<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Muscle Car americane e luoghi comuni.. | Il Forum di Quattroruote

Muscle Car americane e luoghi comuni..

Ringrazio anzitutto Simonepietro per il link interessantissimo che mi ha passato e che sto consumando man mano (c'e' parecchia roba davvero!).
Comunque, leggere di tutte quelle auto, assieme ad alcuni commenti presenti li' e su altri forum mi ha fatto sorgere alcune riflessioni, che esporro' qui di seguito.

In Italia (e in Europa in generale) abbiamo diverse idee preconcette, alcune in positivo, altre in negativo, sulle cosiddette "muscle car" americane.
Molte sono corrette, altre sono delle semplificazioni eccessive, o non tengono conto di alcuni particolari, mentre altre ancora sono completamente sbagliate.
Analizziamone qualcuna.
L'ottica naturalmente non consiste nel cercare di dimostrare che le Muscle Car americane siano perfette (perche' sono certamente affascinanti, ma altrettanto certamente non perfette) quanto piuttosto di far riflettere come certe scelte siano il risultato non di una teorica "inferiorita' automobilistica americana", quanto piuttosto di diverse razionalizzazioni dovute a premesse e "condizioni al contorno" del compromesso auto molto diverse.
Esattamente come accade per qualsiasi auto.

MOTORI E POTENZA
Una delle piu' diffuse e' che i motori americani siano "spompati".
Siamo abituati a motori di piccola cilindrata che stanno tra i 1000 e i 1500 cc, "medie cilindrate" tra i 1.6 e i 2.5 litri, e un 3.0 litri e' gia' una grossa cilindrata, con i motori piu' sproposiati che arrivano a 5.0 litri.
Gli americani consideravano un 3.0 litri un motore da utilitaria, e le medie cilindrate stavano sui 5 litri, mentre la vera potenza proveniva dalla regione dei 6,5 - 7 litri!
Se guardiamo l'erogazione di potenza, vediamo che molti motori da 5-6 litri erogavano potenze nell'ordine dei 180-250 cv. Una miseria che oggi viene prodotta tranquillamente da un 3 litri.
Bisogna pero' considerare che, all'epoca, negli Stati Uniti erano diffuse le benzine a 90 ottani (84 ottani americani), che costringevano a mantenere rapporti di compressione piuttosto bassi, e che un motore dell'epoca era pensato per durare, COME MINIMO, 2-300 mila miglia.
La bassa potenza specifica associata a un rapporto di compressione geometrico che in Europa si prendeva in considerazione solo per un motore sovralimentato aveva dunque ottimi motivi per esistere. All'epoca il consumo era irrilevante, dato che la benzina costava di fatto assai meno dell'acqua minerale.
Inoltre, c'e' un'altro aspetto da considerare: se e' vero che questi motori avevano una bassa potenza specifica, e' altrettanto vero che avevano un'erogazione di coppia poderosa a qualsiasi regime.
Se volevano, gli americani sapevano poi produrre ottimi motori di buona potenza specifica, salendo col rapporto di compressione e ottenendo motori di 7 litri di cilindrata con potenze tra i 450 e i 480 cv. (68 CV/L, in linea con molti ottimi motori europei coevi), che giravano in effetti assai bassi (fondoscala a 4500-5000 giri) ma con una coppia di 58-60 kg/m a 3000-3500 giri, disponibile al 75-80% nel resto della scala del contagiri.
 
TECNOLOGIA MOTORISTICA
Un'altra riguarda le soluzioni "primitive" adottate da questi motori.
I motori americani dell'epoca (ma spesso anche oggi) rispondono a requisiti di altissima robustezza, affidabilita' e durata, e per questo spesso sono semplici. Che non significa primitivi. La soluzione ad aste e bilanceri e' vista come arretrata in Europa. Negli Stati Uniti la distribuzione a camme in testa e' vista come sub-ottimale. La soluzione ad aste e bilanceri consente di ridurre le perdite di potenza nella distribuzione, di utilizzare uno schema motoristico piu' semplice, leggero ma, soprattutto, con un baricentro piu' basso rispetto a uno schema OHC. Per questo motivo la distribuzione ad aste e bilanceri e' ancora oggi preferita in molte competizioni americane.
Il limite principale di questo schema, ossia la limitazione al numero di giri massimo che puo' reggere, e' stata per anni irrilevante, date le altre considerazioni costruttive dei motori americani, e nelle competizioni viene tranquillamente superata con le moderne tecnologie, materiali leggerissimi e rivestimenti DLC che riducono gli attriti.
Gia' all'epoca (si parla degli anni '70) la maggioranza dei motori sportivi americani aveva distribuzione con punterie idrauliche, che non si vedono su molte auto sportive europee blasonate prodotte anche 10-12 anni dopo.
Un motore e' una scelta tra diverse esigenze, spesso antitetiche, e dunque e' per forza un compromesso. tali compromessi cedono da un lato per guadagnare dall'altro, e se il gioco valga la candela dipende dalle condizioni d'utilizzo.
 
