hpx ha scritto:
"Non quella di un figlio prima del genitore". Concordo se è per una morte violenta o errori che si potevano con più attenzione evitare come questo. Il resto è nel ciclo naturale delle cose. Non c'è scritto da nessuna parte che l'uomo deve vivere obbligatoriamente per tot anni, è la nostra mente che lo vuole e fa di tutto per fare il contrario della natura. Basta pensare che 2000 anni fà l'età media era 30 anni. Io non ti dico che sarei insensibile anzi la disperazione sarebbe immensa, ma nonostante tutto a certi e specifici eventi naturali del nostro corpo, rispetto ad altri sappiamo risolvere, non ci puoi fare ancora niente e ti devi rassegnare.
Continui a non capire.
Le funzioni basilari di ogni essere vivente, dagli organismi monocellulari alle megattere oceaniche, sono solo due: nutrirsi e riprodursi. Nel momento in cui una di esse viene a fallire, QUALUNQUE SIA IL MOTIVO, vengono minate le ragioni più profonde della vita stessa, che perde di significato.
E' "nell'ordine naturale delle cose" veder morire un genitore, un amico, un fratello. Per brutto che sia è un evento che fa parte della nostra natura di esseri mortali, e impariamo a conviverci, ad accettarlo più o meno bene.
NON è invece nell'ordine naturale delle cose veder morire un figlio o un nipote: toglie significato alla propria esistenza, perché ci priva della discendenza, cozza contro l'istinto primordiale della conservazione della specie.
E non riveste alcuna importanza il "come" avviene, per malattia, malformazione, incidente o caso fortuito, è il fatto in sé che va contro ogni principio razionale dell'essere vivente, e ci impedisce di "metabolizzarlo" come facciamo con tutto il resto.
Questi i motivi antropologici. Ora, se lo capisci, bene, altrimenti io ci rinuncio.
hpx ha scritto:
Certo che scelgo prima quando e quanto sbagliare entro un certo limite che fissi tu calcolando costi/benefici. Detto così sembra la classica sparata...
E lo è, infatti.
Il rischio calcolato è una cosa, lo sbaglio è un'altra.
Avresti potuto parlare di rischio calcolato se, ad esempio, per la brevità del tragitto e le proteste del pupo il padre non avesse legato il bimbo al seggiolino, come fanno migliaia di altri, scegliendo in coscienza di rischiare per non innervosire il bambino, o per pigrizia, ma non è questo il caso, e quindi il ragionamento che hai fatto non c'entra.
hpx ha scritto:
Dimenticare tuo figlio è diverso da tutte le altre situazioni. O quantomeno è vero in parte. Nel caso da te riferito può essere vero che puoi dimenticare tua figlia nel senso che lo fai in un ambiente circoscritto, che tu reputi protetto se no te la tenevi in braccio o nel passeggino come tutti i genitori fanno. Ma nel momento che la lasci in giro la reputi fino ad un certo punto "indipendente" e anche se te la dimentichi in questo spazio circoscritto, che ne so sei in cortile e vai in palestra da solo, non è un dramma perchè inconsciamente tu sai dove più o meno trovarla o magari è addirittura lei che ti viene a cercare. Nel caso di questo padre la dimenticanza è determinante perchè il bimbo non poteva fare niente, non poteva slegarsi, scendere e andare a chiedere aiuto. Quindi scusami ma la differenza tra dimenticare e perdere in questo caso perchè e di questo caso che si sta discutendo è fondamentale.
Ancora una volta, no. Ti sbagli.
Quell'uomo NON ha lasciato il bimbo in auto coscientemente, calcolando rischi/benefici. NON ha dimenticato di avere un figlio o di doverlo sorvegliare. Ha dimenticato che quella mattina suo figlio non era a scuola con la madre, ma seduto dietro di lui. Senza volerlo, senza scegliere, senza pensare, senza decidere prima, senza calcolare NULLA!
Lo ha legato al suo seggiolino e si è messo in viaggio, e a quel punto altri pensieri hanno preso il sopravvento. Punto.
Quanto a me, io NON ho perso di vista mia figlia coscientemente, non ho deciso che l'ambiente era sicuro e che potevo allentare la sorveglianza. Niente di tutto questo: semplicemente io credevo che la stesse seguendo mia moglie come effettivamente era fino a un minuto prima, e lei credeva che lo stessi facendo io quando lei è stata chiamata a fare altro, e nella bolgia non ci siamo capiti. Eravamo convinti che la bimba fosse al sicuro con l'altro, come è avvenuto alternativamente per tutta la mattinata, ma per un attimo la sincronia si è rotta, la confusione ci ha impedito di accorgercene, e mia figlia ha deciso che le piaceva il gioco che ha visto nella classe accanto, vuota.
Uno SBAGLIO. Non calcolato, non pesato a priori, non deciso, non voluto. Ma è successo lo stesso, e per fortuna si è risolto in dieci minuti di spavento.
Per FORTUNA. E null'altro.