<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Scontrino omofobo | Page 6 | Il Forum di Quattroruote

Scontrino omofobo

Ma il mio discorso era un pelino più ampio, ovvero che alla fine per evitare tutto un sacco di problemi si va sempre a finire col dire tutto il contrario (o buona parte) di quello che uno pensa, in un sacco di frangenti. A me capita spessissimo e più volte al giorno, ma tant'è...e non so neanche se sia giusto proporsi per quel che non si è piuttosto per quello che si è. Certo, se ti proponi per quel che non sei sei più "politically correct" il più delle volte :)

Secondo me il politicamente corretto centra poco,nella vita di tutti i giorni capita ogni 5 minuti di interagire con gli altri e potenzialmente si potrebbe intavolare una lite con ognuno.
Passa una signora di una certa età vestita come una ragazzina,tra me e me penso che farebbe meglio a coprirsi ma invece di dirglielo se non mi piace quello che vedo guardo altrove.
Poi ci sono persone che sentono il bisogno di dire il contrario di quello che pensano e se vedono una persona ridicola le fanno i complimenti per il look,ma quella di nuovo non è falsità è prendere per il XXXX la gente e poi riderci sopra perchè non si è accorta di nulla.
Io quando la sincerità rischia di creare problemi di solito non mi pronuncio,non sono bravo a mentire ne abbastanza sfrontato da dire sempre la verità.
 
Non lo sono affatto, cmq il mio discorso esulava dalla questione dello scontrino. Educazione e cortesia sono sue requisiti tecnici fondamentali per un cameriere o comunque un ristoratore (ma anche un sacco di altre attività), trovo comunque superfluo e inutile esternare certe cose in uno modo singolare come può essere uno scontrino modificato ad hoc,anche perchè un insulto gratuito così non fa onore a nessuno e non penso che al momento di pagare uno scontrino uno si metta a parlare col cassiere di orientamenti sessuali (o almeno a me non verrebbe...). Ma il mio discorso era un pelino più ampio, ovvero che alla fine per evitare tutto un sacco di problemi si va sempre a finire col dire tutto il contrario (o buona parte) di quello che uno pensa, in un sacco di frangenti. A me capita spessissimo e più volte al giorno, ma tant'è...e non so neanche se sia giusto proporsi per quel che non si è piuttosto per quello che si è. Certo, se ti proponi per quel che non sei sei più "politically correct" il più delle volte :)


Soprattutto se pensi una cosa " stravagante "
-primo, tientela in bocca
-secondo, dilla senza testimoni
-terzo, non scriverla MAI
 
Al ristorante spesso facciamo i complimenti per la cucina e per il servizio, anche se magari non sono proprio dei draghi, ma c'è la buona volontà.

Questo è un eccesso di cortesia pericoloso.
Una volta sono stato ospite a pranzo da un'amica di famiglia.
Il menu prevedeva insalata di pasta.
Ora io forse esagero però quando la cucino io la faccio bella ricca,sicuramente a livello di peso c'è più condimento che pasta.
Invece questa amica segue una filosofia diversa e dovendo cucinare per 8 persone ha usato le metà degli ingredienti che utilizzo io per 4.
Il risultato era pasta scondita con quei pochi ingredienti tagliati a pezzettini così piccoli da richiedere l'uso del microscopio elettronico per vederli.
Io non mi sono sbilanciato,ma mio fratello alla fine del pasto ha buttato li un "complimenti alla cuoca".
Così dopo un pasto da mensa ospedaliera ha ricevuto dei complimenti non sinceri.
Ora io non dico essere sinceri al 100% e dichiarare che il pasto lasciava a desiderare,però non cadere neanche nell'eccesso opposto facendo gli applausi.
Altrimenti si rischia di essere invitati di nuovo...
 
in realtà esistono modelli sociologici che ipotizzano un più alto grado di sincerità e tolleranza:
ti dico che sei uno stronzo e tu ci fai una risata sopra

ma noi siamo fermi a buonismo ed ipocrisia,
non ti dico che sei uno stronzo, ma tu mi metti le mani addosso perché sai che io lo penso

Ma tali modelli sociologici esistono o sono solo teorici?

Secondo me non si tratta di buonismo ma è la convivenza col prossimo a imporre dei compromessi,e uno di questi è non poter dire sempre tutto quello che si pensa.

Personalmente se qualcuno pensa che io sia stronzo non gli metto le mani addosso ma semplicemente ricambio il pensiero.
Che anche senza telepatia spesso è evidente,ma finchè si tratta solo di pensieri non si può biasimare nessuno.
Quando i pensieri,certi pensieri,si traducono in parole,o vengono addirittura messi per iscritto come in questo caso allora possono nascere dei problemi.
 
Se sei a pranzo o a cena a casa di qualche amico o parente, è più difficile gestire la cosa in caso di cucina non gradita, perché per educazione non dovresti mai far capire a chi ti ospita che cucina da schifo (in questo caso basta non sbilanciarsi con i complimenti).

Il fatto è che oltre a non essere particolarmente buono c'era pure poco da mangiare,io ho un appetito robusto quindi devo dire che ho sofferto un po' la fame.
Ho letto che in Giappone il protocollo sociale impone all'ospite di avanzare sempre nel piatto per mostrare al padrone di casa che il cibo offerto era più che sufficiente per saziarlo.
Se avessi dovuto anche avanzare nel piatto forse sarei svenuto...
E la cosa peggiore è che quell'amica di famiglia quando è ospite mangia come un condor,ci sono state delle volte in cui era ospite dai miei col fidanzato e in sei abbiamo mangiato per dodici.
 
