<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Gruppo Stellantis | Page 255 | Il Forum di Quattroruote

Gruppo Stellantis

Fare macchine è un gioco al massacro, fai margini ridicoli ed è perciò diventata una guerra fra poveri, dove contano sempre di più i costi. Se l'energia gliela regali, stai sicuro che fanno molte più macchie
Si però si toglie almeno 30 anni di "liberismo" nostrano delle tariffe o si fanno scelte "diverse" di altre nazioni dove ha prevalso, in questi decenni, dare in finzione il basso costo energetico ed altro...guarda caso sono le stesse nazioni in cui parzialmente o totalmente alcuni hanno delocalizzato e reimportato...in Europa...per cui non se ne esce.
 
Fare macchine è un gioco al massacro, fai margini ridicoli ed è perciò diventata una guerra fra poveri, dove contano sempre di più i costi. Se l'energia gliela regali, stai sicuro che fanno molte più macchie
Perdona ma proprio ragioniamo con parametri differenti....

Nessuno ha detto che fare macchine sia semplice, ma putacaso le sapevamo fare....

Nessuno ha detto che non è una guerra tra poveri....

Ma tra questi poveri, per anni, c'eravamo anche noi, con le nostre storture, le nostre innovazioni, il nostro design, la nostra tecnica.

Ora nel mass market più volutamente massificato ed appiattito verso il basso secondo me questo gruppo, anche se gli regalassi l'elettricità, anche se con fondi comunitari facesse le famose kei elettriche e la nuova Panda nell'anno vattelapesca ....le auto non le venderebbe lo stesso, dovrebbe comunque svenderle...

Questa è la differenza rispetto a un lustro fa quando eravamo solo un pò fermi, come investimenti, come modelli, ma permettimi un briciolo di qualità col protocollo voluto da Marchionne l'avevamo e oggi.....abrogato quel protocollo....

Ci vuole il prodotto.....non bastano i proclami che talvolta sembrano grotteschi e caricaturali....
 
Si però si toglie almeno 30 anni di "liberismo" nostrano delle tariffe o si fanno scelte "diverse" di altre nazioni dove ha prevalso, in questi decenni, dare in finzione il basso costo energetico ed altro...guarda caso sono le stesse nazioni in cui parzialmente o totalmente alcuni hanno delocalizzato e reimportato...in Europa...per cui non se ne esce.


:emoji_thumbsup::emoji_v::emoji_ok_hand:

Gia'....
Purtroppo,
il Liberismo de noantri....

-------------------------------------Ha funzionato solo nella telefonia---------------------------------------
 
Si però si toglie almeno 30 anni di "liberismo" nostrano delle tariffe o si fanno scelte "diverse" di altre nazioni dove ha prevalso, in questi decenni, dare in finzione il basso costo energetico ed altro...guarda caso sono le stesse nazioni in cui parzialmente o totalmente alcuni hanno delocalizzato e reimportato...in Europa...per cui non se ne esce.
Mah, qui entriamo in faccende complicate. Il discorso delle liberalizzazioni nell'energia non regge perché il controllo del mercato lo fa l'ARERA. Il grande peccato, se così si può chiamare, è aver puntato tutto sul gas mentre gli altri hanno conservato sia il carbone (maledetto) che il nucleare. Noi paghiamo uno sproposito per la materia prima. Però voglio vedere chi dirà di sì ad una centrale nucleare vicino a casa, quindi ci teniamo la deindustrializzazione
 
Mah, qui entriamo in faccende complicate. Il discorso delle liberalizzazioni nell'energia non regge perché il controllo del mercato lo fa l'ARERA. Il grande peccato, se così si può chiamare, è aver puntato tutto sul gas mentre gli altri hanno conservato sia il carbone (maledetto) che il nucleare. Noi paghiamo uno sproposito per la materia prima. Però voglio vedere chi dirà di sì ad una centrale nucleare vicino a casa, quindi ci teniamo la deindustrializzazione
ma ...a ricordo "carbone" erano state girate delle centrali tipo porto tolle con finanziamento pubblico per poi dismetterle subito dopo...
sul nucleare.....che e' ritornato tanto di moda, con i soldi pubblici naturalmente nessuno e tanto pazzo in un paese come il nostro di metterci i soldi "privati"....
per come stiamo facendo i lavori nelle "infrastrutture" mi aspetto che le costruiscano in 40 anni ( tra cavilli , comitati ect), in muratura di carta velina e le dismettano subito dopo....

ben inteso potremmo avere anche 30 centrali nucleari ma il costo dell'energia al "privato" non diminuirebbe questo perche' in quel settore la regola domanda-offerta non c'e'.....e statisticamente mi pare i costi sono sempre aumentati...imposte tasse IVA ed accise permettendo...
 
