<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Vendite di veicoli importati per paese.. | Page 2 | Il Forum di Quattroruote

Vendite di veicoli importati per paese..

zero c. ha scritto:
ilopan ha scritto:
Mai e poi mai avrei detto che Corea e Giappone avessero queste quote così insignificanti di importazione.

Alla faccia del contingentamento extraterritoriale di cui si lamentavano.

Però, io credo che fondamentalmente loro comprano made in "azzi loro", perchè reputano buoni ed eccellenti i loro prodotti, e la cultura con cui li fanno.
Poi, ed è un'altra verità, hanno pure ragione.
I marchi giapponesi...volere o volare... sono al top delle classifiche mondiali
Per qualità e volumi!.
I coreani ci stanno arrivando e passeranno pure i giapponesi.
Noi siamo ancora a due anni di garanzia, giapponesi (fuori Italia) sono a 5 anni, Kia a 7 e Hyundai a 5...hanno le palle di sicuro...se compri una Kia adesso, la garanzia ti scade nel 2021!
Sono bravi, c'è poco da dire!

Noi polli o loro furbi...bohhhh!
Noi tdc e loro bravi? Può essere!

La verità è che costa molto vendere in Giappone devi essere mediamente più bravo di loro o almeno sembrarlo
Devi fare la guida a DX e poi devi mandarle a 15000 km da qui le 500 o le golf

Comunque nei segmenti alti e redditizi Audi e BMW credo abbiano le loro quote

So che si vende anche la giulietta e la 500 abarth

PS credo sia molto nazionalisti nelle scelte e che amino incentivare l'import su tutto ma non su due e quattro ruote :D
La guida a dx la devi comunque fare per il mercato UK...tanto vale fare qualche pezzo in più per il Giappone...se le cmprano le auto in questione. ;)
 
Ho trovato degli spunti , informazioni, riflessioni molto interessanti , in merito... ;)

RELAZIONI CEE/GIAPPONE

European Commission - MEMO/93/1 14/01/1993

Gli scambi comunitari con il Giappone sono caratterizzati dal
persistere di un consistente disavanzo bilaterale, dovuto al rilevante
volume di esportazioni giapponesi verso la CEE (apparecchiature da
ufficio, strumenti ottici e automobili), ma anche al flusso ridotto e
in diminuzione di importazioni giapponesi dalla Comunità (soprattutto
auto, ma anche tessili e bevande alcoliche). Il disavanzo potrebbe
raggiungere i 30 miliardi di dollari per l'intero 1992; nei primi
undici mesi del 1992, il surplus bilaterale del Giappone rispetto alla
CEE ammontava a 29,4 miliardi di dollari, con un aumento del 16,7%
rispetto al corrispondente periodo del 1991. Le esportazioni
giapponesi nella Comunità hanno continuato ad aumentare (del 6,8%
calcolate in dollari) e le importazioni giapponesi (escluso l'oro)
sono diminuite dell'1,9%.

La struttura degli scambi con il Giappone rende vulnerabile la
posizione comunitaria.

Innanzitutto, il problema dell'entità del disavanzo è aggravato dalla
sua concentrazione settoriale: quattro settori hanno provocato circa
il 57% del deficit del 1991, vale a dire i veicoli a motore (8,8
miliardi di ECU), le apparecchiature elettroniche di elaborazione dati
(4,6 miliardi di ECU), le apparecchiature di telecomunicazione (1,2
miliardi di ECU) e i componenti elettronici (2,5 miliardi di ECU).

Inoltre, le esportazioni comunitarie di beni di consumo (automobili,
tessili, bevande alcoliche), che risentono maggiormente della
situazione economica generale, sono aumentate più rapidamente di
quelle di manufatti (prodotti chimici organici, farmaceutici, minerali
non metallici).

La Comunità è preoccupata dal fatto che non vi sia stato un aumento
significativo delle esportazioni in Giappone di settori in cui la CEE
sembra essere competitiva a livello internazionale. Un buon esempio è
fornito dalle esportazioni comunitarie di macchinari per ufficio e
apparecchiature di telecomunicazione; i prodotti alimentari sono
un'altra categoria dove le esportazioni comunitarie in Giappone
dovrebbero essere maggiori
.

