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Tempo di elettrico: news, analisi di mercato, modelli, tecnologia, anticipazioni, avvistamenti, ovvero tutto ciò che riguarda i veicoli elettrici

Questo grafico mette in evidenza i 10 operatori più produttivi in Italia.
Viene indicato per ogni operatore il numero delle colonnine installate quelle realmente operative e la loro percentuale sul totale.
Solo 2 operatori su 10 hanno installato il 100% delle loro colonnine, Free to X e Neogy, il che potrebbe indicare che sono più efficenti di altre ma potrebbe anche indicare che il loro piano di espansione è in stallo, in pausa o hanno raggiunto le unità operative preventivate.

 
Ecco di seguito 3 post interessanti perchè delineano come l’elettrificazione si sta sviluppando nel mondo

Tra il 2022 e il 2024 il numero di punti di ricarica pubblici nel mondo è quasi raddoppiato passando da 2,3 a 5 milioni, con un tasso medio annuo del 47%.
La Cina, prima del podio, ne conta 2,93 milioni di unità, ovvero il 59% del totale, segue l’Europa con 1,06 milioni, il 21% e distanziati gli Stati Uniti con 220.000, il 4,4%. In parallelo anche le vendite di veicoli elettrici hanno continuato a crescere.
La Cina controlla il 65% delle nuove immatricolazioni globali, l’Europa il 14% e gli Stati Uniti il 9%.
Ma in Cina e in Europa la rete pubblica si è espansa più rapidamente della diffusione delle auto elettriche rilevando una strategia infrastrutturale giocata sull’anticipo, gli Stati Uniti invece la crescita dei punti di ricarica procede a ritmo simile a quello delle vendite quindi risulta di fatto più lento.



Anche il rapporto colonnine/numero di abitanti è speculare dove Cina ed Europa sono sostanzialmente allineate con 2,1 e 2 colonnine ogni mille abitanti, mentre gli Stati Uniti si fermano a 0,7.
Ma se si considera in rapporto alla superficie urbana le differenze si ampliano dove la Cina raggiunge i 27 punti di ricarica per chilometro quadrato contro i 5,3 in Europa e appena 0,8 negli USA.
Rapportando invece i punti di ricarica al parco circolante elettrico gli equilibri tra Cina ed Europa ritornano, infatti in Cina si contano 9,3 colonnine ogni 100 veicoli, l’Europa 8,7 e gli Stati Uniti 3,4.
Questo spiega perchè il mercato americano resta ancora relegato nelle grandi aree metropolitane, mentre Cina e Europa hanno già intrapreso una logica di copertura capillare.

 
Nel 2022 i punti di ricarica DC rappresentavano nel mondo il 31%, nel 2024 sono saliti al 39%.
In Cina l’installazione delle DC è stata tale da ribaltare il rapporto con le prese AC oggi minoritarie dato che il 52% dei punti pubblici è in corrente continua, contro il 19% in Europa e il 24% negli Stati Uniti. In numeri la Cina dispone di 1,53 milioni di stazioni DC pari al 78% dei punti mondiali, l’Europa dispone di 198 mila punti mentre gli USA si fermano a 53 mila.
Sono d’amiche riflettono una diversa filosofia di utilizzo, la Cina punta sulla ricarica pubblica veloce come complemento alla ricarica privata, mentre l’Europa e gli Stati Uniti tendono a privilegiare la distribuzione diffusa e la potenza media data la maggiore presenza di ricariche domestiche e aziendali.



La potenza impegnata evidenzia un divario ancora più netto. A fine 2024 la rete pubblica cinese contava 247 GW installati, quasi 6 volte il dato europeo di 44 GW e 21 volte quello statunitense con 12 GW.
Il numero di caricatori DC spiega la densità di potenza in Cina dove il 96% della capacità deriva da sistemi ad alta potenza, contro il 67% in Europa e l’89% negli Stati Uniti.
Se rapportiamo la potenza disponibile per veicolo elettrico circolante in Cina per ogni elettrica corrispondono 7,9 kW, in Europa 3,6 kw e gli Stati Uniti 1,8 kw.
Anche la distribuzione per classe di potenza mostra approcci distinti: in Europa prevalgono colonnine AC da 22 kW e DC da 50–150 kW, mentre negli USA si moltiplicano i sistemi ultrafast da 250 e 350 kW, orientati a ridurre i tempi di sosta su lunghi percorsi.

