fabiologgia ha scritto:
Ho gli infissi in PVC sia nella prima casa (in città ma vicinissimo al mare) che in quelle al mare ed in montagna. La prima casa è nata così nel 2004 ed ha avuto da subito problemi di scarso ricambio d'aria in inverno, la muffa l'ho avuta solo il primo anno poi ho fatto ritinteggiare con vernice speciale e non si è più ripresentata ma tutt'ora, dopo 6 anni, d'inverno sento spesso odore di chiuso e trovo spesso condensa su vetri e pareti perimetrali. Da notare che la casa ha il riscaldamento autonomo a termosifoni con caldaia a gas.
Le altre due invece, ben più vecchie, sono nate con gli infissi in legno sostituiti da quelli in PVC in occasione di ristrutturazioni rispettivamente nel 1995 e nel 1998. In entrambe le case esistevano delle apposite aperture di aerazione nei bagni ed in cucina, aperture che non sono state chiuse, entrambe erano (e sono) prive di riscaldamento ma hanno il caminetto. Ebbene, in entrambe il caminetto che prima con i vecchi infissi funzionava divinamente anche con le finestre tutte chiuse, adesso non ha più tiraggio e riempie il salotto di fumo a meno di non tenere una finestra aperta vicino al camino stesso cosa che ovviamente ne rende inutile l'accensione a scopo di riscaldamento.
Purtroppo non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, con il PVC l'unico è far areare le stanze ogniqualvolta è possibile magari lasciando le finestre leggermente aperte "a vasistas" durante la giornata se non fa troppo freddo, altrimenti la muffa e l'odore di chiuso sono sempre in agguato.
Saluti
Ripeto, la muffa -salvo nei locali come le cantine che sono umidi e dove c'è un ricambio d'aria minimo, oppure salvo i casi di infiltrazione d'acqua meteorica o capillare (tetto, balconi e pareti contro terra)- non è un problema di ricambio d'aria ma di temperatura superficiale delle pareti interne troppo bassa dovuta a ponti termici che provoca condensa.
L'aerazione non risolve il problema, perché si introduce aria umida che, al successivo riscaldamento dell'ambiente, ragiungerà una umidità relativa del 100% -cioè il punto di rugiada- in corrispondenza delle superfici fredde causate dai ponti termici con conseguente accumulo di condensa e successiva formazione di muffa.
E' naturale anche che un camino che prima "tirasse" perfettamente grazie alla tenuta precaria dell'involucro abbia smesso di funzionare bene e faccia fumo con infissi con migliore tenuta: la soluzione logica è dotare il camino di una presa d'aria esterna dedicata.
Inoltre, il camino non è una buona soluzione per l'isolamento termico se costruito in maniera tradizionale: a causa della canna fumaria disperde molto calore quando spento, la soluzione preferibile è quella di un camino chiuso da cristallo a tenuta con circuito di alimentazione e scarico dell'aria indipendente dall'aria degli ambienti.
Anche ventilare le stanze mediante l'apertura delle finestre è una pratica che rema contro l'efficienza energetica:la ventilazione giornaliera fa perdere in media il 20-30% dell'energia impiegata per il riscaldamento negli edifici ben isolati,oltre a causare una perdita di confort a causa del brusco abbassamento di temperatura. Inoltre non è sufficiente per assicurare un giusto e costante ricambio d'aria viziata. E' indispensabile aprire le finestre negli edifici "tradizionali"per garantire il ricambio d'aria, ma attualmente la soluzione più avanzata è prevedere un sistema di ventilazione forzata con recupero del calore, che permette di recuperare il 90% circa del calore dell'aria in uscita, oltre a garantire un confort molto superiore grazie al ricambio costante, anche nelle ore notturne.
Comunque, un edificio
deve avere tenuta all'aria per garantire isolamento; il problema come dicevo prima è la soluzione dei ponti termici per evitare condensa.