Per quanto riguarda la cooperazione, la Commissione attribuisce alla
cooperazione industriale, ed in particolare agli investimenti,
un'importanza fondamentale per rafforzare le relazioni bilaterali con
il Giappone. Gli investimenti giapponesi nella Comunità sono graditi,
ma la Commissione ritiene che dovrebbero integrarsi meglio nel tessuto
delle economie locali interessate (ad esempio attraverso subappalti,
una gestione maggiormente europea o R&S più proficui per entrambe le
parti). La situazione globale è caratterizzata da uno squilibrio, in
quanto l'ammontare totale degli investimenti giapponesi diretti in
Europa supera di circa 15 volte quello degli europei in Giappone
(totale al 31 marzo 1992: 63,9 miliardi di dollari contro 4,3). La
Commissione ritiene che la situazione andrebbe normalizzata
incrementando gli investimenti europei in Giappone e sta operando in
questa direzione, anche attraverso il Centro di cooperazione
industriale CEE/Giappone di Tokyo.

http://europa.eu/rapid/press-release_MEMO-93-1_it.htm
 
Oh la la ha scritto:
Ho trovato degli spunti , informazioni, riflessioni molto interessanti , in merito... ;)

RELAZIONI CEE/GIAPPONE

European Commission - MEMO/93/1 14/01/1993

Gli scambi comunitari con il Giappone sono caratterizzati dal
persistere di un consistente disavanzo bilaterale, dovuto al rilevante
volume di esportazioni giapponesi verso la CEE (apparecchiature da
ufficio, strumenti ottici e automobili), ma anche al flusso ridotto e
in diminuzione di importazioni giapponesi dalla Comunità (soprattutto
auto, ma anche tessili e bevande alcoliche). Il disavanzo potrebbe
raggiungere i 30 miliardi di dollari per l'intero 1992; nei primi
undici mesi del 1992, il surplus bilaterale del Giappone rispetto alla
CEE ammontava a 29,4 miliardi di dollari, con un aumento del 16,7%
rispetto al corrispondente periodo del 1991. Le esportazioni
giapponesi nella Comunità hanno continuato ad aumentare (del 6,8%
calcolate in dollari) e le importazioni giapponesi (escluso l'oro)
sono diminuite dell'1,9%.

La struttura degli scambi con il Giappone rende vulnerabile la
posizione comunitaria.

Innanzitutto, il problema dell'entità del disavanzo è aggravato dalla
sua concentrazione settoriale: quattro settori hanno provocato circa
il 57% del deficit del 1991, vale a dire i veicoli a motore (8,8
miliardi di ECU), le apparecchiature elettroniche di elaborazione dati
(4,6 miliardi di ECU), le apparecchiature di telecomunicazione (1,2
miliardi di ECU) e i componenti elettronici (2,5 miliardi di ECU).

Inoltre, le esportazioni comunitarie di beni di consumo (automobili,
tessili, bevande alcoliche), che risentono maggiormente della
situazione economica generale, sono aumentate più rapidamente di
quelle di manufatti (prodotti chimici organici, farmaceutici, minerali
non metallici).

La Comunità è preoccupata dal fatto che non vi sia stato un aumento
significativo delle esportazioni in Giappone di settori in cui la CEE
sembra essere competitiva a livello internazionale. Un buon esempio è
fornito dalle esportazioni comunitarie di macchinari per ufficio e
apparecchiature di telecomunicazione; i prodotti alimentari sono
un'altra categoria dove le esportazioni comunitarie in Giappone
dovrebbero essere maggiori
.

