<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Voglia di lavorare dei giovani | Page 8 | Il Forum di Quattroruote

Voglia di lavorare dei giovani

Assolutamente confermo!
Ti ripeto che io NON sono un PROFESSIONISTA che ha contatti con il mondo scientifico in 5 continenti.
E come me credo che siano qualcosa tipo 22 milioni di Italiani sui 24 che lavorano...
Io lavoro perché il lavoro mi SERVE per avere uno stile di vita dignitoso, se lo stile di vita dignitoso lo potessi avere senza fare nulla lo farei.
Di sicuro il mio lavoro non apporta alcun cambiamento al mondo scientifico.
Anzi, ti diró di più!
Io lavoro non perché la mia azienda mi VUOLE assumere, piuttosto perchè DEVE avere un tot numero di personale ogni tot numero di clienti e la cosa è imposta per legge, non è una libera scelta loro.
Se potesse ci manderebbero tutti a casa domani, ma non possono, quindi ci tengono.
Ho fatto in gioventu' il bracciante, galoppino, pony express, garzone del fotografo, caddie, lezioni private, facchinaggio, cameriere e non so piu' cosa altro, solo per mantenermun po'... ma ho sempre amato quello che facevo, in questo modo il lavoro non pesa, poi ci si tolgono le soddisfazioni, come ufficiale dell'esercit, come ricercatore, come docente, come dirigente e consulente... poi...
 
Ma già si parte da un assunto sbagliato , un dipendente non ha un capo ma ha un responsabile, io personalmente ritengo questa una distinzione fondamentale che se rispettata fa si che il responsabile ed il dipendente abbiano la loro dose di gratificazioni per il lavoro che si svolge, soprattutto se il tutto si esplica in un ambiente lavorativo in cui si lavora per obiettivi raggiunti e a seguito di questo si hanno gratifiche.

Credo che abbiamo esperienze lavorative profondamente diverse.
Capisco il tuo punto di vista, ma capisco anche che ti basterebbe un giorno da queste parti per cambiarlo completamente.
Ciò di cui parli tu è pura utopia, fantascienza.
Buon per te che le tue esperienze ti abbiano permesso di mantenere questo incanto, parlando sempre del profilo professionale.
 
Credo che abbiamo esperienze lavorative profondamente diverse.
Capisco il tuo punto di vista, ma capisco anche che ti basterebbe un giorno da queste parti per cambiarlo completamente.
Ciò di cui parli tu è pura utopia, fantascienza.
Buon per te che le tue esperienze ti abbiano permesso di mantenere questo incanto, parlando sempre del profilo professionale.

Sicuramente dipende dal ambiente e dal tipo di lavoro , nel mio non è utopia ma si è visto che è il modo migliore per fare progredire un azienda, poi ovviamente non sono tuttectise e fiori ma fortunatamente è cambiato l'approccio e si tende a dare responsabilità a tutti , soprattutto a chi è nelle posizioni superiori.
 
Ho fatto in gioventu' il bracciante, galoppino, pony express, garzone del fotografo, caddie, lezioni private, facchinaggio, cameriere e non so piu' cosa altro, solo per mantenermun po'... ma ho sempre amato quello che facevo, in questo modo il lavoro non pesa, poi ci si tolgono le soddisfazioni, come ufficiale dell'esercit, come ricercatore, come docente, come dirigente e consulente... poi...

Ma se io sono stato il primo a dirti che mi piace il lavoro che faccio!
Non mi piacciono alcuni “contorni” ma tutto sommato va bene così.
 
Vedendo questa " disputa "....
Non vorrei si confondesse il concetto di
--sentirsi realizzato--
con quello di
--condurre una vita serena--

Interessante. Ti chiedo però: se uno conduce una vita serena (non dico solo a livello economico ma proprio nel sentirsi felici) spesso è anche perché si sente realizzato sul lavoro, dato che trascorriamo la maggior parte della propria giornata (da svegli). O sbaglio? Una correlazione c'è tra le 2 cose
 
Ho fatto in gioventu' il bracciante, galoppino, pony express, garzone del fotografo, caddie, lezioni private, facchinaggio, cameriere e non so piu' cosa altro, solo per mantenermun po'... ma ho sempre amato quello che facevo, in questo modo il lavoro non pesa, poi ci si tolgono le soddisfazioni, come ufficiale dell'esercit, come ricercatore, come docente, come dirigente e consulente... poi...

Da come scrivi, avvalori un po' la mia tesi. Cioè che a seconda del peso che si da al lavoro nella propria vita piuttosto che altro, ci si pone come obiettivo lo stesso e quindi in caso di successo sentirsi o meno realizzati.
A me per esempio sarebbe piaciuto molto lavorare nel settore dei motori, è la mia passione quasi da sempre, anche il mio titolo di studio e le conoscenze di base c'erano. Solo che a fronte di una carriera in salita, della lontananza da amici e parenti e la possibilità di avere una famiglia presto ho preferito fare comunque un lavoro che mi piace, ma non nell'ambito dei motori.
Di conseguenza, sebbene sia contento del mio lavoro e mi piace, non potrò mai sentirmi realizzato (almeno in quest'ambito) al 100%.
Non ho quello stimolo viscerale a dare tutto me pur di riuscire a fare carriera.
Ma questo perché ho dato altre priorità alla mia vita a medio termine, che ritengo più importanti.
 
