<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Poesia | Page 7 | Il Forum di Quattroruote

Poesia

Addio Lugano bella
o dolce terra pia
scacciati senza colpa
gli anarchici van via
e partono cantando
con la speranza in cor.
E partono cantando
con la speranza in cor.

Ed è per voi sfruttati
per voi lavoratori
che siamo ammanettati
al par dei malfattori
eppur la nostra idea
è solo idea d'amor.
Eppur la nostra idea
è solo idea d'amor.

Anonimi compagni
amici che restate
le verità sociali
da forti propagate
è questa la vendetta
che noi vi domandiam.
E questa la vendetta
che noi vi domandiam.

Ma tu che ci discacci
con una vil menzogna
repubblica borghese
un dì ne avrai vergogna
noi oggi t'accusiamo
in faccia all'avvenir.
Noi oggi t'accusiamo
in faccia all'avvenir.

Banditi senza tregua
andrem di terra in terra
a predicar la pace
ed a bandir la guerra
la pace per gli oppressi
la guerra agli oppressor.
La pace per gli oppressi
la guerra agli oppressor.

Elvezia il tuo governo
schiavo d'altrui si rende
d'un popolo gagliardo
le tradizioni offende
e insulta la leggenda
del tuo Guglielmo Tell.
E insulta la leggenda
del tuo Guglielmo Tell.

Addio cari compagni
amici luganesi
addio bianche di neve
montagne ticinesi
i cavalieri erranti
son trascinati al nord.
E partono cantando
con la speranza in cor.

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Addio a Lugano, la cui musica, di autore anonimo, è sicuramente di origine popolare, toscana, è la più famosa, insieme con Stornelli d'esilio, fra le canzoni di Pietro Gori. Egli la scrisse nel luglio del 1895 in Svizzera, dov'era dovuto riparare dopo l'omicidio del Presidente francese Sadi Carnot, ucciso da Sante Caserio. Era stato infatti fermato dalla polizia crispina, nel corso di una vasta operazione repressiva contro anarchici e socialisti, con l'accusa di essere il mandante "spirituale" del delitto, in quanto amico e difensore del Caserio. Costretto all'emigrazione, si trasferì a Lugano e, sfuggito a un misterioso attentato (gennaio 1895), venne espulso dalla Svizzera stessa insieme con altri dodici esuli. Fu allora che scrisse le parole del suo canto immortale.

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(?) Gori, arrestato con altri 17 profughi italiani, viene espulso dalla Svizzera dopo una breve prigionia durante la quale compone due poesie, una delle quali titola Il canto degli anarchici espulsi che poi sarebbe Addio a Lugano presumibilmente nella sua prima versione ?...che presenta alcune varianti, sia nel testo che nella disposizione delle strofe, rispetto a quelle comunemente pubblicate e diffuse?(1) . Un?altra testimonianza sull?origine del canto la troviamo nel libro Gli scariolanti di Ostia antica. Storia di una colonia socialista (2) allorché Pietro Gori si reca ad Ostia presso la comunità dei braccianti ravennati per passare con loro alcuni giorni. Siamo nel 1902 dopo il suo rientro in Italia dall?America del Sud dove si reca nel 1898 per sfuggire ad una condanna (3) in seguito ai tumulti contro il carovita che si sono succeduti in tutta Italia con epilogo a Milano dove la monarchia ordina a Bava Beccaris la violenta repressione costata oltre 80 morti.
Scrive Liliana Madeo: ?...Era un poeta, e aveva un bel viso, un corpo snello, elegante. Si accarezzava il baffo appuntito, e sapeva ascoltare i coloni ravennati che raccontavano la loro storia. Provava un profondo rispetto per il coraggio che avevano speso in quella impresa, e glielo diceva con calore. Gli ricordavano gli uomini della Pampa, ripeté. Avevano anche cantato insieme, fino a sgolarsi, quella notte. Avevano cantato le sue canzoni, gli Stornelli dell?esilio, Sante Caserio, Amore ribelle... Di Addio Lugano Bella Gori aveva raccontato com?era nata. Dopo che Caserio aveva pugnalato a morte Carnot, lui era dovuto riparare in Svizzera. Qui l?avevano arrestato, insieme con altri 150 fuorusciti italiani, anarchici e socialisti. Tutti poi erano stati espulsi. Quando li conducevano alla frontiera, avevano le manette ai polsi e i loro passi affondavano nella neve...Con le lacrime agli occhi, si era girato indietro a guardare Lugano e pensava agli anarchici scacciati senza colpa che partono cantando con la speranza in cuor...? (4)
Addio a Lugano diviene popolarissimo con l?inizio del nuovo secolo anche grazie a numerose edizioni de Il Canzoniere dei Ribelli (5 ) apparso per la prima volta nel 1904 a Barre - Vermont - e ancor oggi è uno dei canti politici più eseguito.
Con lo stesso titolo Addio a Lugano esiste una romanza del 1830 circa che canta anch?essa di un esilio politico in terra elvetica con testo siglato D. P.e musica di Fabio Campana

http://www.nelvento.net/addio-lugano.html
 
Canto dei coatti

Addio compagni addio
sorelle spose e madri.
La società dei ladri
ci ha fatto relegar
sepolti in riva al mar!

