Non sono un commercialista, ma mio papà è stato autonomo per parecchi anni, e ricordo che l'ammortamento delle attrezzature era una voce passiva nel calcolo del reddito.
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Ammortamento Dei Beni Strumentali
Gli acquisti di beni durevoli strumentali all’attività del professionista e che non esauriscono la loro utilità in un unico esercizio, sono costi che il professionista sostiene e che può dedurre dal proprio reddito professionale, in quanto inerenti l’attività professionale.
Come abbiamo visto, la prima caratteristica da analizzare nei beni strumentali riguarda il costo di acquisto. Secondo questo parametro è possibile suddividere i beni strumentali in:
- Beni strumentali con costo unitario > €. 516,46 – I beni con un valore unitario maggiore di €. 516, 46 sono soggetti ad ammortamento in quote annuali secondo i coefficienti previsti dal D.M. 31/12/1988. Il professionista ha facoltà di dedurre ogni anno una quota del costo complessivo sostenuto per l’acquisto del bene strumentale;
- Beni strumentali con costo unitario ≤ €. 516,46 – I beni di importo unitario inferiore a €. 516,46 possono essere registrati direttamente come costi di esercizio e dedotti integralmente dal reddito nell’esercizio in cui sono stati acquistati, oppure è possibile ammortizzare il costo in quote costanti nell’esercizio in corso e in quelli successivi. La scelta è a discrezione del professionista.
Di più non so.
Si, penso anche io che sia assolutamente corretto, fiscalmente abbatte il reddito (sempre se non scrivo sciocchezze).
Per cui abbatterà, tanto o poco, anche le tasse a cui l'autonomo è sottoposto, ma quel che voglio dire è che sapendo che certi strumenti o macchine servono per quel lavoro, ne dovrà tenere conto nell'emettere fatture relative a prestazioni che richiedano l'uso di quel macchinario azzerandone, al tendere, il peso economico PRIMA ANCORA di quello fiscale che va tramite dich. redditi.
Per il breve periodo, tanti anni fa, in cui ho fatto prestazioni occasionali senza partita IVA, ho applicato più o meno lo stesso concetto: inserivo una quota %, in aggiunta a quel che ritenevo congruo per l'attività del caso, riferita nello specifico a "indennizzo" PC e auto o mezzi.
Poi, separata, avevo (nei casi in cui lo prevedevano) anche una voce di uscita (che, di nuovo, aveva valori diversi in funzione della necessità o meno di usare l'auto per tempi più o meno lunghi).
Per cui certamente incassavo un pochino di più che sarebbe servito a ripagare quota parte di quanto mi servisse per fare il mio lavoro.
Che poi fiscalmente per me non avesse alcun impatto specifico (non avendo partita iva non avevo specifica particolare ma andava negli altri redditi con la certificazione mi pare 770 -ma non vorrei dire sciocchezze, di nuovo-) penso non faccia molta diferenza.
Il concetto era che la gestione fiscale e quella finanziaria e di liquidità sono su piani differenti, tutto lì.