Per quanto riguarda la cooperazione, la Commissione attribuisce alla
cooperazione industriale, ed in particolare agli investimenti,
un'importanza fondamentale per rafforzare le relazioni bilaterali con
il Giappone. Gli investimenti giapponesi nella Comunità sono graditi,
ma la Commissione ritiene che dovrebbero integrarsi meglio nel tessuto
delle economie locali interessate (ad esempio attraverso subappalti,
una gestione maggiormente europea o R&S più proficui per entrambe le
parti). La situazione globale è caratterizzata da uno squilibrio, in
quanto l'ammontare totale degli investimenti giapponesi diretti in
Europa supera di circa 15 volte quello degli europei in Giappone
(totale al 31 marzo 1992: 63,9 miliardi di dollari contro 4,3). La
Commissione ritiene che la situazione andrebbe normalizzata
incrementando gli investimenti europei in Giappone e sta operando in
questa direzione, anche attraverso il Centro di cooperazione
industriale CEE/Giappone di Tokyo.

http://europa.eu/rapid/press-release_MEMO-93-1_it.htm

Un pochino stagionata l'analisi ...1993
Solo che il fatto è che loro sono competitivi pur se in crisi da deflazione, con moneta forte quanto l'euro che adesso stanno cercando di svalutare e costi del lavoro altissimi, e noi un filino meno.
 
zero c. ha scritto:
Un pochino stagionata l'analisi ...1993
Solo che il fatto è che loro sono competitivi pur se in crisi da deflazione, con moneta forte quanto l'euro che adesso stanno cercando di svalutare e costi del lavoro altissimi, e noi un filino meno.
anche.
poi c'è da dire che, paletti burocratici a parte, il mercato giapponese oltre a essere molto chiuso per ragioni culturali ruota parecchio su vetture per noi piccolissime (i 660 cc) e la vedo difficile fare numeri.
in più, bisognerebbe vedere a quanto escono sul loro mercato le concorrenti delle europee.
 
belpietro ha scritto:
zero c. ha scritto:
Un pochino stagionata l'analisi ...1993
Solo che il fatto è che loro sono competitivi pur se in crisi da deflazione, con moneta forte quanto l'euro che adesso stanno cercando di svalutare e costi del lavoro altissimi, e noi un filino meno.
anche.
poi c'è da dire che, paletti burocratici a parte, il mercato giapponese oltre a essere molto chiuso per ragioni culturali ruota parecchio su vetture per noi piccolissime (i 660 cc) e la vedo difficile fare numeri.
in più, bisognerebbe vedere a quanto escono sul loro mercato le concorrenti delle europee.

Per carità mercato maturo e abbastanza ricco di 130 milioni di individui di cui molta Middle class e pensionati con un buon reddito ma se nessuno ci va per fare numeri ci sarà un perché
Vero è che devi omologare secondo le loro cazzutissime direttive. Non so.
In Corea peggio che andar di notte
 
Ecco da dove arriva e cosa significa il grafico postato da oh la la, faccio prima a postare il link che a riportare tutto :

http://www.cvma.ca/eng/issues/southkoreatrade.asp
 
hpx ha scritto:
Ecco da dove arriva e cosa significa il grafico postato da oh la la, faccio prima a postare il link che a riportare tutto :

http://www.cvma.ca/eng/issues/southkoreatrade.asp

Grazie per il link.
Ho letto, ma secondo me non si spiega se per estere si intendono auto prodotte fuori dai confini nazionali.
 
PalmerEldrich ha scritto:
hpx ha scritto:
Ecco da dove arriva e cosa significa il grafico postato da oh la la, faccio prima a postare il link che a riportare tutto :

http://www.cvma.ca/eng/issues/southkoreatrade.asp

Grazie per il link.
Ho letto, ma secondo me non si spiega se per estere si intendono auto prodotte fuori dai confini nazionali.
a vedere il dato UK, si direbbe di no.
in UK si producono 1,5 milioni di vetture l'anno, e se ne immatricolano 2 milioni.
evidentemente, se i dati sono giusti, conteggiano come "importate" tutte le giapponesi e le BMW/Mini prodotte in UK
 