SOSPENSIONI E ASSETTO
L'altra grande obiezione riguarda gli assetti "permaflex" con soluzioni di sospensione assai semplici.
C'e' una buona dose di verita' in questa osservazione, visto che la maggioranza delle auto dell'epoca avevano sospensione posteriore a ponte e balestre. Tuttavia, bisogna osservare che all'anteriore c'erano tipicamente sospensioni a quadrilatero.
Dunque, e' evidente che gli ingegneri americani conoscevano benissimo il valore di una buona sospensione, sapevano come realizzarla e dunque il ponte posteriore non era certo montato perche' non si sapeva fare di meglio.
La morbidezza delle sospensioni derivava da un'esigenza di comfort (molte autostrade americane sono pavimentate a lastroni di cemento, invece di asfalto, una soluzione piu' economica, molto piu' duratura, ma con il difetto degli inevitabili raccordi), ma anche da esigenze funzionali: quello che l'acquirente voleva non era un'auto capace di tener testa a un'altra sportiva nelle curve e nel misto (piuttosto raro in molti stati dove le strade sono sostanzialmente una griglia di rettilinei che si intersecano), ma un'auto capace di scattare alla partenza. E per ottenere una buona trazione, una sospensione a corsa sufficientemente lunga e morbida da permettere un significativo trasferimento di carico all'assale posteriore garantiva una motricita' molto migliore.
Per quanto riguarda lo schema, bisogna considerare due aspetti: il primo e' che queste auto derivavano da modelli di grande produzione, con considerevoli vincoli economici, sia in termini di costruzione (la Muscle Car non doveva costare troppo alla casa) che in termini di clientela (la Muscle Car non era fatta per ricchi possidenti, ma per l' "average Joe", l'uomo medio, l'operaio, il piccolo commerciante, il ragazzo laureato di famiglia benestante, ma non certo ricca). Da qui l'esigenza di contenere i costi pur garantendo tutti quegli optionals (servosterzo, climatizzatore, autoradio) che negli Stati Uniti all'epoca erano considerati scontati e irrinunciabili, e magari quelle aggiunte come cambio manuale, vetri elettrici, differenziale a slittamento limitato, trim estetici e "power packs" che non potevano mancare su una Muscle o Pony Car.A questa esigenza di contenimento dei costi si aggiunge l'esigenza di avere una sospensione posteriore in grado di gestire in modo affidabile, robusto e duraturo (ossia, senza smontarsi dopo appena 2-300 mila km) una potenza e una coppia davvero esorbitanti. Ecco che il ponte rigido soddisfaceva questi requisiti di economia, semplicita' e robustezza.
Certo, la tenuta di strada poi non era granche'. Pero' non si deve pensare che queste auto fossero difficili o pericolose da guidare.
Tutt'altro. La morbidezza delle sospensioni unita a ruote dal cerchio piccolo (14, 15" al massimo) coperto da pneumatici larghi e dalla spalla molto alta rendeva il comportamento di queste auto molto prevedibile e facile da gestire anche per chi non era esattamente un pilota NASCAR. Condizione tutto sommato necessaria visto che il target di vendita era, appunto, l'uomo medio.
Persino la tanto maltrattata Chevrolet Corvair, l'auto dichiarata "insicura a ogni velocita'", sottoposta ad analisi recenti ha dimostrato di essere in realta' un'ottima auto, persino migliore di molte altre della sua epoca, si ritiene che proprio questa maggior prontezza e reattivita' della Corvair rispetto ad altre auto coeve sia all'origine degli incidenti che ne danneggiarono l'immagine.
 
