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&#34; ama il prossimo tuo come te stesso &#34;

stefano_68 ha scritto:
Fermo restando che la qualità dell'educazione impartita ai figli non dipende affatto dall'essere atei o credenti, trovo molto naturale che ognuno voglia trasmettere alla prole i propri valori e la religione è uno di questi.
Non si tratta di lavaggio del cervello; non + di quanto lo sia il portare i propri figli al mare o in montagna perchè si ama il mare o la montagna.
Verrà poi un'età in cui si porranno delle domande e magari emergeranno dei dubbi, delle contestazioni.
A quel punto sarebbe deleterio obbligarli in una direzione invece di un'altra; decideranno loro, sulla base delle convinzioni maturate crescendo. Ovviamente, resterà importante vigilare che imbocchino strade "lecite" e limpide; dopodichè, se prenderanno strade diverse da quelle dei genitori, in questi ultimi rimarrà una certa amarezza; ma a quel punto ovviamente entrerà in gioco la tolleranza, che non deve mai mancare.

i figli, specie se piccoli "sentono" la veridicità di chi li educa, chi si atteggia, o peggio chi predica così e razzola cosà, è perdente, avrà figli che rispettano le regole solo in apparenza e per convenienza.

si educa con l'esempio, da e ducere condurre fuori da verso... farli camminare da bambini sempre più responsabili, sino a farne adulti consapevoli e responsabili.
 
jaccos ha scritto:
Fare il lavaggio del cervello a dei bambini piccoli, scusatemi, ma è una bastardata. Della serie, ti piace vincere facile?
Il fatto è che non si può paragonare un'educazione atea con una religiosa, di qualsiasi fede sia. L'ateo semplicemente non insegnerà la religione e starà al bambino decidere se credere o meno, quando sarà abbastanza maturo da capire e da avere un pensiero proprio.
Ribadisco, anche non insegnare nulla significa indicare una strada; del nulla, appunto.
Ribadisco inoltre che, come condizioniamo i figli nel mangiare, nelle tifoserie, sportive, nel come passare il tempo libero, nelle vacanze, negli atteggiamenti (aggressività +ttosto che remissività), etc etc., così è inevitabile condizionarli anche nella fede; cerchi di trasmettergli quello in cui tu credi. Si chiama educazione, non "vincere facile".
L'affermazione "starà al bambino decidere se credere o meno" è la tipica cosa che dicono quelil cui nn frega nulla dell'argomento, e lo demandano. Posizione lecità, x carità; ma che non si chiami libertà. Un percorso glielo stai indicando, comunque.
 
pi_greco ha scritto:
i figli, specie se piccoli "sentono" la veridicità di chi li educa, chi si atteggia, o peggio chi predica così e razzola cosà, è perdente, avrà figli che rispettano le regole solo in apparenza e per convenienza.

si educa con l'esempio, da e ducere condurre fuori da verso... farli camminare da bambini sempre più responsabili, sino a farne adulti consapevoli e responsabili.
Non ho inquadrato se tra le righe mi hai visto negare quanto tu affermi; se così fosse, mi hai interpretato male.
E' verissimo che si educa con l'esempio; se vai a messa la domenica e freghi il portafoglio del vicino di banco, tuo figlio apprenderà che si può fare anche così, benchè tu gli insegni che il 7mo comandamento imponga di non rubare.
Ciò non toglie che si possa anche educare alla fede e cercare di "allinearsi" a quanto si insegna.
 
stefano_68 ha scritto:
jaccos ha scritto:
Fare il lavaggio del cervello a dei bambini piccoli, scusatemi, ma è una bastardata. Della serie, ti piace vincere facile?
Il fatto è che non si può paragonare un'educazione atea con una religiosa, di qualsiasi fede sia. L'ateo semplicemente non insegnerà la religione e starà al bambino decidere se credere o meno, quando sarà abbastanza maturo da capire e da avere un pensiero proprio.
Ribadisco, anche non insegnare nulla significa indicare una strada; del nulla, appunto.
Ribadisco inoltre che, come condizioniamo i figli nel mangiare, nelle tifoserie, sportive, nel come passare il tempo libero, nelle vacanze, negli atteggiamenti (aggressività +ttosto che remissività), etc etc., così è inevitabile condizionarli anche nella fede; cerchi di trasmettergli quello in cui tu credi. Si chiama educazione, non "vincere facile".
L'affermazione "starà al bambino decidere se credere o meno" è la tipica cosa che dicono quelil cui nn frega nulla dell'argomento, e lo demandano. Posizione lecità, x carità; ma che non si chiami libertà. Un percorso glielo stai indicando, comunque.
Non concordo.
Non stiamo parlando della squadra del cuore (che anche li, fosse per mio figlio, faccia quel che vuole)...
E' una insieme di credenze che segna pesantemente lo sviluppo. Una cosa è lasciare libero il bambino di esprimere, se ce l'ha e se ne sente il bisogno, la sua spiritualità come meglio crede. Un conto è imporgli (perchè di ciò si tratta nella maggior parte dei casi) un pacchetto già preconfezionato di valori, disvalori, credenze, superstizioni e quant'altro. Non si tratta di insegnare il nulla, ma di insegnare la libertà di espressione di se stessi.
 
