Come si può essere realizzati quando lavori con tutto il tuo impegno e poi qualcun altro si appropria di quello che hai fatto?
A me questa sembra un'ottica decisamente superata che descrive più i meccanismi che c'erano tra servi e padroni che quelli che ci sono oggi tra dipendenti e datori di lavoro.
Partiamo dal presupposto che non tutti i datori di lavoro spremono i loro dipendenti e che non tutti i dipendenti mettono tutto il loro impegno nel lavoro.
E ricordiamoci anche che in cambio dell'impegno del dipendente il datore di lavoro gli riconosce uno stipendio mensile,la tredicesima,i contributi,le ferie pagate e la copertura in caso di malattia o infortuni.
Quindi non c'è alcuna appropriazione ma casomai uno scambio.
Sul fatto poi che sia più facile sentirsi realizzati lavorando in proprio dipende.
Se hai successo si,se alla fine di ogni mese invece ti accorgi di far fatica a coprire le spese decisamente no.
Quanto al fatto che essendo solo uno dei tanti ingranaggi che fanno girare la ruota non ci si possa e non ci si debba sentire realizzati mi sembra una visione molto pessimistica.
Qualsiasi grande risultato difficilmente viene raggiunto da una persona sola.
Pensiamo al mondo dell'auto,tra progettazione e realizzazione di una vettura vengono coinvolte centinaia di persone,ognuna delle quali porta un contributo al risultato finale.
Certo chi la disegna sarà più soddisfatto di chi la assembla,ma resta il fatto che il risultato finale è merito del lavoro di tutte le parti interessate.
Pensiamo allo sport,non esistono solo gli sport individuali e comunque anche dietro a un singolo atleta ci sono decine di persone che si occupano della sua preparazione,della sua salute,del suo equipaggiamento,dei suoi spostamenti etc etc.
Personalmente io conosco persone che lavorano come dipendenti e che non si occupano di nulla di trascendentale (trasporti,riparazioni hardware,vendita di articoli per l'ufficio) e a vederle da fuori mi sembrano persone felici,che hanno una tranquillità economica che molti lavoratori autonomi di questi tempi non hanno,e che non hanno alcuna intenzione di cambiare per inventarsi una carriera alternativa.
Fare da soli forse significa essere liberi dalle imposizioni altrui (anche se le imposizioni dall'alto a carico dei lavoratori autonomi mi sembra che non manchino) ma significa anche avere molte più responsabilità e meno certezze.
Non voglio dire che il posto fisso sia il sogno di tutti,ma che avere la fortuna di lavorare in un ambiente sereno,alle dipendenze di persone perbene che non ti trattano come se fossi un numero,e ottenere in cambio uno stipendio dignitoso non mi sembra una prospettiva così tragica da impedire la realizzazione di un essere umano.
Ognuno ha il suo metro di giudizio ma la realizzazione secondo me non si misura in denaro o in ore libere,per me alcune delle persone più realizzate e felici fanno mestieri impegnativi e con retribuzioni non elevate.