 
Altro dato interessante sono la presenza di Hub di ricarica, ovvero luoghi con una alta concentrazione di caricatori. Nel 2024 l’Europa ne contava circa 313 mila, la Cina 236 mila e negli Stati Uniti 59 mila.
Ma se andiamo a contare il numero medio di postazioni di ricarica per ogni Hub ne risulta che in Cina troviamo una media 12 postazioni, 4 negli USA e appena 3 in Europa. Ciò significa che a parità di diffusione territoriale le stazioni cinesi concentrano un numero di punti quattro volte superiore rispetto a quelle europee, favorendo economie di gestione e maggior capacità di assorbimento dei picchi di domanda. È un modello che combina efficienza industriale e logica di servizio ad alta densità, destinato a incidere sui futuri standard globali.



Altra differenza tra i mercati è data dal numero di operatori che elegge L’Europa come mercato più popolato e competitivo con 2.994 fornitori di energia attivi contro 110 negli Stati Uniti e appena i 57 cinesi.
La quota dei dieci principali operatori europei è pari al 24% del totale, contro l’83% in Cina e l’85% negli USA.
Nel complesso, le differenze tra i tre mercati delineano tre modelli complementari. La Cina detiene la scala e la potenza, con infrastrutture ad alta concentrazione e forte integrazione tra operatori. L’Europa valorizza la concorrenza e la diffusione territoriale, creando un ecosistema diversificato ma complesso da armonizzare. Gli Stati Uniti si collocano in una posizione intermedia, con pochi operatori forti ma ancora carenze infrastrutturali nelle aree rurali.

 
Vorrei segnalare per chi se lo fosse perso l'editoriale del Direttore Lago sulle auto cinesi, ma che vale anche per quelle elettriche dove mi trova pienamente d'accordo :

Prima erano dei cloni con una qualità discutibile. Poi, sono diventate carine, sì, ma "pericolose", soprattutto se elettriche. E quelle valide "non sono mai belle da guidare come le nostre". Parlo delle auto cinesi, quelle che costano poco, sì, ma "solo perché il governo ci mette i soldi". E ora che i soldi sono finiti, perché l'economia cinese ha rallentato, invadono i mercati europei con decine di nuovi marchi che sono interessanti, sì, ma "destinati a fallire perché sono troppi".
La narrazione sull'auto cinese va così: un'alternanza di riconoscimenti seguiti da un "sì, ma". C'è del vero e c'è del falso in quello che si dice, come in tutte le storie. Ma c'è anche un vizio di fondo: l'abitudine a svalutare ciò che non riusciamo a comprendere.
È la storia della volpe e l'uva: vi ricordate la favola di Esopo? In Cina non esiste, perché la cultura cinese è diversa. Se qualcosa non riesce, non la si disprezza: si riconosce la superiorità dell'avversario, lo si studia e infine si cerca di ottenere lo stesso risultato copiandolo e aggiungendo qualcosa. Vale per tutto e per l'automobile in particolare, dove i cinesi hanno imparato da noi.
Tenere a mente la morale della volpe e l'uva è fondamentale per l'industria europea dell'auto, che oggi deve superare una crisi esistenziale senza precedenti. I "sì, ma" che troppo spesso sento pronunciare, non nei bar tra appassionati, ma fra addetti ai lavori, sono pericolosi. Perché ci illudono che il problema sia relativo e che la soluzione dipenda da qualcun altro: il governo, l'Europa, la geopolitica.
Attenzione: questo non significa che non siano necessari interventi correttivi, ma che l'industria dell'auto non dovrebbe usarli come alibi per evitare di guardarsi allo specchio. Il rinvio del 2035 può dare respiro ai costruttori e ai consumatori che non sono ancora pronti all'elettrico, i dazi possono rallentare la competizione, gli incentivi possono sostenere la domanda, ma nessuna politica industriale può sostituirsi alla capacità di innovare.
Chi dice "sì, ma" difficilmente mette in discussione quello che fa. E mai come oggi il "fare auto in Europa" va rimesso in discussione, prendendo spunto da chi le auto le pensa in modo diverso. Non parlo di tecnologia – batterie, software, guida autonoma – ma di concezione del prodotto. I cinesi stanno ridefinendo cosa può essere un'automobile: uno spazio connesso, trasformabile, un'esperienza "wow" prima ancora che un mezzo di trasporto.
Le auto che saltano, che volano, abitacoli che si trasformano in salotti, sistemi di infotainment che anticipano i bisogni. Possiamo liquidare tutto questo con un "sì, ma sono stupidaggini" oppure chiederci: perché milioni di consumatori trovano interessanti auto del genere? La sfida non è copiare le auto cinesi, ma copiare il loro coraggio di sperimentare: lo stesso spirito che, in cent'anni, ci ha portati dal motore a benzina al common rail, dall'Abs all'Esp.
Dunque, l'uva non è acerba. È matura, e sta crescendo su viti che abbiamo piantato noi decenni fa. Ora tocca a noi reimparare e per farlo, invece di dire "sì, ma", chiediamoci cosa possiamo fare di ancora più innovativo. E magari inedito.
 


