<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> La "Transizione": vantaggi, svantaggi, perplessità, criticità | Page 134 | Il Forum di Quattroruote

La "Transizione": vantaggi, svantaggi, perplessità, criticità

verranno installati nuovi motori termici su auto che oggi offrono poca scelta?

  • si

    Votes: 8 28,6%
  • si torneranno le sportive o comunque quelle più pepate

    Votes: 3 10,7%
  • no dipende dalle case

    Votes: 4 14,3%
  • no il futuro è elettrico

    Votes: 13 46,4%
  • no i motori costano troppo e saranno sempre gli stessi

    Votes: 8 28,6%

  • Total voters
    28
Stato
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Io continuo sommessamente ad aggiungere, a latere, che nessun organo ufficiale, nessun comitato, nessun parlamentare EU o tecnico di commissione sulla transizione ha mai fatto cenno o inserito in un documento programmatico anche solo il più blando riferimento a una RIDUZIONE del numero di auto.
Non mi pare che la transizione verso l'elettrico sia finalizzata a ridurre il numero di auto in circolazione, quanto meno non è questo l'obiettivo esplicito. Ma sembra evidente che l'effetto sarà questo, perché se le auto saranno molto più grosse e costose diverse famiglie (e soprattutto i giovani) non potranno permettersi di acquistarne una. Oppure, nelle famiglie dove oggi ci sono due auto ce ne sarà una sola. Chiaramente sarà un effetto di lungo periodo, in quanto chi non ha alternative tenderà a tenere il più possibile la vecchia auto termica e la conseguenza, per i prossimi 10-20 anni, non sarà una vera riduzione delle auto in circolazione bensì, a mio parere, una riduzione del nuovo, il che significa che l'età media delle auto, quanto meno in Italia, tenderà inesorabilmente a crescere.
 
ci si arrangia come si può

Tipica abitazione dell'hinterland padovano, anno 2037....
cuba-chevrolet_cover.jpg
 
Non è questione che saranno tutti impiegati negli imballaggi, ma devi contare tutta la filiera:
- chi vende la plastica
- chi la produce
- chi crea l'imballaggio
- le macchine per farlo che di conseguenza tutta la loro filiera
- chi fa manutenzione e tutti i prodotti per mantenerle e loro filiere
- chi la stampa/colori per stampare e tutta la loro filiera
- più tutti quelli che la trasportano nei vari passaggi.

Tanto per dare un esempio di cosa vuol dire : è solo un inutile imballo di plastica. Ti dico così perchè un mio amico lavora dove stampano le etichette, imballi ecc.ecc. e ti assicuro che dietro c'è un mondo.
Al contrario di altri loro lavorano con la crisi... perchè tutti a fare etichette, volantini, imballi per fare e promuovere sconti promozioni, offerte speciali, concorsi.

E allora cosa facciamo per salvare l'occupazione continuiamo a riempire il mondo di rifiuti?
Gli imballaggi hanno un costo enorme per le aziende e per i consumatori,il loro smaltimento costa miliardi (basta pensare che è stato sollevato il problema dello smaltimento delle mascherine) e se non vengono smaltiti vengono dispersi nell'ambiente e ci rimangono per decenni.
Vanno ridotti non ci sono alternative.
 
Li differenziamo, li smaltiamo e li bruciamo facendoci l'energia. Però siccome i più grandi inquinatori di questo tipo stanno in Asia ed Africa e noi la nostra parte l'abbiamo già ampiamente fatta, ci va qualcuno che invece di criticare chi parlava di dazi, vada a colpire duramente questi "Paesi-spazzatura" a livello di sanzioni internazionali. Troppo comodo sparare sulla Croce Rossa...
 
Li differenziamo, li smaltiamo e li bruciamo facendoci l'energia. Però siccome i più grandi inquinatori di questo tipo stanno in Asia ed Africa e noi la nostra parte l'abbiamo già ampiamente fatta, ci va qualcuno che invece di criticare chi parlava di dazi, vada a colpire duramente questi "Paesi-spazzatura" a livello di sanzioni internazionali. Troppo comodo sparare sulla Croce Rossa...

Ma non dimentichiamo che spesso inquinano per produrre beni che utilizziamo anche noi, ma che, per il momento, abbiamo reputato conveniente far produrre a loro.
 
E allora cosa facciamo per salvare l'occupazione continuiamo a riempire il mondo di rifiuti?
Gli imballaggi hanno un costo enorme per le aziende e per i consumatori,il loro smaltimento costa miliardi (basta pensare che è stato sollevato il problema dello smaltimento delle mascherine) e se non vengono smaltiti vengono dispersi nell'ambiente e ci rimangono per decenni.
Vanno ridotti non ci sono alternative.

