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Università: 50mila iscritti in meno

L'università è solo l'epilogo, fin troppo spesso triste, di un deficit formativo che parte, purtroppo, già dalla scuola materna.
Non sempre, non dappertutto (al solito), ma il trend troppo spesso questo è.

Che, dopo, uno dei pochissimi meriti della riforma Gelmini sia stato quello di introdure i "requisiti minimi" e di conseguenza spazzare via il corso di Scienze della disposizione delle posate alle cene ufficiali (agri, ti sei dimenticato quello per le cene informali :twisted: ) e che la "strage delle matricole" sia anche un sanissimo ed ottimo effetto collaterale, ben venga.
 
arizona77 ha scritto:
purtroppo esistono pure le facolta' di
lettere
storia e filosofia
matematica....
Per non parlare di quelle senza senso
come "purtroppo" ????
Se intendi dire che "purtroppo" manca una politica di contingentamento degli ingressi su determinate facoltà, sono d'accordo, altrimenti, "purtroppo", non sono affatto d'accordo.
 
Mauro 65 ha scritto:
arizona77 ha scritto:
purtroppo esistono pure le facolta' di
lettere
storia e filosofia
matematica....
Per non parlare di quelle senza senso
come "purtroppo" ????
Se intendi dire che "purtroppo" manca una politica di contingenatmento degli ingressi su determinate facoltà, sono d'accordo, altrimenti, "purtroppo", non sono affatto d'accordo.

purtroppo nel senso che sono quelle dove " l' utenza media " e' piu' bassa ;)
 
a_gricolo ha scritto:
bumper morgan ha scritto:
beh....finché il paese necessita ogni anno di circa 3000 nuovi laureati in giurisprudenza e la universitá ne sforna 15000.......

...ma sai quanti "dottori" in Etologia dello zibellino e Scienze della disposizione delle posate alle cene ufficiali vengono fuori in cambio?
va da sè che lauree tipo "in scienza del verde" o in "gastronomia mediterranea" servono a nulla se non a poter mettere "dottore" sul biglietto da visita, il fatto è che ci sono troppi laureati in discipline poco spendibili. E' giusto fare sociologia o filosofia o scienze politiche ma poi non bisogna lamentarsi se le occasioni di lavoro siano assai scarse.
Ciò detto, è pur vero che in certi campi i laureati siano in sovrannumero rispetto ai bisogni, dagli avvocati agli architetti.
Mancano laureati in discipline "toste" come matematica pura, fisica. Il mondo, diceva qualcuno, gira sui numeri.
Purtroppo o per fortuna ;)
 
arizona77 ha scritto:
un laureato divrebbe sapere comunque a livello generale

Un laureato dovrebbe avere acquisito la forma mentis per essere in grado di "imparare" a gestire anche un problema per lui nuovo. Non è solo questione di cultura, ma di metodo di studio. E purtroppo oggi la qualità dell'insegnamento non è più quella di "una volta".

Poi, ci sarebbe anche da considerare un altro fattore: in Italia ci sono 27 facoltà di Agraria (in Francia 3). E non tutte sono allo stesso livello.......
 
Secondo me, il ragionamento sta in una domanda: Perchè un giovane si deve iscrivere all'università?
Ora, lasciamo stare i bamboccioni e affini perchè non sono tutti cosi...di solito, all'università ci si iscrive per ambizione futura nel mondo del lavoro e non "solo" per cultura, parliamoci chiaro...
I miei nonni, fecero sacrifici per far studiare mio zio che ora è un medico pur venendo da una famiglia molto modesta e, di fatto, ha migliorato la condizione sociale da cui deriva con grande orgoglio suo e della sua famiglia (oltre che benessere).
Mi ricordo anche di aver sentito molti genitori dire ai propri figli di andare a studiare per avere più fortuna nel lavoro rispetto a loro.
Detto questo, che motivi può avere un giovane ad andare all'università se gli viene già detto che non c'è più bisogno di laureati ma di muratori, idraulici ecc...??? Perchè laurearsi sapendo già di andare, poi, a fare un lavoro che non centrerà niente coi propri studi? Insomma: non ci sono più le motivazioni!
Il dato, a me, non stupisce... :rolleyes:
 
hewie ha scritto:
Secondo me, il ragionamento sta in una domanda: Perchè un giovane si deve iscrivere all'università?
Ora, lasciamo stare i bamboccioni e affini perchè non sono tutti cosi...di solito, all'università ci si iscrive per ambizione futura nel mondo del lavoro e non "solo" per cultura, parliamoci chiaro...
I miei nonni, fecero sacrifici per far studiare mio zio che ora è un medico pur venendo da una famiglia molto modesta e, di fatto, ha migliorato la condizione sociale da cui deriva con grande orgoglio suo e della sua famiglia (oltre che benessere).
Mi ricordo anche di aver sentito molti genitori dire ai propri figli di andare a studiare per avere più fortuna nel lavoro rispetto a loro.
Detto questo, che motivi può avere un giovane ad andare all'università se gli viene già detto che non c'è più bisogno di laureati ma di muratori, idraulici ecc...??? Perchè laurearsi sapendo già di andare, poi, a fare un lavoro che non centrerà niente coi propri studi? Insomma: non ci sono più le motivazioni!
Il dato, a me, non stupisce... :rolleyes:

