Vero.
Ma mi viene da fare una considerazione un po' controcorrente.
Se guardiamo a FCA come ad un gruppo industriale privato come in effetti è, non ci trovo nulla di strano se decide di riposizionarsi, di tagliare (vedi Lancia), parto dal presupposto che c'è un cda che risponde agli azionisti, sia sulle strategie che sui numeri (=utili) da fare/fatti, quindi ben motivato, altrimenti è conscio che se ne va a casa.
Nessuno si scandalizza se ad esempio la tal marca nazionale di pasta decide di cambiare formato degli spaghetti e riposizionarsi su target più ambiziosi e categorie di mercato più elitarie. Faranno presumo (spero) i loro conti, vero che fare impresa vuol dire assumersi dei rischi, ma si cerca di prevederli, calcolarli e contenerli.
Invece per FCA sembra, almeno a leggere qui (ma è un pensiero pure mio) che esista una specie di obbligo, di debito "morale-nazionale" per cui se non viene prodotto il tal modello, non si rilancia la Lancia, manca la SW della Giulia e la mini Stelvio (così siamo subito Alfisti), ecco sollevarsi l'indignazione generale, il tradimento della patria, l'accusa di spudoratezza nell'aver per decenni (quando era Fiat) incassato cifre colossali (cento miliardi di euro di oggi dicunt) dallo Stato sottoforma di aiuti, rottamazioni, sovvenzioni, casse integrazioni e via discorrendo.
Credo che potremo tranquillamente scordarci da parte della attuale FCA "sentimentalismi" patriottici. Per questa azienda globale l' Italia oramai è solo una delle tante nazioni dove anche lì hanno delle fabbriche.
Alla fine "Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato, ha dato, scurdámmoce 'o ppassato...."