Siamo coatti e baldi
per l'isola partiamo
e non ci vergognamo
perché questo soffrir
è sacro all'avvenir.

Ma la sublime idea
che il nostro cor sorregge
sfida l'infame legge
che ai cari ci strappò
e qui ci incatenò.

A viso aperto i diritti
al popolo insegnammo
e a liberar pugnammo
da tanta iniquità
l'oppressa umanità.

Sognammo una felice
famiglia di fratelli
perciò fummo ribelli
contro ogni sfruttator
contro ogni oppressor.

Vedemmo l'alba immensa
delle speranze umane
lottammo per il pane
e per la libertà
contro ogni autorità.

Vi giunga o plebi ignare
da questa fossa infame
del freddo e delle fame
sdegnoso incitator
quest'inno di dolor.

O borghesia crudele
tu non ci fai paura
la società futura
per la tua gran viltà
te pur condannerà.

Ma voi lavoratori
voi poveri sfruttati
per questi relegati
rei di bandire il ver
avrete un pio pensier.

Addio dolente Italia
d'illustri ladri ostello
di tresche ree bordello
stretti alla nostra fé
oggi partiam da te.

Ma un dì ritorneremo
più fieri ed implacati
finché rivendicati
non sieno i diritti ancor
di ogni lavorator!

Straziate o sgherri vili
le carni e i corpi nostri
ma sotto i colpi vostri
il cor non piegherà
l'idea non morirà.
 
nostrapatria.jpg
 
Vieni o Maggio t'aspettan le genti
ti salutano i liberi cuori
dolce Pasqua del lavoratori
vieni e splendi alla gloria del sol

Squilli un inno di alate speranze
al gran verde che il frutto matura
e la vasta ideal fioritura
In cui freme Il lucente avvenir

Disertate falangi dl schiavi
dai cantieri da l'arse officine
via dai campi su da le marine
tregua tregua all'eterno sudor

Innalziamo le mani incallite
e sian fascio dl forze fecondo
noi vogliamo redimere il mondo
dal tiranni de l'ozio e de l'or

giovinezza dolori ideali
primavere dal fascino arcano
verde maggio del genere umano
date al petti il coraggio e la fé

Date fiori ai ribelli caduti
collo squardo rivolto all'aurora
al gagliardo che lotta e lavora
al veggente poeta che muor

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L'Inno del Primo Maggio fu scritto da Pietro Gori sulla base della melodia del Va? pensiero, il coro del Nabucco verdiano, nel 1892, nel carcere milanese di San Vittore dove era stato rinchiuso preventivamente: si avvicinava il primo maggio, in Sicilia i lavoratori cominciavano a prendere coscienza politica radunandosi nei Fasci (cui probabilmente si fa riferimento nel testo del canto) e gli agitatori anarchici dovevano essere messi in condizione di non nuocere all?ordine pubblico? Ma Gori sapeva che la parola e il canto racchiudono una forza immane, e nella sua cella scrisse il ?bozzetto drammatico in un atto? Primo Maggio, che avrebbe riscosso un grande successo, specialmente negli Stati Uniti dove Gori sarebbe stato qualche anno più tardi. A Paterson (?capitale? degli anarchici nordamericani ? di lì sarebbe tornato in Italia Gaetano Bresci per uccidere Umberto I) Gori rappresentò il bozzetto anche come attore, e così fece in molte altre città americane, tra cui Chicago. Rappresentazione significativa, quella, dacché il Primo Maggio nasceva proprio per ricordare i cinque anarchici impiccati a Chicago in seguito allo sciopero e alle manifestazioni organizzate per ottenere la giornata lavorativa di otto ore. Alla fine del Prologo del Primo Maggio, il coro attaccava l?Inno del Primo Maggio, che sarebbe divenuto il canto privilegiato della ricorrenza.
Al primo maggio anarchico di Carrara viene sempre cantato. Impossibile dimenticare Alfonso Nicolazzi, anarchico piemontese trapiantato a Carrara, scomparso nell?estate del 2005, che lo cantava con la sua voce potente, tanto che quello era diventato il suo canto. E domani tutti (e il mio amico Nando davanti al monumento a Meschi) canteranno, anche per lui, Vieni o maggio.

http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=2166&lang=it
 
Lugano addio
Ivan Graziani

(1977)

