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L'altro ha iniziato a lavorare subito dopo le superiori ma fa un lavoro non specializzato, guida un furgone.

ma qui mi dai l'assist per una mia considerazione , il mondo cambia molto più velocemente di 20 anni fa, purtroppo questo si fa fatica a capire, e accade anche nelle professioni. 20 anni fa tutti avrebbero detto che guidare un furgone era un lavoro che andava a morire, poi arriva il commercio online ed è diventato un lavoro che tanti fanno , importante e riconosciuto. Poi un altro discorso è dire che è un lavoro regolato e tutelato, e qui torniamo al discorso che i lavori , di qualsiasi tipo devono essere proprio tutelati e rispettati.
Chissà fa 20 anni se ci sarà ancora questo di lavoro , perchè magari avranno sviluppato droni che portano i materiali, ma io non sono neanche più sicuro che ci sarà anche il mio di lavoro, l'AI ora di sviluppa codice informatico quindi nessuno mi vieta di pensare che piano piano anche la figura del programmatore come l'abbiamo conosciuta andrà a diventare obsoleto.
per chiudere, bisogna cominciare a cambiare il mondo professionale italiano che è troppo vecchio nella pratica e nella mentalità, capire che si nasce cassiere , poi si diventa autisti e poi si diventa programmatori, in un continuo rimettersi in gioco, ma in un contesto sociale che accetta questo.
 
Un medico specializzato in cardiologia non può andare a fare l'ingegnere meccanico o il chimico farmaceutico e viceversa. Un cassiere, se il supermercato fallisce, può tranquillamente reinventarsi come barista, magazziniere o fattorino

Solo che di medici e ingegneri c'è grande richiesta.
E se si rende disponibile una posizione lavorativa ci saranno 10 candidati interessati.
Non 100 o più come gli interessati a una posizione lavorativa aperta più o meno a tutti.

Quel tranquillamente imho denota che il problema di chi deve cercare lavoro senza avere chissà quali carte da giocarsi è totalmente sconosciuto e fortemente sottovalutato.
 
Se si parla dei cassieri nei supermercati credo invece che gli unici vantaggi siano economici e non per il cliente finale.
Anche sulle autostrade hanno messo il Telepass ed "eliminato" almeno 3 persone a casello, ma il costo non è diverso dalla corsia cash.
Poi uno l'avranno sicuramente assunto all'ASL, gli hanno dato una scrivania in corridoio e l'unica incombenza è quella di dare il foglio con le istruzioni per il rinnovo della patente, visto di persona. :emoji_astonished:
 
Ultima modifica:
Ma veramente qualcuno pensa che possa esistere un mondo dove l'uomo occupa solo posti di lavoro di concetto, e che tutte le incombenze manuali possano essere automatizzate ?

E in questo mondo "fantastico", sarebbe bello viverci ?

A me piacciono sia i lavori di concetto che quelli manuali, ed ho fatto e faccio entrambi. Molti provano soddisfazione dal fare lavori pesanti, e non ci pensano minimamente di cambiare mansioni (e secondo me è giusto che sia cosi)

Vogliamo veramente finire tutti come l'umanità di Wall-e ?

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capire che si nasce cassiere , poi si diventa autisti e poi si diventa programmatori, in un continuo rimettersi in gioco,

In teoria molto facile.
Ma in pratica mi pare un po' più difficile.
Non tutti sono in grado e non possono essere abbandonati se non ci riescono.

Per inciso io ho conosciuto diversi autisti di furgoni.
Alcuni dei quali sapevano fare in una sola manovra con un furgone a passo lungo quello che io con una punto non sarei riuscito a fare con tre manovre.
Ma non sapevano fare altro, in certi casi non azzeccavano un congiuntivo neanche per sbaglio o non sapevano nemmeno accendere un computer.
Pensare che dopo aver passato 30 anni dietro a un volante potessero tranquillamemte reinventarsi e svolgere lavori più specializzati imho sarebbe assurdo.
 
Quel tranquillamente imho denota che il problema di chi deve cercare lavoro senza avere chissà quali carte da giocarsi è totalmente sconosciuto e fortemente sottovalutato
Io ragiono in termini macrosistemici. Non sottovaluto affatto il problema del padre di famiglia che perde il lavoro e ha difficoltà a reinventarsi, dico solamente che, di principio, un cardiologo di 50 anni incontra maggiori difficoltà a cambiare settore rispetto ad un cassiere della stessa età
 
Io ragiono in termini macrosistemici. Non sottovaluto affatto il problema del padre di famiglia che perde il lavoro e ha difficoltà a reinventarsi, dico solamente che, di principio, un cardiologo di 50 anni incontra maggiori difficoltà a cambiare settore rispetto ad un cassiere della stessa età

Dopo i cinquant'anni, solo un persona su cinquanta ha le risorse e la voglia di reinventarsi, di questi una minima parte lo fanno perché sono portati a rimettersi in gioco, e la restante perché sono costretti.

