BufaloBic ha scritto:
Conti migliori per le attese per Fiat, nonostante il netto calo delle immatricolazioni auto in Europa certificato dai recenti dati Acea. Nel primo trimestre Fiat SpA ha infatti segnato un utile della gestione ordinaria in rialzo a 251 milioni di euro (+21 milioni rispetto a un anno prima) e un utile netto pari a 37 milioni (quasi tre volte rispetto a un anno prima, ma sotto il consensus degli analisti, pari a 75 milioni) su ricavi in rialzo del 7,1% a 9,2 miliardi. L'indebitamento netto industriale si è ridotto a 489 milioni (da 542 milioni a fine 2010) e la liquidità è salita a 13,1 miliardi (12,2 miliardi a fine 2010).
Bene le vendite di veicoli commerciali
Fiat Group Automobiles (FGA) - si legge nel comunicato - ha registrato ricavi pari a 7 miliardi di euro (+2,6%, sostanzialmente invariati a cambi costanti), con un totale di 518.600 vetture e veicoli commerciali leggeri consegnati (-2,6% rispetto al primo trimestre 2010). Il miglior mix, determinato dalle maggiori vendite di veicoli commerciali leggeri (+7,5%) e dal successo dell'Alfa Romeo Giulietta, ha compensato la flessione dei volumi delle altre vetture (-4,8% il calo complessivo).
La quota di mercato delle autovetture è diminuita in Europa (-1,5 punti percentuali al 7,1%) scontando principalmente il calo di 2,4 punti percentuali in Italia (quota al 29%) rispetto all'anno precedente, con il 2010 che aveva beneficiato dell'impatto della fase finale degli eco-incentivi a favore delle vetture più piccole e di quelle alimentate a metano e GPL. Fiat Professional ha mantenuto una posizione da leader in Europa, con una quota del 12,8%. In Brasile Fiat ha confermato il primato sul mercato con una quota complessiva sostanzialmente stabile al 22,1%.
Bene i marchi del lusso e componenti
Il costruttore ha precisato che nel primo trimestre i ricavi hanno registrato una crescita a doppia cifra per i marchi di lusso e sportivi (Maserati e Ferrari) e per i componenti e sistemi di produzione. Per quest'ultima voce si registrano ricavi pari a 3 miliardi di euro, con un aumento del 22,7% rispetto al primo trimestre 2010. Tutti i settori presentano una crescita a doppia cifra, in particolare: Magneti Marelli migliora del 16,7% a 1,5 miliardi di euro e Fiat Powertrain, a parità di perimetro, è in crescita del 17,1% a 1,2 miliardi di euro.
La prima trimestrale dallo spinoff
Gli investimenti nel primo trimestre «sono coerenti con il piano per l'anno». La società, che ha pubblicato la sua prima trimestrale da quando è stata realizzata la divisione dalle attività industriali di Cnh e Iveco, ha spiegato l'aumento della liquidità «essenzialmente con il ripagamento integrale dei crediti finanziari netti da parte di Fiat Industrial». La liquidità a fine marzo, precisa il Lingotto, non include inoltre l'incasso dell'emissione obbligazionaria di un miliardo avvenuto il primo aprile.
Confermati i target 2011
Gli obiettivi 2011 di Fiat SpA sono stati così confermati. La società, al termine del cda, ha ribadito in una nota che gli obiettivi di quest'anno sono un utile della gestione ordinaria nel range 0,9-1,2 miliardi di euro, un utile netto di circa 300 milioni e un indebitamento netto industriale di 1,5-1,8 miliardi. La società prevede «una crescita sostanziale dei programmi di investimento nei confronti dei livelli anomali e particolarmente bassi del 2010, con il ripristino di un livello di investimenti normalizzato per tutti i settori» e aggiunge che «lavorando per il conseguimento degli obiettivi, Fiat continuerà a implementare la strategia di alleanze mirate, al fine di ottimizzare gli impegni di capitale e ridurre i rischi».
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2011-04-20/utili-ricavi-crescita-fiat-122408.shtml?uuid=Aau7YWQD
da segnalare alcuni dati:
1) conti migliori per le attese per Fiat, nonostante il netto calo delle immatricolazioni auto in Europa certificato dai recenti dati Acea
2) l'indebitamento netto industriale si è ridotto a 489 milioni (da 542 milioni a fine 2010) e la liquidità è salita a 13,1 miliardi (12,2 miliardi a fine 2010)
3) gli obiettivi 2011 di Fiat SpA sono stati così confermati. La società, al termine del cda, ha ribadito in una nota che gli obiettivi di quest'anno sono un utile della gestione ordinaria nel range 0,9-1,2 miliardi di euro, un utile netto di circa 300 milioni e un indebitamento netto industriale di 1,5-1,8 miliardi.
