Dai, ha solo distrutto tutto il settore automobilistico italiano. In fondo non serviva più, non è rimasto più niente. Il suo lavoro l'ha fatto..anche la 500 elettrica hanno stoppato. Non serve più, può prendersi la sua buonuscita da 70 milioni e tornarsene serenamente a casa, come gli operai Fiat. Le cessocar da ricchi che costano come una villa in sardegna purtroppo non contano niente, perché 80 macchine all'anno sono una pernacchietta. La ricchezza di una nazione non la fanno stilisti allucinati, designer allucinanti, supercar, calciatori, cantanti, ballerini, tennisti o atleti, tutti fenomeni circensi pompati da giornalisti fuori dal mondo della milano bene e della Roma chic, gli stessi che davanti alle telecamere hanno fatto e fanno un lavaggio del cervello continuo su "ma quanto è bello diventare i camerieri e gli albergatori del mondo!" mentre tutta l'industria muore. L'industria vera: acciaio, chimica, plastiche, legno, artigianato, automobili, agricoltura, vivaistica, sementi, zuccherifici, macchine utensili, macchinari di precisione, farmaci, dispositivi medici..e potrei andare avanti per ore. Qui ci fanno credere che ci salveremo con la sfilata sul palco e con l'americano sovrappeso che paga 5€ di caffè a Venezia. Intanto mentre le due tv ci ammaliano e continuano a rimpiangere quei 4 mafiosi russi che venivano a comprare la borsa di coccodrillo coi soldi della loro povera gente, attori stranieri stanno comprando tutto, manager stranieri rilevano le nostre aziende storiche, le distruggono e poi tanti saluti, come il caro amico portoghese. Solo noi italiani siamo tanto sciocchi da lavorare bene per i paesi che ci assumono, mentre chi viene qui non fa che prendere, spolpare e andarsene.
La politica industriale di un paese è la sua assicurazione per il futuro. È l'unica garanzia per i nostri figli di una vita migliore.
Per questo motivo ritengo gravissimo l'operato di quest'uomo e dei suoi capi. Un'impresa di tali dimensioni non può più essere trattata come una robetta "mia e basta'". A certi livelli diventa una responsabilità sociale imprescindibile. Basti pensare all'indotto.