FRENI
I freni delle Muscle Car americane dell'epoca sono insufficienti. In effetti, si parla di auto pesantissime, dotate spesso di 4 tamburi o tamburi posteriori e dischi semplici all'anteriore. Un impianto che non garantiva certo una gran resistenza alla fatica.
Pero' gli Stati Uniti sono largamente pianeggianti, e le strade erano larghe, lunghe e con una scarsissima densita' di traffico.
Inoltre, grazie a un'ottica legislativa intelligente, chiunque volesse qualcosa di piu' era libero di modificare o sostituire integralmente l'impianto frenante (anche se veniva fatto meno spesso di quanto sarebbe stato auspicabile).
 
QUALITA' COSTRUTTIVA
Le auto americane dell'epoca erano nettamente superiori, come accessoristica, a quelle europee. L'aria condizionata e l'autoradio non erano optionals, ma dotazione standard, e anche servosterzo, chiusura centralizzata e vetri elettrici erano diffusissimi. Questo ci fa pensare a veicoli di una classe superiore. Tuttavia, la finitura di queste auto era spesso alquanto approssimativa. Non e' che la costruzione avvenisse malamente, intendiamoci, perche' gli assemblaggi erano tipicamente molto curati e meticolosi, ma il concetto del "finito" era assai differente dal nostro.
Ancora oggi viti a vista, giunzioni a scatto evidenti, staffe e supporti a giorno sono piuttosto diffusi. La realta' e' che l'americano medio e' alquanto pragmatico. Non gli importa molto che non si vedano le viti di montaggio del cruscotto, e se gli fai notare che le viti sono a vista ti guarda strano, come se gli avessi detto di punto in bianco "Sai, il sesso con i criceti non e' come me l'immaginavo".
Se deve scegliere tra spendere un dollaro per nascondere le viti, e spenderlo per fare un'auto piu' robusta, non ha dubbi: auto robusta sia.
Se ci aggiungiamo che le viti a vista riducono la difficolta' e tempistica degli interventi...
Semplicemente, si privilegiavano (e si privilegiano tutt'ora) altri aspetti, anche se la concorrenza delle auto Europee esportate in america ha cominciato da tempo a cambiare queste priorita'.
 
CONCLUDENDO

In generale, se e' vero che le Muscle Car americane sono poco agili e tutta potenza, erogata da motori non particolarmente spinti, e' anche vero che laddove la maggioranza delle auto sportive Europee degli anni '70 in circolazione oggi mostrano tra i 30 e i 60 mila km sull'odometro, le equivalenti auto americane spesso ne mostrano 2-300 mila... e se si smonta il motore, sembra fresche come appena uscito di fabbrica.
Forse il paragone piu' eclatante e' quello tra moto giapponesi o italiane, e moto americane.
E' vero che un'Harley non potra' mai stare dietro a una Ducati, o una Yamaha, ma laddove a 80-90.000 km queste han dato quel che potevano, e son buone per il museo o il rotamatt, ci sono Harley che han percorso un milione di miglia e ancora viaggiano.

Infine, una piccola considerazione: gli americani hanno certamente imparato molto e oggi offrono Muscle Car come la Dodge Charger o la Chevrolet Camaro che offrono tutto lo stile e il gusto dei motoroni delle grandi classiche anni '60 e '70, ma con la guidabilita' e la prontezza di una sportiva moderna. A prezzi molto, molto interessanti!
 
99octane ha scritto:
FRENI
I freni delle Muscle Car americane dell'epoca sono insufficienti. In effetti, si parla di auto pesantissime, dotate spesso di 4 tamburi o tamburi posteriori e dischi semplici all'anteriore. Un impianto che non garantiva certo una gran resistenza alla fatica.
Pero' gli Stati Uniti sono largamente pianeggianti, e le strade erano larghe, lunghe e con una scarsissima densita' di traffico.
Inoltre, grazie a un'ottica legislativa intelligente, chiunque volesse qualcosa di piu' era libero di modificare o sostituire integralmente l'impianto frenante (anche se veniva fatto meno spesso di quanto sarebbe stato auspicabile).

In tal senso mi permetto di citare la prima serie della Mustang (quella vera, degli anni 60).
Tutte avevano dei freni veramente scadenti, tranne la versione Shelby, l'unica ad avere di serie 4 dischi.
 
