<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> L'auto più brutta | Page 3 | Il Forum di Quattroruote

L'auto più brutta

pi_greco ha scritto:
Ex Batri ha scritto:
Noto con stupore che nessuno ha citato la MULTIPLA quindi vi piace :D :D
Sarà comoda ma per il mio gusto uno dei migliori esempi di assenza di design.

L'altro giorno mia figlia (5 anni) mi ha raccontato di aver visto una macchina bruttissima e dalla descrizione che mi ha fatto era innegabilmente una multipla... cito: ".. ha una parte rotonda sopra il cofano deve ci sono i fari, ma ci sono i fari anche sotto, ha il tetto più largo in alto..." :lol: :lol:
io non ho mai amato il designe della multipla, ma ergonomicamente e fuinzionalmente era imbattibile, tanto da far ombra ad un altro mito che era la 600 multipla che l'aveva preceduta... la vendono ancora... in Cina...
La vecchia 600 multipla mi è sempre piaciuta. Forse perchè legata all'infanzia quando a Milano c'erano molti taxi con quel modello (color verde) e io amavo sedermi sul seggiolino piegevole.
Anche la vecchia Multipla era anticonvenzionale e innovativa e considerata brutta all'epoca ma con il tempo è stata rivalutata
 
in un prodotto industriale "brutto" e "bello" non possono esser disgiunti dalla attinenza alla funzione, e dalle condizioni industriali oggettive del tempo e del luogo in cui il prodotto è realizzato.

quindi mi sembra fuori luogo dire che sia brutta la Prinz, per esempio.

se devo dire un'auto gratuitamente brutta, dico la BMW serie 3 compact E46
che aveva senza motivo stravolto in peggio la versione E36

anche la Citroen C3 picasso e la Dahiatsu Materia non mi pare brillino per gradevolezza estetica.
 
La "nuova" y credo che sia una delle macchine più brutte mai disegnate.
Più la guardo più non mi capacito di come una macchina nel 2014 possa essere cosi' stretta, alta, sgraziata e con le ruotine della vespa.
 
Ex Batri ha scritto:
elancia ha scritto:
Jambana ha scritto:
Ex Batri ha scritto:
Noto con stupore che nessuno ha citato la MULTIPLA quindi vi piace :D :D
Sarà comoda ma per il mio gusto uno dei migliori esempi di assenza di design.

Che mi tocca leggere...design non convenzionale non significa certo assenza di design, anzi spesso è proprio il contrario, a maggior ragione su un'auto come la Multipla dove il design è espressione di caratteristiche funzionali molto spinte.
Il design non è gusto, è progetto...ma al solito lo si confonde con la sua manifestazione più superficiale, lo styling.

Io non sopporto gli architetti, cioè noi... ex Batri compreso! :lol:
:lol: :lol: Ciao elancia, si siamo dei rompi scatole ed egocentrici :D :D

Si Jambana riconosco di aver scritto erroneamente design e non Stile, quindi ribadisco che la Multipla era si funzionale e innovativa ma brutta. Anche a distanza di anni non riesco a rivalutare quello che ha fatto il suo progettista. I gusti sono gusti e a me piace l'armonia e la proporzione delle forme in tutti i campi, quindi anche nelle auto

Stai per entrare in un campo minato :) :D :D :D
 
Jambana ha scritto:
renexx ha scritto:
Il titolo del 3d riguarda l'auto più brutta, non la più funzionale o altro, e, dal lato estetico, la Multipla ha tutte le carte in regola per vincere alla grande.