jaccos ha scritto:
Una cosa è lasciare libero il bambino di esprimere, se ce l'ha e se ne sente il bisogno, la sua spiritualità come meglio crede. Un conto è imporgli un pacchetto già preconfezionato di valori, disvalori, credenze, superstizioni e quant'altro. Non si tratta di insegnare il nulla, ma di insegnare la libertà di espressione di se stessi.
Se volessi veramente dargli parecchie opportunità di scelta dovresti mostrargli tutte le strade percorribili; pertanto avvicinarlo a molte religioni (comprese varie sette) e poi anche parlargli dell'atesimo.
Banalizzando, è quel che si fa quando si cerca far provare ai bambini diverse attività; gliele si fa provare, così magari ne sceglieranno una.
Non avendolo mai sentito nominare, sarà ben difficile che il bimbo cresca apprezzando - che so - il carving....
 
stefano_68 ha scritto:
pi_greco ha scritto:
i figli, specie se piccoli "sentono" la veridicità di chi li educa, chi si atteggia, o peggio chi predica così e razzola cosà, è perdente, avrà figli che rispettano le regole solo in apparenza e per convenienza.

si educa con l'esempio, da e ducere condurre fuori da verso... farli camminare da bambini sempre più responsabili, sino a farne adulti consapevoli e responsabili.
Non ho inquadrato se tra le righe mi hai visto negare quanto tu affermi; se così fosse, mi hai interpretato male.
E' verissimo che si educa con l'esempio; se vai a messa la domenica e freghi il portafoglio del vicino di banco, tuo figlio apprenderà che si può fare anche così, benchè tu gli insegni che il 7mo comandamento imponga di non rubare.
Ciò non toglie che si possa anche educare alla fede e cercare di "allinearsi" a quanto si insegna.

ti assicuro che quando dissento è molto diverso

non contestavo, a aggiungevo una nota riflessiva a margine, sostanzialmente parallela, nè contraria nè concorde, pur condividendo la sostanza
 
stefano_68 ha scritto:
jaccos ha scritto:
Una cosa è lasciare libero il bambino di esprimere, se ce l'ha e se ne sente il bisogno, la sua spiritualità come meglio crede. Un conto è imporgli un pacchetto già preconfezionato di valori, disvalori, credenze, superstizioni e quant'altro. Non si tratta di insegnare il nulla, ma di insegnare la libertà di espressione di se stessi.
Se volessi veramente dargli parecchie opportunità di scelta dovresti mostrargli tutte le strade percorribili; pertanto avvicinarlo a molte religioni (comprese varie sette) e poi anche parlargli dell'atesimo.
Banalizzando, è quel che si fa quando si cerca far provare ai bambini diverse attività; gliele si fa provare, così magari ne sceglieranno una.
Non avendolo mai sentito nominare, sarà ben difficile che il bimbo cresca apprezzando - che so - il carving....
Non esageriamo, non ho mai detto questo.
C'è da dire una cosa cmq. Un bambino nasce di default senza conoscere alcuna religione. L'ateismo (che non è il rifiuto di dio) è la situazione di partenza di ogni essere umano. Se uno figlio ha bisogno di credere, crederà ed io come genitore gli darò le spiegazioni del caso o lo indirizzerò da chi potrà fugare i suoi dubbi. Niente di imposto, nessun lavaggio del cervello, solo pura e semplice libera scelta.
 
Mi pare che si stà cercando di arrampicarsi sui vetri, visto che molte delle cose predicate dalla religione cattolica sono semplice regole del vivere comune che comunque vanno rispettate (non rubare, non uccidere etc.). Poi comunque non è detto che quando sarà grande continuerà sulla strada tracciata: la stragrande maggioranza fà il battesimo,comunione e cresima ma quanti ne vedi poi in chiesa????
 
capnord ha scritto:
Mi pare che si stà cercando di arrampicarsi sui vetri, visto che molte delle cose predicate dalla religione cattolica sono semplice regole del vivere comune che comunque vanno rispettate (non rubare, non uccidere etc.). Poi comunque non è detto che quando sarà grande continuerà sulla strada tracciata: la stragrande maggioranza fà il battesimo,comunione e cresima ma quanti ne vedi poi in chiesa????
Si, ma quanti di questi continuano a credere in dio e nella chiesa ed a scandalizzarsi quando qualcuno osa toccarla? il fatto che non pratichino cambia poco lo stato delle cose...
 
