ellebubi ha scritto:
...anche le aziende che producono mine antiuomo producono reddito...
Infatti.
Il fatto è che, oggi più che mai,
QUALSIASI attività costituisce per qualcuno fonte di lavoro e di reddito, per cui TUTTE le attività generano dei
"posti di lavoro" e forniscono sostentamento a delle famiglie.
Proprio per questo è assurdo immaginare (e ancor più assurdo pretendere) che qualsivoglia azione di regolamentazione o riduzione o controllo possa essere attuata
senza danneggiare alcun reddito, senza compromettere alcun posto di lavoro, senza creare disagi alle famiglie e così via.
Però è proprio quello che
puntualmente succede ogniqualvolta qualcuno si permette di parlare, ad esempio, di riduzione del numero dei camion sulle strade, di tasse sull'acquisto di taluni beni di gran lusso o di controlli fiscali approfonditi su coloro che li acquistano, di maggiori restrizioni o controlli su attività (lavorative e non) particolarmente inquinanti o pericolose o dannose per l'ambiente, di eliminazione di certi insulsi o mal fatti programmi tv, di riduzione degli "incentivi" statali relativi a qualche settore merceologico, di riduzione della arrogante e ormai sfrenata quantità di pubblicità su giornali e tv e così via.
Immediatamente si leva un coro di
angosciate proteste che tirano in ballo i posti di lavoro che verrebbero messi a rischio, le famiglie che ne risulterebbero immiserite ecc.
Ricordo che anni fa tali discorsi saltarono puntualmente fuori anche a proposito delle attività di contrabbando che in certe zone sono capillarmente diffuse.
Mi domando allora per quale ragione ci si ostini, ad esempio, a voler combattere e ostacolare il commercio delle droghe e le attività criminali in generale, che indubbiamente forniscono lavoro, reddito e sostentamento a chissà quante persone e famiglie.
...bisogna essere coraggiosi e parlare di riconversione industriale e produttiva...
Certo, purché senza ipocrisia.
Anche la riconversione, infatti, NON può avvenire senza effetti collaterali negativi per i redditi e i posti di lavoro o, come minimo, per la qualità della vita delle persone e delle famiglie coinvolte.
La riconversione, in molti settori, NON significa passare dalla produzione di un modello di frigorifero ad un altro, ma passare ad esempio dalla produzione di automobili a quella di un prodotto completamente diverso.
Cambiare tipo di lavoro, magari radicalmente,
non è affatto una passeggiata; inoltre non è affatto detto che il lavoratore che sa fare bene il suo vecchio lavoro sia in grado di fare altrettanto bene e altrettanto serenamente quello nuovo che la riconversione gli impone.
Per non parlare di tutti casi in cui la produzione, dopo essere stata drogata e pompata per anni e anni in tutti modi, dovrà necessariamente calare, ridursi sensibilmente, con le inevitabili conseguenze sui tanti, troppi, posti di lavoro che proprio dal "pompaggio" erano stati generati.
A mio modesto avviso sarebbe assai meglio che si smettesse, cominciando proprio dai discorsi che si fanno e si scrivono, di costruire e alimentare utopiche paradossali aspettative capaci magari di tranquillizzare oggi a prezzo di ben più grandi e pericolose delusioni e agitazioni domani.