi, nessuno si senta offeso...

Mi avete convinto totalmente. Ho sempre associato l'Alfetta ad un segmento D alto, forse fuorviato dal fatto che l'erede 90 si collocava appena sotto alla 164, uscita un paio d'anni dopo, che era collocabile a pieno titolo nell'E insieme alle sorelle Saab, Thema, Croma.

Interessante la tua osservazione sul fatto che l'Alfetta fosse un'alternativa più sobria e maneggevole per le città italiane. Non vorrei travisare il tuo pensiero, ma mi pare di poter cogliere dunque, in questa scelta, una predilizione per il mercato nostrano, che all'epoca aveva decisamente senso.

Oggi credo che la D Alfa non seguirà questa filosofia di contenimento delle dimensioni (con tutti i vantaggi che ne conseguono) proprio perchè cambia diametralmente il mercato di riferimento. E' una prerogativa Alfa Romeo certo (che fu ribadita anche con la 156) ma personalmente lo considero l'aspetto che meno possa scalfire l'identità del Biscione, se paragonato a trazione, peso, sportività, meccanica. Ora c'è da dimostrare tutto il resto però

Contento che ti abbiamo convinto ;)

Certo le dimensioni non eccessive nell'Italia dei '60 e '70 erano importanti . Nel decennio del boom perchè la massa degli italiani era alla prima esperienza di motorizzazione e quindi preferiva auto di facile manovrabilità , anche nei segmenti medi e medio alti .

Nei '70 la crisi petrolifera e l'ambiente socio-ideologico avevano fatto scemare l'entusiasmo generale per l'auto , la quale però nel frattempo s'era fatta insostituibile ed anche gli appassionati , salvo rare eccezioni , preferivano carrozzerie più discrete e coltivare la loro passione in maniera meno eclatante .

Che poi i centri storici delle città italiane , allora completamente percorribili dalle auto , fossero più compatibili con le compatte , è sicuramente una delle ragioni per la quale non solo le Fiat e le utilitarie , ma anche le medie di Lancia , Alfa Romeo e persino le sportive più blasonate , avessero lunghezze e larghezze più ragionevoli di quelle delle vetture odierne.

Oggi -hai ragione- i mercati sono diventati globali e quelli emergenti esigono spesso dimensioni che rendano maggiormente visibile il raggiunto benessere .

Quindi misure snelle come quelle dell'Alfetta , non sono più proponibili neanche per l'Alfa Romeo , casa per la quale contribuivano anche alla proverbiale maneggevolezza e rapidità nel misto , anche le statali italiane sono spesso più tortuose della media mondiale !

Resta tuttavia, a mio modesto parere , un problema di concorrenza interna a indicare per la futura segmento D dimensioni non eccessive , perchè deve lasciar spazio alla 169 o come vogliano chiamare la prevista segmento E , senza che quest'ultima a sua volta cannibalizzi la Ghibli . Saluti
 
Sottolineo anche che, per quanto riguarda l'Alfetta, la compattezza delle dimensioni esteriori non influì in alcun modo sull'abitabilità interna, nè sulla capacità di carico che, anzi, presentava misure notevoli per la categoria. Un vero concentrato di tecnologia in soli 428 cm di lunghezza.
Prova ne è mia figlia di 5 anni che adora farsi scorazzare nell'Alfetta, anzi "Affetta" che é tanto comoda e fa brumm brumm ed è veloce.-...e fa pure 7/8 km/l....lei anima innocente non lo sa, io si.
 
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