Le scarpe da tennis bianche e blu
seni pesanti e labbra rosse e la giacca a vento

Oh ! Marta io ti ricordo così
il tuo sorriso e i tuoi capelli fermi come il lago
Lugano addio cantavi
mentre la mano mi tenevi
"Canta con me"
Tu mi dicevi ed io cantavo
di un posto che
non avevo visto mai

Tu, tu mi parlavi di frontiere
di finanzieri e contrabbando
mi scaldavo ai tuoi racconti

"Eh mio padre sì," Tu mi dicevi,
"Quassù in montagna ha combattuto !"
Poi del mio mi domandavi

Ed io pensavo a casa
mio padre fermo sulla spiaggia
le reti al sole i pescherecci in alto mare
conchiglie e stelle
le bestemmie e il suo dolore

Oh ! Marta io ti ricordo così
il tuo sorriso e i tuoi capelli fermi come il lago

Lugano addio cantavi
mentre la mano mi tenevi
addio cantavi
e non per falsa ingenuità
tu ci credevi
e adesso anch'io che sono qua

Oh ! Marta mia addio ti ricordo così
il tuo sorriso e i tuoi capelli fermi come il lago...
 
E allora leggiti questa canzone del meraviglioso Leo Ferré ,cantautore e poeta francese :

Poesie di Leo Ferré
Gli anarchici

Non son l'uno per cento ma credetemi esistono
In gran parte spagnoli chi lo sa mai perché
Penseresti che in Spagna proprio non li capiscano
Sono gli anarchici

Han raccolto già tutto
Di insulti e battute
E più hanno gridato
Più hanno ancora fiato
Hanno chiuso nel petto
Un sogno disperato
E le anime corrose
Da idee favolose

Non son l'uno per cento ma credetemi esistono
Figli di troppo poco o di origine oscura
Non li si vede mai che quando fan paura
Sono gli anarchici

Mille volte son morti
Come è indifferente
Con l'amore nel pugno
Per troppo o per niente
Han gettato testardi
La vita alla malora
Ma hanno tanto colpito
Che colpiranno ancora

Non son l'uno per cento ma credetemi esistono
e se dai calci in culo c'è da incominciare
Chi è che scende per strada non lo dimenticare
Sono gli anarchici

Hanno bandiere nere
Sulla loro Speranza
E la malinconia
Per compagna di danza
Coltelli per tagliare
Il pane dell'Amicizia
E del sangue pulito
Per lavar la sporcizia

Non son l'uno per cento ma credetemi esistono
Stretti l'uno con l'altro e se in loro non credi
Li puoi sbattere in terra ma sono sempre in piedi
Sono gli anarchici

Léo Ferré, nome completo Léo Albert Charles Antoine Ferré (Principato di Monaco, 24 agosto 1916 ? Castellina in Chianti, 14 luglio 1993), è stato un cantautore, poeta, scrittore e anarchico monegasco.
 
agapi mou (phaedra)

Asteri mou fengari mou tis anoiksis klonari mou
My star, my moon, my spring flower
konta sou thartho pali, konta sou thartho mian avgi
I'll come next to you again, I'll come next to you one dawn
gia na sou paro ena fili kai na me pareis pali
so that I take a kiss from you, and you take me again

agapi mou agapi mou i nihta tha mas parei
my love, my love, the night will take us away
t'astra ki o ouranos to kryo to fengari
the stars and the sky and the cold moon

tha s'agapo tha zo mes to tragoudi
I'll love you, I'll live in the song
tha m'agapas tha zeis me ta poulia
you'll love me, you'll live with the birds
tha s'agapo tha ginoume tragoudi
I'll love you, we'll become a song
tha m'agapas tha ginoume poulia
you'll love me, we'll become birds

O potamos ine rihos
The river is too shallow
ki o okeanos ine mikros
and the ocean is too small
na paroun ton kaimo mou
to take away my longing

Na thioxoune ta matia sou
To turn away your eyes
na pnixoune tous orkous sou
to suppress your oaths
apo to logismo mou.
from my thought
 