Il discorso però è decisamente più complesso di così, messo in questi termini ricorda pericolosamente il mantra per il quale i motori endotermici sono il male e vanno eliminati.
Intanto, fatte salve rare eccezioni, il packaging rappresenta un costo sia come materiali che come processo, quindi se viene utilizzato è perché serve, non solo per proteggere il prodotto ma anche per trasportarlo, gestirlo in produzione, trasformarlo; riducendo perdite, sprechi e danni.
Dal punto di vista del pack alimentare poi esistono soluzioni di film barriera combinati ad atmosfere modificate che permettono di conservare cibi freschi per 8-10-12 gg, cosa impensabile fino a 30 anni fa, quando la vita di scaffale di un prodotto fresco (carne) era di 2-4 gg. Pochi lo quantificano ma andrebbe anche considerato lo spreco alimentare dovuto all'eventuale messa al bando della plastica per imballaggi.

Il problema della plastica non è la plastica in quanto tale ma come viene gestita (o non gestita) nel fine vita.

Fanno sorridere le soluzioni adottate in questo periodo, un gran numero di produttori fanno a gara per ridurre la % di plastica nelle loro confezioni, peccato che per ridurre la % di plastica aumentino la quantità di carta nei prodotti laminati ottenendo un prodotto carta misto plastica che non può essere riciclato 100% né come plastica né come carta.
Questo comporta maggiore complessità di produzione, maggiore peso dell'imballo, maggiore costo.

Dal mio punto di vista la strada deve essere quella di standardizzare il più possibile i materiali di imballaggio, avere delle filiere di riciclo efficaci e usare il rifiuto come risorsa, con la plastica è fattibile, così come con il vetro e i metalli.

Se poi i mari sono pieni di spazzatura a base plastica il problema è dovuto a certe aree del mondo in cui si passa dal consumatore al fiume, e questo non va bene.

Fine della disamina, scusate per la prolissità.
 
Vanno ridotti non ci sono alternative.

Il problema è che prima c'erano le guerre e la selezione naturale a tenere sotto controllo la situazione, prima le famiglie erano anche di 6 - 7 - 8 ma con le poche conoscenze della medicina pochi riuscivano ad arrivare a una certa età, quindi la popolazione rimaneva in numeri accettabili e c'era lavoro per tutti. Con il benessere oltre che migliorare la vita di conseguenza ha permesso anche l'allungamento dell'aspettativa di vità. In tempi passati se perdere un figlio di 8 era considerato "accettabile" oggi neanche perderne uno su uno.
Quindi se :
- la superficie abitabile è numericamente finita ed è quelle che è
- le risorse sono numericamente finite e sono quelle che sono
- la vita umana si base sul denaro
- le persone continuano ad aumentare e devono mangiare
- se devono mangiare devono o rubare o fare una cosa percepita strana ultimamente : ergo lavorare.
Prova a fare mente locale quanti lavori "inutili" ci si è inventati per guadagnarsi da vivere. Esempio tra i tanti : l'influencer. Ma adesso dimmi tu ma ti senti davvero rimbambito e neuroleso per avere qualcuno che ti dice cosa e quale devi comprare ?
 
Secondo me almeno i prodotti che si possono vendere senza imballaggio,come frutta e verdura,andrebbero venduto senza imballaggio o col solo sacchettino biodegradabile.
Poi è vero che le vaschette di plastica se vuoi le puoi riportare al supermercato.
Ma quanti lo fanno?
E quanti invece le buttano?
E le buttano nella plastica o nel non recuperabile?
L'unico modo per interrompere,almeno parzialmente,la catena della produzione,raccolta e smaltimento dei rifiuti che in certe zone è un problema che si trascina da decenni è alla partenza.
Producendone di meno.
 
C'è un aspetto da considerare: riciclare costa, e non è così "eco" come molti pensano, perchè ci vanno processi che comprotano energia e materiali. E non sempre il prefisso "bio" è garanzia di "green". Un esempio: le cosiddette bioplastiche, come ad esempio il PLA (acido polilattico), uno dei principali polimeri usati per la stampa 3D, è prodotto da materiali assolutamente bio e rinnovabili, in pratica si fa con il mais o comunque con amidi vegetali, però non è biodegradabile a temperatura ambiente, richiede un compostaggio industriale a 70°C in condizioni controllate, e se lo provi a compostare in giardino ci vogliono circa 150 anni perchè si degradi. In altre parole, non è infrequente che la termovalorizzazione finisca per essere più "green" del "bio"....
 
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