jaccos ha scritto:
Si, ma quanti di questi continuano a credere in dio e nella chiesa ed a scandalizzarsi quando qualcuno osa toccarla?
Ma vedi jaccos, da come parli tu pare che lo stato di credente sia per forza transitorio, frutto di un'analisi parziale della realtà.
"continuano a credere in dio e nella chiesa "; embe', perchè bisognerebbe smettere? Il non praticare è una scelta legata a molti fattori, ma non sempre è indice di ateismo.
Occorre poi approfondire cosa significhi "toccare la chiesa"; insultarla? Ridicolizzarla?
Se se ne parla in termini obiettivi e razionali, non c'è nulla da scandalizzarsi; non è invece corretto parlarne in termini sarcastici, ironici o altro; come per nessun culto o religione, s'intende.
 
stefano_68 ha scritto:
jaccos ha scritto:
Si, ma quanti di questi continuano a credere in dio e nella chiesa ed a scandalizzarsi quando qualcuno osa toccarla?
Ma vedi jaccos, da come parli tu pare che lo stato di credente sia per forza transitorio, frutto di un'analisi parziale della realtà.
"continuano a credere in dio e nella chiesa "; embe', perchè bisognerebbe smettere? Il non praticare è una scelta legata a molti fattori, ma non sempre è indice di ateismo.
Occorre poi approfondire cosa significhi "toccare la chiesa"; insultarla? Ridicolizzarla?
Se se ne parla in termini obiettivi e razionali, non c'è nulla da scandalizzarsi; non è invece corretto parlarne in termini sarcastici, ironici o altro; come per nessun culto o religione, s'intende.
Non parlo in termini transitori, voglio invece mostrare un fatto ovvio, cioè che inculcando la religione ai bambini con catechismi forzati non si fa altro che rendere prigioniera la libera scelta dell'individuo.
Il catechismo si faccia da adulti e consenzienti, non forzando gli individui nel periodo in cui sono maggiormente influenzabili. Per l'appunto, ti piace vincere facile?
Riportavo il mio caso e di quanto sia stato difficile trovare la mia identità, intrappolata nella gabbia di questo lavaggio del cervello.
 
jaccos ha scritto:
inculcando la religione ai bambini con catechismi forzati non si fa altro che rendere prigioniera la libera scelta dell'individuo.
Il catechismo si faccia da adulti e consenzienti, non forzando gli individui nel periodo in cui sono maggiormente influenzabili. Per l'appunto, ti piace vincere facile?
Riportavo il mio caso e di quanto sia stato difficile trovare la mia identità, intrappolata nella gabbia di questo lavaggio del cervello.
Temo che finiamo per ripeterci... ai ns figli indichiamo molte vie da percorrere - e la religione è una di queste. Inevitabilmente li condizioniamo, x l'appunto chiamasi educazione.
Punto.
Noi genitori gli trasmettiamo del "nostro", al limite saranno loro a valutare se proseguire su qlla strada o cambiare, qnd ne avranno l'opportunità.
Se continui a chiamarlo "lavaggio del cervello" significa che a te l'hanno impartito come tale, e me ne dispiacccio.
Nel mio caso - ad esempio - non è stato così.
Ai ns figli stiamo cercando di indicare una via, senza forzarla; però faremo vivere loro una realtà sicuramente + vicina a qnto avviene in parrocchia che a qnto avviene nella moschea, perchè la ns educazione è di matrice cattolica.
Così come se devo fare uno spuntino, è + probabile che mangi un pezzo di toma +ttosto che un piatto di cuscus. E' + nelle mie corde, ecco tutto.
 
