reu.c.cio ha scritto:
Luigi-82 ha scritto:
vecchioAlfista ha scritto:
chassis_engineer ha scritto:
loopo ha scritto:
Non sono d´accordo. Il tempo é denaro, soprattutto in questi periodi, che Fiat, secondo me, non ha. Il marchio Fiat (non l´azienda ovviamente) é spacciato.
Lo sa anche Marchionne.
(Altrimenti non mi spiego la fantomatica "revisione" del pianale C-Evo da parte dei tecnici americani... come la Lancia che ora ricarrozza con orgoglio delle Chrysler e/o le piccole made in Polonia)
Marchió vuole, a mio avviso, togliere la "puzza" di Fiat, per usare le tuep arole, dai marchi satelliti del gruppone.
E´un passo importante, neccessario, e fa proprio bene!
Per questo ci vuole una divisione Alfa Romeo, almeno per i motori.
Il marchio Fiat è spacciato? E perchè mai?
La revisione, come la chiami tu, ha una motivazione semplice: l'industrializzazione fatta di là costa meno ed è comunque seguita da gente nostra là, che ha lavorato sul progetto originario.
Per il resto, capisco che le tempistiche siano lunghe, ma così è...con tutti i rischi annessi, se vuoi.
Sulla divisione motori non commento perchè è fantaindustria.
Dura lex, sed lex.
se è per quello, ormai con 30 anni di fiat siamo arrivati ben oltre alla fantascienza. Ogni cattivo pensiero si trasforma puntualmente in triste realtà. Perdendo un pò di Alfa ad ogni modello.
Cmq hai ragione: è sempre l'industria ed i costi che fanno "il prodotto", e mai il contrario. In questo a Torino siete maestri. Tanto da arrivare, spesso e volentieri, a banalizzarlo "il prodotto". E questa è realtà, purtroppo.
Che peccato...
E' questo il tuo/vostro guaio, se vissuto in un mondo inesistente. In ogni angolo del globo si è costruito tenendo a bada i conti, tranne che in quel di Arese. Ed ora scalciate...
A Torino invece si riusciva a produrre in perdita, ma non perseguendo l'eccellenza nella tecnica, ma colmo dei colmi ponendosi l'obiettivo del risparmio a tutti i costi! Alfa Romeo, se lo mettessero in testa una buona volta i fiattari, ha presentato bilanci in utile fino a quando i politici non l'hanno costretta ad aprire Pomigliano :evil: poi la Fiat e l'inizio della fine, la sostituzione della 75 con la 155 e dire che nel periodo in cui entrambe erano in commercio il "vecchio" modello era ancora richiestissimo, mentre la 155 non è riuscita a sfondare nemmeno con lo specchietto per le allodole dei successi nelle competizioni :evil:
...e in tutte queste disavventure dell'Alfa Romeo dove individui le responsabilità di Fiat?!!!... ma andiamo!... :lol:
La 155, poi, fu introdotta specificatamente come modello di transizione tra la 75 e la successiva 156 (auto mai sufficientemente apprezzata solo perché mancante della TP), potendo però produrre in sinergia; prova ne sia il fatto che rimase in produzione per soli 5 anni.
Mentre il grande impegno nelle gare con quest'ultima fu supportato proprio per non ledere, nel frattempo, alla gloria del marchio Alfa Romeo e dimostrare che anche nelle mani di Fiat poteva stare tranquillamente ai livelli che gli competono.
Certo, per far questo, e riuscirci anche, il trucco c'era - soprattutto se si guarda bene com'era fatta "dentro" una 155 da gara - ma le intenzioni erano quelle ed erano lodevoli.
L'errore, semmai, e mai veramente compreso da Fiat, è stato quello di non diversificare la produzione auto in due aree suddivise per segmenti; es: segmenti A, B e C da una parte e in configurazione tuttavanti; segmenti D, E e Sport dall'altra in configurazione TP.
Cosi facendo, avrebbe mantenuto per entrambe le aree un volume produttivo sufficiente a mantenere il tutto economicamente sostenibile, senza perdere nulla della gloriosa storia automobilistica italiana, compresa la sua.
Infatti, l'indurre alle scelte concettuali effettuate dal gruppo Fiat all'acquisizione dell'Alfa Romeo, sono l'unica cosa che ho mai rimproverato a Renzo Piano, autore del progetto VSS da dove scaturono i pianali Tipo, Tipo2 e Tipo4.
All'allora dirigenza Fiat, invece, non solo quella di essersi rivolti ad un architetto, sia pur insigne, per farsi indicare le linee guida della loro produzione automobilistica, ma anche la mancata diversificazione motoristica seguendo sempre quello schema di divisione per segmenti.
Ma sarebbero in tempo ancora oggi: ammesso che Marchionne capisca che, come sempre, chi troppo vuole nulla stringe. 8)