A Voi
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/articolo-24920.htm
Vittorio Malagutti per "il Fatto quotidiano"
Alla fine lo ha ammesso perfino lui, Sergio
Marchionne. "Gli accordi su Chrysler risalgono al
2009 e non vedo perché dovremmo pagare un
premio per qualcosa che abbiamo contribuito in
modo determinante a rilanciare", ha detto ieri il
gran capo di Fiat rispondendo alle domande
degli analisti.
Traduzione:
quel
16
per
cento
di
Chrysler
comprato
per
soli
875
milioni
di
euro
(1,27 miliardi di dollari) è davvero un affarone,
ma due anni fa nessuno avrebbe pensato che il
gruppo americano si sarebbe ripreso dal
disastro tanto in fretta.
Quindi, fa capire il numero uno del Lingotto,
siamo stati bravi due volte. Bravi a strappare le
migliori condizioni contrattuali. E bravi a
rilanciare un'azienda fallita e fuori mercato. In
effetti, con l'operazione annunciata ieri,
Marchionne conferma le sue straordinarie
capacità di negoziatore. Un giocatore di poker
capace, quando è il caso, anche di bluffare alla
grande.
Il
manager
col
maglione
nero,
però,
non
dice
tutto.
Non
spiega,
per
esempio,
perchè
a
Torino
hanno
deciso di accelerare i tempi della scalata alla
Chrysler. Nella tabella di marcia inizialmente
accreditata dai vertici Fiat l'acquisto del 16 per
cento sarebbe dovuto avvenire nella seconda
metà del 2011, se non addirittura all'inizio del
2012. E invece l'accordo annunciato ieri
prevede che l'affare venga concluso a fine
giugno.
Perché tanta fretta di siglare il contratto?
Semplice, perché tra qualche mese il 16 per
cento di Chrysler sarebbe costato molto di più.
Infatti, i conti dell'azienda americana stanno
migliorando a gran velocità e quindi anche il suo
valore di mercato. Non solo. In base agli accordi
del 2009, il prezzo dipende anche da alcuni
parametri di bilancio della stessa Fiat. Tra questi
ha un peso rilevante l'indebitamento netto del
Lingotto.
E
allora,
a
questo
punto,
forse
si
capisce
meglio
perchè
negli
ultimi
mesi
i debiti dichiarati dal gruppo di Torino siano
rimasti a livello tanto basso da spiazzare anche
investitori e analisti. In sostanza a gennaio,
dopo la scissione di camion e trattori, la parte di
debito assegnata al business delle auto è
sembrata alla maggior parte degli osservatori
sorprendentemente esigua. Una semplice
questione tecnica? Roba da esperti di bilanci?
Mica tanto. Perché meno debiti significa anche
meno investimenti.
E meno investimenti significa meno soldi
destinati a rinnovare gli impianti produttivi e a
lanciare nuovi modelli. Da mesi Marchionne
spiega che non vale la pena spendere se il
mercato automobilistico rimane ai minimi
termini. Come dire, se il cavallo non ha sete è
inutile sprecare denaro per rifornirlo di acqua.
Meglio rimandare a tempi migliori le novità e
intanto tenere a stecchetto l'azienda. Va
segnalato che altre case automobilistiche si sono
mosse diversamente, rinnovando la gamma
anche in tempi di crisi. Fiat auto invece è rimasta
al palo come dimostrano i disastrosi risultati
commerciali in Europa.
Sta
di
fatto
che
la
prudenza
di
Marchionne
ha
avuto
due
effetti evidenti in bilancio: i debiti si sono ridotti
ai minimi termini mentre la liquidità è schizzata
alle stelle. A fine marzo, come risulta dalla
relazione trimestrale presentata mercoledì, Fiat
auto ha in cassa qualcosa come 13 miliardi di
euro. Di sicuro non ci saranno problemi per
finanziare l'esborso degli 870 milioni di euro
destinati ad acquistare il 16 per cento di
Chrysler.
Lo stesso Marchionne ieri ha dichiarato che
nell'arco dei prossimi mesi la liquidità verrà
riportata entro i 5 miliardi di euro. Intanto però,
come emerge dai conti, a Torino nel 2010
hanno frenato sugli investimenti per fare cassa,
migliorando di gran lunga i parametri di bilancio,
quelli che sono serviti a calcolare il prezzo della
quota del 16 per cento.
La
manovra
è
servita
quindi
a
risparmiare
sulla
scalata
a
Chrysler?
Molti,
in
Borsa e nelle banche, sono convinti di sì. Sono
convinti che Marchionne abbia tagliato a Torino
per bruciare le tappe a Detroit, per spianare la
strada alla fusione tra le due aziende. Ancora
qualche mese, un anno al massimo e Fiat avrà
la maggioranza di Chrysler. Poi si andrà alla
fusione, la mossa finale che porterà in America
una volta per tutte la testa del gruppo torinese.
O di quello che ne resterà.