Mi pare che le tue osservazioni, in fin dei conti, non contraddicano affatto quanto ho scritto.
Tanto per fare un esempio esasperato ed esagerato, io non credo proprio che gli operai che un secolo fa lottavano per ottenere dai padroni un trattamento meno disumano avessero messo la "convenienza" in cima alla lista delle loro priorità.
Colui che crede in una certa idea, politica o meno che sia, è disposto a investirvi tempo e denaro (spesso anche in misura considerevole), anche se sa che con ogni probabilità si tratta di investimenti a fondo perduto, per lo meno in senso monetario: nessuno lo pagherà per quel tempo e nessuno gli restituirà quel denaro. Tuttavia si prodiga lo stesso, perché evidentemente per lui non si tratta di una questione di soldi.
Ci piaccia o meno, al momento abbiamo molto più potere come consumatori che come elettori. L'unico e solo modo concreto che abbiamo per contrastare tante delle cose che non ci piacciono (speculazioni, disonestà, sfruttamenti, abusi...) è non comprare i relativi prodotti, che sempre ci sono.
Se oggi ci sono in giro sempre più distributori "bianchi" e possiamo finalmente notare delle differenze di prezzo non ridicole tra distributori non dobbiamo certamente ringraziare la politica, ma tutte quelle persone che hanno cominciato ad aprire quei tipi di distributore e, soprattutto, tutti coloro che hanno cominciato a farvi rifornimento nonostante tutte le leggende (spuntate come funghi, guarda caso) sulla presunta pericolosità di quei carburanti.
Per combattere le spudorate speculazioni sui carburanti, insomma, c'è un solo modo: comprare meno carburante e comprarlo dove costa meno. Se uno vuole fare e non solo brontolare questa è la strada, che oltre tutto richiede "sacrifici" davvero irrisori sia in termini di tempo che di denaro. Quindi, anche se io mi mangiassi tutta la differenza di prezzo nel percorrere i km in più (cosa assai improbabile) non sarebbe la stessa cosa, non sarebbe una cosa inutile. Sempre che io, appunto, non attribuisca valore solo e sempre al denaro.
Io non posso generalizzare (e infatti non generalizzo), ma tu stesso definisci "sport nazionale" quello di lamentarsi e brontolare aspettando l'intervento di terzi. Insomma, non si può dire che tutti gli italiani siano maniaci di calcio, ma quelli che lo sono non costituiscono certo una minoranza.PanDemonio ha scritto:...è vero che lamentarsi (anche e soprattutto a sproposito) è il principale sport nazionale italiano, non puoi affermare semplicemente che la gente è pigra o ignava...
Questo è un tipico aspetto della "pigrizia" di cui sopra....l'eventuale risparmio va in fumo insieme al carburante "sprecato" per andare a fare rifornimento fuori zona...
Tanto per fare un esempio esasperato ed esagerato, io non credo proprio che gli operai che un secolo fa lottavano per ottenere dai padroni un trattamento meno disumano avessero messo la "convenienza" in cima alla lista delle loro priorità.
Colui che crede in una certa idea, politica o meno che sia, è disposto a investirvi tempo e denaro (spesso anche in misura considerevole), anche se sa che con ogni probabilità si tratta di investimenti a fondo perduto, per lo meno in senso monetario: nessuno lo pagherà per quel tempo e nessuno gli restituirà quel denaro. Tuttavia si prodiga lo stesso, perché evidentemente per lui non si tratta di una questione di soldi.
Ci piaccia o meno, al momento abbiamo molto più potere come consumatori che come elettori. L'unico e solo modo concreto che abbiamo per contrastare tante delle cose che non ci piacciono (speculazioni, disonestà, sfruttamenti, abusi...) è non comprare i relativi prodotti, che sempre ci sono.
Se oggi ci sono in giro sempre più distributori "bianchi" e possiamo finalmente notare delle differenze di prezzo non ridicole tra distributori non dobbiamo certamente ringraziare la politica, ma tutte quelle persone che hanno cominciato ad aprire quei tipi di distributore e, soprattutto, tutti coloro che hanno cominciato a farvi rifornimento nonostante tutte le leggende (spuntate come funghi, guarda caso) sulla presunta pericolosità di quei carburanti.
Per combattere le spudorate speculazioni sui carburanti, insomma, c'è un solo modo: comprare meno carburante e comprarlo dove costa meno. Se uno vuole fare e non solo brontolare questa è la strada, che oltre tutto richiede "sacrifici" davvero irrisori sia in termini di tempo che di denaro. Quindi, anche se io mi mangiassi tutta la differenza di prezzo nel percorrere i km in più (cosa assai improbabile) non sarebbe la stessa cosa, non sarebbe una cosa inutile. Sempre che io, appunto, non attribuisca valore solo e sempre al denaro.
Questo è sempre meno vero. I gestori dei distributori bianchi non guadagnano meno degli altri, ma pagano meno il carburante. Proprio per questa ragione negli ultimi tempi molti gestori, cosa mai accaduta prima, hanno cominciato a protestare attivamente contro le compagnie, attuando anche degli "scioperi" non più finalizzati a penalizzare i clienti ma i fornitori. Molti gestori hanno abbandonato le compagnie e hanno trasformato i loro impianti in "anonimi". Tutto questo, ripeto, non certo grazie alla politica, ma solo perché sempre più gente ha cominciato a servirsi con regolarità dove il carburante costava meno, provocando così concreti problemi di fatturato....a calare non sono le tasse o il guadagno della compagnia, ma semplicemente la quota del gestore dell'impianto...
Non ho detto che nessuno sia costretto a cambiare auto. Però sono convinto che la maggioranza delle persone che anche in questi giorni firma contratti per l'acquisto di auto nuove non sia costituita da gente che possiede un veicolo di oltre dieci anni e che ha assoluta necessità di sostituirlo....i comuni hanno indotto ... la maggior parte dei possessori di auto a cambiare mezzi "vecchi" ma perfettamente funzionanti con altri nuovi...
Questo è vero solo durante la garanzia, che rappresenta (almeno per me) solo una percentuale minore del periodo di possesso di una vettura. Per quanto riguarda la complessità, si può fare qualcosa al momento dell'acquisto; in seguito si fa meglio che si può, sempre che davvero si voglia....le condizioni di garanzia e il livello di complessità ... impongano praticamente il ricorso alle officine della rete ...
Qui torniamo al discorso di cui sopra. Se trovo le mele di provenienza locale o comunque accettabile e le trovo ad un prezzo ragionevole le compro, anche se costano un po' di più di quelle cinesi o marziane. Per me certe cose vengono prima dei soldi. Se non trovo mele "locali" o se il prezzo è troppo alto (in relazione ai limiti imposti dal buon senso oppure dal portafoglio) allora non compro le mele, anche se ne sono ghiotto, visto che posso benissimo sopravvivere senza. Ci fossero più persone che fanno così, le mele cinesi andrebbero a male (dopo molto tempo...) e i grossisti dovrebbero farci un pensierino.... le arance "nostrane" arrivino a costare ad esempio il doppio delle omologhe israeliane...