The.Tramp ha scritto:
Risposta:
Si sperava nel buon senso dell'individuo.
Utopia.
Allora facciamo come in USA che la velocità NON è relamizzata.
O, megio ancora, in Giappone dove il tachimetro arriva fino a 180 come pure il limitatore di legge.
In USA sono bravissimi soprattutto nell'ipocrisia. Non si parla del problema, cosi' non esiste.
Poi si scopre che le principali cause d'incidente da loro sono ubriachezza e... sorpresa sorpresa: colpo di sonno!
In Giappone c'e' il limitatore di fabbrica, ma nessuno dice niente se lo togli. Finche' non esageri.

Il Giappone, pero', lo lascerei perdere. E' una societa' e una realta' troppo diversa dalla nostra: le stesse cose partono da presupposti completamente differenti.
Ma c'e' un discorso alla base di tutto, un discorso fondamentale:
E cioe' il principio stesso di liberta'.
Un sistema che ti forza a rispettare la legge non e' un sistema libero ne' democratico, ma una tirannia.
E non lo dico io, lo dice il principio di base di liberta', lo dice nientemeno che la Bibbia, dove l'uomo fu creato con il libero arbitrio. Libero di SCEGLIERE tra bene e male. Perche' se non c'e' scelta, non c'e' liberta'.
Infine, la legge sul limite di velocita' NON E' la legge sull'omocidio (e non si facciano superficiali e puerili equivalenze "chi eccede il limite puo' uccidere", perche' si puo' uccidere anche a 10 km/h, se non si sta attenti), come molti regolamenti, DEVE essere elastico, e ci deve essere la giusta discriminazione nella sua applicazione (anche se, certo, 220 km/h e' talmente al di la' del limite che giustamente la pattuglia e' intervenuta immediatamente).
Per questo ci sono persone a interpretare e applicare le leggi, e non delle macchine.
Se la legge fosse fatta rispettare alla lettera, con l'inflessibilita' e l'inesorabilita' delle macchine, nessuno dei presenti, nemmeno i virtuosi farisei che sono bravissimi a puntare l'indice, avrebbe la patente (o, se e' per quello, sarebbe a piede libero).
Non e' questione di "esortare a infrangere i limiti", semplicemente e' questione di non essere farisei e ricordarci che, se pensiamo di essere meglio, e' solo perche' non ci rendiamo conto di dove siamo peggio.
