@zinzanbr Poiché corriamo il rischio di una diatriba infinita (l'argomento è vasto, sul senso della pena sono stati scritti molti libri) mi limito ad esporre il mio pensiero senza intenzione di convincere alcuno.
Penso che se non avesse più potuto guidare la donna che era sulla moto non sarebbe morta e il compagno avrebbe ancora tutte e due le gambe.
Se a chi commette degli errori togliamo dei diritti di sicuro non ne commetterà altri ma è una logica di esclusione e non di recupero. La pena deve riscattare il reo, altrimenti sarebbe soltanto una ritorsione e ci si abbasserebbe al suo livello.
Invidio la tua compassione,però voglio far notare che di persone che vivono delle vere e proprie tragedie (per problemi familiari,economici o di salute) ce ne sono tante e non tutte alla minima provocazione ammazzano qualcuno.
Non credo che si possa invocare una simile giustificazione,oltretutto non si può ipotizzare con certezza che il guidatore del furgone vivesse un disagio.
Magari è semplicemente una persona che ha un problema di alcolismo e che reagisce molto male se provocato.
Posto che io non l'ho giustificato (ed era esplicito in entrambi i miei precedenti interventi) è il concetto di libertà che va ripensato: siamo portati a pensare che chi è libero faccia quel che preferisce ma se in questo ventaglio di possbilità annoveriamo i delitti la definizione mi sembra distorta: uno che uccide è veramente libero o schiavo di una pulsione egoistica?
Nessuno qui è un santo,come dicevo altri utenti hanno detto di aver commesso degli sbagli durante diverbi simili.
Io non mi ritengo ne più educato ne più abile o preparato degli altri,semplicemente anche quando mi è capitato di correre dei rischi per strada non ho trasformato la mia paura per l'impatto mancato di poco in rabbia omicida.
E infatti nessuno ha intenzione di farti scontare una pena "riabilitativa"...
Tuttavia, alcuni eventi della vita sono legati a coincidenze: in quanti altri casi il protagonista della vicenda non ha reagito a una provocazione? Forse tantissimi (per certi aspetti la strada è una giungla) ma siccome a noi non è mai accaduto un fatto come quello in cronaca pensiamo che non ci potrebbe mai capitare. Se anche fosse, che senso ha paragonarci all'omicida? A lui è successo, ha sbagliato, ora come lo aiutiamo a riscattarsi?
Che dolore sarebbe?Cosa ne sappiamo?
Una decina di anni fa' nella mia famiglia capitò una di quelle vicende che ti sconvolge,una diagnosi medica che non lasciava scampo e preannunciava anni di sofferenza e disabilità.
In quel periodo sono sicuro che di diverbi legati a una precedenza ce ne siano stati tanti,significa che se qualcuno della mia famiglia avesse reagito in maniera folle sarebbe stato giustificato perchè si stava recando all'ospedale a far visita a una persona malata ed era sconvolta per questo?
Un "dolore esistenziale" non è una disgrazia in famiglia, ma qualcosa di più profondo che inquina l'identità di una persona. Non ne parlavo per assolvere il reo ma con riferimento a quanto già detto sulla libertà (anche questo era esplicito).
Con un furgone che pesa 18 quintali urti di proposito una moto che pesa a malapena 200 kg schiacciandola contro il guardrail e non ti rendi conto che potresti ammazzare qualcuno?
Anche qui ho da obiettare: pure con un autotreno si può far cadere un motociclista senza ucciderlo, è possibile se non addirittura probabile che fosse questo l'intento del conducente e il reato sarebbe derubricato a omicidio preterintenzionale. Noi, però, qui siamo già arrivati alla sentenza, con le informazioni inevitabilmente sommarie forniteci dalla cronaca...
Quanto a pagare il proprio debito non essendo la prima volta io penso che si possa dire senza risultare spietati che non dovrebbe mai più guidare,evidentemente guidare e bere tirano fuori il peggio di quella persona.
Questo non riguarda il reo, che probabilmente per quando avrà scontato la pena la patente non gli servirà più, ma la società civile che si dimostrerebbe incapace di riscattarlo.
Io non ci credo che cose simili possano succedere a tutti.
Tutti, me compreso, abbiamo la tentazione di sentirci migliori degli altri.
Sarebbe opportuno accogliere l'invito del Papa a riflettere su una
“dignità che sa vergognarsi”, che ci salva dal crederci di più o di meno di quello che siamo per grazia (non per merito).
Dentro a un furgone non puoi sentirti minacciato da una moto che per giunta dopo il diverbio si è allontanata,non è autodifesa questa per me è una vendetta.
E ora la società dovrebbe fare lo stesso con il reo? Non nel mio nome!
Ipotizziamo che ci abbia messo qualche minuto a raggiungere la moto,pare che alla prima occasione in cui il centauro è stato costretto a rallentare,ingresso di una rotonda,il forgone abbia accelerato e a giudicare dallo stato del muso del furgone l'impatto deve essere avvenuto a una velocità importante,una velocità idonea per uccidere non per far solo cadere il motociclista,che sarebbe comunque un gesto folle.
Hai già improvvisato anche una perizia sulla dinamica dell'incidente, io sarei un po' più prudente...
Quando il reo sarà marcito in galera le vittime non saranno state onorate (e tantomeno resuscitate) e la nostra sete di sangue non sarà placata. La giustizia cerca di ripristinare un ordine che è stato violato, e non si può raggiungere un ordine attraverso il suo contrario: offendere la dignità di una persona, che sia responsabile o vittima di un evento tragico, è contrario alla natura della persona stessa ("disordine") per cui non sarebbe giustizia ma vendetta.