Archivio
&gt la Repubblica.it
&gt 1988/11/ 04

Dal 1977 ad oggi il Giappone ha importato 560 mila vetture dal resto del mondo e ne ha esportate 8 milioni e 200 mila verso l' area comunitaria. Nello stesso periodo la Cee, nei cui paesi si affollano almeno una decina di produttori di fama mondiale, ha importato dal resto del mondo 12 milioni di automobili. C' è quanto basta per guardare con inquietudine a un' eventuale indiretta apertura che possa spianare ulteriormente le vie di accesso ai giapponesi. Prende corpo dunque il discorso del trattamento di reciprocità che però è alquanto difficile in un continente nel quale i giapponesi non soltanto sono presenti come produttori ma operano anche come alleati di aziende domestiche. Inoltre sopravvivono antichi accordi che fissano limiti di importazioni, impossibili da conservare dopo il 1992, in Italia, Francia e Gran Bretagna, mentre altri paesi della Comunità mantengono da sempre le porte aperte al prodotto nipponico. Per dire che mettere ordine in questo groviglio di situazioni non è facile, ammesso che da parte comunitaria vi sia una reale volontà politica di farlo e che per altro verso il Giappone accetti le condizioni che la vecchia Europa delle tante industrie automobilistiche operanti in ordine sparso sembra voler porre con una decisione mai manifestata in passato. La Cee ha bussato più volte alle porte di Tokyo per ottenere una regolamentazione degli scambi relativi all' industria automobilistica, ma senza grandi risultati. I giapponesi hanno continuato per la loro strada, inseguendo un progetto di supremazia che risale a oltre trent' anni fa...

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/11/04/europa-ombre-gialle-sull-auto.html

12 Aprile 2006

TOKYO: L'industria automobilistica mondiale è sull'orlo di una transizione storica. L'esempio più eclatante è dato dalla casa produttrice giapponese Toyota, che scommettendo su tecnologia ibrida (un mix di energia cinetica prodotta dalla vettura in movimento e che invece di essere dispersa viene riutilizzata mediante un propulsore elettrico che è in grado di muovere autonomamente l'auto o collaborare con il propulsore a benzina tradizionale, ndr), diventerà il primo produttore in termini di veicoli alla fine dell'anno, dopo il rallentamento iniziato agli inizi degli anni novanta, prima della crisi delle Tigri del Sud-Est asiatico.
Per l'industria automobilistica americana, l'arrivo in "pole position" del Toyota Hybrid System, della Prius, rappresenta una nota dolente alla luce delle disperate condizioni finanziarie in cui navigano General Motors e Ford.
Le statunitensi GM e Ford, hanno assistito ad una perdita di mercato rispettivamente dal 24.4% al 23.6% per GM, e dal 20.2% al 19.2% per la casa Ford.
Solo il Gruppo Daimler Chrysler ha incrementato la sua presenza sul mercato crescendo dal 15.9% al 16.5%.
Simultaneamente Toyota, Honda Motor CO e Nissan Motor Corp assistono ad una sempre maggior presenza sul mercato americano rispettivamente del 13.2% (Toyota), 8.5% (Honda) e 7% (Nissan).
Alla luce dell'impennata dei prezzi del petrolio, la carta giocata dalle società giapponesi di puntare sull'efficienza dei consumi dei carburanti sembra risultare vincente.
Un solo dato basti per tutti: nel 2005 la compartecipazione sul mercato USA di GM, Ford e Chrysler Groupha ha toccato per la prima volta il 56.9% contro il 61.7% dei tre anni precedenti. Viceversa Toyota, Honda e Nissan hanno visto crescere la loro presenza sul suolo americano di un 4.2% passando dal 32.3% ad un 36.5%.

D'altro canto l'interesse per le auto ibride non parte solo da motivazioni economiche (il sempre più elevato costo del petrolio) bensì anche da ragioni di ordine ambientale, e questo non potrà far altro che aumentare nel lungo periodo l'interesse per il prodotto giapponese.
Se Toyota è destinata quindi, quest'anno, a raggiungere un record di produzione pari a 9.06 milioni di veicoli, in Nord America GM si vede costretta a chiudere nove impianti mentre Ford quattordici. E a fronte delle critiche mosse alla casa giapponese dalle concorrenti americane, la risposta resta quella del tipico pragmatismo giapponese: il problema americano resta nella politica gestionale.

