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INDISPENSABILI, cosa ne pensate voi?

Ci sono prodotti INDISPENSABILI che lo stato deve garantire!?

  • Lo stato ne garantisce la produzione.

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  • Non saprei cosa rispondere.

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e nessuno che si chieda come mai il latte italiano costi di più di quello tedesco e olandese?? dove il costo del lavoro è assai più alto?? le inefficienze si pagano. Se la risposta è il protezionismo, no grazie


Beh....
Qui il discorso si complica....
Noi importiamo latte, in primis perche' il nostro e' insufficiente,
come e' insufficiente l' EVO, il grano duro....
E chi piu' ne ha, piu' ne metta.
Il problema sono quelli che fanno i formaggi e magari non scrivono da dove gli arriva il latte
 
Noi importiamo latte, in primis perche' il nostro e' insufficiente,

....adesso perchè hanno ucciso la zootecnia, ma quando lo si buttava negli scoli del liquame perchè lo pagavano talmente poco che non conveniva venderlo, probabilmente non lo era. O se lo era, ciò non è facilmente spiegabile alla siora Cesira che va a bottega...
 
....adesso perchè hanno ucciso la zootecnia, ma quando lo si buttava negli scoli del liquame perchè lo pagavano talmente poco che non conveniva venderlo, probabilmente non lo era. O se lo era, ciò non è facilmente spiegabile alla siora Cesira che va a bottega...


Come scrivevo sopra il discorso e' piu' complesso....

Entrano, infatti in gioco, i motivi per cui il nostro latte lo si doveva buttare....
Il fatto che il nostro latte risulta comunque piu' caro
Il fatto che quindi merce dall' Estero arrivava e arrivera' lo stesso....

Ovviamente non sto a disquisire sul fatto che il nostro sia piu' buono o meno.
E' ininfluente
 
Entrano, infatti in gioco, i motivi per cui il nostro latte lo si doveva buttare....

...e sarebbe già stata questa una motivazione sufficiente per andare sotto Palazzo Chigi coi forconi, indipendentemente da chi lo infest...ops, occupava. Un governo, per quanto ladro possa essere, non deve assolutamente permettere che una risorsa preziosa come può essere il latte (ma vale anche per la frutta e qualsiasi altra produzione agricola/zootecnica) vada sprecata. E' una bestemmia etica prima di tutto, se non si può immetterlo sul mercato si devono trovare altri modi per valorizzare tali risorse (e salvare il reddito delle aziende), i modi ci sono, basta metterli in atto. Fine OT, se no il discorso va oltre il consentito.
 
L'industria di stato è stata fatta morire per vari motivi, sicuramente era gestita malissimo, spesso un posto dove mettere raccomandati, ex politici, cattedrali nel deserto per creare lavoro e voto. La meritocrazia non esisteva, assistenzialismo.
Ma quando ci sono state le persone giuste a dirigere sono nate aziende che hanno fatto la storia, vedi Enrico Matteo, che ha sconvolto il mercato petrolifero riuscendo a sconfiggere il cartello delle 7 sorelle. Poi se vogliamo parlare delle Autostrade, Ilva, Poste, Ferrovie, cantieri navali, Alitalia, ecc ci vuole minimo un anno. La gestione di aziende così grandi, per il mio personale opinione devono essere gestite con l'aiuto dei suoi dipendenti, con sistemi d'incentivi di risultato di obiettivi. Poi l azienda di Stato dava fastidio a molti privati,concorrenza da eliminare. Azienda di stato dovrebbe garantire la produzione di prodotti che il privato ha rinunciato o delocalizzato in altri paesi. Potrebbe utilizzare, i cassaintegrati di molte aziende, chi percepisce reddito di cittadinanza, e anche i carcerati. Si tutte persone che la comunità, lo Stato, paga giustamente, ma non produce, I carcerati devono scontare i danni che hanno provocato, è giusto che lavorino, magari retribuiti poco, ma devono lavorare. Si io farei lavorare tutti, è un diritto e dovere, il lavoro nobiltà l'uomo. Accidenti forse ho esagerato? Scusatemi.. Non voglio offendere nessuno.
 
