Ma un insegnante che deve fare? Andare a casa dello studente per farlo studiare sotto la sua guida? Lo stesso studente che a lezione pensa alle farfalle fuori? Lo studio è individuale ma anche collettivo, ci si unisce per confrontarsi, aiutarsi vicendevolmente, stimolarsi, non arrendersi. Io ho sempre fatto gruppo sia al liceo che in università e nel lavoro, soprattutto di ricerca. Senza studio individuale, ma anche collettivo, non avrei combinato proprio nulla.
Le considerazioni di seguito sono riferite principalmente alla scuola dell'obbligo, ma sarebbe cosa giusta che si estendessero almeno alle superiori; è riduttivo concentrare l'attenzione solo sull'apprendimento.
Il ruolo della scuola, dell'obbligo appunto, deve essere principalmente educativo; certo lo scopo principale è dare le basi per il prosieguo degli studi o per l'inserimento nel mondo del lavoro, ma propedeutici a questi ci sono altri obiettivi, che devono essere perseguiti di concerto con la famiglia e, se necessario con i servizi sociali.
La scuola come obiettivo minimo, ed in molte zone d'italia ciò non è scontato, deve tenere i ragazzi lontano dalla strada ed alfabetizzarli (si eesiste, ancora anche questa esigenza ...).
Non si può scaricare tutta la responsabilità sui ragazzi. Nel contempo i professori devono essere supportati in ciò, e le famiglie sensibilizzate.
Anche perché se si tralascia troppo questo aspetto, il problema diventa sociale (povertà, inoccupazione, ...) ed ha anche implicazioni sulla sicurezza (sacche di disagio che possono sfociare nell'illegalita) e sanitarie (tossicodipendenza e dipendenze in genere disagi psichici, ...).
E problematiche di questo tipo sono trasversali anche nelle classi sociali più agiate.
Insomma c'è troppo in gioco ed è troppo facile girarsi dall'altra parte scaricando la responsabilità sugli anelli più deboli della catena.