In un'auto, che è un mezzo meccanico fatto per muoversi e viaggiare, rispondendo a determinati requisiti, la "bellezza" non può mai essere completamente disconnessa dalla funzionalità.
La Multipla viene sicuramente considerata brutta da chi identifica il bello col "rispondere a canoni convenzionali". Che giustamente, inevitabilmente, esistono, e possono essere anche identificati in modo abbastanza oggettivo, così come la "bellezza" di un corpo, per esempio. Ma ricordo che proprio questi canoni derivano prima di tutto da considerazioni di carattere funzionale: è ritenuta universalmente "bella", per esempio, un'auto con carreggiate larghe, ruote grandi e larghe (tenuta di strada) con linea filante (aerodinamica) "belle" proporzioni (distrubuzione dei pesi)...così come è ritenuto universalmente bello un corpo muscoloso e scolpito (quindi sano e funzionale), non un corpo obeso e deforme.
Quindi la bellezza, anche nell'accezione del termine più distratta, comune, banale, superficiale, in realtà è intimamente legata alla funzionalità e al buono, anche per chi lo nega.
A questa si aggiungono, in modo determinante, tutte le variabili di carattere culturale e sociale, a maggior ragione in una società estremamente mediatizzata e consumistica.
Una Formula 1 è bella o brutta, per esempio?

Beau, beauté

Demandez à un crapaud ce que c'est que la Beauté, le grand beau, le "to kalon" ! Il vous répondra que c'est sa femelle avec deux gros yeux ronds sortant de sa petite tête, une gueule large et plate, un ventre jaune, un dos brun. Interrogez un nègre de Guinée ; le beau est pour lui une peau noire, huileuse, des yeux enfoncés, un nez épaté.

Interrogez le diable ; il vous dira que le beau est une paire de cornes, quatre griffes, et une queue. Consultez enfin les philosophes, ils vous répondront par du galimatias ; il leur faut quelque chose de conforme à l'archétype du beau en essence, au "to kalon".

J'assistais un jour à une tragédie auprès d'un philosophe. « Que cela est beau ! disait-il. ? Que trouvez-vous là de beau ? lui dis-je. ? C'est, dit-il, que l'auteur a atteint son but ». Le lendemain il prit une médecine qui lui fit du bien. « Elle a atteint son but, lui dis-je ; voilà une belle médecine » ! Il comprit qu'on ne peut dire qu'une médecine est belle, et que pour donner à quelque chose le nom de beauté, il faut qu'elle vous cause de l'admiration et du plaisir. Il convint que cette tragédie lui avait inspiré ces deux sentiments, et que c'était là le to kalon, le beau.

Nous fîmes un voyage en Angleterre : on y joua la même pièce parfaitement traduite ; elle fit bâiller tous les spectateurs. « Oh ! oh, dit-il, le to kalon n'est pas le même pour les Anglais et pour les Français. » Il conclut, après bien des réflexions, que le beau est très relatif, comme ce qui est décent au Japon est indécent à Rome, et ce qui est de mode à Paris ne l'est pas à Pékin ; et il s'épargna la peine de composer un long traité sur le beau.

Voltaire, Dictionnaire philosophique

Interessante, il pistolotto filosofico. Da cui si potrebbe evincere che il David è bello tanto quanto un cassonetto della nettezza urbana, senz'altro quest'ultimo più funzionale.

A parte ciò, nel comune sentire del popolino (sempre ignorante e bue, ricordiamolo) la Multipla rimane uno degli esempi di design meno attraenti della storia dell'auto, e forse l'avrebbe giudicata tale anche il sommo Voltaire, avesse potuto vederla...
 
renexx ha scritto:
Interessante, il pistolotto filosofico. Da cui si potrebbe evincere che il David è bello tanto quanto un cassonetto della nettezza urbana, senz'altro quest'ultimo più funzionale.

Hai davvero sbagliato esempio.

Il David di Michelangelo è davvero un esempio paradigmatico, estremo, di quanto il genio di uno scultore sia anche interpretare in modo funzionale la materia da scolpire e le difficoltà tecniche che ne derivano, e quanto l'estetica sia legata in modo imprescindibile alla tecnica.
Un'opera d'arte non ha certo una funzione utilitaristica in sé in quanto tale, oltre all'abbellimento, alla narrazione di un messaggio, o al mettere in evidenza il prestigio del committente: ma di certo le implicazioni tecniche e funzionali sono molteplici, per quanto riguarda la sua realizzazione; anche il suo aspetto estetico non può prescindere dalla tecnica, intesa sia in senso concettuale, che tecnologico. Ne va della sua forma e della sua apparenza, ma anche della sua stessa riuscita: la Battaglia di Anghiari di Leonardo che rovinò per un errore nella preparazione dell'encausto nel Salone dei Cinquecento, insegna.