Non ho letto tutti i commenti, ma provo lo stesso a dire la mia. Possiamo anche cambiare il sistema economico per rimuovere le storture che un eccesso di globalizzazione ha prodotto negli ultimi decenni. Ma non possiamo riportare indietro le lancette della storia.
Il commercio internazionale è sempre esistito ed è giusto che continui ad esistere. Faccio solo qualche esempio: le nostre manifatture non possono essere vendute solo sul territorio nazionale - salvo far chiudere molte imprese - perché l’offerta supera di gran lunga la domanda. Stessa cosa per molti prodotti agricoli. Idem per il turismo: attraiamo persone da tutto il mondo, perché rinunciarci in nome di un falso mito quale quello dell’autarchia?
D’altro canto dipendiamo dall’import per settori strategici: vuoi perché non possediamo materie prime (petrolio, gas) vuoi perché i settori strategici da noi non esistono (hi-tech su tutti). Siamo disposti a rinunciare a smartphone e pc? A rinunciare alla benzina ed al gas, con cui ci riscaldiamo in inverno e si rinfreschiamo d’estate?
Non entro nel tema della stratificazione del mercato del lavoro perché il discorso ci porterebbe molto lontano.
Un’ultima cosa: la globalizzazione non è imposta da qualche misterioso gruppo di potere, ma è frutto delle scelte individuali. Ogni volta che acquistiamo uno smartphone progettato in Usa o in Corea e prodotto in Cima stiamo vivendo da persone globali. Ogni volta che acquistiamo un ibrido Toyota stiamo vivendo da persone globali. Ogni volta che facciamo un viaggio per il mondo stiamo vivendo da persone globali. Gli stessi social rispondono alle medesime logiche.
Probabilmente si è esagerato. Ma non mi sembra possibile né opportuno chiuderci dentro i nostri confini nazionali
 
Ma quando ci sono state le persone giuste a dirigere sono nate aziende che hanno fatto la storia, vedi Enrico Mattei, che ha sconvolto il mercato petrolifero riuscendo a sconfiggere il cartello delle 7 sorelle.
Infatti, dava "fastidio" a qualcuno e l'hanno eliminato, ci sono lobby così potenti da sovrastare i governi nazionali.
 
Proviamo a girare il discorso: non è possibile nè opportuno chiuderci dentro i nostri confini nazionali, ma probabilmente con la globalizzazione si è esagerato.

A me sembra che fili anche meglio...
Senz’altro. Abbiamo una grande opportunità, dopo questa tragedia, speriamo di essere in grado di sfruttarla
 
Proviamo a girare il discorso: non è possibile nè opportuno chiuderci dentro i nostri confini nazionali, ma probabilmente con la globalizzazione si è esagerato.

A me sembra che fili anche meglio...
eh si, per una nazione che vive grazie alle esportazioni (che superano di gran lunga le importazioni) la lotta alla globalizzazione mi sembra una furbata da premio Nobel
 
eh si, per una nazione che vive grazie alle esportazioni (che superano di gran lunga le importazioni) la lotta alla globalizzazione mi sembra una furbata da premio Nobel
Va detto che la globalizzazione, ad opinione di studiosi illustri, è una delle cause della crisi dei ceti medi che ormai attraversa l’Europa e in modo particolare l’Italia da diversi anni. Anche i populismi si spiegano in gran parte così. Qualcuno ci ha guadagnato (i Paesi più poveri) mentre altri ci hanno rimesso, tra cui l’Italia. Fermo restando che dipendiamo molto dall’export come giustamente hai osservato
 
Va detto che la globalizzazione, ad opinione di studiosi illustri, è una delle cause della crisi dei ceti medi che ormai attraversa l’Europa e in modo particolare l’Italia da diversi anni. Anche i populismi si spiegano in gran parte così. Qualcuno ci ha guadagnato (i Paesi più poveri) mentre altri ci hanno rimesso, tra cui l’Italia. Fermo restando che dipendiamo molto dall’export come giustamente hai osservato
pensa che qualcuno sostiene che i paesi poveri ci hanno rimesso....l'Italia ci ha rimesso si fa per dire perché si ostina a fare prodotti a bassissimo contenuto tecnologico, che oramai sanno fare tutti meglio e a prezzo più basso (e soprattutto è il meglio che spiazza certi settori), e non ha l'economia di scala per competere in certi settori. In compenso in certi settori siamo fortissimi, io penso alle macchine per l'industria alimentare e all'automotive (componentistica), ma ce ne sono altri. Sento profumo di autarchia,per proteggere i meno efficienti
 