Per chi avesse intenzione di andare a sciare a Cervinia ed usare la sua auto elettrica ora ha un punto di riferimento.
Nei parcheggi della stazione sciistica è stata riqualificata un'area adibita ad Hub di ricarica Plenitude.
Sono disponibili nove stalli, 18 spine, che vanno dalla Dc fino a 150 kw alla Ac da 22 kw.
Impiato certificato 100% da fonti di rinnovabili e che può disporre di una potenza minima certificata di 800 kw.
Risulta, per ora, l' Hub di ricarica più alto d'Europa dato che è situato a 2050 metri sul livello del mare.
 
Qui hanno appena inaugurato il nuovo parcheggio sotterraneo di cui si parla da almeno un decennio.
Dovrebbe avere 270 posti circa e a differenza delle normali strisce blu è a pagamento H24 invece che solo fino alle 20,ha tariffe più salate e sorpresa sorpresa niente sosta gratuita per elettriche e ibride.
Come ampiamente prevedibile piano piano le varie agevolazioni verranno meno.
Ho visto anche un banner pubblicitario mi pare di Eni che vantava prezzi alla colonnina tra 70 e 80 centesimi al kW.
 
niente sosta gratuita per elettriche e ibride.
....cosa che sarebbe stata del tutto immotivata.
Ad essere onesti in nessun silos gestito sia da un ente pubblico che privato le elettriche ne tanto meno le ibride hanno avuto agevolazioni sul parcheggio ne tanto meno gratis.
Anzi non è raro trovare colonnine all’interno di parcheggi a pagamento e effettuare una ricarica non esula dal pagamento dello stesso.
 
...La Cina detiene la scala e la potenza, con infrastrutture ad alta concentrazione e forte integrazione tra operatori. L’Europa valorizza la concorrenza e la diffusione territoriale, creando un ecosistema diversificato ma complesso da armonizzare...
L'ecosistema diversificato e complesso da armonizzare, IMHO, è uno dei fattori che mi fanno passare la voglia di comprare un'auto elettrica :emoji_confounded:
Gli altri sono: un'autonomia ancora limitata nelle auto a prezzo concorrenziale con le endotermiche, una tecnologia in veloce evoluzione (che rischia di rendere obsoleta in pochissimi anni un'auto che oggi costa un sacco di soldi) e leggere dei tanti episodi di malfunzionamenti o parcheggi abusivi che rendono incerta la possibilità di caricare sempre e in fretta l'auto (ansia da autonomia e da ricarica).

Sinceramente: io non sono contrario all'elettrico, anzi... le poche centinaia di metri in elettrico permesse dalla piccola batteria della mia Subaru, le trovo gradevoli.
Sarei anche curioso di provare una Solterra o la nuova Uncharted... ma a parte il fatto che costano 15.000 euro in più della Crosstrek (impossibili da ammortizzare, anche pensando di caricare spesso a casa), perchè mettersi in così tante beghe (app e carte, navigatori e pianificatori, colonnine rotte o occupate) quando oggi trovi un distributore di benzina ogni cinque minuti?
 
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