Non me ne vogliate... gli amanti delle auto giapp e coreane , però sinceramente la situazione andrebbe normalizzata incrementando le vendite , gli investimenti EU in Giappone e in Corea... :D
 
Oh la la ha scritto:
Archivio
&gt la Repubblica.it
&gt 1988/11/ 04

Dal 1977 ad oggi il Giappone ha importato 560 mila vetture dal resto del mondo e ne ha esportate 8 milioni e 200 mila verso l' area comunitaria. Nello stesso periodo la Cee, nei cui paesi si affollano almeno una decina di produttori di fama mondiale, ha importato dal resto del mondo 12 milioni di automobili. C' è quanto basta per guardare con inquietudine a un' eventuale indiretta apertura che possa spianare ulteriormente le vie di accesso ai giapponesi. Prende corpo dunque il discorso del trattamento di reciprocità che però è alquanto difficile in un continente nel quale i giapponesi non soltanto sono presenti come produttori ma operano anche come alleati di aziende domestiche. Inoltre sopravvivono antichi accordi che fissano limiti di importazioni, impossibili da conservare dopo il 1992, in Italia, Francia e Gran Bretagna, mentre altri paesi della Comunità mantengono da sempre le porte aperte al prodotto nipponico. Per dire che mettere ordine in questo groviglio di situazioni non è facile, ammesso che da parte comunitaria vi sia una reale volontà politica di farlo e che per altro verso il Giappone accetti le condizioni che la vecchia Europa delle tante industrie automobilistiche operanti in ordine sparso sembra voler porre con una decisione mai manifestata in passato. La Cee ha bussato più volte alle porte di Tokyo per ottenere una regolamentazione degli scambi relativi all' industria automobilistica, ma senza grandi risultati. I giapponesi hanno continuato per la loro strada, inseguendo un progetto di supremazia che risale a oltre trent' anni fa...

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/11/04/europa-ombre-gialle-sull-auto.html

Non me ne vogliate... gli amanti delle auto giapp e coreane , però sinceramente la situazione andrebbe normalizzata incrementando le vendite , gli investimenti EU in Giappone e in Corea... :D

ti sembra serio postare un articolo di 25 anni fa? :rolleyes:
è anche a causa del "mamma li giapponesi" degli anni 80, che vedeva gli americani in prima linea, se negli anni 90 ci siamo buttati fra le braccia dei cinesi, perchè li credevamo (anzi, li credevano, americani in testa) più tonti e meno pericolosi...com'è finita l'abbiamo visto: noi veniamo stritolati e gli unici che si avvantaggiano sono gli straricchi e le multinazionali..e ancora il peggio deve venire :rolleyes:
 
Oh la la ha scritto:
Archivio
&gt la Repubblica.it
&gt 1988/11/ 04

Dal 1977 ad oggi il Giappone ha importato 560 mila vetture dal resto del mondo e ne ha esportate 8 milioni e 200 mila verso l' area comunitaria. Nello stesso periodo la Cee, nei cui paesi si affollano almeno una decina di produttori di fama mondiale, ha importato dal resto del mondo 12 milioni di automobili. C' è quanto basta per guardare con inquietudine a un' eventuale indiretta apertura che possa spianare ulteriormente le vie di accesso ai giapponesi. Prende corpo dunque il discorso del trattamento di reciprocità che però è alquanto difficile in un continente nel quale i giapponesi non soltanto sono presenti come produttori ma operano anche come alleati di aziende domestiche. Inoltre sopravvivono antichi accordi che fissano limiti di importazioni, impossibili da conservare dopo il 1992, in Italia, Francia e Gran Bretagna, mentre altri paesi della Comunità mantengono da sempre le porte aperte al prodotto nipponico. Per dire che mettere ordine in questo groviglio di situazioni non è facile, ammesso che da parte comunitaria vi sia una reale volontà politica di farlo e che per altro verso il Giappone accetti le condizioni che la vecchia Europa delle tante industrie automobilistiche operanti in ordine sparso sembra voler porre con una decisione mai manifestata in passato. La Cee ha bussato più volte alle porte di Tokyo per ottenere una regolamentazione degli scambi relativi all' industria automobilistica, ma senza grandi risultati. I giapponesi hanno continuato per la loro strada, inseguendo un progetto di supremazia che risale a oltre trent' anni fa...