ma ...a ricordo "carbone" erano state girate delle centrali tipo porto tolle con finanziamento pubblico per poi dismetterle subito dopo...
sul nucleare.....che e' ritornato tanto di moda, con i soldi pubblici naturalmente nessuno e tanto pazzo in un paese come il nostro di metterci i soldi "privati"....
per come stiamo facendo i lavori nelle "infrastrutture" mi aspetto che le costruiscano in 40 anni ( tra cavilli , comitati ect), in muratura di carta velina e le dismettano subito dopo....

ben inteso potremmo avere anche 30 centrali nucleari ma il costo dell'energia al "privato" non diminuirebbe questo perche' in quel settore la regola domanda-offerta non c'e'.....e statisticamente mi pare i costi sono sempre aumentati...imposte tasse IVA ed accise permettendo...


Il PNRR solo a sentirlo....
....Mi vedo un altro disastro, tipo 110%

Al 31 / 12 / 24....
Ne abbiamo spesi la bellezza di circa 1/3....
Tra quelli dirottati, quelli soppressi....
Temo ci saranno solo altri inutili debiti da pagare,
assieme a quelli delle armi prossime a venire....

Che paese vi stiamo lasciando , cari ragazzi
 
come dice eta il pnrr ha fatto delle cose buone, le altre finiranno sul 31/12/2025 o al 30/06/2026

poi 0.....

e per una certa tipologia di progetti di "apprendimento-corsi" meno male...

Ha fatto
( dopo quasi 4 anni )
o ha in programma.

??

In soldoni portato a termine o almeno in via di conclusione, nel senso di pochi mesi....

??
 
Ultima modifica:
Che il 2025 sarebbe stato un anno difficile, come il 2024, si sapeva. Ma quello che emerge dall’ultimo report della Fim-Cisl su Stellantis in Italia è un calo dei volumi peggiore delle attese. Da gennaio a giugno la produzione è scesa del 26,9% considerando sia le auto che i commerciali leggeri, una contrazione rispetto ad un periodo che già aveva registrato volumi al minimo storico.
Le autovetture da sole hanno perso oltre un terzo dei volumi sullo stesso periodo di un anno fa, sfiorando le 124mila unità. «La situazione è peggiorata rispetto ad una fase già di grande sofferenza registrata nel 2024 - spiega il segretario della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano - Non ci aspettavamo un miglioramento nel 2025, ma non prevedevamo un calo così accentuato e diffuso nell’anno».
Tale da rendere necessaria, dice la Fim, l’apertura di un confronto con il nuovo ceo Antonio Filosa «per garantire ad ogni sito italiano una prospettiva industriale e occupazionale» dice Uliano.
Nel primo semestre dell’anno la produzione è scesa a quota 221.885 veicoli, con una situazione ancora più nera per la produzione di auto, che registra una flessione del 33,6% a quota 123.905 unità mentre i veicoli commerciali sono scesi del -16,3% a 97.980 unità. Tutti gli stabilimenti, da Mirafiori a Melfi, restano in terreno negativo mentre l’anno scorso almeno Pomigliano aveva rappresentato una eccezione.
Oggi la produzione del sito campano rappresenta oltre il 60% del totale e la sola Pandina occupa oltre il 50% dei volumi produttivi in Italia, con una flessione più contenuta, certo, pari al 15%, ma comunque preoccupante. Un problema nel problema. [...]
I metalmeccanici della Fim prevedono una chiusura d’anno intorno alle 440mila unità totali, al di sotto della soglia del mezzo milione di veicoli e, potenzialmente, con sole 250mila auto prodotte in Italia.
La partenza della Fiat 500 ibrida, presentata a Torino il 4 luglio scorso e in cantiere per il mese di novembre, con 5mila unità previste quest’anno, accanto ai nuovi modelli di Melfi, potranno dare i primi risultati soltanto nel corso del 2026.
Ma per invertire in maniera decisa la tendenza servirà un ulteriore aggiustamento del piano industriale del Gruppo per l’Italia. Il dossier dovrà arrivare sul tavolo del nuovo ceo di Stellantis Filosa e solo dopo, sottolineano diverse fonti, si potrà riaprire la discussione sui piani per l’Italia e aggiornare il tavolo Stellantis al Mimit, annunciato dal ministro Adolfo Urso qualche settimana fa.
Il ministro dal canto suo evidenzia come il calo della produzione di Stellantis in Italia sia sintomo di una «crisi difficile per tutte le imprese automobilistiche che producono in Europa perché anche le altre grandi multinazionali europee sono in forte difficoltà, anzi, perlopiù hanno già annunciato la chiusura di interi stabilimenti e il licenziamento di decine di migliaia di operai, a differenza di quanto accade in Italia».
In questo frangente poi il mercato non aiuta, tanto quello delle auto - Stellantis perde oltre l’8% di immatricolazioni in Europa e il 12% in Italia - quanto quello dei veicoli commerciali, in fase di rallentamento a livello globale, con conseguenze anche per la produzione in Italia visto che ad Atessa la contrazione dei volumi, iniziata nel secondo semestre dell’anno scorso, va avanti e segna un -16,3% da gennaio a giugno di quest’anno. Per tutti questi fattori di mercato messi insieme, «il livello di caduta dei volumi nel 2025 è superiore alle previsioni» ribadisce la Fim-Cisl.
Tutti gli stabilimenti dunque evidenziano un forte peggioramento, non si intravedono segnali di ripresa entro la fine dell’anno e potrebbe aumentare il ricorso alla agli ammortizzatori sociali che già coinvolgono quasi la metà della forza lavoro del gruppo.
Preoccupa ad esempio lo slittamento in avanti del lancio delle nuove produzioni di Cassino - Alfa Romeo Giulia e Stelvio - sulla nuova piattaforma Stla Large e la transizione in atto a Melfi, con volumi in calo da anni e forti ripercussioni sull’intero indotto.
La questione industriale è duplice: da un lato c’è il tema dei piani di Stellantis per l’Italia e della reale capacità di riportare i livelli produttivi su livelli accettabili per l’indotto; dall’altro ci sono le questioni ancora aperte come ad esempio il futuro di Maserati e il destino di Termoli, fabbrica di motori inizialmente destinata a diventare la Gigafactory italiana del Gruppo, progetto congelato da ACC, di cui Stellantis è parte. Il numero uno del Gruppo nell’area Emea, Jean Philippe Imparato, ha annunciato nel futuro di Maserati un possibile sviluppo con il brand Alfa Romeo che sta recuperando terreno. (Il Sole24ore.it)
 