All' Unversita' ci deve andare
( dopo un bell' esame di coscenza )
chi si sente di farsi un mazzo tanto
di fare rinunce
di cercare i voti verso il massimo....
 
a_gricolo ha scritto:
arizona77 ha scritto:
un laureato divrebbe sapere comunque a livello generale

Un laureato dovrebbe avere acquisito la forma mentis per essere in grado di "imparare" a gestire anche un problema per lui nuovo. Non è solo questione di cultura, ma di metodo di studio. E purtroppo oggi la qualità dell'insegnamento non è più quella di "una volta".

Poi, ci sarebbe anche da considerare un altro fattore: in Italia ci sono 27 facoltà di Agraria (in Francia 3). E non tutte sono allo stesso livello.......

Direi che sono valide entrambe....per quello che mi riguarda intendevo dire
che, ad esempio; un farmacista non deve sapere solo farmacologia
 
arizona77 ha scritto:
hewie ha scritto:
Secondo me, il ragionamento sta in una domanda: Perchè un giovane si deve iscrivere all'università?
Ora, lasciamo stare i bamboccioni e affini perchè non sono tutti cosi...di solito, all'università ci si iscrive per ambizione futura nel mondo del lavoro e non "solo" per cultura, parliamoci chiaro...
I miei nonni, fecero sacrifici per far studiare mio zio che ora è un medico pur venendo da una famiglia molto modesta e, di fatto, ha migliorato la condizione sociale da cui deriva con grande orgoglio suo e della sua famiglia (oltre che benessere).
Mi ricordo anche di aver sentito molti genitori dire ai propri figli di andare a studiare per avere più fortuna nel lavoro rispetto a loro.
Detto questo, che motivi può avere un giovane ad andare all'università se gli viene già detto che non c'è più bisogno di laureati ma di muratori, idraulici ecc...??? Perchè laurearsi sapendo già di andare, poi, a fare un lavoro che non centrerà niente coi propri studi? Insomma: non ci sono più le motivazioni!
Il dato, a me, non stupisce... :rolleyes:

All' Unversita' ci deve andare
( dopo un bell' esame di coscenza )
chi si sente di farsi un mazzo tanto
di fare rinunce
di cercare i voti verso il massimo....

Vero anche questo, ma il fatto è che l'università deve essere anche una sorta di investimento per quello che costa in se e anche per il fatto che, studiando, uno perde anni di lavoro e, quindi, stipendi. Se dopo tutto ciò, ho in mano un pezzo di carta che mi permette di rifarmi di tutto questo grazie ad una certa posizione nel mondo del lavoro, è un conto. Ma se, al contrario, devo fare tutto questo per poi fare un lavoro identico a quello che avrei fatto senza studi....beh...chi me lo fa fare?
La cultura? Non credo che sia solo quello... :rolleyes:
Il problema è che hai giovani hanno tolto futuro, speranze e motivazioni! E questo dato ne è uno specchio...
 
arizona77 ha scritto:
a_gricolo ha scritto:
arizona77 ha scritto:
un laureato divrebbe sapere comunque a livello generale

Un laureato dovrebbe avere acquisito la forma mentis per essere in grado di "imparare" a gestire anche un problema per lui nuovo. Non è solo questione di cultura, ma di metodo di studio. E purtroppo oggi la qualità dell'insegnamento non è più quella di "una volta".

Poi, ci sarebbe anche da considerare un altro fattore: in Italia ci sono 27 facoltà di Agraria (in Francia 3). E non tutte sono allo stesso livello.......

Direi che sono valide entrambe....per quello che mi riguarda intendevo dire
che, ad esempio; un farmacista non deve sapere solo farmacologia

la sua specializzazione è quella, casomai non deve fare il medico
 
hewie ha scritto:
Ma se, al contrario, devo fare tutto questo per poi fare un lavoro identico a quello che avrei fatto senza studi....
se uno non cambia le proprie competenze e capacità da prima a dopo gli studi universitari, o ha fatto l'università sbagliata o l'ha fatta in modo estremamente sbagliato (ovvero, ha "comprato" i voti).

non è il "pezzo di carta" che fa la differenza, dovrebbe essere la differenza a farti meritare il "pezzo di carta"
 
arizona77 ha scritto:
purtroppo esistono pure le facolta' di
lettere
storia e filosofia
matematica....
Per non parlare di quelle senza senso

Ma stiamo parlando di Universita' o di istituti di avviamento professionale? :lol:
 
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