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/11/04/europa-ombre-gialle-sull-auto.html

12 Aprile 2006

TOKYO: L'industria automobilistica mondiale è sull'orlo di una transizione storica. L'esempio più eclatante è dato dalla casa produttrice giapponese Toyota, che scommettendo su tecnologia ibrida (un mix di energia cinetica prodotta dalla vettura in movimento e che invece di essere dispersa viene riutilizzata mediante un propulsore elettrico che è in grado di muovere autonomamente l'auto o collaborare con il propulsore a benzina tradizionale, ndr), diventerà il primo produttore in termini di veicoli alla fine dell'anno, dopo il rallentamento iniziato agli inizi degli anni novanta, prima della crisi delle Tigri del Sud-Est asiatico.
Per l'industria automobilistica americana, l'arrivo in "pole position" del Toyota Hybrid System, della Prius, rappresenta una nota dolente alla luce delle disperate condizioni finanziarie in cui navigano General Motors e Ford.
Le statunitensi GM e Ford, hanno assistito ad una perdita di mercato rispettivamente dal 24.4% al 23.6% per GM, e dal 20.2% al 19.2% per la casa Ford.
Solo il Gruppo Daimler Chrysler ha incrementato la sua presenza sul mercato crescendo dal 15.9% al 16.5%.
Simultaneamente Toyota, Honda Motor CO e Nissan Motor Corp assistono ad una sempre maggior presenza sul mercato americano rispettivamente del 13.2% (Toyota), 8.5% (Honda) e 7% (Nissan).
Alla luce dell'impennata dei prezzi del petrolio, la carta giocata dalle società giapponesi di puntare sull'efficienza dei consumi dei carburanti sembra risultare vincente.
Un solo dato basti per tutti: nel 2005 la compartecipazione sul mercato USA di GM, Ford e Chrysler Groupha ha toccato per la prima volta il 56.9% contro il 61.7% dei tre anni precedenti. Viceversa Toyota, Honda e Nissan hanno visto crescere la loro presenza sul suolo americano di un 4.2% passando dal 32.3% ad un 36.5%.

D'altro canto l'interesse per le auto ibride non parte solo da motivazioni economiche (il sempre più elevato costo del petrolio) bensì anche da ragioni di ordine ambientale, e questo non potrà far altro che aumentare nel lungo periodo l'interesse per il prodotto giapponese.
Se Toyota è destinata quindi, quest'anno, a raggiungere un record di produzione pari a 9.06 milioni di veicoli, in Nord America GM si vede costretta a chiudere nove impianti mentre Ford quattordici. E a fronte delle critiche mosse alla casa giapponese dalle concorrenti americane, la risposta resta quella del tipico pragmatismo giapponese: il problema americano resta nella politica gestionale.

Non me ne vogliate... gli amanti delle auto giapp e coreane , però sinceramente la situazione andrebbe normalizzata incrementando le vendite , gli investimenti EU in Giappone e in Corea... :D

Hai anche qualche cosa degli anni '30 magari?
Quando la Suzuki faceva i telai per fare kimono...
 
Secondo i dati Unrae del 2013 in italia le nazionali ovvero il gruppo Fiat (Fiat-Alfa-Lancia-Maserati-Ferrari) + Dr + Lamborghini ( fatta in italia anche se straniera ) da una percentuale del 28,1%. Quindi vien da se che il 71,9% viene importato e anche le auto italiane prodotte all'estero sono contate come italiane se no si avrebbe una percentuale molto maggiore.
 
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