Ha fatto
( dopo quasi 4 anni )
o ha in programma.

??

In soldoni portato a termine o almeno in via di conclusione, nel senso di pochi mesi....

??
da quello che so tu fai progetto che non ha un "passato" e non hai "futuro".
c'e' una data di inizio obbligatoria ed una di fine obbligatoria...stop....

ma difatto i parametri non esulano dai normali standard di pagamento dei canali pubblici

fortunatamente o non ci ho avuto a che fare poco...
 
Che il 2025 sarebbe stato un anno difficile, come il 2024, si sapeva. Ma quello che emerge dall’ultimo report della Fim-Cisl su Stellantis in Italia è un calo dei volumi peggiore delle attese. Da gennaio a giugno la produzione è scesa del 26,9% considerando sia le auto che i commerciali leggeri, una contrazione rispetto ad un periodo che già aveva registrato volumi al minimo storico.
Le autovetture da sole hanno perso oltre un terzo dei volumi sullo stesso periodo di un anno fa, sfiorando le 124mila unità. «La situazione è peggiorata rispetto ad una fase già di grande sofferenza registrata nel 2024 - spiega il segretario della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano - Non ci aspettavamo un miglioramento nel 2025, ma non prevedevamo un calo così accentuato e diffuso nell’anno».
Tale da rendere necessaria, dice la Fim, l’apertura di un confronto con il nuovo ceo Antonio Filosa «per garantire ad ogni sito italiano una prospettiva industriale e occupazionale» dice Uliano.
Nel primo semestre dell’anno la produzione è scesa a quota 221.885 veicoli, con una situazione ancora più nera per la produzione di auto, che registra una flessione del 33,6% a quota 123.905 unità mentre i veicoli commerciali sono scesi del -16,3% a 97.980 unità. Tutti gli stabilimenti, da Mirafiori a Melfi, restano in terreno negativo mentre l’anno scorso almeno Pomigliano aveva rappresentato una eccezione.
Oggi la produzione del sito campano rappresenta oltre il 60% del totale e la sola Pandina occupa oltre il 50% dei volumi produttivi in Italia, con una flessione più contenuta, certo, pari al 15%, ma comunque preoccupante. Un problema nel problema. [...]
I metalmeccanici della Fim prevedono una chiusura d’anno intorno alle 440mila unità totali, al di sotto della soglia del mezzo milione di veicoli e, potenzialmente, con sole 250mila auto prodotte in Italia.
La partenza della Fiat 500 ibrida, presentata a Torino il 4 luglio scorso e in cantiere per il mese di novembre, con 5mila unità previste quest’anno, accanto ai nuovi modelli di Melfi, potranno dare i primi risultati soltanto nel corso del 2026.
Ma per invertire in maniera decisa la tendenza servirà un ulteriore aggiustamento del piano industriale del Gruppo per l’Italia. Il dossier dovrà arrivare sul tavolo del nuovo ceo di Stellantis Filosa e solo dopo, sottolineano diverse fonti, si potrà riaprire la discussione sui piani per l’Italia e aggiornare il tavolo Stellantis al Mimit, annunciato dal ministro Adolfo Urso qualche settimana fa.
Il ministro dal canto suo evidenzia come il calo della produzione di Stellantis in Italia sia sintomo di una «crisi difficile per tutte le imprese automobilistiche che producono in Europa perché anche le altre grandi multinazionali europee sono in forte difficoltà, anzi, perlopiù hanno già annunciato la chiusura di interi stabilimenti e il licenziamento di decine di migliaia di operai, a differenza di quanto accade in Italia».