stefano_68 ha scritto:
jaccos ha scritto:
inculcando la religione ai bambini con catechismi forzati non si fa altro che rendere prigioniera la libera scelta dell'individuo.
Il catechismo si faccia da adulti e consenzienti, non forzando gli individui nel periodo in cui sono maggiormente influenzabili. Per l'appunto, ti piace vincere facile?
Riportavo il mio caso e di quanto sia stato difficile trovare la mia identità, intrappolata nella gabbia di questo lavaggio del cervello.
Temo che finiamo per ripeterci... ai ns figli indichiamo molte vie da percorrere - e la religione è una di queste. Inevitabilmente li condizioniamo, x l'appunto chiamasi educazione.
Punto.
Noi genitori gli trasmettiamo del "nostro", al limite saranno loro a valutare se proseguire su qlla strada o cambiare, qnd ne avranno l'opportunità.
Se continui a chiamarlo "lavaggio del cervello" significa che a te l'hanno impartito come tale, e me ne dispiacccio.
Nel mio caso - ad esempio - non è stato così.
Ai ns figli stiamo cercando di indicare una via, senza forzarla; però faremo vivere loro una realtà sicuramente + vicina a qnto avviene in parrocchia che a qnto avviene nella moschea, perchè la ns educazione è di matrice cattolica.
Così come se devo fare uno spuntino, è + probabile che mangi un pezzo di toma +ttosto che un piatto di cuscus. E' + nelle mie corde, ecco tutto.
C'è solo un problema di fondo. Si da per scontato che una via spirituale sia necessaria e vada instradata. Poi si da per scontato che sia cattolica. Così si chiude il cerchio.
Perchè non posso avere un'istruzione laica, senza influenze confessionali? Perchè si da per scontato che il bambino abbia bisogno della religione?
Lasciamo ai singoli individui decidere in cosa credere, non forziamoli da piccoli... ne otterremo individui più liberi e consapevoli, che abbracciano la loro fede sinceramente e senza forzature, non per abitudine, questo ovviamente se scopriranno di essere credenti... altrimenti vivranno la loro vita liberi da rimorsi di coscienza inculcatigli da piccoli. Qualcuno dirà che brucieranno all'inferno, io dico che vivranno da uomini liberi...
 
jaccos ha scritto:
stefano_68 ha scritto:
jaccos ha scritto:
Si, ma quanti di questi continuano a credere in dio e nella chiesa ed a scandalizzarsi quando qualcuno osa toccarla?
Ma vedi jaccos, da come parli tu pare che lo stato di credente sia per forza transitorio, frutto di un'analisi parziale della realtà.
"continuano a credere in dio e nella chiesa "; embe', perchè bisognerebbe smettere? Il non praticare è una scelta legata a molti fattori, ma non sempre è indice di ateismo.
Occorre poi approfondire cosa significhi "toccare la chiesa"; insultarla? Ridicolizzarla?
Se se ne parla in termini obiettivi e razionali, non c'è nulla da scandalizzarsi; non è invece corretto parlarne in termini sarcastici, ironici o altro; come per nessun culto o religione, s'intende.
Non parlo in termini transitori, voglio invece mostrare un fatto ovvio, cioè che inculcando la religione ai bambini con catechismi forzati non si fa altro che rendere prigioniera la libera scelta dell'individuo.
Il catechismo si faccia da adulti e consenzienti, non forzando gli individui nel periodo in cui sono maggiormente influenzabili. Per l'appunto, ti piace vincere facile?
Riportavo il mio caso e di quanto sia stato difficile trovare la mia identità, intrappolata nella gabbia di questo lavaggio del cervello.

Con catechismi forzati si ottiene l'esatto contrario: la disaffezione verso la religione. perlomeno così è stato per me.
 
capnord ha scritto:
jaccos ha scritto:
stefano_68 ha scritto:
jaccos ha scritto:
Si, ma quanti di questi continuano a credere in dio e nella chiesa ed a scandalizzarsi quando qualcuno osa toccarla?
Ma vedi jaccos, da come parli tu pare che lo stato di credente sia per forza transitorio, frutto di un'analisi parziale della realtà.
"continuano a credere in dio e nella chiesa "; embe', perchè bisognerebbe smettere? Il non praticare è una scelta legata a molti fattori, ma non sempre è indice di ateismo.
Occorre poi approfondire cosa significhi "toccare la chiesa"; insultarla? Ridicolizzarla?
Se se ne parla in termini obiettivi e razionali, non c'è nulla da scandalizzarsi; non è invece corretto parlarne in termini sarcastici, ironici o altro; come per nessun culto o religione, s'intende.
Non parlo in termini transitori, voglio invece mostrare un fatto ovvio, cioè che inculcando la religione ai bambini con catechismi forzati non si fa altro che rendere prigioniera la libera scelta dell'individuo.
Il catechismo si faccia da adulti e consenzienti, non forzando gli individui nel periodo in cui sono maggiormente influenzabili. Per l'appunto, ti piace vincere facile?
Riportavo il mio caso e di quanto sia stato difficile trovare la mia identità, intrappolata nella gabbia di questo lavaggio del cervello.

Con catechismi forzati si ottiene l'esatto contrario: la disaffezione verso la religione. perlomeno così è stato per me.
Idem per me.
Ma purtroppo non altrettanto per altri miei coetanei. Se messi alle strette col ragionamento, ammettono la loro situazione. Non concepiscono la possibilità che dio non esista, che la chiesa non faccia parte della loro vita ecc. eppure se messi all'angolo ammettono l'incongruenza tra ciò che vorrebbero essere liberi di pensare e ciò che invece fanno. Sono come l'uccellino in gabbia, sogna di uscire ma non riesce ad aprire la porticina...
 
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