Il colosso di marmo in cui Michelangelo Buonarroti scolpì il David era la sfida ultima per ogni scultore del tempo: era un blocco enorme già abbozzato precedentemente da due scultori, Agostino di Duccio e Bernardo Rossellino, che rinunciarono entrambi all'impresa per le difficoltà date sia dalla forma che dalla fragilità del gigantesco blocco di marmo. In effetti riuscire a ricavarne una statua era considerato impossibile, sia perché si credeva che le dimensioni del blocco impedissero di ricavarvi una figura umana con proporzioni soddisfacenti, sia perché si credeva che la statua una volta ultimata non potesse resistere al proprio peso. Tanto che "il gigante" restò dimenticato per lunghi anni in un deposito dell'Opera del Duomo.

Solo Michelangelo riuscì a raccogliere la sfida ed a portarla a compimento, creando il capolavoro universale che tutti conosciamo. Le difficoltà tecniche superate in modo magistrale (per esempio con abili distorsioni prospettiche, come le dimensioni della testa) contribuirono al valore dell'opera, e alla gloria eterna del suo autore.

Conclusione: la forma, quando diventa realizzazione materiale, non è mai fine a sé stessa; la mediazione della tecnica è importante, è essa stessa, prepotentemente, funzione; a maggior ragione quando il livello di difficoltà di realizzazione è molto elevato. A pochi passi dalla Galleria dell'Accademia c'è la Cupola di Santa Maria del Fiore, per la quale si potrebbero fare le stesse identiche considerazioni: si tratta di un oggetto a scala molto diversa, ma con una storia molto simile, di ricerca di una soluzione funzionale ritenuta impossibile, e di una realizzazione che è diventata un paradigma della bellezza, assoluta, in cui tecnica ed estetica si fondono imprescindibilmente ed armoniosamente.

In opere d'arte di tale, assoluto valore, c'è tutto: i valori estetici e simbolici, paradigmatici di un'intera era; l'espressione massima della tecnologia del tempo; una lezione di risoluzione di problemi funzionali, talmente complessa che ancora oggi fa discutere; l'espressione di un genio assoluto.
 
Jambana ha scritto:
renexx ha scritto:
Interessante, il pistolotto filosofico. Da cui si potrebbe evincere che il David è bello tanto quanto un cassonetto della nettezza urbana, senz'altro quest'ultimo più funzionale.

Hai davvero sbagliato esempio.

Il David di Michelangelo è davvero un esempio paradigmatico, estremo, di quanto il genio di uno scultore sia anche interpretare in modo funzionale la materia da scolpire e le difficoltà tecniche che ne derivano, e quanto l'estetica sia legata in modo imprescindibile alla tecnica.
Un'opera d'arte non ha certo una funzione utilitaristica in sé in quanto tale, oltre all'abbellimento, alla narrazione di un messaggio, o al mettere in evidenza il prestigio del committente: ma di certo le implicazioni tecniche e funzionali sono molteplici, per quanto riguarda la sua realizzazione; anche il suo aspetto estetico non può prescindere dalla tecnica, intesa sia in senso concettuale, che tecnologico. Ne va della sua forma e della sua apparenza, ma anche della sua stessa riuscita: la Battaglia di Anghiari di Leonardo che rovinò per un errore nella preparazione dell'encausto nel Salone dei Cinquecento, insegna.