Interessante. Ti chiedo però: se uno conduce una vita serena (non dico solo a livello economico ma proprio nel sentirsi felici) spesso è anche perché si sente realizzato sul lavoro, dato che trascorriamo la maggior parte della propria giornata (da svegli). O sbaglio? Una correlazione c'è tra le 2 cose

La serenita' e' caratteriale
( e' uno stato dell' animo ):
non ha quindi necessita' particolari.
P.s.:
La felicita' e' un " attimo " di serenita'
nel senso che e' " molto potente " ma in linea di massima di breve durata
 
Come si può essere realizzati quando lavori con tutto il tuo impegno e poi qualcun altro si appropria di quello che hai fatto?

A me questa sembra un'ottica decisamente superata che descrive più i meccanismi che c'erano tra servi e padroni che quelli che ci sono oggi tra dipendenti e datori di lavoro.

Partiamo dal presupposto che non tutti i datori di lavoro spremono i loro dipendenti e che non tutti i dipendenti mettono tutto il loro impegno nel lavoro.

E ricordiamoci anche che in cambio dell'impegno del dipendente il datore di lavoro gli riconosce uno stipendio mensile,la tredicesima,i contributi,le ferie pagate e la copertura in caso di malattia o infortuni.
Quindi non c'è alcuna appropriazione ma casomai uno scambio.

Sul fatto poi che sia più facile sentirsi realizzati lavorando in proprio dipende.
Se hai successo si,se alla fine di ogni mese invece ti accorgi di far fatica a coprire le spese decisamente no.

Quanto al fatto che essendo solo uno dei tanti ingranaggi che fanno girare la ruota non ci si possa e non ci si debba sentire realizzati mi sembra una visione molto pessimistica.
Qualsiasi grande risultato difficilmente viene raggiunto da una persona sola.
Pensiamo al mondo dell'auto,tra progettazione e realizzazione di una vettura vengono coinvolte centinaia di persone,ognuna delle quali porta un contributo al risultato finale.
Certo chi la disegna sarà più soddisfatto di chi la assembla,ma resta il fatto che il risultato finale è merito del lavoro di tutte le parti interessate.
Pensiamo allo sport,non esistono solo gli sport individuali e comunque anche dietro a un singolo atleta ci sono decine di persone che si occupano della sua preparazione,della sua salute,del suo equipaggiamento,dei suoi spostamenti etc etc.

Personalmente io conosco persone che lavorano come dipendenti e che non si occupano di nulla di trascendentale (trasporti,riparazioni hardware,vendita di articoli per l'ufficio) e a vederle da fuori mi sembrano persone felici,che hanno una tranquillità economica che molti lavoratori autonomi di questi tempi non hanno,e che non hanno alcuna intenzione di cambiare per inventarsi una carriera alternativa.

Fare da soli forse significa essere liberi dalle imposizioni altrui (anche se le imposizioni dall'alto a carico dei lavoratori autonomi mi sembra che non manchino) ma significa anche avere molte più responsabilità e meno certezze.

Non voglio dire che il posto fisso sia il sogno di tutti,ma che avere la fortuna di lavorare in un ambiente sereno,alle dipendenze di persone perbene che non ti trattano come se fossi un numero,e ottenere in cambio uno stipendio dignitoso non mi sembra una prospettiva così tragica da impedire la realizzazione di un essere umano.
Ognuno ha il suo metro di giudizio ma la realizzazione secondo me non si misura in denaro o in ore libere,per me alcune delle persone più realizzate e felici fanno mestieri impegnativi e con retribuzioni non elevate.
 
La serenita' e' caratteriale
( e' uno stato dell' animo ):
non ha quindi necessita' particolari

Si hai ragione ci sono persone più o meno portate ad esser sereni.
Però nelle sfumature intermedie, il sentirsi bene con se stessi (di cui secondo me fa anche parte la realizzazione personale, darsi uno scopo e raggiungerlo) contribuisce non trovi?
 
La serenita' e' caratteriale
( e' uno stato dell' animo ):
non ha quindi necessita' particolari.
P.s.:
La felicita' e' un " attimo " di serenita'
nel senso che e' " molto potente " ma in linea di massima di breve durata

Penso che sia vero.
Persone diverse nelle stesse identiche condizioni lavorative e familiari vivranno in maniera molto differente.
Ci sono persone che vanno a lavorare fischiettando e altre che lo fanno bestemmiando,e non è detto che quelli che fischiettano guadagnino di più e lavorino di meno.
 
Si hai ragione ci sono persone più o meno portate ad esser sereni.
Però nelle sfumature intermedie, il sentirsi bene con se stessi (di cui secondo me fa anche parte la realizzazione personale, darsi uno scopo e raggiungerlo) contribuisce non trovi?


Probabilmente ci sono degli stati intermedi,
del tipo: ti va tutto male.
Ma la differenza sta comunque nella quantita' della reazione
Probabilmente a chi non dorme piu' ad ogni tipo di problematica,
il sereno....dopo 10 minuti va oltre.
 
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