<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> La "Transizione": vantaggi, svantaggi, perplessità, criticità | Page 962 | Il Forum di Quattroruote

La "Transizione": vantaggi, svantaggi, perplessità, criticità

verranno installati nuovi motori termici su auto che oggi offrono poca scelta?

  • si

    Votes: 8 28,6%
  • si torneranno le sportive o comunque quelle più pepate

    Votes: 3 10,7%
  • no dipende dalle case

    Votes: 4 14,3%
  • no il futuro è elettrico

    Votes: 13 46,4%
  • no i motori costano troppo e saranno sempre gli stessi

    Votes: 8 28,6%

  • Total voters
    28
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
C'è un bel video di Master Pilot sul suo secondo canale che riguarda Porsche.
Porsche sta disperatamente elettrificando tutto l'elettrificabile per guadagnare crediti CO2 che le permettano di continuare a produrre la 911 che fa brum brum.
Ma il problema è che, con il discorso delle quote CO2, per ogni 6 cilindri boxer vendibile hanno prima una valanga di rottami a pile non solo da produrre, ma anche da rifilare a qualcuno.
 
Mi permetto solo di dire (poi esco di nuovo da questa -a mio avviso- surreale discussione) che per il meccanismo dei crediti CO2-ETS gli illuminati si sono rivolti sicuramente a Wanna Marchi. Perché un'altra spiegazione non c'è.
 
Puoi spiegare meglio?
In breve: la prima generazione di biocombustibili è quella prodotta da biomasse coltivate apposta, scelta scellerata perchè va in competizione con la produzione agricola per alimentazione.
La seconda generazione è quella attuale, prodotta da biomasse residuale e/o lignocellulosiche come scarti e sottoprodotti agricoli e forestali. Hanno il problema di tirare fuori gli zuccheri da fermentare dalla matrice di lignina che li contiene, e ciò richiede alte temperature, pressioni ed enzimi specifici (oltre a essere disponibili in quantità limitate, proprio perchè scarti e sottoprodotti da altri processi). Di qui - IMHO - la necessità di passare oltre...
La terza generazione comprende i biofuel di origine atmosferica, ossia quelli la cui fonte di carbonio è la CO2 atmosferica fissata da microalghe unicellulari che quindi non richiedono terreno per la coltivazione, ma possono essere allevate in mare o in bioreattori industriali. I lipidi prodotti dalle alghe vengono poi transesterificati in comune biodiesel.
Abbiamo infine la quarta generazione, in cui la conversione del carbonio in combustibile avviene direttamente ad opera dei microrganismi, riservando al post-processing solo la purificazione e concentrazione del combustibile. Ad esempio, i cianobatteri converono direttamente la CO2 in etanolo, e qui il passo avanti sarebbe la cattura della CO2 (DAC) da fornire direttamente ai batteri in input.
Mia personalissima opinione: piuttosto che mettere il collo nel cappio di Cin Ciun Cian, io investirei in questa direzione.....
 
quella prodotta da biomasse coltivate apposta, scelta scellerata perchè va in competizione con la produzione agricola per alimentazione.
Dipende da quanto spazio hai e da quanta popolazione da sfamare. Nel caso brasiliano (ma anche americano per la loro quota di etanolo) funziona perfettamente. Cioè vale per stati scarsamente popolati...ma non la definirei scellerata tout-court.
 
Dipende da quanto spazio hai e da quanta popolazione da sfamare. Nel caso brasiliano (ma anche americano per la loro quota di etanolo) funziona perfettamente. Cioè vale per stati scarsamente popolati...ma non la definirei scellerata tout-court.
Ai miei occhi di agronomo, è scellerata sotto tutti i punti di vista....
Tanto per dire, io aborro lo zucchero di canna, sapendo come viene prodotto..... ;)
 
All'atto pratico però è una fonte rinnovabile...
Ripeto, io vedo la questione attraverso una lente polarizzata dall'esigenza di sfamare quasi dieci miliardi di bocche. Poi, che ci siano situazioni in cui si può razionalmente coltivare biomassa no food ci sta e ci sta bene, ma non ci si può ragionevolmente fondare sopra un'economia dei trasporti su scala continentale. IMHO.
 
Ripeto, io vedo la questione attraverso una lente polarizzata dall'esigenza di sfamare quasi dieci miliardi di bocche. Poi, che ci siano situazioni in cui si può razionalmente coltivare biomassa no food ci sta e ci sta bene, ma non ci si può ragionevolmente fondare sopra un'economia dei trasporti su scala continentale. IMHO.
Va bene, ma neanche coltivare grano in Brasile da spedire in India diventa furbo dal punto di vista macroeconomico. Già succede con la soia... vorrebbe dire aumentare le sperequazioni economiche fra le nazioni più di quanto avviene già.
 
Va bene, ma neanche coltivare grano in Brasile da spedire in India diventa furbo dal punto di vista macroeconomico. Già succede con la soia... vorrebbe dire aumentare le sperequazioni economiche fra le nazioni più di quanto avviene già.

Il fatto che trovano residui di glyphosate nella pasta "solo grano italiano" dice parecchio al riguardo.....
 
C'è un bel video di Master Pilot sul suo secondo canale che riguarda Porsche.
Porsche sta disperatamente elettrificando tutto l'elettrificabile per guadagnare crediti CO2 che le permettano di continuare a produrre la 911 che fa brum brum.
Ma il problema è che, con il discorso delle quote CO2, per ogni 6 cilindri boxer vendibile hanno prima una valanga di rottami a pile non solo da produrre, ma anche da rifilare a qualcuno.

Perché una valanga? Se l'obiettivo è far scendere la produzione media di Co2, l'importante è avere l'auto elettrica a listino. Non mi pare che l'Europa vada a controllare quante auto vendi, le interessa solo che l'emissione media delle auto a listino sia sotto una certa soglia.
Quindi puoi creare un'auto elettrica e non venderla a nessuno, l'obiettivo è raggiunto.
 
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
Back
Alto