Davide330621 ha scritto:
99octane ha scritto:
FRENI
I freni delle Muscle Car americane dell'epoca sono insufficienti. In effetti, si parla di auto pesantissime, dotate spesso di 4 tamburi o tamburi posteriori e dischi semplici all'anteriore. Un impianto che non garantiva certo una gran resistenza alla fatica.
Pero' gli Stati Uniti sono largamente pianeggianti, e le strade erano larghe, lunghe e con una scarsissima densita' di traffico.
Inoltre, grazie a un'ottica legislativa intelligente, chiunque volesse qualcosa di piu' era libero di modificare o sostituire integralmente l'impianto frenante (anche se veniva fatto meno spesso di quanto sarebbe stato auspicabile).

In tal senso mi permetto di citare la prima serie della Mustang (quella vera, degli anni 60).
Tutte avevano dei freni veramente scadenti, tranne la versione Shelby, l'unica ad avere di serie 4 dischi.

negli anni 70 era comunque abbastanza comune tra gli appassionati più ferventi (un po'come noi del forum :D ) sostituire ammortizzatori, freni e barre di torsione, dato che è perfettamente legale in quei lidi.

PS grazie octi per l'ottima disanima...
 
99octane ha scritto:
FRENI
I freni delle Muscle Car americane dell'epoca sono insufficienti. In effetti, si parla di auto pesantissime, dotate spesso di 4 tamburi o tamburi posteriori e dischi semplici all'anteriore. Un impianto che non garantiva certo una gran resistenza alla fatica.
Pero' gli Stati Uniti sono largamente pianeggianti, e le strade erano larghe, lunghe e con una scarsissima densita' di traffico.
Inoltre, grazie a un'ottica legislativa intelligente, chiunque volesse qualcosa di piu' era libero di modificare o sostituire integralmente l'impianto frenante (anche se veniva fatto meno spesso di quanto sarebbe stato auspicabile).

Indovina dov'è nato il detto "Inchiodi in California, ti fermi nel Nevada"...

:D :D :D
 
99octane ha scritto:
TECNOLOGIA MOTORISTICA
Un'altra riguarda le soluzioni "primitive" adottate da questi motori.
I motori americani dell'epoca (ma spesso anche oggi) rispondono a requisiti di altissima robustezza, affidabilita' e durata, e per questo spesso sono semplici. Che non significa primitivi. La soluzione ad aste e bilanceri e' vista come arretrata in Europa. Negli Stati Uniti la distribuzione a camme in testa e' vista come sub-ottimale. La soluzione ad aste e bilanceri consente di ridurre le perdite di potenza nella distribuzione, di utilizzare uno schema motoristico piu' semplice, leggero ma, soprattutto, con un baricentro piu' basso rispetto a uno schema OHC. Per questo motivo la distribuzione ad aste e bilanceri e' ancora oggi preferita in molte competizioni americane.
Il limite principale di questo schema, ossia la limitazione al numero di giri massimo che puo' reggere, e' stata per anni irrilevante, date le altre considerazioni costruttive dei motori americani, e nelle competizioni viene tranquillamente superata con le moderne tecnologie, materiali leggerissimi e rivestimenti DLC che riducono gli attriti.

Gia' all'epoca (si parla degli anni '70) la maggioranza dei motori sportivi americani aveva distribuzione con punterie idrauliche, che non si vedono su molte auto sportive europee blasonate prodotte anche 10-12 anni dopo.
Un motore e' una scelta tra diverse esigenze, spesso antitetiche, e dunque e' per forza un compromesso. tali compromessi cedono da un lato per guadagnare dall'altro, e se il gioco valga la candela dipende dalle condizioni d'utilizzo.

Ecco, questa parte del discorso è sempre piaciuta moltissimo anche a me. Aste e bilancieri vuol dire motori di altezza inferiore e baricentro più basso, come hai già scritto. Ma non solo: permettono anche una linea del cofano e di tutta l'auto più bassa, a vantaggio della sezione frontale ridotta e dunque di una minore resistenza aerodinamica.
;)
 
Swift1988 ha scritto:
si ma quanto sono belle?
1970_Plymouth_Superbird_440_Six_Pack.jpg


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