Gli altri 49, o trovano una occupazione simile o rischiano di diventare degli emarginati sociali ... se questo è progresso ...
 
Io ragiono in termini macrosistemici. Non sottovaluto affatto il problema del padre di famiglia che perde il lavoro e ha difficoltà a reinventarsi, dico solamente che, di principio, un cardiologo di 50 anni incontra maggiori difficoltà a cambiare settore rispetto ad un cassiere della stessa età

Il cardiologo non deve cambiare settore ma solo cambiare posto di lavoro.
Cioè invece di lavorare in ospedale andrà a lavorare in clinica.
Non voglio dire che sia facile ma i medici scarseggiano quindi sono molto richiesti.
E nessuno dall'oggi al domani dirà loro non mi servi più perché la gente continuerà ad avere problemi di salute.

Un lavoratore non specializzato che ha svolto per anni una mansione che improvvisamente non è più richiesta invece si ritrova senza nulla in mano.
Ha tanta esperienza che non conta un fico secco se un'azienda deve assumere qualcuno senza esperienza assume un diciottenne che gli costa meno.

Aggiungiamoci anche che se domani un'intera categoria di lavoratori non servirà più vorrà dire che sul mercato del lavoro si riverserà un gran numero di persone in cerca di un nuovo lavoro.
Cosa che renderà ancora più difficile accaparrarsi un posto.
 
Non mi sono spiegato. Provo a dirlo in altro modo: se un cardiologo (oppure un ingegnere meccanico, un chimico farmaceutico, un esperto di marketing e così via) perde il lavoro perché il settore è saturo ha grosse difficoltà a reinventarsi, perché ha un livello di specializzazione elevato, che presuppone 10 anni di studio e altrettanti di esperienza e per svolgere un'altra professione del medesimo livello dovrebbe tornare all'università e studiare per altri 10 anni. A quel punto conviene emigrare.
Se un cassiere perde il lavoro perché il settore è saturo, invece, ha maggiore possibilità di trovare un altro lavoro in un settore diverso, perché parliamo di professioni che non richiedono anni ed anni di università, corsi di specializzazione, master e quant'altro
 
Io posso anche capire che le ambizioni siano più alte.
Che un genitore voglia che suo figlio diventi un dottore e non un operaio.
Ma non significa che i figli di tutti potranno diventare dottori o ingegneri o professori.
Prima di tutto perché non tutte le famiglie possono permettersi di far studiare i figli.
E poi perché non tutti hanno le stesse capacità e attitudini.
Ci sono persone che se le metti davanti a un libro non riescono a imparare nulla mentre magari facendo un lavoro manuale sono in grado di diventare molto bravi.
E poi bisogna ricordare che servono anche persone che svolgano i lavori più semplici o più umili.
Prima si diceva ok basta che siano i figli degli altri a raccogliere l'immondizia o a rifare l'asfalto per strada.
Adesso siamo arrivati al punto in cui ipotizziamo che certi mestieri spariscano del tutto.
Ma non sarà mai possibile secondo me e se non ammettiamo di avere bisogno anche di cassieri e scaffalisti e netturbini rischiamo di dover importare la manodopera necessaria dall'estero, magari tirando sul prezzo favorendo il caporalato invece di contrastarlo.
 
Non mi sono spiegato. Provo a dirlo in altro modo: se un cardiologo (oppure un ingegnere meccanico, un chimico farmaceutico, un esperto di marketing e così via) perde il lavoro perché il settore è saturo ha grosse difficoltà a reinventarsi, perché ha un livello di specializzazione elevato, che presuppone 10 anni di studio e altrettanti di esperienza e per svolgere un'altra professione del medesimo livello dovrebbe tornare all'università e studiare per altri 10 anni. A quel punto conviene emigrare.
Se un cassiere perde il lavoro perché il settore è saturo, invece, ha maggiore possibilità di trovare un altro lavoro in un settore diverso, perché parliamo di professioni che non richiedono anni ed anni di università, corsi di specializzazione, master e quant'altro

Che sia più facile improvvisarsi nei mestieri meno specializzati è ovvio.
Ma ripeto se domani lidl pubblica un annuncio di lavoro che recita "si cerca un cassiere, periodo di formazione retribuito, nessuna esperienza richiesta" si presentano 200 persone per quel posto.
Se si apre una posizione per un lavoro che invece richiede anni di studio esperienza i candidati in possesso dei titoli necessari li potrai contare sulle dita di una mano.

Gli unici che rischiano di doversi reinventare sono quelli che sono sostituibili e io non la farei così facile.
 
Io posso anche capire che le ambizioni siano più alte.
Che un genitore voglia che suo figlio diventi un dottore e non un operaio.
Ma non significa che i figli di tutti potranno diventare dottori o ingegneri o professori.

