JigenD
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Sulla questionne anticorpi, condivido un articolo odierno di questo signore: https://www.icgeb.org/mauro-giacca/
L'articolo è questo
https://ilpiccolo.gelocal.it/triest...-su-omicron-e-totalmente-sbagliata-1.40977769
La reazione su Omicron è totalmente sbagliata
mauro giacca
5-7 minuti
L’allarme nasce da un laboratorio in Sudafrica che ha osservato un rapido aumento delle sequenze di questa variante nella regione di Gauteng nel mese di novembre. Ma i numeri reali sono comunque bassissimi quando comparati al totale dei casi positivi.
TRIESTE C’era da sperare che questi due anni di pandemia ci avessero trasmesso l’importanza della cultura scientifica e del senso di misura nell’informazione. A sentire cosa si dice in giro sui vaccini e a leggere della scomposta reazione alla notizia della nuova variante omicron non sembra essere così. Ecco allora due ponderate riflessioni su altrettanti temi di attualità.
Anticorpi e vaccino. Circola l’idea che misurare i livelli degli anticorpi contro la proteina Spike possa dare un’indicazione su se e quando fare la terza dose di vaccino. Ma questo non è il caso. Esiste una generale correlazione tra i livelli di anticorpi che si misurano nel sangue e il tasso di protezione. Più alti sono i primi, più è probabile che una persona sia protetta. Ma questa è soltanto una correlazione statistica, mentre non esiste evidenza che ci indichi quale sia il livello soglia per ottenere la protezione, e nemmeno il contrario, ovvero che chi non ha anticorpi non sia protetto.
Gli argomenti chiave in questo campo sono sostanzialmente due. Primo, gli anticorpi che si dosano nel sangue sono anticorpi generici contro Spike, mentre quelli che contano sono gli anticorpi che neutralizzano l’entrata del virus nelle cellule. La maggior parte degli anticorpi che si dosano nel sangue sono irrilevanti nel bloccare l’infezione, ed alcuni potrebbero addirittura aumentarla, mentre gli anticorpi neutralizzanti sono solo una piccola frazione, che non è proporzionale al totale. Secondo, un ruolo protettivo almeno altrettanto, se non più, importante è esercitato dai linfociti T che vengono attivati dal vaccino: sono questi che riconoscono le cellule infettate e le distruggono.
Uno studio recente indica come il vaccino di AstraZeneca (tanto vituperato da noi, ma quello somministrato nella maggior parte dei paesi al mondo) sia il migliore nel proteggere a lungo termine proprio perché stimola bene la reattività dei linfociti. Dal momento che i saggi attuali non dosano nè gli anticorpi neutralizzanti nè i linfociti, l’unico parametro per determinare se una persona necessita della terza dose è quello epidemiologico sui tassi di infezione. E qui i dati sono molto chiari: il livello di protezione di tutti i vaccini comincia leggermente a calare dopo i tre mesi, e in maniera significativa dopo i sei. Quindi questo è il momento in cui bisogna fare la terza dose, senza perdere il tempo a dosare gli anticorpi.
Omicron. La reazione a omicron è del tutto isterica. Già il fatto che omicron sia la quindicesima lettera dell’alfabeto greco indica che ci sono state molte altre varianti prima, e che quindi dobbiamo rassegnarci al fatto che ce ne saranno altre dopo. L’allarme di omicron nasce da un laboratorio di sequenziamento dell’Università di KwaZulu-Natal in Sudafrica che ha osservato un rapido aumento delle sequenze di questa variante nella regione di Gauteng nel mese di novembre. Ma i numeri reali sono comunque bassissimi quando comparati al totale dei casi positivi. A tutt’oggi (domenica 28 novembre) sul database Gisaid Covid ci sono solo 65 casi di omicron identificati in Sudafrica, più altri 6 in Botswana e 4 a Hong Kong. Altre sequenze singole sono riportate in Europa, Israele e Gran Bretagna. Pochissime quando comparate al totale di casi sequenziati ogni giorno.
Rimane allora il dubbio se denunciare l’esistenza di omicron da parte dei laboratori sudafricani sia stata un’opera meritoria di condivisione scientifica o una ricerca di visibilità troppo precoce. Anche perchè i ricercatori su Covid sudafricani sono già noti per cercare il sensazionalismo: in primavera di quest’anno avevano riportato i risultati di uno studio su un numero molto ridotto di individui che pareva mostrare che il vaccino di AstraZeneca non funzionasse contro la variante sudafricana (beta).
Lo studio non è stato mai riprodotto, ma intanto ha causato il blocco di 1 milione di dosi di vaccino, in una popolazione che ne ha disperato bisogno. Molta cautela sembra necessaria anche perchè omicron, per ora, è soltanto un’entità bioinformatica, ricavata dai dati di sequenziamento, mentre il virus reale non è stato ancora isolato e quindi non ne sappiamo nulla. Non abbiamo idea nè se infetti meglio le cellule, nè se causi una malattia più grave, nè se si sia più efficace delle varianti attuali nel diffondersi. Informazioni giornalistiche dal Sudafrica indicano che non ci sono ospedalizzazioni per omicron, e il numero di morti in sudafrica per Covid rimane bassissimo in tutto il paese, in concomitanza con la stagione estiva. Soprattutto, non abbiamo alcuna idea se omicron risponda o no ai vaccini. Il fatto che abbia 30 mutazioni nella proteina Spike (contro 13 della variante delta, la prevalente da noi ora), rispetto al ceppo originario di Wuhan, non necessariamente indica che i vaccini non siano protettivi.
Dal momento che tutte le varianti entrano nella cellula legandosi allo stesso recettore (la proteina cellulare ACE2), gli anticorpi neutralizzanti che bloccano questa interazione potrebbero funzionare anche su omicron. Ancora una volta, la riposta verrà da una sana ricerca di laboratorio, non dagli isterici titoli dei giornali o dalle dichiarazioni a ruota libera nei talk show.
spero davvero che sia così, ma a giudicare da quante previsioni ottimistiche ho sentito in due anni da gente esperta, a questo punto ci credo davvero poco...per me diventa sempre più valido il detto "la fortuna è cieca, ma la scalogna ci vede benissimo" (ed è una grandissima bast@rda, aggiungerei io...)