In occasione del centenario credo che sia giusto (ri)parlare di un Mito. Il motore Alfa Romeo V6, uno dei motori più straordinari mai partoriti dalla mente umana.
« "Il V6 nacque per sostituire il 2.600 6 cilindri in linea (che tra l'altro aveva evidenziato problemi torsionali che ne pregiudicavano l'incremento prestazionale) e doveva essere più compatto del V8 con una cilindrata superiore ai 2 litri. Verificammo certe nostre ipotesi con un 4 cil. sperimentale che girò a Parigi in un centro di sviluppo della Bosch, che mise l'Alfa Romeo in condizione di compiere i primi esperimenti con l'iniezione elettronica. La distribuzione avveniva tramite un albero a camme in testa azionato da una cinghia posteriore che comandava direttamente le valvole di aspirazione e, attraverso una piccola punteria e un bicchierino, quelle di scarico. I positivi riscontri ci incoraggiarono a derivare da quello schema un 6 cilindri a V di 60° con cilindrata di 2.5 - 3 litri, che iniziò a "girare" al banco verso la fine del 1968". »
(Giuseppe Busso)
Quel motore, nato monoalbero per bancata, 12 valvole e con circa 160 cv, fu modificato negli anni '90, dotandolo di 2 alberi a camme per bancata, testate "strette" e 24 valvole. Nella massima evoluzione di serie (GTV 3.2, 156 GTA, 147 GTA e GT) raggiunse i 3.200 cc. e i 250 cv.
Innumerevoli le vittorie nelle competizioni, PROTOTIPI, GR.N e GR.A, mentre la versione 2.500 DTM/ITC, utilizzata nella 155, aveva solo l'architettura generale e l'interasse del "Busso" (con circa 500 cv nell'ultima evoluzione), per il resto era frutto della progettazione dell'ing. D'Agostino e dei suoi collaboratori presso l'Alfa Corse.
Oggi mi piace ricordarne l'eccezionale, straordinaria affidabilità. Nel mio GTV 3.0 il motore ha 136.000 KM, eppure ha consumato 1 kg di olio negli ultimi 15.000 km. Si dice, ma pare che non sia affatto una leggenda metropolitana, che questo motore reggesse al banco 1.000 ore consecutive al regime di potenza massima, un risultato pressochè impossibile per qualsiasi altro propulsore.
« "Il V6 nacque per sostituire il 2.600 6 cilindri in linea (che tra l'altro aveva evidenziato problemi torsionali che ne pregiudicavano l'incremento prestazionale) e doveva essere più compatto del V8 con una cilindrata superiore ai 2 litri. Verificammo certe nostre ipotesi con un 4 cil. sperimentale che girò a Parigi in un centro di sviluppo della Bosch, che mise l'Alfa Romeo in condizione di compiere i primi esperimenti con l'iniezione elettronica. La distribuzione avveniva tramite un albero a camme in testa azionato da una cinghia posteriore che comandava direttamente le valvole di aspirazione e, attraverso una piccola punteria e un bicchierino, quelle di scarico. I positivi riscontri ci incoraggiarono a derivare da quello schema un 6 cilindri a V di 60° con cilindrata di 2.5 - 3 litri, che iniziò a "girare" al banco verso la fine del 1968". »
(Giuseppe Busso)
Quel motore, nato monoalbero per bancata, 12 valvole e con circa 160 cv, fu modificato negli anni '90, dotandolo di 2 alberi a camme per bancata, testate "strette" e 24 valvole. Nella massima evoluzione di serie (GTV 3.2, 156 GTA, 147 GTA e GT) raggiunse i 3.200 cc. e i 250 cv.
Innumerevoli le vittorie nelle competizioni, PROTOTIPI, GR.N e GR.A, mentre la versione 2.500 DTM/ITC, utilizzata nella 155, aveva solo l'architettura generale e l'interasse del "Busso" (con circa 500 cv nell'ultima evoluzione), per il resto era frutto della progettazione dell'ing. D'Agostino e dei suoi collaboratori presso l'Alfa Corse.
Oggi mi piace ricordarne l'eccezionale, straordinaria affidabilità. Nel mio GTV 3.0 il motore ha 136.000 KM, eppure ha consumato 1 kg di olio negli ultimi 15.000 km. Si dice, ma pare che non sia affatto una leggenda metropolitana, che questo motore reggesse al banco 1.000 ore consecutive al regime di potenza massima, un risultato pressochè impossibile per qualsiasi altro propulsore.