Legata A Un Granello Di Sabbia di Nico Fidenco

Mi vuoi lasciare
E tu vuoi fuggire
Ma sola al buio
Tu poi mi chiamerai
Ti voglio cullare, cullare
Posandoti sull'onda
Del mare, del mare
Legandoti a un granello
Di sabbia, così tu
Nella nebbia, più fuggir non potrai
E accanto a me tu resterai
Ai, ai, ai, ai
Ti voglio tenere, tenere
Legata con un raggio di sole, di sole
Così col suo calore
La nebbia svanirà
E il tuo cuore
Riscaldarsi potrà
E mai più freddo sentirai
Ma tu
Tu fuggirai
E nella notte ti perderai
E sola, sola
Sola nel buio
Mi chiamerai
Ti voglio cullare, cullare
Posandoti sull'onda
Del mare, del mare
Legandoti a un granello
Di sabbia, così tu
Nella nebbia, più fuggir non potrai
E accanto a me tu resterai
Ti voglio tenere, tenere
Legata con un raggio di sole, di sole
Così col suo calore
La nebbia svanirà
E il tuo cuore
Riscaldarsi potrà
E mai più freddo sentirai
Ma tu
Tu fuggirai
E nella notte ti perderai
E sola, sola
Sola nel buio
Mi chiamerai
Ti voglio cullare, cullare
Posandoti sull'onda
Del mare, del mare
Legandoti a un granello
Di sabbia, così tu
Nella nebbia, più fuggir non potrai
E accanto a me tu resterai
E accanto a me tu resterai

........la poesia
 
Parlando -o meglio postando- di Poesia abbiamo aspettato anche troppo a riportare Montale ,il grande italiano dei nostri giorni ,di appena ieri e i suoi stoici dubbi di liberale laico che scruta il mare e cerca un conforto -che sa precario- nelle stradine assolate che portano alla spiaggia ,nelle chiese barocche affacciate sulle onde ,nella sua Liguria :

Eugenio Montale
Spesso il male di vivere ho incontrato

Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi; fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
 
Gabbiani

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.

Vincenzo Cardarelli
 
Quello che conta è seminare...
Semina con un tuo sorriso,
con un tuo saluto.
Semina con un tuo dolce sguardo,
con un caloroso abbraccio.
Semina in ogni circostanza
con coraggio ed entusiasmo!
Semina con fede,
ma soprattutto con amore;
così che il tuo seminare diventi fecondo.
E se il seme cadrà su terreno arido
senza produrre né frutti né fiori,
rimarrà sempre comunque in te
la gioia di aver seminato.
 
Charles Bukowski

Lo trovarono che camminava lungo l'autostrada
tutto rosso
sul davanti
aveva preso un barattolo arrugginito
e si era tagliato l'organo
sessuale
come a dire:
visto cosa mi avete
combinato? Tanto vale che vi prendiate
il resto.

E un pezzo lo mise
in una tasca
un pezzo
in un'altra
e fu così che lo trovarono,
mentre
tirava di lungo.

Lo affidarono
ai dottori
che cercarono
di ricucirgli
i pezzi
ma i pezzi stavano
benissimo
così
com'erano.

Io penso certe volte a tutta la gran
figa
abbandonata
ai mostri
della terra.

Forse era la sua protesta
contro questo
o la sua protesta
contro
tutto.

Una Marcia alla Libertà
fatta da un uomo solo
che non ha mai trovato posto
tra
le critiche dei concerti
e le classifiche
del baseball.

Dio, o qualcuno,
lo
benedica.
 
Titolo: Canti nuovi

Dice la sera: "Ho sete d'ombra"
Dice la luna: "Io ho sete di stelle!"
La fonte cristallina chiede labbra,
sospiri chiede il vento.

Io ho sete di aromi e di risate.
Sete di canti nuovi
Senza lune ne gigli,
e senza amori morti.

Un canto mattutino per cui tremi
La quiete dei ristagni
Dell'avvenire. E colmi di speranza
Sia le onde che le melme.

Un canto luminoso e sereno,
pieno di pensiero,
vergine di tristezza e di angosce
e vergine di sogni.

E senza carne lirica che colmi
di risate il silenzio.
(Uno stormo di cieche colombe
lanciate al mistero. )

Canto diretto al cuore delle cose
e all'anima dei venti
e che riposi infine nella gioia
del cuore eterno.

Federico Garcia Lorca
 
La noia

La noia regna padrona
in quella casa.

Spenta è la vita,
come colori sbiaditi
nel tempo.

La malinconia,
porta via conosciute
libertà.

L'infanzia svanisce
nei ricordi
dove tutto era tormento.

I pensieri rincorrono
il passato...

... per rivivere giorni
senza età.

Giorgio De Luca
 
Autore: A'isha Arna'ut

Libro: "Non ho peccato abbastanza. Antologia di poetesse arabe contemporanee"

Ha indossato la camicia, ha preso l'ombrello
non ha detto parola
nemmeno io.

Dopo che se n'è andato
sono rimasta innanzi allo specchio
ho estratto la lingua
per vedere se erano rimaste impigliate delle parole.
Purtroppo ho visto solo muscoli e vene.

Ho ritirato la lingua
sono scoppiata a ridere
la risata non è una parola - poi ho infranto lo specchio.

Da quel momento
ho continuato a infrangere specchi
invano
cercandone uno
che non riflettesse
più, uno specchio
che infrangesse me.
 
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