In questo frangente poi il mercato non aiuta, tanto quello delle auto - Stellantis perde oltre l’8% di immatricolazioni in Europa e il 12% in Italia - quanto quello dei veicoli commerciali, in fase di rallentamento a livello globale, con conseguenze anche per la produzione in Italia visto che ad Atessa la contrazione dei volumi, iniziata nel secondo semestre dell’anno scorso, va avanti e segna un -16,3% da gennaio a giugno di quest’anno. Per tutti questi fattori di mercato messi insieme, «il livello di caduta dei volumi nel 2025 è superiore alle previsioni» ribadisce la Fim-Cisl.
Tutti gli stabilimenti dunque evidenziano un forte peggioramento, non si intravedono segnali di ripresa entro la fine dell’anno e potrebbe aumentare il ricorso alla agli ammortizzatori sociali che già coinvolgono quasi la metà della forza lavoro del gruppo.
Preoccupa ad esempio lo slittamento in avanti del lancio delle nuove produzioni di Cassino - Alfa Romeo Giulia e Stelvio - sulla nuova piattaforma Stla Large e la transizione in atto a Melfi, con volumi in calo da anni e forti ripercussioni sull’intero indotto.
La questione industriale è duplice: da un lato c’è il tema dei piani di Stellantis per l’Italia e della reale capacità di riportare i livelli produttivi su livelli accettabili per l’indotto; dall’altro ci sono le questioni ancora aperte come ad esempio il futuro di Maserati e il destino di Termoli, fabbrica di motori inizialmente destinata a diventare la Gigafactory italiana del Gruppo, progetto congelato da ACC, di cui Stellantis è parte. Il numero uno del Gruppo nell’area Emea, Jean Philippe Imparato, ha annunciato nel futuro di Maserati un possibile sviluppo con il brand Alfa Romeo che sta recuperando terreno. (Il Sole24ore.it)
Questi dati erano prevedibili, in quanto nel primo semestre 2024 Ypsilon, 500 e 500X vendevano ancora quasi a pieno regime (25.000 Ypsilon, 15.000 Fiat 500 e 11.000 500X) prima di uscire dai listini.
Delle 3 solo la 600 sta riprendendo i volumi della 500X, mentre la 500 hybrid arrivera' solo a fine anno e quindi solo nel 2026 iniziera' a fare numeri significativi, mentre la nuova Ypsilon, con il salto di categoria che ha portato i listini da 17k a 25k, ha fatto scendere le vendite da 4000/mese a circa 1000/mese.
Da settembre i numeri dovrebbero allinearsi con quelli del secondo semestre 2024, in forte ribasso rispetto al primo.
Da ricordare, poi, che manca l'apporto della Grande Panda, per la quale ci sono grossi problemi di produzione a causa della mancanza di personale nella fabbrica Serba (...... mentre a Mirafiori c'e' tantissima gente in cassa integrazione !!).
Quindi solo nei primi mesi del 2026 dovrebbe evidenziarsi un recupero significativo.
 
Ultima modifica di un moderatore:
da quello che so tu fai progetto che non ha un "passato" e non hai "futuro".
c'e' una data di inizio obbligatoria ed una di fine obbligatoria...stop....

ma difatto i parametri non esulano dai normali standard di pagamento dei canali pubblici

fortunatamente o non ci ho avuto a che fare poco...


-Insomma,
da scrivere sugli annali d' Italia, acclarato/concluso:
nada
rien
nothing
net

ULTIMA RIGA:
-Se " o " non ci ho avuto..... sarebbe: " io " non ci ho avuto....
Gia' quello e' una bella fortuna
 
Ultima modifica:
Questi dati erano prevedibili...
Cioè tu avevi previsto questa debacle? 124.000 auto prodotte in Italia nei primi 6 mesi dell'anno, non sono un semplice insuccesso, ma una vera e propria rovina e mi chiedo, avranno il coraggio di chiedere altri incentivi e finanziamenti dopo questi risultati disastrosi e senza magari presentare un piano di rilancio credibile e/o realizzabile? Non confondiamo le vendite del gruppo, con la produzione made in Italy però.
 
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