Non ho letto tutti i commenti, ma provo lo stesso a dire la mia. Possiamo anche cambiare il sistema economico per rimuovere le storture che un eccesso di globalizzazione ha prodotto negli ultimi decenni. Ma non possiamo riportare indietro le lancette della storia.
Il commercio internazionale è sempre esistito ed è giusto che continui ad esistere. Faccio solo qualche esempio: le nostre manifatture non possono essere vendute solo sul territorio nazionale - salvo far chiudere molte imprese - perché l’offerta supera di gran lunga la domanda. Stessa cosa per molti prodotti agricoli. Idem per il turismo: attraiamo persone da tutto il mondo, perché rinunciarci in nome di un falso mito quale quello dell’autarchia?
D’altro canto dipendiamo dall’import per settori strategici: vuoi perché non possediamo materie prime (petrolio, gas) vuoi perché i settori strategici da noi non esistono (hi-tech su tutti). Siamo disposti a rinunciare a smartphone e pc? A rinunciare alla benzina ed al gas, con cui ci riscaldiamo in inverno e si rinfreschiamo d’estate?
Non entro nel tema della stratificazione del mercato del lavoro perché il discorso ci porterebbe molto lontano.
Un’ultima cosa: la globalizzazione non è imposta da qualche misterioso gruppo di potere, ma è frutto delle scelte individuali. Ogni volta che acquistiamo uno smartphone progettato in Usa o in Corea e prodotto in Cima stiamo vivendo da persone globali. Ogni volta che acquistiamo un ibrido Toyota stiamo vivendo da persone globali. Ogni volta che facciamo un viaggio per il mondo stiamo vivendo da persone globali. Gli stessi social rispondono alle medesime logiche.
Probabilmente si è esagerato. Ma non mi sembra possibile né opportuno chiuderci dentro i nostri confini nazionali

Non ho capito quasi nulla del primo post, e del collegamento col titolo, invece ho capito questo post, che condivido.

Io credo che questa crisi ci abbia insegnato che la globalizzazione non è affatto un demone da sconfiggere, ma al contrario, deve essere la base su cui ricostruire (quando la pandemia finirà, perchè deve prima o poi finire), un mondo nuovo, basato sul libero scambio (via tutti i maledetti dazi), sulla valorizzazione delle risorse locali (da noi la manifattura, il turismo, l'agricoltura, la gastronomia, la moda, i vini, per esempio), sulla cooperazione e la solidarietà internazionale, anche sul piano della sanità e della sostenibilità ambientale.

La pandemia ci ha insegnato che siamo tutti nella stessa barca, la stessa grande nave che forse stava andando verso un iceberg, mentre tutti pensavano solo a divertirsi, bistrattando i poveri, gli emarginati, gli ultimi in genere. Ora abbiamo capito che tutti sono importanti, anche quelli che puliscono le strade, che ci riforniscono di benzina, che ci fanno pagare la spesa alla cassa, e persino i migranti, che vanno a raccogliere le fragole, le arance e i pomodori nei campi (...o che, dopo aver studiato medicina, hanno salvato la vita a Boris Johnson).

Tutti siamo importanti, tutti abbiamo la stessa dignità e tutti dobbiamo collaborare affinchè il mondo vada avanti non avendo come unica mira il PIL, la crescita e l'egoismo, ma l'amore tra i popoli e la salute di tutti noi e anche del meraviglioso pianeta che ci ospita.

L'Italia ha bisogno degli altri Paesi e gli altri Paesi hanno bisogno dell'Italia, altro che isolarci con produzioni autoctone per i bisogni autoctoni, e inutili statalizzazioni.

Questo comunque sarà l'unico mio post su questo topic, appunto perchè non ho capito bene di cosa si deve parlare, quindi per il seguito mi taccio.
 
Ultima modifica:
Comunque, giusto una piccolissima opinione: è evidente che la globalizzazione comporta molte storture e squilibri che possono penalizzare Paesi come il nostro...
ma sono ragionevolmente sicuro che se l'Italia fosse in grado di arricchirsi grazie alla globalizzazione (per esempio con la produzione di prodotti esclusivi richiestissimi in tutto il mondo), come fanno altri Paesi, ne avremmo una percezione ben diversa.
E non ci porremmo tanti problemi per le difficoltà di altri, che con la globalizzazione ci perdono.
 
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