L'incendio del 1823

L'interno della basilica subito dopo l'incendio da una stampa di
Luigi Rossini
La notte del 15 luglio
1823 nella basilica si sviluppò un incendio che durò cinque ore circa, distruggendone una gran parte. Il rogo fu provocato dalla negligenza di uno stagnaio, che, dopo aver aggiustato le grondaie del tetto della navata centrale, dimenticò acceso il fuoco che aveva usato per il lavoro. Un
buttero, Giuseppe Perna, che pascolava il bestiame nelle vicinanze lanciò l'allarme quando l'incendio era comunque già avviato. Avvisati da Perna, i Vigili del Fuoco, al comando del marchese Origo, arrivarono in circa due ore.
Dopo l'incendio rimasero in piedi poche strutture. Il
transetto miracolosamente aveva retto al crollo di parte delle
navate e resistito alle altissime temperature dell'incendio, preservando il
ciborio di
Arnolfo di Cambio ed alcuni mosaici. Si salvarono anche l'
abside, l'arco trionfale, il chiostro e il candelabro, ma si dovettero ricostruire gran parte delle strutture murarie. In quell'epoca il dibattito sulle varie teorie del
restauro era già piuttosto avanzato rispetto alla scarsa attenzione del passato. Per questo e anche per espressa volontà dei Papi (v. più avanti), pur con l'utilizzo di nuovi materiali reso necessario dall'entità della distruzione, la ricostruzione rispecchiò fedelmente l'architettura dell'antica basilica costantiniana, di modo che tra le quattro principali basiliche romane quella di S. Paolo è quella che maggiormente richiama la forma della basilica iniziale.
Durante la notte del 15 luglio
Pio VII, che era caduto il 6 luglio fratturandosi un femore,
[4] era in agonia e non gli venne comunicata la notizia dell'incendio. Morirà il 20 agosto.
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