Il colosso di marmo in cui Michelangelo Buonarroti scolpì il David era la sfida ultima per ogni scultore del tempo: era un blocco enorme già abbozzato precedentemente da due scultori, Agostino di Duccio e Bernardo Rossellino, che rinunciarono entrambi all'impresa per le difficoltà date sia dalla forma che dalla fragilità del gigantesco blocco di marmo. In effetti riuscire a ricavarne una statua era considerato impossibile, sia perché si credeva che le dimensioni del blocco impedissero di ricavarvi una figura umana con proporzioni soddisfacenti, sia perché si credeva che la statua una volta ultimata non potesse resistere al proprio peso. Tanto che "il gigante" restò dimenticato per lunghi anni in un deposito dell'Opera del Duomo.

Solo Michelangelo riuscì a raccogliere la sfida ed a portarla a compimento, creando il capolavoro universale che tutti conosciamo. Le difficoltà tecniche superate in modo magistrale (per esempio con abili distorsioni prospettiche, come le dimensioni della testa) contribuirono al valore dell'opera, e alla gloria eterna del suo autore.

Conclusione: la forma, quando diventa realizzazione materiale, non è mai fine a sé stessa; la mediazione della tecnica è importante, è essa stessa, prepotentemente, funzione; a maggior ragione quando il livello di difficoltà di realizzazione è molto elevato. A pochi passi dalla Galleria dell'Accademia c'è la Cupola di Santa Maria del Fiore, per la quale si potrebbero fare le stesse identiche considerazioni: si tratta di un oggetto a scala molto diversa, ma con una storia molto simile, di ricerca di una soluzione funzionale ritenuta impossibile, e di una realizzazione che è diventata un paradigma della bellezza, assoluta, in cui tecnica ed estetica si fondono imprescindibilmente ed armoniosamente.

In opere d'arte di tale, assoluto valore, c'è tutto: i valori estetici e simbolici, paradigmatici di un'intera era; l'espressione massima della tecnologia del tempo; una lezione di risoluzione di problemi funzionali, talmente complessa che ancora oggi fa discutere; l'espressione di un genio assoluto.

Un plauso per la dotta nonché forbita esposizione.
Parte dal presupposto che il mio fosse un esempio, quando voleva essere una blanda provocazione.
Con tutto ciò, resta la evidente bruttezza della Multipla, ancorché evidente solo al succitato popolino ( sempre ignorante e bue).
 
L'errore di base secondo è giudicare un'auto nata con tutt'altro scopo con i parametri estetici di un'auto tradizionale, e per questo portarla ad esempio di bruttezza.
Nessuno si lamenta dell'estetica di un Ducato, di un Transit o di un Doblò: sinceramente a questi preferisco la Multipla.
Però, ormai, la Multipla è diventata uno di quei simboli facili da citare, come la Prinz o la Simca 1000, o ancor di più la Trabant, come auto "brutte", sebbene a ben vedere non lo siano per niente quando si vanno ad analizzare davvero nelle loro forme.
La loro bruttezza è "sociologica"...sono quelle scorciatoie facili facili che ci creiamo per approntarci un comodo sistema di punti di riferimento fatto per non pensare, o pensare poco. In questo forse ci sta il riferimento zootecnico. :)

Attached files /attachments/1784716=35177-nsu_prinz_tts_12.jpg
 
Voglio proprio prendere la 250 GTO che ho citato prima per scherzo, in versione "furgone del pane"...quest'auto è bella, brutta o sublime proprio per la sua unicità data proprio dalle proporzioni più tozze, date dalla coda tronca, rispetto al modello da cui deriva?

Attached files /attachments/1784719=35178-1961_Ferrari_250GT_SWB_Breadvan.jpg
 
E la bugatti "tank"? Ferro da stiro o sublime esempio pionieristico, di grande valenza storica, di aerodinamica applicata all'automobile?

Siamo sicuri di poter affermare con certezza ciò che è "bello" o "brutto" senza avere il mimino dubbio? O almeno senza considerare che sono termini che possono essere attribuiti secondo chiavi di lettura diverse?

Attached files /attachments/1784722=35179-Bugatti_Type_32_Tank.jpg
 
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