Guarda, qualche settimana fa mi hanno portato a pranzo in un rinomato ristorante due stelle Michelin, di quelli che costano un occhio della testa (per fortuna non pagavo io).
Cucina raffinatissima, da reportage fotografico, ma porzioni minuscole, di quelle che dici: "Sì, ma quando si comincia a mangiare, che c'ho fame?"
Per dire, il primo consisteva in 4 paccherini (4 di numero, lo giuro!) con qualche pezzetto di pesce, e aromi vari.
Praticamente ci si nutriva di aromi raffinatissimi, ma la fame restava.
Roba da almeno 100 euro a persona.

Non fa per me,ovviamente la qualità viene prima della quantità però il mio ideale sarebbe la classica trattoria o agriturismo in cui il cibo è semplice ma con 30 euro di portano 64 antipasti tra freddi e caldi...
 
Mi è venuto in mente un esempio inerente al discorso che facevamo qualche pagina fa',ovvero se valga la pena o meno di scegliere un ristorante o una qualsiasi attività anche in base alle idee del titolare e al suo modo di manifestarle.
Io bazzico spesso i mercatini in cerca di libri,dvd e a volte modellini o action figure.
In uno dei mercatini che frequento c'è sempre un signore sulla sessantina che ha un banchetto e vende merce di ogni tipo,dai giocattoli agli articoli sportivi.
Una volta aveva un pallone da rugby che mi piaceva ed ero tentato di acquistarlo,mi sono avvicinato e ho visto che tra i vari articoli che vendeva c'erano anche oggetti piuttosto discutibili.
Soprattutto bandiere,distintivi e manganelli con effigi e motti che inneggiavano a certi movimenti politici molto in auge nel 1930-40.
Credo che abbiate capito a quali simboli mi riferisco.
Io magari sarò esagerato ma vedere quegli articoli mi è bastato per decidere di non chiedere nemmeno per il pallone.
Ne ho poi acquistato un altro in un negozio,pure più bello.
Ho preferito non dare i miei soldi a un venditore che vendeva articoli simili,ognuno è libero di avere le proprie idee sulla storia e sulla politica ma secondo me certe riproduzioni non dovrebbero essere vendute perchè ai miei occhi sembrava un classico esempio di apologia o se vogliamo di propaganda,l'ultima cosa che serve di questi tempi.
Voi avreste acquistato senza farvi troppi problemi?
 
Sei stato superficiale, non è detto che condivideva il "ventennio" solo perchè aveva sulla bancarella i simboli, può darsi che per lui fosse solo business.
 
Sei stato superficiale, non è detto che condivideva il "ventennio" solo perchè aveva sulla bancarella i simboli, può darsi che per lui fosse solo business.

Secondo me è difficile che qualcuno venda articoli simili se non per convinzione.
Non parlo di uno o due oggetti ma di mezza bancarella.
 
Tornando allo scontrino per me è una bufala, lo scontrino non è fiscale, inoltre dove ti fanno uno sconto del 50% non essendo cliente abituale?

Poi con un cameriere che si chiama: CASSA e ti fanno un PRECONTO :emoji_astonished:

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Tornando allo scontrino per me è una bufala, lo scontrino non è fiscale, inoltre dove ti fanno uno sconto del 50% non essendo cliente abituale?

Poi con un cameriere che si chiama: CASSA e ti fanno un PRECONTO :emoji_astonished:

Vedi l'allegato 7805

Magari non è fiscale per dare comunque al cliente un pezzo di carta senza però dichiarare l'importo incassato.
Se fosse stata una bufala ormai sarebbe venuto fuori.
 
Ma tali modelli sociologici esistono o sono solo teorici?

Secondo me non si tratta di buonismo ma è la convivenza col prossimo a imporre dei compromessi,e uno di questi è non poter dire sempre tutto quello che si pensa.

Personalmente se qualcuno pensa che io sia stronzo non gli metto le mani addosso ma semplicemente ricambio il pensiero.
Che anche senza telepatia spesso è evidente,ma finchè si tratta solo di pensieri non si può biasimare nessuno.
Quando i pensieri,certi pensieri,si traducono in parole,o vengono addirittura messi per iscritto come in questo caso allora possono nascere dei problemi.

Cerco di spiegarmi nel modo più stringato e semplice.

I modelli sociologici esistono, esistono sperimentazioni (per lo più dagli anni settanta) di dinamica di gruppo con osservazioni protratte nel tempo ed esistono studi su società tribali, del presente e del passato.
Parliamo di ambiti sociologici, quindi la psicologia dell'individuo (pulsioni, freni inibitori, autocoscienza e convenzione) ha qui un ruolo marginale.

In generale però, i canali che regolano la comunicazione attengono al comportamento manifesto. Il mezzo verbale, ad esempio, ha minor pregnanza dall'aspetto prossemico.
A livello mediatico l'immagine sopravanza il messaggio.
In ottica sociologica, secondo alcuni studiosi, la comunicazione moderna dovrebbe affrancarsi dalla convenzione e da determinate regole educative (...) al fine di azzerare o limitare la dissonanza cognitiva tra il pensiero (sociale) e la formulazione dello stesso.
 
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