"Intendiamo mantenere i posti di lavoro che abbiamo in Italia". E' quanto ha dichiarato l'ad della Fiat Sergio Marchionne.
Torino, 24 Ottobre 2011 (Adnkronos)
Intervenendo a un convegno all'Unione industriali di Torino, Marchionne ha sottolineato: "Non abbiamo ridotto la nostra forza lavoro nel momento peggiore della crisi, non intendiamo certo farlo ora che stiamo lavorando alla realizzazione delle condizioni per crescere in futuro".
Marchionne ha poi aggiunto che "continueremo a gestire la situazione di mercati depressi facendo ricorso agli ammortizzatori sociali, tra i quali la mobilità di accompagnamento alla pensione, e saremo pronti a sfruttare la ripresa là dove si presenterà, sia in Europa ma specialmente sugli altri mercati mondiali".
"Quello che stiamo facendo - ha detto ancora - ha l'unico obiettivo di rendere la nostra azienda più efficiente, per garantire prospettive solide e durature e per creare benessere nel territorio in cui operiamo". "Per questo le accuse di anti italianità che ho spesso sentito sono semplicemente assurde", ha rimarcato.
"Siamo sempre stati della massima trasparenza con i mercati, le istituzioni e le parti sociali, non ci pare quindi logico che la Fiat debba fornire dettagli di previsioni pluriennali quando la maggior parte dei Paesi europei sta cercando disperatamente di condividere soluzioni che i mercati finanziari internazionali richiedono per domani", ha detto l'ad della Fiat. Marchionne ha rilevato che "è impossibile precisare fin d'ora i dettagli degli investimenti, sito per sito, che avverranno tra adesso e il 2014. Non è qualcosa che viene fatto dai nostri concorrenti e non può essere richiesto a Fiat in modo ossessivo per ogni sito industriale".
La partnership tra la Fiat e la Chrysler, ha poi osservato, "è stata la salvezza di entrambe". E "insieme venderemo quest'anno circa 4,2 milioni di vetture diventando così il quinto più grande costruttore di auto nel mondo. Questo numero è destinato a salire a 5,9 milioni di unità nel 2014".
La scelta della Fiat di uscire dalla Confindustria, ha spiegato Marchionne, ''non ha nulla a che vedere con ragioni politiche''. E a margine del convegno si registra l'abbraccio tra il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e l'amministratore delegato della Fiat. "Non abbiamo mai litigato, il rapporto personale è ottimo come sempre", ha commentato Marcegaglia.
Per quanto riguarda "la posizione della Fiom - ha continuato Marchionne - è sempre stata preconcetta, anacronistica, alimentata da un antagonismo a priori e più preoccupata di tutelare il proprio potere che gli interessi collettivi".
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Il problema principale di Marpionne in Italia è uno e solo uno: la GCIL, e per sua estensione la FIOM.
Finché questi con si convinceranno che il gruppo Fiat non è di loro proprietà, ci sarà sempre il rischio che lui raccolga baracca e burattini e lasci in mutande non solo loro, visto che ci sarebbe da considerare anche le altre sigle sindacali da tempo collaborative e un indotto piuttosto esteso. Oltre che l'Italia, s'intende.
Quello che a mio avviso lascia intendere da tempo, è che lui la buona volontà ce la mette ma pretende allo stesso tempo che i suoi lavoratori, tutti i suoi lavoratori, gli siano piuttosto d'appoggio collaborativo, se non proprio "complici".
Infatti, in momenti più defilati fà anche dichiarazioni di questo tipo.
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Fiat: Marchionne, molti in Italia non hanno capito il nostro cambiamento
Torino, 24 Ottobre 2011 (Adnkronos)
"Purtroppo in Italia molti, a cominciare da una parte della politica, del sindacato e della stampa, non hanno capito, o meglio, non hanno voluto capire la portata del cambiamento che e' avvenuto in Fiat e il senso della nostra esperienza". Lo ha detto l'ad della Fiat Sergio Marchionne che ha rilevato come invece "negli Stati Uniti la necessita' del cambiamento in Chrysler e' stato capito e affrontato seriamente arrivando ad una soluzione condivisa".
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Non sò se tutto questo è chiaro...
PS: Condivido quasi ogni parola scritta da "ottovalvole".