Sono d'accordo in parte.
Un ragionamento che mi è capitato di ripetere spesso in queste ultime settimane (l'ultima volta con mio figlio proprio stasera), è che un laureato può scegliere di salire su un trattore, sedersi ad una scrivania, ... aver studiato non impedisce di fare un lavoro manuale, ma da magari più possibilità di reinventarsi (cosa comunque molto difficile e non alla portata della maggioranza) rispetto a chi ha effettuato un percorso di studi più breve.

Se uno ha la possibilità, deve sempre cercare di proseguire gli studi, non fosse altro per affinare una mentalità ed un metodo di agire il più variegato, flessibile ed aperto possibile.

Secondo questo è il progresso, una società composta di persone istruite, libere di fare quello che vogliono.
Se poi qualcuno vuole fare un lavoro semplice e ripetitivo, più o meno faticoso, per avere più tempo da dedicare a famiglia e passioni, ed avere meno pensieri per la testa, ben venga; non tutti possiamo essere filosofi, tuttologi, stacanovistici, ...
 
Comunque ad oggi ci troviamo con un gran numero di persone che svolgono lavori non molto specializzati.
Non guadagnano molto e in molti casi dovrebbero ricevere un trattamento migliore e avere più tutele.
Su questo penso che siamo tutti concordi.

I motivi per cui svolgono tali lavori sono molteplici.
Ci saranno persone che fisicamente sono dei muli ma che coi libri di scuola ci litigavano.
Altre che saranno state pigre.
Altre ancora magari si sono ritrovate con un bambino in arrivo e non hanno avuto scelta,meglio un uovo oggi che una gallina domani.
Magari molti di loro rimpiangono le loro scelte.

In ogni caso sono persone che portano un contributo alla società, piccolo o grande che sia.

Si può anche ipotizzare un futuro in cui i lavori peggiori vengano affidati alle macchine permettendo alle persone di formarsi per svolgere compiti meno pesanti.
Ma non si può pretendere che chi ha svolto un mestiere per 20 o 30 anni faccia qualcosa di completamente diverso.
Nessuno pretenderebbe da una persona che ha svolto un lavoro impiegatizio tutta la vita che si reinventasse come manovale.
Non sarà in grado di farlo.
Come una persona che ha piantato chiodi nel legno tutta la vita difficilmente sarà in grado di imparare a fare il programmatore.

Almeno nei casi in cui secondo me se ne può fare a meno credo che si debba preservare l'occupazione esistente e cercare di accompagnare le generazioni meno giovani verso la pensione.
Sempre meglio che eliminare intere categorie di lavoratori e ritrovarsi con migliaia di persone in difficoltà che prima erano produttive e dopo invece, forzate in un ruolo diverso, potrebbero esserlo di meno.
 
Sono d'accordo in parte.
Un ragionamento che mi è capitato di ripetere spesso in queste ultime settimane (l'ultima volta con mio figlio proprio stasera), è che un laureato può scegliere di salire su un trattore, sedersi ad una scrivania, ... aver studiato non impedisce di fare un lavoro manuale, ma da magari più possibilità di reinventarsi (cosa comunque molto difficile e non alla portata della maggioranza) rispetto a chi ha effettuato un percorso di studi più breve.

Se uno ha la possibilità, deve sempre cercare di proseguire gli studi, non fosse altro per affinare una mentalità ed un metodo di agire il più variegato, flessibile ed aperto possibile.

Secondo questo è il progresso, una società composta di persone istruite, libere di fare quello che vogliono.
Se poi qualcuno vuole fare un lavoro semplice e ripetitivo, più o meno faticoso, per avere più tempo da dedicare a famiglia e passioni, ed avere meno pensieri per la testa, ben venga; non tutti possiamo essere filosofi, tuttologi, stacanovistici, ...

Hai ragione assolutamente.
Io parlavo in termini statistici.
Non dico tutti ma molti rispetto al passato hanno L'opportunità di andare avanti negli studi fin dove possono, per alcuni sarà la laurea per altri solo il diploma.
Ma non tutti statisticamente ci riusciranno e alcuni nemmeno ci proveranno.
Molto meglio prendere un pezzo di carta, anche se in certi casi purtroppo a livello lavorativo non conta quasi nulla, che non prenderlo.
In teoria come hai scritto tu nessuno vieta di laurearsi ma poi dedicarsi a un lavoro che è alla portata anche dei diplomati.
In pratica credo che a volte un titolo di studio avanzato escluda dalle selezioni per lavori umili, un conoscente che si occupa di selezione del personale mi ha detto che a volte scartano i candidati che secondo loro non rimarranno a lungo perché hanno alternative migliori.
Almeno per posizioni non molto appetibili.
 
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