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torto o ragione?

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Sono scattate le polemiche contro le parole del vescovo Mattiazzo di Padova, che riferendosi alla morte del soldato ucciso in Afghanistan ha dichiarato: "Certo sono dispiaciuto per la morte di questo ragazzo. Ma non sono d'accordo con una certa esaltazione retorica, non facciamone degli eroi. Magari poi si scopre che un soldato è morto per una mina fabbricata in Italia...". E' grande l'irritazione negli ambienti militari e della Chiesa per queste parole, anche se Vincenzo Pelvi, arcivescovo e ordinario militare per l'Italia, si è limitato a ribattere con "Non ritengo opportuno replicare alle parole di un confratello, quello che penso sui nostri soldati in Afghanistan l'ho sempre detto nelle mie omelie".

Ma il vescovo Mattiazzo non si è fermato qui. Ha anche aggiunto: "Ma quelle non sono missioni di pace. I nostri soldati vanno lì con le armi...". E pensare che tre settimane fa proprio un delegato del vescovo di Padova aveva celebrato a Thiene le esequie di Matteo Miotto, il penultimo soldato ucciso in Afghanistan. Due settimane dopo era stata la volta del caporalmaggiore Luca Sanna.

Ovviamente tali parole non potevano non suscitare polemiche. Indignato Ignazio La Russa, che ha affermato come il monsignore si sia forse fatto influenzare dalla sua "impostazione politica". Padova infatti è nota per essere terra di pacifismo estremo.

I genitori di Matteo Miotto non vogliono intervenire sulla polemica che le parole del vescovo Mattiazzo hanno creato in merito alla morte del loro figlio: "Siamo già tanto addolorati, sicuramente il sacerdote che pronunciò l'omelia funebre per nostro figlio la pensava in maniera completamente diversa". Era stato proprio monsignor Pelvi a condurre i funerali dei soldati Miotto e di Sanna, le sue parole diametralmente opposte a quelle del vescovo Mattiazzo: "Nessuno dei nostri militari vuole fare l'eroe. Tutti vogliono tornare a casa dalle loro famiglie e dai loro amici".
 
matteomatte1 ha scritto:
Massimo rispetto per chi c'ha lasciato la pelle, ma sottoscrivo quanto dice il vescovo.
Oramai si abusa del termine...

un conto è abusare del termine, cosa reale.
tutt'altro conto farlo notare in corrispondenza delle cerimonie e da un pulpito pubblico, il che finisce per svilire non la missione (che è discutibilissima) ma la persona che, piaccia o no, c'è andata pensando di fare bene e di farlo per il suo Paese.
che è l'Italia, non il Vaticano.
peggio che peggio, motivare il giudizio con la coglionata che "i nostri ci vanno con le armi".
a parte che evidentemente sono i miei e non i suoi, quindi il "nostri" se lo può ..., ci vanno come li comandano e come devono, come lo fanno i poliziotti e i carabinieri in Patria.
se quel ragazzo fosse stato a proteggere i Copti in Egitto invece che i civili in Afghanistan, avrebbe detto la stessa cosa il molto eccellente signor prete?
 

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